Gazzetta n. 26 del 1 febbraio 2017 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 dicembre 2016
Nomina della commissione straordinaria per la provvisoria gestione del Comune di Marano di Napoli.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visto il proprio decreto in data 9 giugno 2016 con il quale, ai sensi degli articoli 53, comma 3, e 141, comma 1, lettera b), n. 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il consiglio comunale di Marano di Napoli (Napoli) e' stato sciolto a causa delle dimissioni rassegnate dal sindaco eletto nelle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013;
Considerato che, all'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento dell'ente locale, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 29 dicembre 2016;

Decreta:

Art. 1

La gestione del comune di Marano di Napoli (Napoli) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, ad una commissione straordinaria composta da:
dott. Antonio Reppucci, prefetto;
dott.ssa Maria Lodovica De Caro, viceprefetto;
dott. Francesco Greco, funzionario economico finanziario.


 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Marano di Napoli (Napoli) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Il comune ha attraversato, nel 2012, un periodo di instabilita' politica culminato con le dimissioni del sindaco che hanno determinato la fattispecie dissolutoria, ex art. 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL), del consiglio comunale, sciolto con decreto del Presidente della Repubblica del 22 maggio 2012. Al termine della gestione commissariale che ne e' derivata, e' stato avviato un attento monitoraggio sull'attivita' dell'ente, a seguito delle segnalazioni dell'organo straordinario circa l'esigenza di approfondire alcune criticita' afferenti il settore urbanistico, quello finanziario, nonche' gli affidamenti di lavori pubblici.
Dai primi accertamenti eseguiti all'indomani dell'insediamento dell'amministrazione eletta nel 2013 circa l'eventuale sussistenza di cause ostative all'espletamento del mandato da parte dei nuovi organi, ai sensi del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, sono emerse circostanze meritevoli di considerazione, confermate dall'attivita' di osservazione delle forze dell'ordine che ha evidenziato la fitta rete di parentele, le frequentazioni e le cointeressenze che legano amministratori ed alcuni dipendenti ad esponenti di famiglie camorristiche egemoni sul territorio.
I segnali di attenzione registrati in relazione all'azione amministrativa del comune hanno indotto il Prefetto di Napoli, con decreto del 17 marzo 2016, poi prorogato, a disporre una mirata attivita' di accesso nel comune di Marano di Napoli, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del citato TUOEL.
La commissione incaricata delle verifiche ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto - sentito nella seduta del 20 ottobre 2016 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica e D.D.A. di Napoli e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord - ha trasmesso l'allegata relazione del 26 ottobre 2016, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143.
Il 3 maggio 2016, nel corso dell'accesso ispettivo, il sindaco ha rassegnato, ai sensi dell'art. 53 del TUOEL, le dimissioni dalla carica, che hanno dato luogo allo scioglimento del consiglio comunale ed alla contestuale nomina, con decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2016, di un commissario straordinario per la provvisoria gestione amministrativa del comune, ai sensi dell'art. 141 del TUOEL.
I lavori svolti dalla commissione hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Negli ultimi anni, in alcuni comuni della provincia di Napoli, si e' creata una situazione di grave allarme sociale a causa della particolare invasivita' della camorra nelle istituzioni, che ha reso piu' volte necessario l'intervento dello Stato, con l'adozione della misura dello scioglimento delle rappresentanze elettive, per recidere i legami con la criminalita' organizzata, a difesa degli interessi delle collettivita'.
In particolare, e' significativo che il comune di Marano di Napoli insista in un territorio connotato dalla presenza stabile di gruppi criminali camorristici che mostrano un'accentuata tendenza all'infiltrazione nel tessuto economico ed amministrativo, circostanza attestata dal fatto che ben sei comuni situati a breve distanza dall'ente, e quindi compresi in un contenuto ambito territoriale, siano stati in passato sciolti - alcuni anche piu' volte - ai sensi dell'art. 143 del TUOEL. Lo stesso comune di Marano di Napoli era stato gia' raggiunto dalla misura dissolutoria nel 1991.
A Marano di Napoli coesistono da tempo due clan che - dediti al traffico internazionale di stupefacenti, al riciclaggio di denaro sporco e alle speculazioni edilizie - conducono le attivita' illecite in base ad un tacito accordo, attraverso i propri referenti, che gestiscono le estorsioni ed il gioco d'azzardo, esercitando anche il credito usuraio.
Le organizzazioni criminali dell'area maranese, proprio in ragione della coesione tra gruppi, hanno mantenuto saldamente il controllo del territorio ed hanno imposto un condizionamento generale, anche attraverso alcune famiglie di imprenditori - qualificate dall'autorita' giudiziaria quali bracci imprenditoriali dei clan camorristici - che, secondo quanto emerge dalla relazione d'accesso, sono state coinvolte in alcune vicende amministrative, illustrate nel prosieguo, ed hanno svolto il ruolo di fiancheggiatori e di prestanome della consorteria.
Le elezioni che si sono tenute nel maggio 2013 non hanno portato un reale rinnovamento della compagine elettiva, poiche' dei 24 consiglieri e 7 assessori in carica, oltre un terzo aveva ricoperto cariche nella consiliatura iniziata nel 2011. Qualche amministratore era presente anche nell'amministrazione eletta nel 2006. Il sindaco, in particolare, e' stato consigliere comunale sia nel 2006 che nel 2011.
Nel contesto ambientale sopra descritto, risultano indicativi i vincoli familiari, le frequentazioni e la comunanza di interessi economici, che costituiscono la base di un collaudato sistema di gestione amministrativa, volta a favorire gli interessi illeciti delle cosche locali, attraverso procedure apparentemente lecite.
Rilevano, in tal senso, i legami parentali dei membri della famiglia del primo cittadino con esponenti del clan egemone e le parentele o le affinita' di alcuni amministratori con soggetti appartenenti o riconducibili alle locali cosche. Alcuni dei predetti amministratori hanno anche rivestito cariche apicali all'interno dell'organo consiliare nell'attuale e in pregresse consiliature.
La fitta rete di parentele o i collegamenti con le famiglie camorristiche locali non si riscontrano solo tra gli amministratori, atteso che il 15% dei dipendenti del comune vanta vincoli familiari con esponenti della consorteria ed alcuni di essi risultano coinvolti in procedimenti penali o in indagini per violazioni commesse per agevolare le attivita' imprenditoriali di appartenenti al clan.
Assumono un particolare significato, alla luce dei fatti evidenziati dalla commissione d'accesso, la vicinanza familiare e la contiguita' con ambienti criminali di alcuni dipendenti, inseriti in uffici notoriamente esposti al rischio di corruttela e di interferenza, nonche' i rapporti emersi dalle indagini dell'autorita' giudiziaria tra i funzionari dell'ufficio tecnico e le imprese gestite dalle famiglie imprenditoriali camorristiche di cui si e' fatto cenno in precedenza.
La descritta situazione, unitamente alla mancata copertura delle posizioni apicali e di parte della dotazione organica - che registra circa il 50% di vacanze di personale - ha fattivamente contribuito ad aggravare la capacita' di gestire l'amministrazione determinando una macchina amministrativa assolutamente inadeguata che ha costituito il veicolo per coltivare gli interessi camorristici.
Alcune vicende analizzate nel corso dell'accesso attestano, inequivocabilmente, come le scelte dell'amministrazione siano state indirizzate con l'intento di avvantaggiare il sodalizio ovvero siano state improntate a logiche clientelari o personali degli amministratori. Per contro, secondo ipotesi investigative, l'apporto del primo cittadino e' stato talmente apprezzato dalla criminalita' organizzata da indurre il clan ad intervenire su un consigliere affinche' non sfiduciasse il sindaco allorche', nel dicembre 2015, si stavano delineando le condizioni che avrebbero potuto condurre ad una crisi dell'amministrazione comunale.
Il Prefetto sottolinea l'intreccio di interessi economici di un amministratore il quale, oltre ad aver ricoperto una importante carica all'interno del consiglio comunale, svolge la funzione di sindaco in due societa' riconducibili alla locale cosca, di cui una sottoposta nel 2011 a sequestro preventivo da parte della Direzione distrettuale antimafia.
Anche in un'altra occasione, l'amministrazione comunale ha coltivato gli interessi privati di congiunti degli amministratori, favorendo la persistenza di una grave situazione di illegalita', peraltro generalizzata. Si tratta della mancata assegnazione degli stand del mercato ortofrutticolo comunale occupati, sine titulo ed in assenza del versamento del corrispettivo al comune, da soggetti, molti dei quali collegati alla criminalita' organizzata, tra cui uno stretto parente del sindaco.
Gli appalti pubblici rappresentano una decisa attrazione per gli appetiti delle organizzazioni criminali ed in particolare le relazioni familiari e sociali, le conoscenze, l'assenza di controlli da parte dell'ente, unitamente ad un'azione amministrativa non improntata a rigidi principi di efficienza, correttezza e trasparenza costituiscono le condizioni che rendono l'attivita' contrattuale vulnerabile alla penetrazione malavitosa.
Nel corso dell'accesso e' stato riscontrato il frequente ricorso alla proroga degli affidamenti con l'elusione delle soglie minime che rendono obbligatoria la richiesta di certificazione antimafia. Inoltre, sono stati dilatati i tempi per l'esecuzione di alcuni lavori - come, ad esempio, gli interventi di riqualificazione degli immobili confiscati alla criminalita' organizzata - mentre, talora, l'azione amministrativa dell'ente e' risultata anche troppo rapida - come nel caso degli incarichi di progettazione a professionisti esterni.
Dall'accesso e' emersa, in particolare, la vicenda del mancato abbattimento di una struttura abusiva, situata in un'area ove era in programma la realizzazione, con fondi regionali, di una strada comunale, previa espropriazione alcuni terreni di proprieta' anche di uno stretto congiunto del primo cittadino, a sua volta consanguineo di un esponente di rilievo dell'organizzazione malavitosa locale.
La mancata realizzazione dell'opera pubblica e la perdita del finanziamento derivate dal mancato abbattimento dell'immobile hanno arrecato un indubbio vantaggio alla famiglia del sindaco, a discapito della collettivita' locale che non ha fruito dei benefici derivanti dalla costruzione dell'infrastruttura viaria che avrebbe, peraltro, potuto costituire un volano per l'economia.
Singolare e' la circostanza che, nonostante l'infrastruttura non sia stata realizzata, l'ente abbia tempestivamente disposto e liquidato, senza i dovuti accertamenti, gli incarichi di progettazione dell'opera e che sia stato destinatario di compensi incentivanti l'allora responsabile dell'area tecnica, oggi in quiescenza, affine di un soggetto riconducibile al clan. Il predetto dipendente e' stato anche individuato quale figura tecnica che ha indirizzato l'azione amministrativa nel settore e che ha segnato l'attivita' dell'ente, rimasta immutata anche dopo l'avvicendamento del dipendente con i nuovi vertici del settore.
