Gazzetta n. 178 del 1 agosto 2023 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 giugno 2023
Scioglimento del consiglio comunale di Rende.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel Comune di Rende (Cosenza) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2019;
Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 27 giugno 2023;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Rende (Cosenza) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel Comune di Rende (Cosenza), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2019, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione locale, nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Al termine di un'indagine di polizia giudiziaria denominata «Reset», coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il 1° settembre 2022 e' stata data esecuzione a un'ordinanza di misure cautelari, emessa il 2 agosto 2022 dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro nei riguardi di numerosi soggetti; tra i destinatari della misura restrittiva figurano anche il sindaco e un assessore del Comune di Rende, quest'ultimo poi dimessosi dalla carica. I provvedimenti cautelali emessi nei confronti dei suddetti amministratori sono stati successivamente revocati. L'indagine ha «consentito di acclarare la persistente operativita'» nel territorio di Rende «di organizzazioni criminali di 'ndrangheta"», facendo cosi' emergere possibili forme di condizionamento dell'amministrazione locale. Pertanto, il prefetto di Cosenza, con decreto del 26 settembre 2022, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune per gli accertamenti di rito, attivita' ispettiva che e' stata poi prorogata per ulteriori tre mesi ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Al termine dell'accesso ispettivo la commissione incaricata ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Cosenza, sentito nella seduta del 18 aprile 2023 il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica di Cosenza e del procuratore della Repubblica aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha trasmesso l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000.
Come evidenziato, la predetta indagine giudiziaria ha «fatto emergere l'esistenza di duraturi contatti tra il sindaco (...omissis...) e membri apicali della criminalita' organizzata, tradottisi in un patto di scambio elettorale politico-mafioso». Il primo cittadino e' stato rinviato a giudizio per reati di cui all'art. 416-ter del codice penale (scambio elettorale politico mafioso) e di corruzione elettorale aggravata dalla finalita' agevolativa mafiosa ex articoli 81, comma 2, 110, 416-bis 1 del codice penale e art. 86, decreto del Presidente della Repubblica n. 570/1960 in quanto risulta essere stato favorito nella tornata amministrativa, del 2019 e, quindi, confermato nel suo secondo mandato elettorale.
A cio' il prefetto di Cosenza aggiunge che il sindaco di Rende e' altresi' indagato, presso la Procura della Repubblica di Cosenza, per i reati di cui agli articoli 110, 353 e 61 n. 9 del codice penale (concorso in turbata liberta' degli incanti) nell'ambito di altra indagine giudiziaria in relazione alla quale e' stata data esecuzione nei suoi confronti di una misura cautelare poi annullata dal tribunale del riesame. Nella stessa indagine giudiziaria e' coinvolto anche il summenzionato ex assessore nonche' il vicesindaco dell'ente, anch'essa destinataria di interdizione dal pubblico ufficio per mesi nove, misura poi annullata dal tribunale di riesame. Nei confronti di quest'ultimo amministratore sono stati rilevati stretti legami familiari con un imprenditore coinvolto anch'esso nella sopra evidenziata operazione Reset e «destinatario di provvedimento di custodia cautelare in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa».
Piu' recentemente, e' stata inoltre emessa, dal GIP. del Tribunale di Salerno, una sentenza di condanna a carico del primo cittadino per il delitto di cui all'art. 319-ter, comma 1 del codice penale, in relazione agli, articoli 319 e 321 del codice penale, dalla quale e' conseguito un provvedimento di sospensione dalla carica di sindaco adottato in data 16 maggio 2023, ai sensi dell'art. 11, comma 2, del decreto legislativo n. 235/2012.
Le risultanze investigative evidenziano in primo luogo il ruolo svolto dal sindaco e dal predetto ex assessore comunale nel richiedere, direttamente o indirettamente tramite intermediari, ad alcuni esponenti di cosche di 'ndrangheta il sostegno elettorale, assicurando loro come contropartita l'affidamento della gestione di un impianto sportivo comunale e dei servizi ad esso connessi.
Tali evidenze investigative hanno poi trovato conferma nell'azione ispettiva della commissione d'indagine, la quale ha potuto verificare che l'appalto e' stato aggiudicato ad una ditta il cui titolare e' legato, per rapporti parentali, con esponenti di spicco della cosca locale.
