Gazzetta n. 194 del 22 agosto 2014 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 1 agosto 2014
Scioglimento del Consiglio comunale di Africo e nomina della commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Africo (Reggio Calabria) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012;
Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Africo, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 31 luglio 2014;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Africo (Reggio Calabria) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Africo (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica.
A seguito di alcune segnalazioni su possibili aspetti di sviamento dell'attivita' dell'ente veniva avviata, da parte delle forze di polizia, un'attivita' di monitoraggio dalla quale emergeva che alcuni componenti dell'amministrazione locale avevano assidui rapporti di frequentazione con esponenti della criminalita' organizzata.
In relazione a tali vicende ed al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nell'amministrazione comunale, il Prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 16 settembre 2013, successivamente prorogato, ha disposto, per gli accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
All'esito dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Reggio Calabria, sentito, nella seduta del 2 maggio 2014, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale antimafia, ha redatto in data 5 maggio 2014 l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale.
I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Il territorio del comune di Africo e' caratterizzato dalla radicata e pervasiva presenza di locali organizzazioni criminali ed e' limitrofo a comuni che, in passato, sono stati sciolti ai sensi dell'art. 143 del d.lgs. n. 267/2000.
Le amministrazioni che si sono succedute alla guida dell'ente sono connotate da una sostanziale continuita', atteso che il sindaco in carica e' al suo secondo mandato consecutivo, mentre un rilevante numero di amministratori eletti nel 2012 e' stato presente, a diverso titolo, nelle precedenti compagini elettive.
L'accesso ispettivo ha posto in evidenza i forti legami intercorrenti tra esponenti di ambienti controindicati ed alcuni amministratori e dipendenti del comune di Africo, molti dei quali con precedenti penali; tali rapporti, consolidatisi nel tempo, hanno prodotto uno sviamento dell'attivita' amministrativa dell'ente in funzione degli illeciti interessi e delle regole della criminalita' organizzata.
Anche il primo cittadino risulta gravato da pregiudizi penali e di polizia e a suo carico sono state registrate frequentazioni con ambienti controindicati.
Tra gli stessi sottoscrittori della lista di appartenenza di colui che sara' poi eletto sindaco vi sono soggetti collegati alla locale organizzazione criminale e soggetti gravati da pregiudizi segnalati dalle forze di polizia.
Gli accertamenti svolti hanno peraltro posto in evidenza l'illegittima ed anomala assegnazione di deleghe a consiglieri di maggioranza, in violazione dello statuto comunale, con l'attribuzione ai predetti amministratori di competenze proprie degli assessori, comportanti l'assunzione di atti a rilevanza esterna.
Un elemento concreto, significativo di una gestione dell'ente non in linea con i principi di trasparenza e legalita', e' attestato dalla circostanza che la giunta comunale ha approvato, nel corso del primo mandato, alcuni «progetti di pulizia», prorogati dall'attuale amministrazione, con l'affidamento delle relative attivita' a soggetti con pregiudizi di polizia nonche' legati da vincoli di parentela e affinita' con esponenti di vertice della locale criminalita' organizzata.
L'attivita' di accesso ha appurato, all'interno dell'ente, una situazione di generale disordine amministrativo, di sviamento dell'attivita' di gestione dai principi di legalita' e buon andamento, di mancanza di rispetto delle procedure amministrative, elementi questi che costituiscono, nel loro insieme, le condizioni prodromiche dell'ingerenza malavitosa.
Tale modus operandi trova riscontro, in particolare, nell'esame di procedimenti concernenti i servizi di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, nonche' di manutenzione, conduzione e controllo dell'impianto di depurazione e delle reti fognarie, la gestione del servizio mensa delle scuole elementari, le concessioni di suolo pubblico, le locazioni di immobili urbani e la gestione dei beni confiscati, rispetto ai quali sono state poste in essere procedure anomale e irregolari.
Con contratto stipulato nel mese di luglio 2008, nel corso del primo mandato dell'attuale sindaco, la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti sono stati affidati, a seguito di gara pubblica e senza alcun controllo antimafia, a una societa' che, sin dal 2007, e' stata destinataria di certificazione interdittiva antimafia.
Successivamente, con determina dirigenziale del mese di agosto 2011, priva di alcuna motivazione, il responsabile dell'area competente prorogava alla stessa societa' il contratto, per ulteriori diciotto mesi, in assenza dei presupposti e delle specifiche condizioni richieste dalla normativa di settore.
Allo scadere del periodo di proroga, la gestione del servizio e' stata poi ripetutamente affidata, in via diretta, ad altre societa', attraverso singole determinazioni, ulteriore aspetto questo che significativamente evidenzia una gestione dell'ente non improntata al rispetto del principio di legalita'.