Le stesse condotte dilatorie, che avevano caratterizzato il mancato esproprio dei terreni del congiunto del primo cittadino, hanno connotato la gestione - anche in questo caso imputabile al citato ex responsabile dell'area tecnica - dell'appalto relativo alla costruzione dell'asilo nido del comune, da realizzarsi su un'area confiscata e consegnata al comune, i cui lavori sono stati sospesi immotivatamente ed illegittimamente, per un lungo lasso temporale, nell'interesse del titolare del bene confiscato, referente locale dei due clan maranesi.
Molteplici sono le irregolarita' riscontrate, anche dalla magistratura ordinaria, nella gestione dell'appalto per l'ampliamento e la gestione del cimitero comunale, il cui procedimento, avviato nel 2006, non si e' ancora concluso. In corso di gara, in relazione ad una richiesta di approfondimenti tecnici del presidente della commissione giudicatrice, veniva espresso un parere legale con il quale si suggeriva di avviare l'esercizio del potere di autotutela con riferimento al bando e agli atti di gara. Nonostante il contrario avviso dell'ufficio legale, il piu' volte citato ex responsabile dell'area tecnica - divenuto nel frattempo presidente della commissione giudicatrice - ha proseguito la procedura, affidando, nel 2010, la concessione ad una ditta i cui titolari saranno destinatari, nel 2011, di un provvedimento restrittivo in quanto vicini ad un clan camorristico. Si tratta della stessa societa' che detiene il monopolio degli appalti cimiteriali casertani, colpita da interdittiva antimafia della prefettura di Caserta ed oggi in amministrazione giudiziaria.
Sulla vicenda si registra l'anomala ingerenza del sindaco e del vicesindaco eletti nel 2013 che, con tecniche dilatorie rispetto alla revisione delle procedure e dei termini di realizzazione dell'opera avviata dal commissario, hanno interferito sull'attivita' gestionale, per modificare le iniziali condizioni contrattuali e per concludere il procedimento con la ditta concessionaria.
Quanto alla gestione delle onoranze funebri, il servizio e' affidato all'impresa qualificata dall'autorita' giudiziaria quale braccio imprenditoriale del locale clan, di cui si e' fatto cenno in precedenza. Risulta dalle indagini della magistratura inquirente che, da tempo, l'impresa ha ottenuto il favor dell'amministrazione comunale, essendo stata sistematicamente informata dai dipendenti dell'ente - ed in particolare da uno di essi che aveva ricevuto somme di denaro in cambio di informazioni - circa i trasporti funebri richiesti da ditte provenienti da altri comuni, in modo da acquisire il monopolio del settore. La situazione e' rimasta immutata negli anni, tanto che, recentemente, e' stata inumata la salma di un familiare di esponenti dei due clan locali, ad opera della ditta in questione, senza alcuna autorizzazione e in violazione di norme regolamentari.
Nel silenzio generale dell'amministrazione sulla vicenda, e' significativa la circostanza che solo il segretario generale dell'ente abbia avviato un'azione disciplinare nei confronti del dipendente comunale consenziente alle operazioni di sepoltura, poi destinato ad altro incarico.
Il condizionamento dell'amministrazione emerge anche da un'altra vicenda: la costruzione, nel 2014, di un'edicola votiva - destinata al capostipite della famiglia imprenditoriale camorristica di cui si e' trattato e ad un ex sindaco del comune di Marano di Napoli, coinvolto in un'inchiesta per reati di cui all'art. 416-bis nonche' parente del sindaco eletto nel 2013 - da parte della ditta appartenente alla stessa famiglia, in assenza di alcuna autorizzazione nonche' di iniziative dell'amministrazione finalizzate a ripristinare la legalita'. Infatti, l'ordinanza di abbattimento della struttura abusiva sara' adottata solo nel 2015, a seguito di un intervento della locale Tenenza dei Carabinieri.
Nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti la commissione d'accesso ha riscontrato un uso reiterato e censurabile dell'istituto della proroga contrattuale, al quale l'amministrazione ha fatto ricorso fino al marzo 2015, allorche', nelle more del perfezionamento della gara europea per l'affidamento del servizio, e' stata espletata una gara a procedura ristretta, aggiudicata in via provvisoria ad un'Associazione temporanea di imprese. L'Associazione non ha, tuttavia, ottenuto l'aggiudicazione definitiva poiche' una delle due aziende in raggruppamento temporaneo e' risultata destinataria di un'interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Caserta.
Il servizio e' stato quindi affidato alla seconda impresa in graduatoria, il cui contratto e' stato successivamente risolto per inadempienze legate ad una protratta contestazione degli addetti alla raccolta, che lamentavano il mancato mantenimento del rapporto di lavoro di alcuni dipendenti in servizio presso la ditta che assicurava la gestione del ciclo dei rifiuti prima del marzo 2015.
Nel mese di aprile 2016, il sindaco, con un discutibile intervento invasivo delle competenze gestionali, ha affidato, con propria ordinanza, il servizio ad una delle ditte facenti parte dell'ATI, vincitrice della gara a procedura ristretta, all'uopo temporaneamente associata con l'impresa destinataria dell'interdittiva antimafia.
Significativi sono i diretti rapporti tra la richiamata ditta ed alcune imprese presenti sul territorio, spesso riconducibili a consorterie criminali - quali quella che gestisce il lavaggio e la manutenzione dei mezzi - ed e' parimenti emblematico l'utilizzo di un'area di revisione e ricovero mezzi, di proprieta' di affiliati a sodalizi locali.
La Direzione distrettuale antimafia ha esaminato la documentazione relativa all'assegnazione dei lotti all'interno del Piano di insediamento produttivo, poiche' molte delle ditte che hanno ottenuto le aree edificabili sono amministrate da soggetti con precedenti penali per associazione mafiosa. A seguito degli accertamenti, il g.i.p. del Tribunale di Napoli ha emesso, il 1° dicembre 2016, un decreto di sequestro preventivo delle opere di urbanizzazione, poste a servizio dell'area industriale realizzata da una ditta di proprieta' di soggetti ai quali e' stata contestata, unitamente ad altra persona, l'ipotesi di reato di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, falsita' ideologica e falsita' materiale commessa in concorso da pubblico ufficiale in atti pubblici. Agli stessi e' stata anche contestata l'aggravante del metodo mafioso per aver commesso il fatto in piu' persone riunite e di aver agito al fine di favorire l'attivita' dell'associazione camorristica che aveva rilevanti interessi economici nella realizzazione del Piano di insediamento produttivo ...
L'inchiesta ha cosi' confermato la presenza nel contesto maranese di un sistema imprenditoriale incline alla violazione delle norme e collegato ai clan locali, mettendo in luce come alla pervicace pressione criminale non sia stato contrapposto alcun ostacolo o impedimento da parte dell'amministrazione comunale. Ed e' proprio la mancanza di controllo che ha consentito la prosecuzione del rapporto concessorio, nonostante le gravi violazioni della regolamentazione comunale e della normativa di riferimento, fino alla realizzazione delle strutture oggi sequestrate, peraltro falsamente collaudate.
Tra le ditte assegnatarie dei lotti e' presente anche la societa' di cui si e' trattato in precedenza in relazione all'intreccio di interessi economici tra organi del comune e consorteria, le cui funzioni sindacali vengono svolte da un amministratore dell'ente.
Anche in materia urbanistica l'inerzia del comune ha creato le condizioni favorevoli allo sviluppo di pratiche speculative da parte della criminalita' organizzata. Nell'ambito dei Piani di lottizzazione era stato programmato un insediamento abitativo per anni non realizzato, tanto da indurre il presidente della provincia a nominare un commissario ad acta incaricato dell'approvazione e del rilascio dei titoli concessori.
Il decorso del tempo e l'inerzia del comune hanno poi reso l'iniziativa non piu' rispondente agli interessi dell'ente.
Dopo anni di colpevole inattivita', l'amministrazione ha, invece, mostrato una immotivata solerzia allorche' ha deliberato, in via di autotutela, l'annullamento del provvedimento del commissario ad acta, nonostante un parere legale, appositamente richiesto dal responsabile del procedimento ad un consulente del comune, che suggeriva di promuovere un'azione in sede giurisdizionale. La delibera comunale e' stata poi annullata dal Tribunale amministrativo regionale per vizi procedurali, con l'effetto di far rivivere il provvedimento commissariale.
Il complessivo comportamento del comune ha favorito, o comunque non ha contrastato, gli interessi dei proprietari delle aree dell'insediamento, alcuni dei quali contigui alla criminalita' organizzata.
L'omissione dei controlli ha anche agevolato pratiche edificatorie abusive sul territorio comunale, tra cui quella relativa ad un capannone, di proprieta' di una ditta il cui legale rappresentante e' un congiunto di esponenti di rilievo del locale clan, ed altri abusi - cui si e' gia' fatto cenno - quali la struttura insistente su un'area di proprieta' di uno stretto congiunto del sindaco, l'edicola votiva edificata in una zona centrale del comune, nonche' le strutture abusive riconducibili ad una delle predette famiglie di imprenditori, qualificata dall'autorita' giudiziaria quale braccio imprenditoriale dei clan camorristici.
La mancanza di controllo dell'azione amministrativa da parte degli organi dell'ente, unitamente ad una gestione della cosa pubblica contraria ai principi di buon governo, si sono tradotti in una grave violazione dei parametri di diligenza e delle regole di buona amministrazione.
Sintomatici della mala gestio sono la scarsa capacita' di riscossione delle entrate tributarie e dei canoni di utenza nonche' le carenze registrate nella gestione del patrimonio pubblico, in relazione al quale l'ente continua ad assicurare la manutenzione dei beni senza incamerare gli introiti dovuti da coloro che ne fruiscono.
Dalla descritta conduzione dell'ente e' derivato un vantaggio per alcune famiglie malavitose che - pur in assenza di un contratto ovvero senza pagare i canoni idrici o, ancora, attraverso allacci abusivi alla rete idrica comunale - hanno beneficiato del bene primario. Rileva, ai fini della presente relazione, la circostanza che anche la villa ove dimora uno stretto congiunto del locale capo clan, abusivamente realizzata su un'area di proprieta' altrui, sia allacciata alla rete idrica.
Quanto al patrimonio pubblico, il Prefetto evidenzia la situazione di soggetti legati alla criminalita' organizzata che occupano alloggi di edilizia pubblica sine titulo, senza versare i relativi canoni.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti dell'amministrazione comunale di Marano di Napoli (Napoli), volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Sebbene il processo di ripristino della legalita' nell'attivita' del comune sia gia' iniziato attraverso la gestione provvisoria dell'ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell'art. 141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire l'affrancamento dalle influenze della criminalita', si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all'art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita' pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
L'arco temporale piu' lungo previsto dalla legge per la gestione straordinaria consente anche l'avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu' incisivamente, favoriranno il risanamento dell'ente.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato decreto legislativo puo' intervenire quando sia gia' disposto il provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l'adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Marano di Napoli (Napoli), con conseguente affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu' degli articoli 144 e 145 del richiamato decreto, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa ai principi di legalita' e al recupero delle esigenze della collettivita'.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 22 dicembre 2016