A questo riguardo, la relazione prefettizia sottolinea che in quel procedimento «la condotta dell'amministrazione comunale fosse, sin dalla fase genetica del bando, cosi' come nel corso della procedura di gara, preordinata a tale esito»; gara che ha visto la partecipazione di sole due societa' e che nonostante alcune irregolarita' della documentazione presentata, che avrebbero potuto determinare l'esclusione di entrambe, ha trovato, invece, la sua conclusione con l'affidamento del bene comunale alla succitata ditta, la quale, peraltro, come sottolinea l'organo ispettivo, non risulta aver sottoscritto la domanda di ammissione ed era addirittura priva del requisito preferenziale dell'affiliazione da almeno cinque anni a federazioni sportive, requisito previsto nel regolamento comunale di gestione degli impianti sportivi del 2017 non inserito nel bando di gara, requisito posseduto peraltro dall'altra partecipante alla gara.
Il comportamento di chiaro favore mostrato dal Comune di Rende nei riguardi del predetto affidatario viene rilevato anche in successivi rapporti contrattuali; viene segnalato infatti che il gestore del bene comunale avrebbe dovuto effettuare sull'impianto sportivo degli interventi migliorativi proposti in sede di gara. Cio' non e' avvenuto in quanto e' stata, invece, avanzata una proposta tecnica difforme da quella preventivata, proposta che, e' emblematico, il comune ha autorizzato senza effettuare la dovuta istruttoria e senza presentare le prescritte garanzie fideiussorie, nonostante l'aggiudicatario fosse moroso per piu' mensilita' e in mancanza di una valutazione tecnica di quanto eseguito; lavori che il comune ha riconosciuto e scorporato retroattivamente dai canoni concessori adottando una deliberazione di giunta comunale emessa lo stesso giorno della richiesta avanzata dal gestore dell'impianto. E' al riguardo significativo che solo dopo l'insediamento della commissione d'accesso, la ditta affidataria del bene ha presentato al comune le fatture dei lavori dichiarati, e solo nel novembre 2022 la stessa ha provveduto a pagare i canoni relativi ai mesi di ottobre-dicembre 2021. A tutto cio' si aggiunge che il Comune di Rende non ha effettuato alcuna verifica antimafia sulle imprese esecutrici dei lavori asseritamente realizzati dal concessionario.
Sul punto il prefetto di Cosenza evidenzia che il lavoro della commissione d'accesso, «fa emergere una coerente rispondenza dell'azione politico/amministrativa, portata avanti dall'ente nella vicenda dell'affidamento della gestione del palazzetto dello sport, con gli impegni pre-elettorali assunti verso importanti componenti della criminalita' organizzata».
Nella relazione prefettizia viene posta in particolare evidenza la figura di un imprenditore ritenuto quale «riferimento delle locali organizzazioni mafiose», nei confronti del quale la prefettura di Cosenza ha emesso il 1° marzo 2023 un provvedimento interdittivo antimafia. Il suddetto operatore economico e' risultato avere numerosi rapporti con il Comune di Rende e dirette cointeressenze con il sindaco, con il quale, peraltro, e' socio in affari nella gestione di fatto di una societa', formalmente intestata a loro stretti congiunti, che insieme ad altre ditte anch'esse riconducibili al succitato imprenditore sono state illecitamente favorite nell'aggiudicazione di numerosi lavori comunali.
Risultanze di natura investigativa e giudiziaria hanno confermato il ruolo di contiguita' alle cosche locali assunto dal predetto imprenditore, il quale risulta aver svolto un ruolo attivo nelle campagne elettorali in appoggio al primo cittadino di Rende - sostegno elettorale confermato anche dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia - in cambio del quale venivano promesse aggiudicazioni di appalti alle ditte segnalate, tra le quali quelle riconducibili al sopramenzionato operatore economico.
Il prefetto di Cosenza riferisce, inoltre, che l'atteggiamento di favore verso alcune imprese ha riguardato anche alcuni dirigenti comunali - uno dei quali e' stato raggiunto dalla misura cautelare dell'interdizione dal pubblico ufficio per dodici mesi; per i menzionati dipendenti il prefetto di Cosenza ha proposto l'adozione dei provvedimenti di cui all'art. 143, comma 5, del TUOEL.
A questo riguardo, la relazione prefettizia ha segnalato la vicenda relativa all'effettuazione di lavori su di un corso d'acqua, vicenda che vede il coinvolgimento del sindaco e di un consigliere comunale i quali - viene riferito nella relazione prefettizia - hanno indotto uno dei predetti dirigenti comunali a liquidare le somme ad una impresa riconducibile in parte anche al succitato ultimo imprenditore, «pur nella piena consapevolezza dell'illegittimita' del pagamento, stante la palese difformita' dei lavori stessi da quanto previsto in determina». Collegato a tale vicenda e' l'interessamento del gia' menzionato imprenditore, nella tornata elettorale del 2019, in favore dell'attuale primo cittadino. L'analisi di mezzi tecnici di prova ha infatti fatto emergere la collusione esistente tra il menzionato imprenditore e il sindaco che veniva reso edotto della necessita' di acquistare pacchetti di voto; in tale frangente, come piu' dettagliatamente riferito nella relazione prefettizia, l'imprenditore richiedeva al primo cittadino conferme sul pagamento dei suddetti lavori, ottenendone assicurazione. La relazione prefettizia mette in evidenza l'esistenza di una «sorta di cogestione» tra l'imprenditore di riferimento della criminalita' e l'amministrazione comunale.
