Gazzetta n. 236 del 10 ottobre 2025 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 5 settembre 2025
Scioglimento del consiglio comunale di Marano di Napoli.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel Comune di Marano di Napoli (Napoli) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 14 e 15 maggio 2023;
Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 4 settembre 2025;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Marano di Napoli (Napoli) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel Comune di Marano di Napoli (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 14 e 15 maggio 2023, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione locale, nonche' il buon andamento e il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Nell'ambito dell'azione di monitoraggio sulla funzionalita' e sulla gestione amministrativa degli enti locali, svolta dal prefetto di Napoli con finalita' di prevenzione e contrasto a fenomeni di interferenza e influenza criminale sugli organi elettivi, sono emersi elementi di condizionamento dell'amministrazione locale da parte della criminalita' organizzata. Pertanto, il prefetto di Napoli, con decreto del 12 febbraio 2025, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune per gli accertamenti di rito, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Al termine dell'accesso la commissione d'indagine ha depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze, in data 9 giugno 2025, e' stato sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato per l'occasione con la presenza del procuratore generale presso la Corte d'appello di Napoli, del procuratore aggiunto della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia del tribunale di Napoli e del procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, che all'unanimita' ha concordato sulla presenza dei presupposti di legge per, procedere allo scioglimento del Comune di Marano di Napoli.
Il prefetto di Napoli, per le conseguenti valutazioni, ha trasmesso l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e di forme di condizionamento dell'ente locale, ritenendo, pertanto, esistenti i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000.
Il Comune di Marano di Napoli, il cui consiglio e' gia' stato interessato negli anni 1991, 2016 e 2021 da provvedimenti di scioglimento per accertati fenomeni di infiltrazione mafiosa, e' posto in un territorio caratterizzato dalla pervasiva presenza di sodalizi criminali strutturati e radicati nell'area cittadina che hanno saputo rigenerarsi nonostante i numerosi arresti di affiliati e consolidarsi su quel territorio anche «mediante una significativa attivita' di condizionamento degli organi politici e del consesso civile locale».
Dalle risultanze degli accessi ispettivi effettuati in passato e da quello disposto nel 2025 si evince che il modus operandi delle amministrazioni comunali avvicendatesi assume tratti analoghi a quelli delle precedenti sciolte per condizionamento mafioso, e cio' a causa «della perdurante presenza negli organi elettivi del Comune di Marano di Napoli di soggetti che intrattengono rapporti di parentela, cointeressenze economiche, nonche' legami di assidua frequentazione con esponenti, talvolta apicali, dei locali sodalizi criminali, da un lato, e la prosecuzione di un'attivita' politica e amministrativa oggettivamente agevolatrice degli interessi criminali e facilmente permeabile alle interferenze delle organizzazioni di stampo mafioso presenti sul territorio, dall'altro (...)».
Si puo' constatare, infatti, che la compagine politica eletta nell'ultima tornata elettorale presenta elementi di continuita' con i precedenti consigli comunali (in particolare quelli eletti negli anni 2013/2018 e 2018/2023), «atteso che ben otto degli attuali componenti il civico consesso hanno gia' fatto parte di quelle consiliature sciolte per mafia».
A cio' si, aggiunge che le verifiche disposte dalle forze di polizia, tese a verificare l'esistenza di casi di ineleggibilita' e/o di incompatibilita' in capo agli amministratori in carica, hanno evidenziato che nei confronti di circa la meta' di essi sussistono «rapporti di parentela, di frequentazione e di contiguita' con soggetti riferibili a consorzi criminosi insistenti sul territorio (...)». Tra questi anche il sindaco, il vicesindaco, alcuni assessori e parte dei consiglieri comunali sia della maggioranza che della minoranza consiliare.
Nei confronti del primo cittadino di Marano. di Napoli risultano evidenti «elementi di sensibile controindicazione antimafia», tra i quali i vincoli parentali, seppure indiretti, con un esponente di spicco di un locale clan camorristico. Inoltre si rilevano rapporti «di intensa e assidua frequentazione» con un noto imprenditore, attivo soprattutto nel settore edile, considerato «verosimilmente elemento di collegamento tra gli ambienti criminali insistenti sul territorio e gli organi politici».