Il Ministro dell'interno: Minniti

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PREFETTURA - UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO DI NAPOLI

Napoli, data del protocollo

Al'On.le Ministro dell'interno

ROMA
Oggetto: Comune di Marano di Napoli (NA) - 57.000 abitanti circa.
Relazione sull'esito degli accertamenti ispettivi volti a
verificare la sussistenza dei presupposti per l'adozione del
provvedimento di cui all'art. 143 del decreto legislativo n.
267/2000.

L'operato dell'amministrazione comunale di Marano di Napoli, attualmente affidata alla guida di un Commissario straordinario, nominato nello scorso mese di maggio, a seguito delle dimissioni del omissis - eletto nel 2013 a capo di una coalizione di centro-destra e di liste civiche - e' stato oggetto, nel tempo, di attenta osservazione che ha portato per ben due volte allo scioglimento dell'Ente per fenomeni di condizionamento: nel settembre 1991, durante il mandato del omissis a capo di una coalizione di liste civiche e, nel luglio 2004, quando era omissis sostenuto da una maggioranza di centro sinistra.
La peculiare storia dell'ente e la sua collocazione geografica in un area ad alta incidenza criminale hanno determinato un costante monitoraggio degli organi politico-amministrativi, e, dalle piu' recenti informazioni acquisite dalle Forze di Polizia, anche l'ultima consiliatura non e' apparsa avulsa dalle medesime modalita' gestionali che avevano contrassegnato le precedenti compagini elettive destinatarie della misura di cautela antimafia.
Peraltro, gia' nel 2012, il Commissario straordinario - che e' subentrato alla sfiduciata giunta guidata dal omissis - nella relazione rassegnata al termine del proprio mandato, aveva segnalato criticita' degne di approfondimento, riconducibili, in particolare, al settore urbanistico, all'affidamento di servizi e lavori pubblici ed alla gestione dei servizi finanziari, evidenziando, al contempo, la sussistenza di un contesto ambientale e burocratico inquinato da logiche contrarie ai principi di legalita'.
Alla luce di tali considerazioni e delle circostanze emerse all'esito degli accertamenti svolti ai sensi del decreto legislativo n. 235/2012, all'indomani dell'insediamento dell'amministrazione omissis nel maggio 2013, circa legami tra i neoeletti consiglieri e la criminalita', meritevoli di attenzione, questa Prefettura ha incaricato l'Arma dei Carabinieri di intensificare il monitoraggio gia' avviato sull'Ente.
L'attivita' di osservazione ha confermato una preoccupante rete di collegamenti, parentele, collusioni e cointeressenze di soggetti appartenenti ad organizzazioni malavitose locali con amministratori e dipendenti ed in particolare: il omissis, gia' consigliere in passate amministrazioni, che, come si dira' piu' diffusamente in seguito, risulta avere legami di parentela sia con esponenti del «clan omissis» che con referenti della famiglia omissis, omissis, coinvolta nelle indagini a carico di un noto imprenditore del settore immobiliare e turistico-alberghiero, affiliato al cartello camorristico dei omissis della contigua area giuglianese, ed il omissis, con rapporti di parentela e professionali con soggetti legati ai gruppi criminali maranesi.
L'attenta analisi dell'apparato amministrativo ha rivelato una singolare vicinanza familiare e una contiguita' con ambienti criminali di numerosi dipendenti, inseriti in uffici particolarmente esposti a rischio di corruttela e di interferenza malavitosa, evidenziate, nel tempo, anche dall'Autorita' giudiziaria che ha avuto modo di stigmatizzare i rapporti tra funzionari dell'ufficio tecnico ed imprese locali, tra cui quelle gestite dalle famiglie omissis e omissis, bracci imprenditoriali dei clan camorristici.
In relazione al delineato scenario ed a fronte dell'anomalo e sospetto comportamento inerte dell'Amministrazione rispetto ad evidenti tracotanze della consorteria criminale, come nel caso della indisturbata edificazione abusiva di una edicola votiva in pieno centro cittadino dedicata a omissis, capostipite dell'omonima famiglia, e a omissis coinvolto in un inchiesta per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, la scrivente, previo conforme avviso del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha chiesto di essere delegata all'esercizio dei poteri d'accesso, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge n. 629/1982, conferiti con decreto ministeriale n. 17102/128/51 (47) - Ufficio V - Affari territoriali del 25 marzo 2016.
Con decreto prefettizio n. 45941/Area II/EE.LL. del 17 marzo 2016 (allegato n. 1) e' stata costituita la Commissione di indagine, composta dal omissis per verificare la sussistenza di collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalita' organizzata, o di forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento o l'imparzialita' dell'amministrazione comunale, nonche' il regolare funzionamento dei servizi alla stessa affidati, ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica, ai fini dell'eventuale adozione del provvedimento sanzionatorio previsto dall'art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. L'attivita' ispettiva
La Commissione, insediatasi presso l'Ente il 21 marzo 2016 (allegato n. 2), ha svolto la sua attivita' inizialmente per tre mesi, chiedendo poi, in ragione della complessita' delle verifiche, la proroga dell'incarico per un analogo periodo (allegato n. 3), concessa con provvedimento prefettizio n. 107061 in data 13 giugno 2016 (allegato n. 4).
Giova rilevare che a distanza di poco piu' di un mese dall'insediamento della Commissione di accesso, il Sindaco Liccardo ha rassegnato le dimissioni irrevocabili dalla carica.
Al termine degli accertamenti, l'argano ispettivo, avvalendosi anche delle indicazioni emerse dal monitaraggio disposto dalla Prefettura e del contributo informativo delle Forze di Polizia, ha presentato in data 22 settembre 2016 l'unita relazione (allegato n. 5), nella quale sono stati analizzati i precedenti penali, le posizioni soggettive ed i comportamenti dei rappresentanti degli organi elettivi e dell'apparato burocratico dell'Ente, nonche' le attivita' piu' significative dei settori amministrativi e tecnici con riferimento agli appalti ed affidamenti di lavori e servizi, all'urbanistica ed alla gestione del patrimonio.
Il quadro di sintesi delinea i contorni di un Ente sicuramente non proiettato al soddisfacimento del pubblico interesse e cio', sia con riferimento alle situazioni personali di amministratori e dipendenti, sia in relazione alle attivita' poste in essere, o meglio non svolte, che hanno deviato l'agire pubblico in favore delle consorterie criminali.
La debolezza della struttura amministrativa, caratterizzata anche dalla carenza di figure apicali competenti nei settori strategici, l'assenza di un indirizzo politico improntato a principi di legalita', l'esistenza di collegamenti e interessi trasversali con esponenti dei gruppi criminali sono indicati dalla commissione quali fattori che hanno favorito il condizionamento dell'ente da parte della criminalita', tanto da assicurarle una forte ingerenza nella vita politica e amministrativa del comune.
L'amministrazione omissis, a giudizio del collegio ispettivo, si e' caratterizzata non solo per non aver posto argini ai tentativi di infiltrazione criminale, ma per aver tenuto un modus operandi, costante nel tempo e ad ampio raggio d'azione, improntato a condotte omissive o dilatorie che ha avvantaggiato soggetti notoriamente legati o in affari con i clan.
Proprio il contesto territoriale, caratterizzato da una criminalita' organizzata cosi' pervasiva e capace di insinuarsi profondamente nei gangli vitali della pubblica amministrazione da aver determinato due scioglimenti degli organi elettivi maranesi nel 1991 e nel 2004, e l'adozione, negli ultimi anni, di analoghi provvedimenti dissolutori nei confronti dei comuni dell'area (Casoria, Crispano, Melito di Napoli, Brusciano, Casalnuovo, Arzano), avrebbero, invece, richiesto da parte dell'amministrazione locale che deve avere come suo obiettivo primario il perseguimento dell'interesse pubblico e il benessere della collettivita', un impegno fattivo e prioritario nell'apprestare misure adeguate a contrastare i tentativi di interferenza.
Al fine di delineare compiutamente l'inquietante quadro che scaturisce dagli esiti ispettivi, appare utile focalizzare, preliminarmente, il contesto territoriale e le dinamiche criminali che interessano il territorio in cui si colloca Marano di Napoli. Inquadramento territoriale e contesto criminale
Il Comune di Marano, che conta una popolazione di 57.204 abitanti, si estende per circa 15 Kmq, a nord di Napoli ed ha una elevata densita' abitativa, riconducibile allo sviluppo di insediamenti residenziali, sia legali che abusivi. L'area, interessata da numerosi vincoli (idrogeologico, paesaggistico, sismico), e' composta da due zone morfologicamente molto differenti tra loro, una collinare che si sviluppa verso la fascia dei Camaldoli del Capoluogo, e l'altra pianeggiante che si estende verso il comprensorio Giuglianese.