Anomalie e irregolarita', in parte analoghe, hanno interessato anche l'attribuzione del servizio di manutenzione, conduzione e controllo dell'impianto di depurazione e delle reti fognarie, affidato ad una societa', in via diretta e per la durata di sette mesi, con determina del predetto responsabile dell'area. Anche in questo caso il servizio e' stato prorogato, per un breve periodo, alla stessa societa' ed allo stesso prezzo, per poi essere affidato ad altre ditte.
Come rilevato dalla commissione d'accesso, la procedura evidenzia in modo sintomatico la volonta' di frazionare artificiosamente l'appalto, in elusione delle disposizioni dell'art. 125, comma 11 del d.lgs. n. 163/2006.
Elementi di concretezza circa il condizionamento dell'attivita' dell'ente sono emersi anche dall'analisi delle procedure espletate per l'affidamento del servizio mensa per gli alunni delle scuole materne, relativo agli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014.
Si tratta di elementi che connotano i sistemi di gestione illegale delle procedure ad evidenza pubblica. Gli affidamenti in questione sono stati disposti da commissioni di gara in identica composizione ed alle procedure concorsuali ha partecipato un solo concorrente, che si e' aggiudicato l'appalto con un ribasso d'asta irrisorio.
Le indagini ispettive hanno posto in rilievo lo svolgimento di tale servizio in regime di sostanziale monopolio sin dal 2002, sempre dalla stessa societa', i cui rappresentanti legali risultano avere collegamenti e frequentazioni con esponenti della criminalita' organizzata.
Anche la complessiva attivita' del settore dei lavori pubblici e' connotata da ripetute aggiudicazioni alle stesse societa', con procedure che si concludono ben oltre i tempi previsti dalla normativa di settore.
Aspetto significativo in tal senso e' rappresentato dalla circostanza che i lavori concernenti l'adeguamento strutturale e la messa in sicurezza di un edificio adibito ad asilo comunale sono stati eseguiti da un'impresa nei cui confronti e' stata emessa certificazione interdittiva antimafia; il titolare di tale impresa e' stato inoltre destinatario di un'ordinanza di applicazione della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attivita' imprenditoriali perche' indagato per associazione per delinquere e turbativa d'asta in concorso.
La relazione dell'organo ispettivo, nel rilevare come la quasi totalita' delle procedure esaminate per l'affidamento di lavori pubblici presenti inequivocabili aspetti di illegittimita' e violazioni di legge dovuti, sostanzialmente, ad una condizionata determinazione degli organi dell'ente, ha posto in rilievo come tali aspetti scoraggino la partecipazione di imprese di altri comuni alle gare d'appalto favorendo, conseguentemente, gli affidamenti a ditte locali spesso collegate o riconducibili alle locali consorterie criminali.
Gravi carenze dell'amministrazione comunale sotto il profilo della regolamentazione e della vigilanza sono emerse anche all'esito delle verifiche disposte nel settore che si occupa dei contratti di concessione di suolo pubblico e delle locazioni di immobili urbani, il cui utilizzo e' stato autorizzato in favore di soggetti legati o riconducibili per vincoli di parentela alle locali organizzazioni criminali.
L'esame delle diverse procedure ha evidenziato anche una situazione debitoria da parte dei concessionari nei confronti del comune per un consistente importo economico. Viene posto in rilievo come, pur a fronte di tale esposizione creditoria, l'amministrazione comunale non abbia assunto alcuna iniziativa finalizzata alla regolarizzazione o al recupero di tali somme, tollerando quindi, un costante incremento del danno erariale e favorendo, nel contempo, gli interessi criminali.
Per quanto attiene alle autorizzazioni per «uso pascolo» di terreni e' stato accertato che tutti i relativi provvedimenti sono stati rilasciati in assenza del piano di assestamento forestale e sulla base di un regolamento comunale non conforme alla normativa vigente.
Solo successivamente all'insediamento della commissione ispettiva ed alla richiesta di consegna degli atti relativi alla gestione dei pascoli, il responsabile dell'ufficio tecnico ha provveduto ad affidare un incarico professionale per la redazione di un nuovo atto regolamentare.
L'organo ispettivo ha inoltre acclarato che gran parte dei concessionari e' rappresentata da soggetti collegati alle locali consorterie criminali, con vicende giudiziarie a carico, denunciati per reati connessi al pascolo abusivo.
L'insieme degli elementi raccolti ha evidenziato come, nel complesso, a fronte di ripetute illegittimita' e anomalie, sia stata riscontrata una sostanziale inerzia amministrativa imputabile sia all'apparato burocratico, il quale non ha avviato, fino al 2013, le procedure necessarie ad adeguare lo strumento regolamentare alle vigenti norme regionali, sia all'organo politico, che non ha esercitato la dovuta vigilanza sulla gestione del settore forestazione.
In tale ambito, e' emblematica la circostanza che sia l'assessore con delega alla forestazione in carica nella precedente consiliatura, sia il consigliere delegato dall'attuale amministrazione, siano soggetti riconducibili all'organizzazione criminale egemone, per frequentazioni o per vincoli familiari.