La solidita' di tale legame e' testimoniata sia dall'appoggio elettorale ricevuto dal sindaco nell'ultima tornata elettorale sia dalla emblematica, costante presenza del citato imprenditore alle riunioni istituzionali promosse dall'attuale amministrazione comunale, alle quali non avrebbe avuto motivo ufficiale per partecipare, non rivestendo alcuna carica elettiva.
A completare il quadro dei rapporti con ambienti controindicati esistenti nella compagine elettiva e delle responsabilita' del primo cittadino nella scelta dei componenti di vertice degli organi del governo locale, viene riferito che anche nei riguardi del vicesindaco e assessore - non di origine elettiva e gia' consigliere di maggioranza della consiliatura disciolta per mafia - sono stati rilevati legami parentali con soggetti contigui o appartenenti ai locali clan camorristici.
Le medesime criticita' evidenziate per la componente politica riguardano anche il personale comunale. Da verifiche a campione disposte dalla commissione d'accesso e' risultato che un certo numero di dipendenti e' gravato «(...) da elementi di controindicazione, sia generici che rilevanti per finalita' di prevenzione antimafia».
La commissione d'accesso si e' soffermata sulle procedure seguite dall'ente locale negli affidamenti pubblici riscontrando anche su tali adempimenti sensibili profili di anomalia» per il ricorso estensivo agli affidamenti diretti e al frazionamento artificioso degli appalti, «distorsione procedimentale che sembrerebbe celare una vera e propria funzione agevolatrice verso contatti contigui alla criminalita' organizzata».
Anomalie vengono rilevate nei plurimi affidamenti disposti a favore di una societa' i cui titolari sono ritenuti contigui alla criminalita' organizzata; elementi di controindicazione che si rilevano anche nei rapporti di parentela e di frequentazione con soggetti gravati da numerosi precedenti di polizia Peraltro, tali criticita' erano conosciute dagli uffici comunali in quanto gia' oggetto di rilievo in occasione del precedente accesso ispettivo del 2020 in cui erano emersi numerosi profili di illegittimita' riguardo a un affidamento disposto in favore della stessa societa'. A cio' si aggiungono le irregolarita' dell'assegnazione del dicembre 2024 disposta in favore della suddetta societa' senza attendere la relativa liberatoria antimafia, in assenza dei richiesti motivi d'urgenza e in violazione del principio di rotazione.
Cosi' anche nella procedura di affidamento del servizio di patrocinio legale dell'ente con il rinnovo - in affidamento diretto per il biennio 2023/2025 - dell'incarico di avvocato del comune in violazione, anche in questo caso, del principio di rotazione degli operatori economici gia' destinatari di precedenti aggiudicazioni.
Vengono segnalate irregolarita' anche nell'affidamento del servizio di raccolta rifiuti dato in regime di proroga tecnica allo stesso gestore in assenza dei presupposti di legge; deroga tecnica da esperire solo in via eccezionale, come nel caso di ritardo nell'espletamento della nuova gara di appalto, in quanto la procedura di urgenza comporta la compressione dei principi di libera concorrenza e di parita' di trattamento propri della disciplina dei contratti a evidenza pubblica. Irregolarita' contrattuali aggravate dal fatto che alla ditta affidataria e' stato riconosciuto un incremento del canone mensile del servizio in violazione delle norme di cui al decreto legislativo n. 36/2023.
Anomalie vengono rilevate nel contratto pubblico per la realizzazione di due spettacoli di intrattenimento stipulato con una ditta nei riguardi della quale sussistono rilevanti controindicazioni antimafia per i rapporti parentali e le frequentazioni dell'amministratore unico con ambienti malavitosi.
Gli esiti ispettivi hanno messo in luce numerose violazioni delle norme di prevenzione antimafia, in modo specifico dell'art. 100, del decreto legislativo n. 159/2011 che impone agli enti locali sciolti ai sensi dell'art. 143 TUOEL di richiedere nei successivi cinque anni dal decreto dissolutorio l'informazione antimafia prima della stipula di rapporti contrattuali o del rilascio di concessioni o di erogazioni, indipendentemente dal loro valore economico. Infatti, in diversi atti si e' riscontrata una sostanziale inosservanza della normativa antimafia da parte degli uffici comunali, che attesta la difficolta' dell'ente locale di garantire il rispetto della legalita' e della trasparenza amministrativa.