L'economia fondata storicamente sull'agricoltura, ha subito numerose trasformazioni nel corso degli anni ma ancora oggi, sebbene in misura ridotta rispetto al passato, il sistema economico ruota intorno all'agricoltura, cui si e' affiancato lo sviluppo di attivita' commerciali, edilizie e della grande distribuzione.
Nell'area e' radicata la presenza di organizzazioni criminali di spicco, quali i omissis e i omissis, tra i clan piu' influenti e potenti della Campania dediti, prevalentemente, al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, al riciclaggio di danaro, provento di affari illeciti, reimpiegato in attivita' economiche e commerciali anche all'estero, e alle speculazioni edilizie. I due sodalizi coesistono da tempo, reggendo le attivita' delittuose sulla base di un tacito accordo ed avvalendosi di gruppi criminali referenti, come quello dei fratelli omissis, che garantiscono il controllo del territorio gestendo le estorsioni, il gioco d'azzardo e l'usura.
A differenza di quanto avviene nel Capoluogo, dove i clan attraversano una fase di disarticolazione e di vuoti di potere, contraddistinta da una continua e feroce conflittualita', le organizzazioni criminali dell'area maranese sono fortemente strutturate e proprio in ragione della solida coesione e dell'espansione dei loro interessi illeciti su diverse attivita' commerciali, sono riuscite a mantenere, in questi anni, un pressante e diffuso controllo e condizionamento a tutti i livelli, favorito, in seno all'ente comunale, dalla presenza di legami parentali, ma anche da intrecci di rapporti economici tra esponenti della compagine politica e soggetti riconducibili ai clan.
Le inchieste svolte dall'Autorita' giudiziaria hanno confermato la peculiare capacita' di aggregazione e la leadership nel narcotraffico dei clan omissis e omissis, che, nonostante l'efficace azione condotta dalle Forze dell'ordine e dalla Magistratura e i numerosi arresti dei suoi vertici, conservano un ruolo di primo piano, non solo nelle attivita' criminali tradizionali, ma anche negli affari che coinvolgono settori dell'economia e dell'amministrazione pubblica, sulla quale fanno convergere costanti ed insistenti pressioni al fine di condizionarne le scelte e le attivita' a proprio vantaggio.
In particolare, sul fronte dell'edilizia, degli appalti, delle speculazioni immobiliari, del riciclaggio in attivita' economiche, giocano un ruolo di fiancheggiatori e di prestanome famiglie imprenditoriali quali i omissis e i omissis, come dimostrato dai recenti arresti dei manager dei gruppi in questione che, in piu' occasioni, sono stati coinvolti in vicende amministrative messe a fuoco nella relazione ispettiva e per i quali sono stati evidenziati rapporti stretti e consuetudinari con amministratori e funzionari dell'Ente. Gli Amministratori
L'amministrazione omissis eletta nella tornata elettorale del maggio 2013 alla guida di una coalizione di centro destra, e' subentrata ad un Commissario straordinario che aveva gestito l'ente dal marzo 2012.
Omissis ha governato il comune fino al omissis, quando la crisi, che serpeggiava da circa un anno all'interno della sua maggioranza, e' culminata nel mancato sostegno all'approvazione del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2016, che ha costretto il primo cittadino a presentare le dimissioni; pertanto, l'ente attualmente e' di nuovo guidato da un Commissario.
L'Organo ispettivo, nella sia attivita' di indagine svolta a tutto campo sia con riferimento a profili soggettivi che all'attivita' gestionale, ha potuto constatare come, da una lato, la fitta rete di parentele e relazioni degli amministratori con esponenti della criminalita' organizzata abbia consentito alla malavita, proprio grazie ai citati intrecci familiari e di frequentazione, di ingerirsi nella realta' dell'ente, condizionandone e sviandone le scelte e dall'altro, come la compagine politica del Liccardo abbia agito in un contesto di continuita' con le precedenti amministrazioni, che, nel tempo, hanno governato Marano.
Le molteplici attivita' su cui e' stata focalizzata l'attenzione sono state avviate durante precedenti gestioni e sono state portate avanti, tutte, nello stesso solco della devianza dall'interesse pubblico, ed in cio' avvantaggiate anche dalla presenza nell'attuale compagine, di consiglieri comunali anche delle passate amministrazioni.
L'Amministrazione omissis, in particolare, si e' caratterizzata per non essere intervenuta, in numerosi procedimenti relativi a settori anche strategici che presentavano gravi anomalie e profili di illegittimita', per mettere in atto le misure inderogabili volte al ripristino della legalita', neanche quando sono emersi evidenti interessi della criminalita' organizzata, dando prova, nei fatti e ancor piu' nel protratto e palese immobilismo, di un'interazione con i sodalizi criminali.
Emblematica in questo contesto di grave compromissione del prestigio dell'Istituzione e' omissis, imparentato con esponenti di rilievo dei clan e artefice di una serie di scelte ed atti in contrasto alle norme, adottati al fine di avvantaggiare la propria famiglia e soggetti malavitosi.
Gia' consigliere comunale di minoranza durante le amministrazioni di centro sinistra del 2006 e del 2011, il omissis e' figlio di omissis, tratto in arresto per ricettazione e sodale al clan omissis, nipote di omissis, ucciso quando era ai vertici del sodalizio criminale omissis, ed e' imparentato con omissis, detenuto unitamente al padre omissis ed al fratello omissis per associazione di tipo mafioso poiche' affiliato al clan omissis.
La Commissione ha potuto verificare come questo reticolo di legami familiari e di affinita' abbia inciso tangibilmente sull'azione del primo cittadino, proiettata a costruire vantaggi illegittimi per i privati, per la sua famiglia e per la criminalita', secondo logiche del tutto avulse dalla corretta e trasparente gestione della cosa pubblica; significativi, in tal senso, i riferimenti all'opera della cd. «Viabilita' di raccordo» compromessa dal mancato abbattimento di un fabbricato abusivo insistente su aree da espropriare di proprieta' anche del omissis ed all'occupazione, sempre da parte del omissis, degli stand del mercato ortofrutticolo, in assenza di una regolare assegnazione, del versamento del corrispettivo al comune e con il benestare della stessa amministrazione.
L'organo ispettivo ha, poi, sottolineato che, in diverse occasioni, omissis e' arrivato ad avocare a se' provvedimenti di carattere gestionale, quindi non di prerogativa dell'organo politico, per definire percorsi gia' avviati in coerenza con proprie valutazioni e finalita'.
Non appaiono di minore rilevanza le posizioni di altri componenti la compagine elettiva e, specificamente:
omissis, gia' consigliere comunale di minoranza durante l'amministrazione di centro sinistra del 2006, e' imparentata con omissis, figlia del defunto capo clan omissis e cugina di omissis il quale ha cointeressenze imprenditoriali in societa' omissis con esponenti di spicco del clan omissis;
omissis anch'egli consigliere di minoranza durante le amministrazioni di centro sinistra del 2006 e del 2011, ha stretti legami di parentela con la famiglia omissis, i cui componenti sono gli attuali capi della consorteria camorristica maranese;
omissis vanta invece parentele, con la famiglia omissis.
Coinvolta nel 2011 da una vicenda giudiziaria, omissis e' stata indagata, unitamente ad altre 24 persone, dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Napoli, ai sensi dell'art. 12-quinquies del decreto-legge n. 306/1992 (provvedimenti contro la criminalita' mafiosa), con il noto omissis, imprenditore operante nel settore immobiliare e turistico-alberghiero, affiliato al cartello camorristico dei omissis, e socio della omissis attualmente in liquidazione; il procedimento concluso in primo grado con l'assoluzione della omissis, vede la sentenza impugnata dal Pubblico ministero.
Figura di primo piano tratteggiata dalla Commissione, non solo per i legami di parentela con le famiglie omissis e omissis, ma anche per la spregiudicatezza dei rapporti professionali e il ruolo svolto in societa' riconducibili agli stessi, e' quella di omissis dall'agosto 2015 al maggio 2016, in una funzione chiave di indirizzo dell'attivita' del civico consesso, che richiede terzieta', rispetto delle regole e trasparenza, requisiti che non sembrano aver sempre caratterizzato l'operato del omissis.
Ne viene evidenziato il ruolo di sindaco rivestito nella societa' «omissis - ora omissis» di proprieta' di omissis, figlio del boss omissis e omissis, nipoti dello stesso capoclan, nonche' la partecipazione, sempre nello stesso ruolo, in un'altra societa', la omissis, anche questa appartenente ai suddetti omissis - omissis e gia' oggetto, nel 2011, di sequestro preventivo della D.D.A. di Napoli.
Non da meno appaiono, inoltre, i legami di parentela della omissis, la cui madre, omissis, e' cognata di omissis, figlia di omissis, capo dell'omonimo clan camorristico, gia' condannato all'ergastolo; la omissis, che unitamente al marito intreccia relazioni commerciali con esponenti della criminalita' organizzata, esercita la sua attivita' professionale presso lo studio associato omissis e omissis; studio che, frequentemente, assume la difesa degli interessi di soggetti legati alla criminalita' organizzata ed in contrapposizione all'amministrazione comunale. Peraltro omissis non e' egli stesso estraneo alla vita politica del comune di Marano, avendo ricoperto, in passato, la carica di omissis.