A conferma delle irregolarita' emerse in occasione delle elezioni del 2019 risulta, da riscontri investigativi, che il sindaco di Rende si sia avvalso della collaborazione di due soggetti controindicati per procurare voti alle proprie liste, promettendo in cambio, ad uno l'assunzione «di almeno un appartenete a ciascuna famiglia che l'avrebbe votato» presso cooperative o societa' partecipate dell'ente locale e, all'altro, di intervenire sull'Universita' della Calabria per contrastare un procedimento di recupero coattivo di locali di proprieta' dell'Ateneo e utilizzati dallo stesso soggetto controindicato per fini commerciali. A tal riguardo il prefetto di Cosenza sottolinea l'assoluta consapevolezza del sindaco di Rende di rivolgersi e di accordarsi illecitamente con soggetti considerati organicamente inseriti nel contesto criminale locale.
Tra le ditte favorite vi e' quella aggiudicataria dell'appalto per il completamento di un impianto sportivo; in realta' l'attivita' di indagine ha consentito di appurare che, al di la' della formale aggiudicazione, l'esecuzione dei lavori e' attribuibile almeno in parte al gia' summenzionato imprenditore, il quale nei fatti si e' appropriato indebitamente «di parte delle somme costituenti il finanziamento concesso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso l'altrettanta indebita liquidazione di maggiori importi in favore degli imprenditori che, in maniera fraudolenta e col concorso di diversi pubblici ufficiali coinvolti, hanno eseguito lavorazioni difformi da quelle previste, attraverso l'illecita predisposizione di perizie di variante sostanziali e, percio', atte a turbare anche la gara d'appalto». Cio' con il consapevole appoggio del sindaco di Rende legato, nei fatti, al predetto operatore economico da reciproci interessi societari.
L'organo ispettivo ha segnalato alterazioni ed illegittimita' delle procedure amministrative, con conseguente compromissione del buon andamento e dell'imparzialita' dell'azione amministrativa, anche nella gestione del patrimonio immobiliare comunale, rilevando che essa e' stata caratterizzata da «una serie di condotte attive e omissive determinanti un'agevolazione degli interessi privati nonche', direttamente ed indirettamente, anche della criminalita' organizzata a discapito degli interessi della collettivita'».
Al riguardo il prefetto di Cosenza si sofferma sulla procedura relativa alla convenzione per la gestione dello stadio comunale; la commissione d'accesso ha accertato che sin dal settembre 2014 l'impianto sportivo e' stato dato in gestione per nove anni, con facolta' di rinnovo, ad una societa' sportiva in cambio dei soli oneri per gli interventi di adeguamento della struttura, senza quindi prevedere alcun canone da corrispondere periodicamente all'ente locale per l'utilizzo del bene pubblico, ne' un deposito cauzionale di garanzia, e cio' in violazione del regolamento comunale del 9 agosto 2013 - vigente almeno fino al 4 dicembre 2017, data dalla quale e' stato sostituito con altra disposizione normativa - che invece prevedeva espressamente tali condizioni; inoltre, la stessa scelta del concessionario sarebbe dovuta avvenire secondo le procedure ad evidenza pubblica previste dalla normativa vigente mentre per l'esecuzione dei lavori sull'impianto sportivo l'amministrazione non ha chiesto la documentazione contabile atta a dimostrare l'effettiva spesa sostenuta e il rispetto delle condizioni.
A questo riguardo, viene rilevato che il Comune di Rende non e' mai intervenuto sulla societa' affidataria al fine di porre rimedio a tale condizione se non con molto ritardo quando, poco prima dell'operazione Reset, il comune ha chiesto vanamente al concessionario l'esibizione di documentazione tecnica e contabile; solo dopo l'insediamento della commissione d'accesso e' stata contestata alla societa' concessionaria la violazione di alcune norme contrattuali.
E' al riguardo significativo, come infatti evidenzia il prefetto di Cosenza, che l'amministratore della societa' affidataria dell'impianto sportivo e' anch'egli tra i protagonisti della campagna elettorale, avendo attivamente partecipato ad essa in appoggio all'attuale sindaco.
