Gazzetta n. 132 del 10 giugno 2014 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 23 maggio 2014
Scioglimento del consiglio comunale di Badolato e nomina della commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Badolato (Catanzaro) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013;
Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Badolato, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rinnovare tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 22 maggio 2014;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Badolato (Catanzaro) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Badolato (Catanzaro) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
Nel mese di luglio 2013, all'esito di un'operazione di polizia giudiziaria, e' stata data esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro nei confronti di 25 persone.
Ai destinatari della misura sono stati contestati, tra gli altri, i reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, rapina, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti.
L'operazione ha interessato anche il primo cittadino di Badolato il quale, ancorche' non sia stato destinatario della citata ordinanza cautelare, e' indagato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, poiche' «pur non facendone organicamente parte, concorreva nella partecipazione di associazione mafiosa [....], in quanto, quale sindaco del comune di Badolato, forniva un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacita' operative dell'associazione».
In relazione a tali vicende ed al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nei confronti degli amministratori dell'ente, il prefetto di Catanzaro, con decreto del 28 agosto 2013, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.
All'esito dell'accesso ispettivo la commissione incaricata ha depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze il prefetto di Catanzaro, sentito nella seduta del 20 febbraio 2014 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha redatto l'allegata relazione in data 25 febbraio 2014, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale.
I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
L'accesso ispettivo ha posto in rilievo una sostanziale continuita' nelle amministrazioni che si sono succedute alla guida dell'ente, atteso che il sindaco, gravato da numerosi precedenti di polizia, e' attualmente al suo secondo mandato consecutivo mentre un rilevante numero degli amministratori eletti nel 2013 e' stato presente, a diverso titolo, nelle precedenti compagini elettive.
Il territorio del comune di Badolato e' caratterizzato dalla radicata e pervasiva presenza di locali organizzazioni criminali che, come anche evidenziato dalle risultanze delle indagini giudiziarie, operano in via principale nel settore del traffico internazionale di stupefacenti ed hanno esercitato la propria influenza nelle funzioni svolte dall'amministrazione comunale.
Sono stati, al riguardo, riscontrati i forti legami a diverso titolo intercorrenti tra alcuni amministratori e dipendenti del comune di Badolato, molti dei quali con precedenti di polizia, e esponenti di ambienti controindicati; tali rapporti, consolidatisi nel tempo, hanno prodotto uno sviamento dell'attivita' amministrativa dell'ente in funzione degli illeciti interessi e delle regole della criminalita' organizzata.
In particolare, per quanto attiene al primo cittadino, fonti di prova hanno posto in rilievo come in occasione delle elezioni amministrative del 2008 e del 2013 tra i sottoscrittori della lista allo stesso riconducibile vi siano stati e si siano fattivamente adoperati, a sostegno del candidato, imprenditori locali strettamente riconducibili ad ambienti controindicati nonche' esponenti delle organizzazioni criminali egemoni.
Viene, inoltre, sottolineato il ruolo svolto dal sindaco che, ben consapevole del modus operandi e dei fini perseguiti dall'associazione criminale che lo ha sostenuto nel corso delle campagne elettorali, si e' posto a disposizione dei membri della stessa per garantire vantaggi e assicurare, ai referenti del sodalizio mafioso, le condizioni per esercitare la loro influenza sulle funzioni amministrative svolte dal comune.
Dagli esiti della citata indagine giudiziaria e' emersa la titolarita' da parte del primo cittadino di numerose quote societarie e l'esistenza di interessi economici tra lo stesso e soggetti legati ad ambienti controindicati.
La relazione della commissione d'indagine si sofferma sul ruolo svolto dal sindaco nell'affidamento della gestione del complesso portuale e sui connessi interessi patrimoniali. Fonti tecniche di prova, di cui si da' conto nella citata ordinanza cautelare, hanno delineato la complessiva condotta del sindaco evidenziando come il primo cittadino non possa essere ritenuto estraneo al contesto criminale coinvolto nella gestione della predetta operazione imprenditoriale.