Prima di omissis, a svolgere le funzioni omissis dal luglio 2013 all'agosto 2015, e' stata omissis, parente di omissis, pregiudicati e detenuti per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Omissis, che era stata omissis durante l'amministrazione di centro sinistra dei 2011, ed attuale consigliere di maggioranza, e' imparentata con il gia' citato omissis, con il quale e' legato da vincoli di parentela pure il consigliere di omissis.
Infine, omissis, della compagine comunale di minoranza e gia' consigliere di maggioranza durante l'amministrazione di centro sinistra del 2011, e' parimenti imparentato con la famiglia omissis. L'apparato burocratico
In parallelo con le descritte criticita' dell'apparato governativo, anche quello amministrativo viene definito dalla Commissione assolutamente inefficiente ed insufficiente attese le notevoli carenze di organico anche per le limitazioni assunzionali collegate alla normativa di settore (a fronte di una dotazione previsionale di circa 341 posti, registra la copertura di appena n. 191 unita', pari a poco piu' dei 50%) che hanno impedito all'ente di munirsi delle necessarie risorse lavorative e professionali in rapporto all'entita' dei servizi richiesti dalla cittadinanza.
Situazione aggravata dall'inadeguatezza, in quasi tutti i settori, dei livelli apicali dirigenziali, con la mancata stabile copertura dei posti che, protrattasi per molti anni, e' apparsa funzionale e preordinata ad una strunentale ingestibilita' dei processi amministrativi.
Emblematica, al riguardo, e' la situazione di cronica carenza di un dirigente stabilmente preposto all'ufficio tecnico, dove per otto volte durante l'amministrazione omissis si sono alternati al vertice dell'ufficio funzionari diversi, con intuibili, negative ripercussioni sulla continuita' dell'azione amministrativa.
A rendere ancora piu' delicata tale condizione e' la presenza di 30 dipendenti, pari ad oltre il 15% degli effettivi, che vanta vincoli di parentela o collegamenti con esponenti della criminalita' organizzata, di cui alcuni coinvolti in procedimenti penali e indagini riferiti anche a violazioni commesse per agevolare le attivita' imprenditoriali in particolare delle famiglie omissis e omissis prestanomi dei locali clan.
Rinviando, per un completo quadro, all'allegata relazione ispettiva, appare utile sottolineare tra le posizioni dei dipendenti, per lo spessore delle vicende e la stretta vicinanza ad esponenti delle consorterie locali, le figure di:
omissis gia' in passato tratto in arresto per favoreggiamento e condannato per porto e detenzione abusiva di armi, e' stato nuovamente arrestato, nel luglio 2016, per detenzione abusiva di armi e munizioni rinvenute negli uffici del cimitero, il cui figlio omissis, pregiudicato e' affiliato al clan omissis;
omissis, e' padre di omissis e omissis entrambi esponenti del clan omissis;
omissis e' indagato per corruzione ed atti contrari ai doveri d'ufficio, nell'ambito del procedimento penale in cui sono coinvolti anche omissis, tratti in arresto per il delitto di associazione di stampo mafioso p. e p. dall'art. 416-bis ed affiliati al clan omissis;
omissis, e' cugino di omissis elemento di spicco del clan omissis;
omissis, e' sorella di omissis, pluripregiudicato, affiliato al clan omissis allo stato detenuto omissis;
omissis, sono nipoti dei omissis, uno deceduto in un agguato camorristico e gli altri due legati al gruppo omissis;
omissis, e' stato indagato per abuso d'ufficio, falsita' ideologica e materiale, violazione delle norme urbanistiche, con l'aggravante del metodo mafioso in concorso con omissis;
omissis e omissis, sono entrambi legati da rapporti di parentela con il boss omissis.
La macchina amministrativa, indolente e superficiale e' apparsa coerente oltre che funzionale ad un'amministrazione comunale certamente non prodiga di indirizzi e controlli sicche' l'obiettivo del bene pubblico, vuoi per il lassismo dell'una che per la distorsione dell'altra, ha lasciato spazio libero agli interessi criminali che hanno avuto la meglio e hanno potuto utilizzare l'ente pubblico per le loro finalita'.
E cio' si evince in maniera assolutamente chiara dagli approfondimenti, cui si rinvia, che la Commissione ha svolto sulle diverse attivita' gestionali e che si reputa opportuno evidenziare nei tratti salienti che, a fattor comune, denotano un agire non conforme alle norme e sviato dai propri fini. Appalti pubblici
L'Organo ispettivo ha rilevato, che le procedure utilizzate negli appalti e piu' in generale in tutte le fasi dell'iter procedurale (progettazione, espropriazioni, affidamento dell'appalto, esecuzione dei lavori e collaudo delle opere) non sono quasi mai ispirate a principi di efficienza, correttezza e trasparenza, precostituendo condizioni per avvantaggiare persone vicine agli organi elettivi e agli ambienti malavitosi; frequente e' il ricorso alla proroga di affidamenti di breve durata e la conseguente elusione delle soglie minime per l'obbligatoria richiesta di certificazione antimafia e per l'applicazione della piu' rigorosa normativa comunitaria di settore.
Indicativo al riguardo e' l'affidamento dei project financing per l'ampliamento e la gestione del cimitero - di cui si dira' piu' dettagliatamente in seguito - all'impresa omissis proveniente da omissis e contigua al clan omissis, oggi in amministrazione giudiziaria.
Molteplici le progettazioni, affidate a professionisti esterni - le cui parcelle sono state, con un singolare tempismo certamente non consono agli ordinari ritmi dell'azione amministrativa maranese, prontamente pagate, cosi' come gli incentivi economici per i tecnici comunali - per interventi risultati poi non piu' finanziabili o addirittura privi di fattibilita'.
Per contro, sono risultati ampiamente dilatati i tempi di esecuzione dei lavori tesi alla riqualificazione degli immobili confiscati alla criminalita' organizzata, tant'e' che di fatto ne e' stato compromesso il riutilizzo a fini sociali, vanificandone il valore simbolico in termini di ripristino della legalita'. I progetti del programma «Piu' Europa»
Sintomatiche della continuita' di mala gestio delle diverse consiliature succedutesi nel tempo, rilevano le procedure di realizzazione delle opere inserite nel Programma integrato urbano «Piu' Europa», risalenti al dicembre 2011 allorche' e' stato sottoscritto l'Accorcdo di Programma tra la Regione Campania ed il Comune di Marano per l'approvazione di 13 interventi dei quali 10 sono stati anche finanziati.
Di tali progettazioni, tutte raramente coerenti con la sostenibilita' finanziaria degli interventi, cinque non sono state mai realizzate o perche', a causa dell'inerzia dell'amministrazione, i tempi non sono stati ritenuti piu' compatibili con quelli imposti dal programma «Piu' Europa», o ancora perche' le spese relative alle indennita' delle aree da espropriare sono state tardivamente ritenute troppo onerose: cio' quale diretta conseguenza di scelte operate per corrispondere ad esigenze personali, familiari se non addirittura criminali.
L'Ente, pertanto, negli ultimi tre anni ha cambiato orientamento sul programma «Piu' Europa», rinunciando a portare a termine alcune opere dopo aver corrisposto la somma complessiva di oltre € 648.000,00 per pagare sostanziose parcelle a professionisti esterni incaricati delle progettazioni degli interventi e per liquidare incentivi agli allora dipendenti dell'ufficio tecnico comunale, con conseguente danno per l'erario.
In particolare, per l'intervento di Viabilita' di raccordo, sono stati liquidati circa € 88.000,00 per incarichi di progettazione, ma l'opera dapprima finanziata, e' poi scomparsa dal Programma, come gia' riferito in precedenza, a causa della presenza, riscontrata soltanto alcuni anni dopo l'approvazione del progetto, di un capannone abusivo che non ne permetteva la realizzazione.
Preme ribadire che il mancato abbattimento di tale capannone ha di fatto evitato di realizzare l'esproprio delle aree indispensabili all'opera, di proprieta' omissis riferibile alla criminalita' organizzata.
Singolare appare, poi, la circostanza che tra il personale dell'Area tecnica, costantemente destinatario dei compensi incentivanti, si ritrovi sempre il omissis suocero omissis, nipote omissis in passato gia' al vertice del clan camorristico omissis.
Gli ispettori hanno potuto verificare come sia stata proprio quella omissis la figura tecnica di riferimento che ha indirizzato, nel solco del favoritismo e dello sviamento dal pubblico interesse, l'azione del settore, proseguita senza alcuna soluzione di continuita', anche dopo il suo collocamento in pensione, da parte dei numerosi tecnici che lo hanno sostituito, i quali non hanno mai cambiato linea e dall'amministrazione omissis che non ha posto in essere iniziative atte ad arginare le irregolarita' perpetrate.