A questo riguardo vengono segnalati i casi riferiti a due societa' entrambe attive nelle onoranze funebri, settore economico molto remunerativo nel quale la criminalita' organizzata tende a monopolizzare il mercato. In particolare, viene in evidenza la posizione di una delle succitate ditte, raggiunta da interdittiva antimafia emessa il 14 gennaio 2025 dalla prefettura di Napoli, il cui assetto proprietario risulta essere vicino alle locali consorterie mafiose. Ciononostante, viene segnalato che l'impresa continua ad essere operativa sul territorio, anche in periodi successivi all'adozione dell'ostativita' prefettizia, a causa dell'assenza di controlli comunali che, nei fatti, hanno vanificato gli effetti della misura interdittiva. L'altra ditta segnalata risulta, invece, aver ottenuto dal comune l'autorizzazione commerciale in assenza della preventiva verifica antimafia e prima del decorso dei termini per l'acquisizione della relativa certificazione; inoltre, la predetta societa', che risulta intestata a soggetto gravato da reati, sarebbe riconducibile ad altro gruppo imprenditoriale notoriamente controindicato ai fini antimafia.
L'assenza di iniziative in tema di sicurezza urbana e di vigilanza del territorio emerge anche dall'inattivita' dell'amministrazione comunale nell'utilizzo dei sistemi di videosorveglianza, per i quali, invece, aveva profuso particolare impegno la precedente gestione commissariale. Peraltro, come rilevato nella relazione prefettizia, i dati forniti dalle forze di polizia attestano un aumento dei reati predatori sul territorio comunale, al cui contrasto avrebbe utilmente potuto contribuire un efficiente sistema di videosorveglianza. Infatti, risulta che i dispositivi di videosorveglianza - nonostante la prefettura di Napoli avesse piu' volte sottolineato la necessita' di un attento controllo del territorio - sono rimasti inattivi per oltre un anno.
Lo stesso «contegno omissivo» dell'amministrazione comunale si e' reso manifesto anche nella mancata rimozione di alcune rappresentazioni grafiche o pittoriche presenti in certe aree cittadine; opere e manufatti (murales, altarini, edicole votive e altro), spesso eseguiti in dispregio del decoro architettonico e urbanistico, realizzati a scopo commemorativo per celebrare «le gesta» di soggetti perlopiu' appartenenti ad ambienti malavitosi, simboli visibili sul territorio che mostrano una «inquietante sovrapposizione tra cultura popolare e criminalita' organizzata». Orbene, nonostante gli inviti della prefettura di Napoli, volti a eliminare le suddette rappresentazioni e a ripristinare la legalita', il sindaco di Marano nulla ha fatto al riguardo. Negligenza rimarcata nella relazione prefettizia in quanto «si inserisce in un quadro piu' ampio di complicita', di adesione politica e di agevolazioni di un contesto criminale (...)».
Altra vicenda dalla quale si evince la complice inerzia tenuta dall'amministrazione comunale e' quella che riguarda una societa' di rivendita e noleggio di veicoli nei cui confronti la prefettura di Napoli ha emesso (nel luglio 2021) un provvedimento interdittivo antimafia essendo emersi legami con il crimine organizzato. Anche in questo caso, pur a fronte dell'ostativita' prefettizia, quell'esercizio commerciale ha continuato a operare attesa la mancanza o comunque l'inefficacia dei controlli disposti dal comune.
La condotta omissiva tenuta dall'ente e' proseguita malgrado due specifici inviti rivolti dal prefetto, l'ultimo dei quali indirizzato in via esclusiva al sindaco di Marano di Napoli nel novembre 2024, nel quale sono stati rammentati gli adempimenti obbligatori in capo alle stazioni appaltanti derivanti dall'adozione di provvedimenti interdittivi antimafia ed e' stata richiamata l'attenzione del primo cittadino «affinche' questi assuma tempestivamente i provvedimenti di specifica competenza, con invito ad interessare in merito, ciascuno per la parte di competenza anche il Segretario comunale, il Comandante della Polizia locale e i dirigenti competenti».
Il desolante quadro amministrativo e gestionale dell'ente locale che emerge dalle risultanze dell'organo ispettivo viene, se possibile, ancor piu', aggravato dall'analisi degli accertamenti a campione concernenti la riscossione dei tributi locali (TARI, CUP, acqua, affissioni pubblicitarie) dovuti dalle imprese •commerciali operanti sul quel territorio. E' risultato, infatti, che la quasi totalita' delle attivita' controllate, molte delle quali riconducibili a soggetti controindicati, elude sistematicamente il pagamento dei tributi con un notevolissimo danno alle risorse pubbliche. Peraltro, la documentazione fornita dagli uffici competenti e' spesso risultata incompleta o mancante, mettendo ancor di piu' in risalto la condotta omissiva, se non la vera e propria connivenza, tenuta in materia dal Comune di Marano di Napoli.