Dalle risultanze dell'indagine giudiziaria risulta, peraltro, come la struttura, sebbene assegnata in gestione ad un imprenditore, di fatto veniva gestita da persone riconducibili alla locale criminalita' organizzata. E' emerso, infatti, l'intricato intreccio di rapporti economici intercorrenti tra il sindaco e i locali imprenditori legati ad ambienti controindicati, che lo hanno supportato nel corso delle campagne elettorali, condizionandone successivamente l'operato. Si rileva, altresi', dalle medesime fonti d'indagine che il sindaco, benche' consapevole della radicata e pervasiva infiltrazione della criminalita' organizzata, non abbia saputo o voluto porre in essere una dovuta e concreta azione di contrasto e di denuncia.
L'attivita' di accesso ha riscontrato, all'interno dell'ente, una situazione di generale, diffusa illegalita', elemento che costituisce una delle condizioni tipiche per il determinarsi del condizionamento mafioso, atteso che l'ingerenza criminale risulta piu' agevole in condizioni di disordine organizzativo, di sviamento dell'attivita' di gestione, di mancanza di rispetto generalizzata delle procedure amministrative, consentendo tali circostanze che l'illegalita' faccia da schermo all'infiltrazione delle cosche locali.
Gli accertamenti svolti hanno, peraltro, posto in evidenza l'illegittima ed anomala commistione nella gestione degli affidamenti di lavori pubblici, rappresentata da un'indebita ingerenza degli organi politici sull'operato dell'apparato burocratico, in contrasto con il principio di separazione tra i poteri di indirizzo degli organi politici e quelli di gestione dell'apparato dirigente.
Viene, inoltre, rappresentato come buona parte degli uffici amministrativi sia caratterizzata da prassi e modalita' operative avulse dal rispetto dell'attuale quadro normativo e da una generale mancanza di efficaci forme di controllo interno sugli atti e sull'attivita' dei diversi settori.
L'accesso ispettivo ha, altresi', fatto emergere il mancato o sporadico ricorso alle procedure concernenti la documentazione antimafia previste dal codice delle leggi antimafia, elemento che si e' rivelato funzionale al mantenimento di assetti predeterminati con soggetti organici o contigui all'organizzazione criminale egemone.
Tali modalita' operative risultano evidenti in una serie di procedimenti anomali e irregolari caratterizzati dal ripetuto e forzato ricorso agli affidamenti diretti di lavori in via d'urgenza, in carenza dei presupposti richiesti dalla normativa di settore, nonche' nell'affidamento di appalti di lavori, nelle procedure finalizzate all'assunzione di personale, nel rilascio delle autorizzazioni commerciali, oltreche' nella generale gestione ed organizzazione degli uffici.
Elementi concreti di una conduzione dell'ente locale contraria ai principi di legalita' e buon andamento sono emersi dall'analisi delle determine con le quali sono stati affidati lavori attraverso il ricorso alle procedure di somma urgenza.
Sebbene, infatti, il comune disponga, cosi' come richiesto dalla normativa vigente, di un elenco di societa' di fiducia, dall'esame dei provvedimenti adottati dall'area manutentiva e dall'area tecnica, relativamente al periodo 2008;2013, emerge l'affidamento di lavori a ditte non inserite in tale elenco.
Le risultanze dell'attivita' giudiziaria hanno altresi' emblematicamente rivelato come, a decorrere dal 2009, dopo l'insediamento della nuova giunta, poi riconfermata nel 2013, societa' riconducibili ad ambienti controindicati, che fino al 2008 non avevano mai lavorato per l'ente, hanno piu' volte ricevuto incarichi per lavori o servizi pubblici di consistente importo economico.
Negli affidamenti diretti e in quelli di somma urgenza sia l'apparato politico sia quello burocratico si sono avvalsi di ditte o societa' direttamente o indirettamente implicate nei fatti criminali da cui e' scaturita l'indagine giudiziaria sopra citata o, in ogni caso, riconducibili alla locale cosca malavitosa.
Le determine adottate dall'area tecnica e manutentiva hanno inoltre evidenziato che, di frequente, nelle premesse dei provvedimenti di liquidazione delle somme di denaro, adottate per interventi invero nella maggior parte dei casi ampiamente programmabili, non viene citato alcun verbale dal quale sia possibile evincere l'urgenza dell'intervento, eludendo in tal modo la richiamata normativa di riferimento.
Concreti elementi che attestano una gestione dell'ente locale non in linea con i principi di legalita' e trasparenza sono altresi' emersi dall'analisi delle gare d'appalto per lavori o servizi pubblici.