Cosi' e' per l'appalto per la realizzazione «dell'asilo comunale» ove tra irregolarita', inosservanze, lungaggini sospette e una condotta inefficiente e dilatoria e' emerso l'intento di non portare a conclusione i lavori e non destinare a fini sociali un bene confiscato ad omissis referente locale dei clan omissis e omissis.
L'Ufficio tecnico si e' prestato al gioco delle sospensioni che, di fatto, hanno paralizzato i lavori di recupero del bene; inizia il omissis, che sulla base di un'istanza del legale del omissis che, tuttavia, fa riferimento ad un procedimento relativo ad altri cespiti immobiliari, senza avviare alcuna verifica in merito, mantiene congelati per tre anni i lavori
Dopo che il Commissario straordinario, nel 2013 ne ha riattivato la procedura, i lavori, una volta insediatasi l'amministrazione omissis, sono stati di nuovo sospesi sul presupposto di ritardi della Regione nel trasferimento dei fondi.
Analogamente, la realizzazione della struttura polifunzionale del «Giardino dei ciliegi», la cui procedura ha avuto inizio da oltre quindici anni, si e' connotata per conflitti e contenziosi tra amministrazione comunale e concessionario che hanno comportato un lievitare di costi ed oneri (indennita' di esproprio) a carico della prima ed a tutto vantaggio del concessionario.
L'amministrazione omissis, dopo anni di sostanziale inattivita', ha ritenuto di definire la questione stipulando con il medesimo beneficiario, nonostante i gravi ritardi allo stesso imputabili, una nuova convenzione - alla quale si e' addivenuti con una seduta dell'organo delibeativo che ha visto l'inopportuna partecipazione di componenti in evidente conflitto di interessi - quasi un patto leonino che ha aggravato l'ente pubblico di tutti i maggiori costi, riqualificando giuridicamente il soggetto privato nel rapporto con il Comune.
Nella fattispecie il TAR, intervenuto in merito (sentenza n. 01261/2016), ha evidenziato proprio la lacunosita' dell'istruttoria amministrativa, l'irragionevolezza delle determinazioni adottate e la carenza di interesse pubblico.
L'annosa e tormentata vicenda assume una connotazione peculiare se si considerano i soggetti affidatari dei lavori.
La omissis annovera come legale rappresentante e amministratore unico omissis figlio di omissis, a sua volta amministratore della omissis. Quest'ultimo, gia' consigliere comunale dell'amministrazione di Marano, destinataria del provvedimento di scioglimento nel 1991 per infiltrazioni della criminalita' organizzata, era stato coinvolto nell'ambito di un procedimento penale a carico dell'allora omissis.
L'associata omissis vede al proprio interno, tra gli altri, omissis dello studio legale omonimo, di cui si e' gia' riferito, e che si conferma presenza costante in tutte le vertenze giudiziarie contraddistinte da intrecci affaristico-imprenditoriali in contrapposizione al comune di Marano, nonche' omissis, gravato da pregiudizi di polizia con riferimento all'416-bis c.p.
Ed infine, per la realizzazione dell'area attrezzata «Giardino dei cinque sensi» l'Ente ha consegnato i lavori senza avere prima acquisito la materiale disponibilita' di parte dell'area interessata, e non e' stata, poi, in grado di far demolire un opera edilizia abusiva realizzata sull'area stessa.
Anche in questo caso la condotta amministrativa ha prestato il fianco al privato, autore della violazione edilizia, che ha attivato un contenzioso contro l'ente - con danni sia in termini di dispendio di risorse ed energie, sia per i conseguenti effetti dilatori sulle fasi procedurali - curato come sempre dallo omissis.
Particolare attenzione e' stata, inoltre, rivolta dalla Commissione all'iter per l'appalto di concessione per «l'ampliamento e la gestione del cimitero» comunale.
La procedura desta perplessita' fin dalla fase dell'espletamento della gara per l'individuazione del concessionario nel cui ambito vengono sollevati dubbi da parte della stessa commissione di gara in ordine a vizi o aspetti tecnici per i quali viene chiesto anche un approfondimento giuridico,
A fronte del contrario avviso espresso dall'organo legale, l'amministrazione sostituisce il presidente della commissione di gara con il solito omissis, di cui si e' detto, e, nel giugno del 2010, delibera l'affidamento della concessione alla ditta omissis facente capo ai omissis, destinatari di un provvedimento restrittivo emesso nel novembre 2011 in quanto vicini al clan omissis.
La predetta societa', monopolista degli appalti cimiteriali nell'area omissis ottenuti tramite pressioni e intimidazioni su dipendenti di quei comuni, e' stata colpita da interdittiva antimafia, emessa dalla Prefettura di omissis ed e' ora in amministrazione giudiziaria.
Soltanto nel 2013, su impulso del Commissario prefettizio dell'epoca, e' stato nominato un gruppo tecnico per la verifica della regolarita' delle procedure e la ridefinizione dei termini della concessione; tale attivita', che si sarebbe potuta concludere in poco tempo, si e' protratta per tutta la durata dell'amministrazione omissis ed ha visto omissis ed omissis scendere direttamente in campo con anomala ingerenza in ambiti gestionali affidati alla dirigenza, per modificare le iniziali condizioni contrattuali e concludere, in ogni caso, procedimento con la ditta concessionaria.
La Commissione, in merito, rileva il forte dubbio sulla legittimita' dell'opzione di definire, comunque e a qualunque costo, un procedimento avviato molti anni addietro e che vede come beneficiario un'impresa riferibile alla criminalita' organizzata. Servizi di onoranze funebri e servizi cimiteriali
Gestore dei servizi di onoranze funebri nell'ambito del territorio del Comune di Marano e' l'impresa omissis che fa capo omissis, entrambi affiliati al omissis.
Esiti di attivita' giudiziaria hanno messo in risalto l'alterazione del sistema elettivo e burocratico di Marano teso a favorire le attivita' imprenditoriali criminali della suddetta impresa che veniva sistematicamente informata dai dipendenti dell'ente sui trasporti funebri richiesti da ditte provenienti da altri comuni in modo da acquisire il monopolio delle attivita'.
In particolare le indagini hanno anche accertato che omissis aveva ricevuto somme di denaro da omissis e da suoi incaricati, per predisporre, rilasciare o far rilasciare, in violazione delle disposizioni in materia di polizia mortuaria, i permessi di seppellimento ed i decreti di autorizzazione al trasporto di salme, in assenza della documentazione necessaria.
La situazione, nel tempo, non e' affatto cambiata. L'ultimo episodio, omissis dell'inumazione della omissis, imparentato con esponenti di primo piano dei clan omissis - omissis, effettuata dal personale della ditta, senza alcuna autorizzazione e in violazione delle norme regolamentari, conferma che tuttora perdura la collusione degli uffici comunali con omissis che continuano ad avere, indisturbati, il controllo sulle sepolture.
Non appare casuale, peraltro, che l'unico intervento in merito sia stato assunto, non dal omissis, tenuto a provvedere in ragione delle proprie responsabilita', bensi' omissis che ha avviato un'azione disciplinare nei confronti del dipendente comunale presente e consenziente alle operazioni di sepoltura, culminato, poi, con il trasferimento dello stesso ad altro incarico.
Parimenti singolare e' la circostanza che alla gestione dei servizi cimiteriali, settore di peculiare interesse da parte delle consorterie criminali, continui ad essere destinato personale, che come gia' evidenziato, vanta legami di parentela con esponenti della criminalita' organizzata.
Il favor dell'amministrazione nei confronti omissis trova conferma nell'atteggiamento dell'ente nei riguardi della realizzazione abusiva di una edicola votiva nell'aiuola ubicata nella piazza Martiri di Nassiriya, avviata nel novembre 2014.
L'ordinanza di abbattimento dell'opera da parte dell'amministrazione omissis, e' stata adottata solo nel maggio 2015, a lavoro quasi ultimato, e non di iniziativa ma a seguito dell'intervento della locale Tenenza dei Carabinieri che provvedeva ad acquisire dall'ufficio tecnico comunale la documentazione relativa al manufatto.
L'opera, vale la pena di sottolineare, e' stata costruita dalla omissis dell'omonima famiglia in pieno centro cittadino, in assenza delle prescritte autorizzazioni, e senza che vi sia stata alcuna concreta attivita' di vigilanza e di efficace contrasto da parte del Comune.
Non e' irrilevante rimarcare che l'edicola votiva, realizzata da soggetti contigui a clan camorristici locali, riportava, come gia' detto, una targa con impressi i nomi di omissis e omissis, rispettivamente capo stipite della famiglia omissis ed omissis - coinvolto nell'inchiesta del Tribunale di Napoli per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, unitamente ad esponenti del clan omissis - omissis - nonche' parente omissis. La gestione del ciclo integrato dei rifiuti
Dal 2012 la gestione del ciclo integrato dei rifiuti nel comune di Marano, dopo che l'ente ha revocato l'aggiudicazione dell'appalto alla ditta omissis, e' stata assegnata alla societa' «omissis», che attraverso una serie reiterata di proroghe (ben 11) ne e' stata affidataria fino al marzo 2015, allorquando tramite la Stazione unica appaltante, e' stata esperita una gara semplificata finalizzata all'esecuzione del servizio per la durata di sei mesi, nelle more del perfezionamento della procedura comunitaria.