Inefficienze dell'amministrazione comunale vengono rilevate anche nella gestione dei beni confiscati alla criminalita' organizzata. Dagli esiti delle verifiche disposte a campione dalla commissione d'indagine si rileva che numerosi beni risultano inutilizzati o in stato di abbandono, in violazione degli impegni assunti dal comune all'atto della loro assegnazione.
A titolo esemplificativo si fa cenno a un appartamento confiscato a un esponente di spicco delle locali consorterie, destinato ad attivita' sociali e oggetto, come evidenziato nella relazione prefettizia, di azioni intimidatorie di cui sono stati vittime alcuni membri dell'associazione assegnataria, bene che risulta completamente abbandonato; mancanze vengono altresi' rilevate per un terreno anch'esso sottratto al patrimonio di un soggetto contiguo a un clan camorristico, sul quale sono stati eseguiti interventi di riqualificazione per la realizzazione di un'oasi ecologica, opera rimasta inutilizzata.
Ulteriore caso emblematico dell'agire amministrativo del Comune di Marano di Napoli, che ha avuto anche una particolare risonanza mediatica, e' rappresentato dall'andamento caratterizzato da plurime e qualificate inadempienze degli uffici comunali in merito alla procedura di assegnazione di box auto confiscati alla criminalita' organizzata. A tale procedura di affidamento, sui cui esiti risulta pendere una denuncia per turbativa d'asta, hanno partecipato anche soggetti legati da rapporti familiari con alcuni amministratori comunali, i quali hanno potuto concorrere alla gara in quanto un'apposita modifica del regolamento comunale, che invece avrebbe impedito la loro partecipazione, non e' stata pubblicata in tempo utile perche' differita di cinquantuno giorni. Il complesso e intricato meccanismo di condizionamento e distorsione che ha, riguardato la predetta assegnazione risulta confermato anche da una segnalazione fatta alle forze di polizia circa il coinvolgimento nella procedura di soggetti vicini all'ex proprietario dei predetti beni confiscati.
La commissione d'accesso, inoltre, ha segnalato gravi anomalie nell'iter seguito per alcune pratiche edilizie. A questo riguardo viene fatto specifico richiamo alla vicenda concernente il rilascio di un permesso a costruire un edificio residenziale concesso a un soggetto considerato di spiccato rilievo ai fini antimafia, in quanto inserito in un contesto, parentale che rimanda ai vertici di una nota consorteria mafiosa; l'esistenza di tali rapporti potrebbe aver determinato l'atteggiamento di favore dimostrato dagli uffici comunali concretizzatosi in «plurimi ed evidenti profili di irregolarita'» che hanno reso anomalo il procedimento.
Tra le irregolarita', segnalate vi e' l'indicazione della diversa estensione dell'area originariamente prevista nel titolo edilizio rispetto a quella realmente disponibile; cosi' come pure le violazioni relative alle tardive comunicazioni di inizio lavori e le «successive sospensioni per carenze documentali, senza tuttavia adottare alcun atto di diniego per carenza dei requisiti previsti dalla legge». Anche in questa vicenda si evidenzia la condotta omissiva degli uffici comunali che non hanno adottato tutti i dovuti provvedimenti «benche' fossero agevolmente rilevabili i precitati profili di illegittimita' in ordine al titolo abilitativo (...)».
Altro caso esemplificativo del modus operandi del Comune di Marano di Napoli e' quello riferito a locali privati utilizzati da anni come plesso scolastico, per i quali l'ente corrisponde un canone di locazione, costruiti in assenza di permesso edilizio e da tempo oggetto di varie istanze di condono.
La precedente gestione commissariale, nel disporre la disdetta del contratto di affitto, aveva individuato la nuova sede scolastica alternativa a quella originaria in un edificio ritenuto idoneo allo scopo e nella disponibilita' dell'ente trattandosi, peraltro di bene proveniente da quelli confiscati alla criminalita' organizzata.
L'attuale amministrazione comunale, invece, ha ritenuto di procedere diversamente proponendo il rinnovo del vecchio contratto; di fatto, il sindaco di Marano di Napoli, con nota in data 18 marzo 2023, in palese violazione del principio di separazione tra atti gestionali e quelli di indirizzo politico, ha chiesto agli uffici comunali «di procedere, con urgenza e con precedenza assoluta rispetto ad ogni altra pratica analoga - all'istruttoria della documentazione presentata dal proprietario al fine di verificare (e rendere edotto il sottoscritto) la possibilita' di dare seguito all'istanza e di rilasciare il titolo abilitativo in sanatoria per l'immobile in questione».