Irregolarita' sono state segnalate anche nelle procedure di alienazione di alcuni locali comunali venduti ad una societa' il cui titolare e' legato ad un imprenditore, stretto congiunto del vicesindaco, ritenuto «asservito» ad uno dei gruppi criminali locali e, come gia' accennato, destinatario di misura cautelare. La societa' acquirente, gia' locataria dei locali con l'opzione di acquisto, che all'atto di vendita non risultava in regola con i versamenti dei canoni, ha ottenuto il bene ad un valore notevolmente inferiore rispetto a quello di mercato, e cio' sulla base di una perizia estimativa effettuata nell'aprile 2020 da uno dei dipendenti comunali sopracitati, il quale ha riferito di aver provveduto in tal senso su «esplicita richiesta del sindaco»; la nuova valutazione ha rivisto a ribasso il valore del bene (venduto per l'importo di 1.450.000,00 euro) rispetto a quello determinato da una precedente perizia comunale e alla stima effettuata dall'Agenzia delle entrate, su incarico dell'organo ispettivo, che ha valutato il bene in 2.215.000,00 euro. Dunque, la vicenda ha determinato un minor incasso per il Comune di Rende di euro 765.000, somma alla quale va aggiunto l'importo dei canoni di locazione non versati con una perdita complessiva di oltre 870.000 euro.
Sul punto il prefetto di Cosenza ha sottolineato come la vicenda descritta costituisca un evidente esempio di non corretto esercizio delle proprie funzioni sia da parte dell'apparato amministrativo che degli organi elettivi, con il risultato forale di un evidente nocumento per l'ente locale e con l'indebito arricchimento della parte privata.
La relazione prefettizia ha evidenziato ulteriori criticita' nella gestione del patrimonio immobiliare, oltreche' l'assenza di direttive e di atti di indirizzo finalizzati all'efficiente utilizzo o alla messa a reddito del patrimonio comunale; viene riferito, infatti, che soltanto nel 2021 e' stato approvato il piano di valorizzazione e alienazione di beni patrimoniali. L'inerzia dell'amministrazione comunale ha di fatto determinato una sorta di acquiescenza verso le occupazioni sine titulo e verso le numerose illiceita' o morosita' rilevate nella conduzione di immobili pubblici.
Nel dettaglio, la commissione d'accesso ha riferito dell'affidamento di un chiosco bar sito all'interno di un edificio scolastico, concesso ad una societa' il cui titolare, pregiudicato, «vicino all'attuale amministrazione comunale e in particolare al sindaco», e' stato controllato in compagnia di esponenti appartenenti alle locali cosche mafiose; inoltre, benche' la ditta locataria non abbia mai versato il canone fissato, il Comune di Rende non si e' attivato per la risoluzione del rapporto contrattuale.
Cosi' anche nell'affidamento in concessione del servizio di installazione e gestione degli impianti pubblicitari per l'affissione diretta che risulta assegnato sin dal 2009 ad una societa' il cui titolare risulta anch'esso controllato in compagnia di soggetti controindicati; inoltre, nonostante il divieto del subappalto del servizio, risulta invece che a svolgere l'attivita' siano altre ditte tutte riconducibili ad un soggetto indagato nell'ambito di una delle numerose operazioni di polizia giudiziaria che hanno interessato il territorio rendese. Nonostante l'illegittima conduzione del servizio, il Comune di Rende non ha esercitato la dovuta vigilanza, finendo cosi' per avvantaggiare un «soggetto ufficialmente estraneo ai rapporti con la p.a. e molto vicino ad ambienti della criminalita' organizzata».
L'attenzione dell'organo ispettivo si e' poi soffermata sulla societa' multiservizi in house del Comune di Rende, rilevando la presenza tra i suoi dipendenti di alcuni soggetti controindicati in quanto, direttamente o indirettamente, legati al locale contesto criminale, tra cui anche un capo cosca gia' condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e sottoposto alla sorveglianza speciale di p.s.; a cio' si aggiunge che molti lavoratori assunti nella predetta societa' partecipata hanno precedenti di polizia.
Per quanto attiene ai tributi locali, viene rilevato come l'attivita' di riscossione coattiva delle spettanze sia assolutamente carente, e cio' e' ancor piu' grave in un comune che e' in costanza di procedura di riequilibrio finanziario pluriennale; peraltro, viene riferito che pendenze tributarie, anche per importi rilevanti, riguardano ben diciannove tra amministratori o ex amministratori comunali di Rende.
Dall'esame delle risultanze della commissione di indagine e dalla relazione del prefetto di Cosenza si evidenzia, oltre a una grave mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalita' dell'azione amministrativa e uno stato di precarieta' degli uffici comunali.
Tali elementi rivelano una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Rende volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Rende (Cosenza), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 21 giugno 2023

Il Ministro dell'interno: Piantedosi
 

Prefettura di Cosenza
Ufficio Territoriale del Governo

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 2

La gestione del Comune di Rende (Cosenza) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Santi Giuffre' - prefetto a riposo;
dott.ssa Rosa Correale - viceprefetto;
dott. Michele Albertini - dirigente di II fascia - Area 1.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Data a Roma, addi' 28 giugno 2023

MATTARELLA

Meloni, Presidente del Consiglio
dei ministri

Piantedosi, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 6 luglio 2023, foglio n. 2455