Emblematica in tal senso si e' rivelata la gara di appalto per la realizzazione della sala consiliare, dalla quale sono emersi aspetti che attestano forme di' ingerenza e sviamento operate dalla criminalita' organizzata.
Le fasi della procedura d'appalto sono state, infatti, contraddistinte da una serie di significative irregolarita' ed illegittimita' concernenti sia i requisiti professionali del direttore dei lavori che le determine relative all'approvazione ed alla liquidazione del secondo stato di avanzamento dei lavori.
E' stato, inoltre, posto in rilievo il mancato deposito, da parte della societa' alla quale e' stata aggiudicata la gara, della documentazione attestante il rilascio dei requisiti SOA (societa' organismo di attestazione), adempimento previsto dal bando a pena di esclusione; analoghe irregolarita' riguardano la documentazione attestante il requisito della capacita' finanziaria. Peraltro, la realizzazione dell'opera e' stata caratterizzata da una consistente lievitazione dei costi, attese le numerose varianti disposte nel corso dei lavori.
Indicativa e' la circostanza che la ditta aggiudicataria degli interventi, i cui titolari sono riconducibili, per stretti rapporti parentali, ad ambienti controindicati, prima dell'elezione dell'attuale sindaco non avesse mai avuto incarichi da parte dell'ente mentre, successivamente all'elezione del primo cittadino, ha ricevuto numerosi affidamenti.
Ulteriori univoci elementi che attestano la sussistenza di cointeressenze tra amministratori comunali e esponenti della criminalita' organizzata sono emersi dall'analisi della procedura per i lavori di realizzazione di un'isola ecologica.
Il relativo progetto prende avvio su iniziativa di una locale unione dei comuni. La relazione dell'organo ispettivo ha dettagliatamente posto in rilievo come il funzionario referente per il comune di Badolato sia riconducibile, come anche sara' meglio evidenziato in seguito, per rapporti parentali e frequentazioni, ad un locale capo cosca. Lo stesso funzionario e', peraltro, uno stretto parente del responsabile del progetto in questione.
Tali legami, in un settore particolarmente delicato, quale quello dello smaltimento dei rifiuti, assumono rilevanza atteso che l'unione dei comuni ha poi affidato la realizzazione dei lavori ad una societa' il cui legale rappresentante, destinatario della citata ordinanza cautelare, e' riconducibile a esponenti di vertice della locale criminalita'.
Anomalie e irregolarita' hanno caratterizzato anche la gara per l'affidamento del servizio di manutenzione del verde pubblico.
Nel relativo fascicolo non e' stata rinvenuta alcuna documentazione attestante gli inviti a partecipare alla gara e nemmeno quella concernente le proposte economiche dei soggetti partecipanti. Peraltro, anche in questo caso, il servizio e' stato affidato ad una ditta il cui amministratore e' riconducibile, per rapporti parentali, ad ambienti controindicati.
Le procedure seguite dall'ufficio lavori pubblici e manutenzioni non rispettano i principi di trasparenza e sono caratterizzate da una persistente mancanza dei requisiti di regolarita'.
A decorrere dal 2009 e fino al mese di settembre 2013, l'ufficio e' stato suddiviso in due settori, la cui diretta responsabilita' e' stata affidata al sindaco e al vice sindaco, senza che agli stessi settori fossero preposti funzionari con specifiche professionalita'.
Le indagini ispettive hanno accertato, in relazione a tali lavori, una gestione delle spese in violazione di quanto previsto dalla normativa di riferimento.
Molte delle determine di spesa esaminate sono state adottate senza l'indicazione della voce di bilancio alla quale imputare gli oneri; e' inoltre stata accertata l'imputazione di spese a capitoli iscritti tra i' residui di anni pregressi sebbene si tratti di impegni correnti.
Tali modalita' operative denotano una consapevole volonta' dell'amministrazione comunale di aggirare le vigenti disposizioni del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, normativa che prescrive un dettagliato iter procedurale puntualmente disatteso dai competenti uffici comunali.
Come gia' evidenziato, quasi tutti i lavori pubblici e gli interventi manutentivi sono assegnati alle medesime ditte, pur se le stesse non figurano nell'albo fiduciario, formalmente istituito ma non applicato.
Elementi sintomatici che attestano la sussistenza di cointeressenze e la capacita' di ingerenza di ambienti controindicati nell'attivita' di organizzazione dell'ente, con conseguente sviamento dell'attivita' amministrativa dai principi di buon andamento e trasparenza, sono emersi dall'esame delle procedure concorsuali per l'assunzione di personale.