Omissis aggiudicataria della procedura ristretta, composta dalla omissis - e dalla omissis - non ha ottenuto l'aggiudicazione dell'appalto perche' la predetta omissis e' risultata controindicata ai fini antimafia a seguito di un'interdittiva emessa dalla Prefettura di omissis; pertanto, il servizio e' stato assegnato alla omissis.
All'atto del passaggio di cantiere la societa' omissis non ha mantenuto il rapporto di lavoro con omissis eccedenti il contingente preventivato dal Piano industriale, che la societa' omissis invece aveva assunto negli anni, giungendo ad un organico di n. 107 dipendenti non compatibile con le previsioni del Piano.
Tale circostanza, che ha provocato una protratta forma di contestazione degli addetti alla raccolta, istigati dagli operatori non assunti - tutti dal profilo soggettivo connotato da numerosi pregiudizi penali, legami e frequentazioni con esponenti della criminalita' organizzata - ha indotto il Comune a risolvere il contratto con la ditta per inadempienza.
Nell'aprile 2016, il primo cittadino - come gia' precedentemente detto - invocando una condizione di possibile pericolo per la salute pubblica, invero scaturita dalle stesse scelte dell'amministrazione, e' intervenuto nell'attivita' di gestione riservata alla dirigenza, affidando, con propria ordinanza, il servizio rifiuti alla societa' omissis, ora in white list presso omissis, vale a dire a quella stessa ditta che in ATI con la societa' interdetta aveva visto revocata l'aggiudicazione provvisoria. La omissis continua a svolgere il servizio senza trovare le stesse resistenze e difficolta' operative che avevano ostacolato la gestione della omissis.
La Commissione di indagine ha rilevato come l'amministrazione omissis, nel rinviare sine die l'approvazione del Piano industriale sui rifiuti, che avrebbe comportato la riduzione dell'organico a circa 90 unita', ha consentito una discutibile gestione, fondata su continue proroghe, e caratterizzata, pertanto, da irregolarita' e inefficienze.
Solo dopo il recente insediamento del Commissario straordinario il Piano, che era stato ripetutamente richiesto dal Provveditorato interregionale alle opere pubbliche all'amministrazione omissis, e' stato trasmesso alla Stazione unica appaltante nell'ottobre 2016 per la predisposizione degli atti di gara.
Era essenzialmente questo il primo passo da fare per consentire alla Stazione appaltante di espletare gli adempimenti per l'affidamento dell'appalto e per avviare a definizione procedimento ordinario per la gestione di un servizio di primario interesse per i cittadini.
L'Organo ispettivo sottolinea come su tutta la vicenda gravi l'ombra dei clan e della forza intimidatrice dei omissis; con precedenti specifici per reati di criminalita' organizzata, capaci di condizionare l'amministrazione, di incidere sulla qualita' di un servizio pubblico e sulla prosecuzione dei rapporti contrattuali delle ditte affidatarie del servizio.
Alla pressione di questi soggetti il comune non solo non ha saputo contrapporre una linea improntata a principi di legalita' e efficienza del servizio di raccolta rifiuti, ma ne ha assecondato i desiderata, piegandosi ad adottare scelte contrarie all'interesse pubblico.
Vale la pena di rilevare, inoltre, come anche i rapporti diretti (locazione immobili, deposito e parcheggio, manutenzione e lavaggio mezzi) delle societa' incaricate della raccolta rifiuti siano intrattenuti con ditte presenti sul territorio spesso riconducibili a consorterie criminali locali, come nel caso dell'accordo della omissis per lavaggio e manutenzione mezzi con la ditta omissis riconducibile al clan omissis, e dell'utilizzo di un'area, per revisione e ricovero mezzi, di proprieta' di affiliati ai sodalizi omissis e omissis. Il Piano di insediamento produttivo
Le ditte assegnatarie dei lotti all'interno dell'area del Piano di insediamento produttivo, risalente a diversi anni addietro, che tra l'altro hanno ottenuto i permessi di costruire in violazione allo strumento urbanistico, sono risultate spesso amministrate da soggetti con precedenti penali per associazione mafiosa.
La questione e' all'esame della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha emesso, nel gennaio 2016, un decreto di «esibizione e consegna documenti» eseguito dal R.O.S Carabinieri di Napoli nel successivo mese di febbraio.
Le situazioni piu' evidenti si riferiscono a: omissis il cui amministratore e socio omissis, e' coniuge omissis destinatario di ordinanza di custodia cautelare del maggio 2014 per associazione mafiosa finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; omissis il cui amministratore omissis e' stato destinatario di ordinanza di custodia cautelare domiciliare per associazione mafiosa finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; omissis di cui, come si e' gia' riferito, e' amministratore omissis in stretti legami di parentela con il noto capo clan omissis. E' il caso di rammentare che riveste la carica di omissis di tale societa' la moglie del omissis.
Anche in questa occasione la Commissione d'accesso ha potuto verificare come l'attivita' di controllo degli uffici comunali sia stata del tutto assente, non solo nelle dovute verifiche sul rispetto delle norme in materia edilizia, ma anche nell'attivita' di vigilanza sulla regolarita' dei rapporti con le ditte affidatarie dei singoli spazi all'interno dell'area. Parimenti ha constatato come l'amministrazione omissis, in particolare, pur a fronte di specifiche segnalazioni dei responsabili dei settori, che evidenziavano anomalie procedurali che avrebbero dovuto comportare l'annullamento in autotutela dei procedimenti autorizzatori, abbia scelto di non intervenire, consolidando di fatto, le posizioni delle ditte assegnatarie. L'Urbanistica
Gli strumenti urbanistici vigenti nel Comune di Marano di Napoli sono molto datati (il P.R.G. e' del 1983) e nonostante gli indirizzi programmatici per la redazione del Piano urbanistico comunale formulati dal Commissario straordinario nel maggio 2013, il relativo procedimento non e' stato ancora avviato, registrandosi una situazione di inerzia che dopo ben 12 anni dall'emanazione della Legge urbanistica regionale continua a determinare condizioni favorevoli a speculazioni edilizie prevalentemente di matrice criminale.
Anche con riguardo ai Piani di lottizzazione, e segnatamente alle procedure inerenti il Comparto edificatorio C17 - che prevedeva l'insediamento di 458 abitanti su una superficie di circa 33.930 mq - l'Organo ispettivo ha riscontrato la stessa colpevole inerzia che ha comportato la nomina di un Commissario ad acta da parte del Presidente della Provincia per l'approvazione del piano ed il conseguente rilascio dei titoli concessori nel confronti degli intestatari delle aree.
Invero, la formalizzazione della lottizzazione a distanza di tempo, non essendo piu' in linea con gli interessi dell'ente, era stata ritenuta da impugnare. Ma l'amministrazione omissis, nonostante un parere legale appositamente richiesto, che indicava nel ricorso giurisdizionale l'unico strumento utile per opporsi al provvedimento commissariale, ha revocato il provvedimento del Commissario ad acta in via di autotutela.
L'atto deliberativo di revoca, com'era prevedibile, e' stato annullato dal Tribunale amministrativo regionale per vizi procedurali, con l'effetto di pregiudicare la possibilita' di un esame nel merito del provvedimento commissariale.
Dalla complessiva operazione hanno tratto vantaggio gli intestatari dell'area interessata al piano di Lottizzazione, tra cui figura la societa' omissis che, all'epoca della presentazione del Piano urbanistico attuativo, era di proprieta', tra gli altri, di omissis (socio al 35%), indagato per occupazione dello spazio marittimo demaniale, unitamente a omissis, nipote dell'omonimo capo clan omissis.
L'opzione scelta dalla Giunta omissis, nel disattendere palesemente un disposto normativo, nonostante i pareri contrari resi dal segretario comunale, dal dirigente dell'area tecnica e dal consulente legale dell'ente, ha finito per favorire, o comunque non contrastare, la posizione privilegiata dei proprietari delle aree, alcuni dei quali contigui alla criminalita' organizzata maranese, provocando un evidente pregiudizio all'ente.
L'Organo ispettivo ha rilevato come l'assenza di programmazione urbanistica e di puntuali disposizioni regolamentari, abbia concretamente agevolato un inarrestabile e dilagante abusivismo edilizio, fenomeno contro il quale l'ente non ha opposto alcuna efficace azione di contrasto.
Le mirate verifiche effettuate hanno consentito di rilevare un frequente rapporto di strumentale causalita' tra il mancato abbattimento del manufatto abusivo e il tentativo di salvaguardare l'interesse alla conservazione del bene di privati cittadini, prevalentemente riconducibili alla criminalita' organizzata.