Anche l'esame della procedura relativa al concorso pubblico per un posto di istruttore direttivo tecnico evidenzia elementi sintomatici di indebite cointeressenze che arrecano pregiudizio agli interessi della collettivita'.
Il presidente della commissione esaminatrice e uno dei componenti del collegio, pur risultando di categoria funzionale pari a quella del posto messo a concorso, non erano, tuttavia, in possesso del titolo di studio, pari o superiore a quello richiesto ai concorrenti. L'incarico conferito al menzionato componente della commissione risulta, inoltre, in contrasto con la vigente normativa in materia di accesso all'impiego che vieta ai titolari di cariche politiche di essere nominati in seno alle commissioni di concorso.
Rileva, ai fini della presente relazione, anche la circostanza che l'amministrazione, di propria iniziativa, abbia concesso contributi in denaro alla locale societa' sportiva calcistica, gestita da soggetti direttamente collegabili al locale gruppo criminale.
Il comportamento dell'ente nell'attivita' di recupero e di destinazione a fini sociali dei beni confiscati alla mafia e' risultato contrario al principio di buon governo. La procedura per la ristrutturazione e il ripristino di alcuni immobili, avviata in ottemperanza al dettato di convenzioni stipulate con la regione Calabria, prevedeva l'espletamento di gare a cura di una stazione appaltante provinciale e la conclusione degli interventi secondo un preciso cronoprogramma, che non e' stato rispettato, per le ripetute richieste di differimento avanzate dall'amministrazione comunale in relazione ad asseriti motivi tecnici.
Criticita' emergono anche in relazione agli incarichi di progettazione relativi ai lavori su tre fabbricati confiscati, affidati dal comune con procedure negoziate che presentano anomalie e illegittimita' relative sia alle offerte che al possesso dei requisiti previsti per i componenti della commissione di selezione dei professionisti, nei cui confronti sono emersi pregiudizi di natura penale, nonche' frequentazioni con ambienti controindicati.
Viene altresi' posto in rilievo che nonostante l'iter procedurale sia iniziato da piu' di due anni, al momento della conclusione delle indagini disposte dall'organo ispettivo non era stato elaborato alcun progetto da parte dei tecnici incaricati.
La commissione d'accesso sottolinea che la vicenda, nel suo complesso, evidenzia i segnali sintomatici di un condizionamento del locale contesto ambientale e di retrivi codici comportamentali in base ai quali, i beni confiscati alle locali consorterie, non devono essere reimpiegati, con il risultato di vanificare le finalita' dell'istituto, sottraendo alla collettivita' l'utilizzo di tali beni.
Ulteriori aspetti che contribuiscono a definire la precaria funzionalita' dell'ente interessano il settore economico-tributario del comune.
L'indagine ispettiva ha fatto emergere rilevanti criticita' dovute alla mancata riscossione delle entrate tributarie ed extra tributarie. Le riscossioni, per gli anni 2012 e 2013, mostrano un andamento che si attesta su una capacita' di incameramento minima Diversi amministratori comunali sono debitori dell'ente locale e nei loro confronti non e' stata disposta alcuna azione per il recupero delle somme.
Aspetti significativi di un generale contesto di inefficienza amministrativa sono stati rilevati anche nel settore edilizio-urbanistico che presenta gravi carenze sotto il profilo delle disposizioni regolamentari e della vigilanza, con particolare riguardo all'attivita' di prevenzione e di repressione dell'abusivismo.
Sostanzialmente inesistente si e' rivelata anche l'attivita' sanzionatoria da parte dell'ufficio della polizia municipale. La rilevata inadeguatezza degli interventi posti in essere dal servizio competente - nel quale tra l'altro risulta incardinato un dipendente legato per vincoli di parentela ad un soggetto riconducibile ad ambienti mafiosi e gia' condannato per reati associativi - non e' stata contrastata da un'efficace attivita' di impulso e controllo degli organi di governo a cio' deputati.
Peraltro, sintomatica della complessiva situazione in essere nel comune di Africo e' l'acclarata assenza di un vero e proprio confronto e dibattito politico all'interno del consiglio comunale, considerato che le singole sedute consiliari si sono svolte nell'arco di pochi minuti, compresi quelli necessari per i prescritti adempimenti procedurali. Tali aspetti sono altresi' attestati dalla circostanza che gli argomenti all'ordine del giorno sono stati approvati, in gran parte dei casi, immediatamente dopo la loro lettura, per alzata di mano e all'unanimita', senza alcun intervento da parte dei componenti del consesso.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Africo, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Africo (Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 25 luglio 2014

Il Ministro dell'interno: Alfano
 
Allegato

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 2

La gestione del comune di Africo (Reggio Calabria) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dr.ssa Franca Tancredi - viceprefetto;
dr. Roberto Micucci - viceprefetto aggiunto;
dr. Vito Laino - funzionario economico finanziario.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Sesto, addi' 1° agosto 2014

NAPOLITANO
Renzi, Presidente del Consiglio dei
ministri

Alfano, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti l'8 agosto 2014 Ministero interno, foglio n. 1786
 
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