Significativa, in tal senso, si e' rivelata l'analisi della documentazione relativa al concorso volto alla copertura del posto di istruttore tecnico, assegnato al concorrente classificato al primo posto a pari merito con altri candidati, ma dichiarato vincitore in quanto il piu' giovane tra i partecipanti, cosi' come previsto dal relativo bando di concorso.
A seguito di ricorso presentato da uno dei candidati classificati ex equo, l'atto di nomina veniva annullato e conseguentemente il comune di Badolato, all'esito del giudizio di ottemperanza, riformulava la graduatoria concorsuale sulla base di quanto disposto dal TAR competente.
Sebbene estromesso per la menzionata decisione del giudice amministrativo, nel 2009, pochi mesi dopo l'insediamento della nuova amministrazione, il citato concorrente veniva nuovamente assunto, all'esito dello scorrimento della graduatoria del concorso. Al dipendente, in quanto persona di fiducia del sindaco, veniva affidata la responsabilita' dei procedimenti in materia di lavori pubblici e, nel contempo, la giunta, con propria delibera, attribuiva la responsabilita' dell'Area tecnica al primo cittadino.
Fonti tecniche di prova hanno consentito di acclarare come tra i soggetti coinvolti nella suddetta procedura di assunzione vi fosse la consapevolezza dell'esistenza di un diritto di prelazione del citato concorrente a ricoprire il posto divenuto vacante, in quanto persona riconducibile alla locale organizzazione criminale.
Emblematica, come ampiamente descritto nella relazione prodotta dalla commissione d'indagine, e' la circostanza che, pur a fronte di formali avvicendamenti e spostamenti di funzionari disposti nel tempo, nonche' di successive rinunce all'incarico e dello scorrimento di graduatorie concorsuali, il controllo dell'Area e' stato, di fatto, mantenuto dal citato funzionario, referente dell'organizzazione malavitosa.
E' un dato di fatto che il citato funzionario, al momento del rilascio della delega per l'accesso ispettivo, ha chiesto il distacco presso altra amministrazione.
L'organo ispettivo ha evidenziato il ruolo svolto dal predetto dipendente che, come attestato da fonti di prova documentali, e' strettamente riconducibile, per rapporti parentali nonche' per assidue frequentazioni, al locale capo cosca oltreche' a titolari di ditte interessati dalla citata ordinanza di custodia cautelare, in quanto responsabili del reato di cui all'art. 416-bis c.p.. Si tratta degli stessi soggetti che hanno ottenuto dall'amministrazione comunale l'affidamento di lavori attraverso il ricorso alla procedura per somma urgenza.
Irregolarita' ed anomalie hanno interessato anche il settore che tratta le licenze commerciali.
Dalle verifiche disposte e' emerso che un rilevante numero di autorizzazioni e' stato rilasciato in favore di soggetti gravati da precedenti penali, rilevanti ai fini della normativa antimafia.
Significativa, in tal senso, e' la vicenda concernente un locale campeggio ubicato su un terreno adiacente l'area portuale.
A seguito degli accertamenti svolti, la locale stazione dell'Arma dei carabinieri denunciava il concessionario, gia' sindaco del comune di Badolato, per occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo e realizzazione di opere abusive in zona sottoposta a vincolo paesaggistico ed ambientale.
Le indagini svolte hanno rivelato che i mezzi per l'esecuzione delle attivita' di cantiere erano stati concessi in comodato gratuito all'ex sindaco da un imprenditore con precedenti penali e legato alla locale cosca criminale.
Ulteriori rilevanti elementi che evidenziano una gestione dell'ente locale caratterizzata da una costante violazione dei principi di buon andamento e legalita' sono attestati dalla circostanza che sebbene il citato concessionario non abbia versato i dovuti canoni di locazione dal 2001 al 2010, l'amministrazione comunale non ha adottato alcun provvedimento per rimuovere l'accertata condizione di illegalita'.
Per la vicenda l'attuale sindaco e l'ex responsabile dell'area tecnica sono stati denunciati per abuso d'ufficio.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Badolato, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Badolato (Catanzaro), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 21 maggio 2014

Il Ministro dell'interno: Alfano
 
Allegato

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 2

La gestione del comune di Badolato (Catanzaro) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Mauro Passerotti - viceprefetto;
dott. Giuseppe Di Martino - viceprefetto aggiunto;
dott.ssa Rosella Maria Feroleto - funzionario economico finanziario.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 23 maggio 2014

NAPOLITANO
Renzi, Presidente del Consiglio dei
ministri

Alfano, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 29 maggio 2014 Ministero interno, foglio n. 1353
 
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