Dunque, la scelta operata dal primo cittadino e' stata quella di avviare un nuovo iter istruttorio per il rilascio di un permesso edilizio dei predetti locali privati che si e' concluso con il permesso a costruire in sanatoria, a cui e' seguita una deliberazione giuntale del 25 giugno 2024 con la quale e' stata irregolarmente approvata una rateizzazione degli oneri concessori, della pratica edilizia. Di particolare rilievo rispetto alla vicenda in questione e' da considerare anche la deliberazione assunta dal consiglio comunale il 25 febbraio 2025, con la quale e' stato reso possibile derogare temporaneamente alla destinazione d'uso abitativo a favore dell'uso scolastico.
Le molteplici irregolarita' che hanno segnato la pratica edilizia hanno consentito all'amministrazione comunale di optare per una locazione onerosa di una sede scolastica sita in un immobile «urbanisticamente irregolare e non conforme all'uso scolastico». Giova, altresi', evidenziare che il proprietario dei suddetti locali risulta avere stretti legami familiari e rapporti, di contiguita' con esponenti di spicco delle locali consorterie mafiose.
Tale vicenda mostra chiaramente il modus operandi costantemente seguito - sia nel caso specifico come negli altri innanzi descritti - dal Comune di Marano di Napoli che sembra orientato a contemperare gli interessi di natura pubblicistica con quelli della criminalita' organizzata.
La relazione prefettizia inoltre, ad ulteriore riprova dell'assoluta mancanza di rispetto della legge, riferisce di dichiarazioni mendaci rese da alcuni amministratori comunali in sede di convalida degli eletti, nelle quali viene falsamente attestata l'insussistenza di cause di incompatibilita' di cui all'art. 63, comma 1, n. 6, del. TUOEL riguardo all'esistenza di debiti liquidi ed esigibili per imposte, tasse e tributi non corrisposti al comune. Incompatibilita' per elusioni tributarie - debiti per mancato pagamento di IMU, TARI, canoni idrici o sanzioni al c.d.s. e notificati prima della sottoscrizione delle autodichiarazioni la cui sussistenza avrebbe dovuto impedire di convalidarne l'elezione e che, invece, sono rimaste occultate a causa di un inadeguato sistema di controllo interno.
Dall'esame complessivo delle relazioni della commissione di indagine e del prefetto di Napoli si rileva la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti tra componenti dell'amministrazione locale ed esponenti della criminalita' organizzata di tipo mafioso, nonche' una grave mala gestio della cosa pubblica e l'assenza di legalita' dell'azione amministrativa.
Tali elementi, come condiviso all'unanimita' nella menzionata riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, concorrono a delineare un fondato quadro indiziario del pericolo di permeabilita' dell'ente a logiche di tipo criminale. Il buon andamento e l'imparzialita' dell'azione amministrativa dell'ente locale risultano infatti compromessi a causa della rilevata sussistenza di fattori di inquinamento nella vita politica e amministrativa dovuti ai rapporti di frequentazione e alle cointeressenze degli amministratori con soggetti contigui alle locali consorterie camorristiche, fattori che hanno condizionato la libera formazione della volonta' degli organi elettivi e la funzionalita' dei servizi.
In particolare, i procuratori della Repubblica presenti alla seduta hanno concordato sull'assoluta fedelta' della ricostruzione operata in sede ispettiva e hanno evidenziato i rapporti del sindaco e vicesindaco con alcuni imprenditori legati al contesto criminale locale, nonche' i plurimi affidamenti a favore di imprese controindicate ai fini antimafia, «deponendo tutti questi fattori, verso la indubbia presenza di forme di condizionamento della compagine amministrativa dell'ente».
Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione prefettizia, hanno rivelato una serie di condizionamenti dell'amministrazione comunale di Marano di Napoli volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Marano di Napoli (Napoli) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

Roma, 2 settembre 2025

Il Ministro dell'interno: Piantedosi
 
Art. 2

La gestione del Comune di Marano di Napoli (Napoli) e' affidata, la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Vincenzo Cardellicchio - prefetto a riposo;
dott. Fabio Giombini - viceprefetto;
dott. Michele Albertini - dirigente di seconda fascia Area 1.
 
Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Napoli

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.

Dato a Roma, addi' 5 settembre 2025

MATTARELLA

Meloni, Presidente del Consiglio
dei ministri

Piantedosi, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 12 settembre 2025, reg. n. 3629