E' il caso degli abusi inerenti omissis, insistente in zona vincolata per la normativa sui Beni culturali, con esclusione, quindi, della possibilita' di ogni intervento diretto sull'immobile, di proprieta' della famiglia omissis; del gia' citato capannone abusivo di via Valiesana, insistente su di un'area di proprieta' omissis; dell'immobile dei fratelli omissis, acquisito dalla omissis collegata alla famiglia omissis; della cappella votiva edificata dai gia' menzionati imprenditori omissis nell'aiuola della centralissima piazza di Nassiriya; del capannone abusivo di via Padreterno, di proprieta' della ditta omissis di cui e' legale responsabile omissis, imparentato con esponenti di rilievo del clan omissis. I servizi finanziari
Le criticita' della gestione del settore finanziario assumono indici di particolare rilevanza nei servizi di riscossione delle entrate tributarie e dei canoni di utenza, evidenziando un contesto di illegalita' e di diffusa approssimazione dell'attivita' amministrativa, tanto da contribuire a creare i presupposti per una situazione economico-finanziaria perennemente deficitaria.
La capacita' di riscossione si e' mantenuta su livelli alquanto bassi (intorno al 50%), con sacche di grave evasione, con riguardo, in particolare, al sistema idrico comunale, dove a fronte degli innumerevoli allacci abusivi nessun procedimento sanzionatorio e' stato avviato a carico dei trasgressori, anche appartenenti a famiglie di esponenti di spicco di clan camorristici; iter, invece, oggi avviato dal Commissario straordinario.
Gli accertamenti svolti hanno anche evidenziato come persino la gestione dei canoni idrici sia organizzata in modo da favorire le famiglie legate alle organizzazioni malavitose, consentendo alle stesse di usufruire dell'acqua in assenza di qualsiasi contratto, con allacci abusivi e senza versare gli oneri dovuti.
Il fenomeno degli allacci illegali interessa un numero rilevante di utenze tra le quali assumono significativo rilievo quelle delle famiglie di omissis, destinatario di un ordinanza di custodia cautelare unitamente ad esponenti del clan omissis; di omissis nonche' quella di omissis, moglie del capo clan omissis riferita ad una sontuosa villa realizzata abusivamente in un area di proprieta' altrui.
Anche la gestione del patrimonio pubblico ha mostrato gravi carenze, protrattesi per anni, nell'attivita' di vigilanza, con la conseguenza che l'ente non ha incamerato gli introiti dovuti dai numerosi fruitori di beni pubblici, accollandosi invece tutti i costi di manutenzione; situazione che, oltre a presentare profili di gravi illegittimita' e responsabilita' anche contabile, ha finito per pesare anch'essa sulle precarie casse comunali e, quindi, sulla situazione di predissesto dell'ente. Anche a questa criticita' corrisponde un vantaggio soprattutto di soggetti legati alla criminalita' organizzata, che occupano gli alloggi di edilizia pubblica sine titulo e senza versare alcun onere.
Analoga situazione di illegalita' e danno erariale e' stata poi accertata con riguardo all'occupazione degli stand del mercato ortofrutticolo, in assenza di procedimenti di assegnazione e per i quali da anni non viene riscosso alcun corrispettivo dalle societa' che vedono quali titolari o amministratori soggetti collegati alla criminalita' organizzata.
Tra questi la societa' omissis, elemento di spicco del clan camorristico omissis; le societa' omissis, il cui amministratore risulta tale omissis ma che di fatto e' gestita da omissis, coniugato con omissis, nipote del noto capo clan omissis; la societa' omissis del cui legami con la criminalita' si e' gia' detto, che occupa una posizione ancor piu' delicata, perche' emblematica della piu' palese ingerenza del potere criminale e del correlato sviamento delle pubbliche funzioni da parte del primo cittadino.
Le diverse situazioni attenzionate dalla Commissione delineano un'amministrazione comunale in un armonico equilibrio delle sue componenti politiche e burocratiche, strutturata per assecondare interessi della criminalita' organizzata con la quale condivide relazioni parentali e di affari.
Alla carente e inerte azione di impulso e di intervento degli amministratori per il pubblico interesse ed alla superficialita' e lentezza nell'esercizio dei doveri di ufficio dell'apparato burocratico, fa da contraltare un sospetto attivismo ed un'unione d'intenti per raggiungimento di obiettivi personali, familiari e criminali.
Questi sono i tratti distintivi con i quali l'Amministrazione si e' presentata nel tempo e si identifica oggi, in un territorio in cui i sodalizi criminali, tra i piu' potenti e strutturati della Campania, pervadono i diversi tessuti della societa' civile infiltrandosi nella cosa pubblica quasi a contenderne l'autorita'.
Ed in questo il omissis con il suo non fare all'insegna dell'illegalita', ricorrendo a procedure e meccanismi contorti e distorsivi, si e' rivelato un «valido» interlocutore, apprezzato dalle consorterie tant'e' che, secondo un'ipotesi investigativa, esponenti della famiglia omissis di cui si e' ampiamente detto in precedenza circa i legami con la criminalita' organizzata e con omissis, sarebbero intervenuti, nel dicembre 2015, allorquando si stavano delineando le condizioni per una crisi dell'amministrazione, su omissis, per indurlo a non sfiduciare omissi.
Il complesso delle situazioni su evidenziate, con tutti gli elementi acquisiti dalla relazione ispettiva, corroborati dagli accertamenti delle Forze di Polizia, e' stato oggetto di attenta analisi in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica riunitosi il 20 ottobre 2016, allargato, nella circostanza, alla partecipazione del Procuratore della Repubblica e Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, omissis e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord omissis ed al quale sono intervenuti anche i componenti della Commissione di Accesso che hanno fornito un quadro di azione dell'ente locale in rapporto alle dinamiche criminali di contesto.
Il Comitato, sulla base delle risultanze emerse dagli approfondimenti ispettivi nei molteplici settori delle attivita' poste in essere dall'amministrazione omissis, ed evidenziati, negli aspetti piu' safienti dal Coordinatore della Commissione, ha unanimemente ritenuto l'azione dell'ente locale sviata dalle sue finalita' essenziali a vantaggio degli interessi della criminalita' organizzata.
In merito omissis riferendosi in primis al preoccupante intreccio di rapporti tra amministratori, dipendenti e ambienti criminali, perdurante nel tempo ed alla costante irregolarita' ed illegittimita' dei procedimenti amministrativi analizzati, tutti riconducibili direttamente o indirettamente al favor criminale, ritiene, senza ombra di dubbio, sussistente una grave forma di ingerenza dei clan nella vita dell'ente pubblico.
Omissis nel sottolineare la caratura e la pericolosita' dei clan egemoni sul territorio maranese, responsabili gia' in passato di essersi infiltrati, per ben due volte, nell'ente locale, ed in parallelo, la complementare disponibilita' dello stesso ente a lasciarsi fuorviare dalle finalita' istituzionali con concludenti atteggiamenti collusivi, ravvisa in modo inequivocabile le medesime condizioni di chiaro ed univoco condizionamento dell'amministrazione.
Rileva, infatti, che le tantissime anomalie ed illegalita', puntualmente ed esaustivamente relazionate dalla Commissione di indagine e caratterizzate dalla ingerenza malavitosa nei diversi settori tecnici dell'urbanistica, degli appalti, dell'edilizia pubblica e dei servizi cimiteriali - di cui ha potuto avere riscontro anche l'attivita' investigativa del proprio ufficio - corroborati dai consolidati e pregnanti legami parentali delle figure di vertice del omissis e del omissis con ambienti camorristici, dimostrano una sistematica convergenza di intenti dell'agire istituzionale verso gli interessi criminali, rimasta inalterata anche a fronte di incisive attivita' giudiziarie.
Concordemente con quanto detto dal omissis ritiene pertanto quanto mai necessario un intervento di rigore, che possa consentire un non piu' rinviabile recupero dell'ente alla cura degli interessi della collettivita' nel pieno rispetto delle leggi.
In relazione agli esiti degli approfonditi accertamenti espletati e delle analisi svolte in sede di Comitato si conviene con le valutazioni espresse che denotano un'amministrazione connotata da una profonda precarieta' della regolare funzionalita', strumentale alla permeabilita' ed al condizionamento della criminalita' organizzata.
Pertanto si sottopone quanto su esposto alle valutazioni della On.le S.V. rappresentando come, anche alla luce della piu' recente giurisprudenza in materia, appaia sussistere un quadro coordinato e complessivo di univoci elementi atti a supportare l'adozione del provvedimento di scioglimento degli organi elettivi ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000.

Il Prefetto: Pantalone


 
Art. 2

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 30 dicembre 2016

MATTARELLA

Gentiloni Silveri, Presidente del
Consiglio dei ministri

Minniti, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti l'11 gennaio 2017 foglio n. 37


 
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