Gazzetta n. 3 del 4 gennaio 2013 (vai al sommario)
DECRETO LEGISLATIVO 31 dicembre 2012, n. 235
Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilita' e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87, quinto comma, della Costituzione;
Visto l'articolo 1, commi 63, 64 e 65, della legge 6 novembre 2012, n. 190, recante delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilita' e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni, recante: «Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati»;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, e successive modificazioni, recante: «Approvazione del testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali»;
Visto il decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, e successive modificazioni, recante: «Testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica»;
Vista la legge 27 dicembre 2001, n. 459, recante «Norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero»;
Vista la legge 24 gennaio 1979, n. 18, e successive modificazioni, recante «Elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia»;
Visto l'articolo 1, comma 1, della legge 20 luglio 2004, n. 215;
Vista la disciplina in materia di incandidabilita' per le cariche elettive e di governo regionali recata dall'articolo 15 della legge 19 marzo 1990, n. 55, e successive modificazioni, recante: «Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di pericolosita' sociale»;
Vista la disciplina in materia di incandidabilita' per le cariche elettive e di governo locale recata dagli articoli 58 e 59 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, recante: «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali»;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 dicembre 2012;
Acquisiti i pareri delle competenti commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 21 dicembre 2012;
Sulla proposta del Ministro dell'interno, di concerto con i Ministri della giustizia e per la pubblica amministrazione e la semplificazione;

E m a n a
il seguente decreto legislativo:

Art. 1

Incandidabilita' alle elezioni della Camera dei deputati e del Senato
della Repubblica

1. Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore:
a) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale;
b) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti nel libro II, titolo II, capo I, del codice penale;
c) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, determinata ai sensi dell'articolo 278 del codice di procedura penale.
Avvertenza:
Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art.10, comma 3, del testo unico delle disposizioni
sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei
decreti del Presidente della Repubblica e sulle
pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n.1092, al solo fine
di facilitare la lettura delle disposizioni di legge alle
quali e' operato il rinvio. Restano invariati il valore e
l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti.
Note alle premesse:
- L'art. 76 della Costituzione prevede che l'esercizio
della funzione legislativa non puo' essere delegato al
Governo se non con determinazione di principi e criteri
direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti
definiti.
- L'art. 87, quinto comma, della Costituzione
conferisce al Presidente della Repubblica il potere di
promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi forza di
legge e i regolamenti.
- Si riporta il testo dei commi 63, 64 e 65 dell'art. 1
della legge 6 novembre 2012, n. 190, recante "Disposizioni
per la prevenzione e la repressione della corruzione e
dell'illegalita' nella pubblica amministrazione",
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 13 novembre 2012, n.
265:
«63. Il Governo e' delegato ad adottare, senza nuovi o
maggiori oneri per la finanza pubblica, entro un anno dalla
data di entrata in vigore della presente legge, un decreto
legislativo recante un testo unico della normativa in
materia di incandidabilita' alla carica di membro del
Parlamento europeo, di deputato e di senatore della
Repubblica, di incandidabilita' alle elezioni regionali,
provinciali, comunali e circoscrizionali e di divieto di
ricoprire le cariche di presidente e di componente del
consiglio di amministrazione dei consorzi, di presidente e
di componente dei consigli e delle giunte delle unioni di
comuni, di consigliere di amministrazione e di presidente
delle aziende speciali e delle istituzioni di cui
all'articolo 114 del testo unico delle leggi
sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive
modificazioni, di presidente e di componente degli organi
esecutivi delle comunita' montane.
64. Il decreto legislativo di cui al comma 63 provvede
al riordino e all'armonizzazione della vigente normativa ed
e' adottato secondo i seguenti principi e criteri
direttivi:
a) ferme restando le disposizioni del codice penale in
materia di interdizione perpetua dai pubblici uffici,
prevedere che non siano temporaneamente candidabili a
deputati o a senatori coloro che abbiano riportato condanne
definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i
delitti previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater,
del codice di procedura penale;
b) in aggiunta a quanto previsto nella lettera a),
prevedere che non siano temporaneamente candidabili a
deputati o a senatori coloro che abbiano riportato condanne
definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i
delitti previsti nel libro secondo, titolo II, capo I, del
codice penale ovvero per altri delitti per i quali la legge
preveda una pena detentiva superiore nel massimo a tre
anni;
c) prevedere la durata dell'incandidabilita' di cui
alle lettere a) e b);
d) prevedere che l'incandidabilita' operi anche in caso
di applicazione della pena su richiesta, ai sensi
dell'articolo 444 del codice di procedura penale;
e) coordinare le disposizioni relative
all'incandidabilita' con le vigenti norme in materia di
interdizione dai pubblici uffici e di riabilitazione,
nonche' con le restrizioni all'esercizio del diritto di
elettorato attivo;
f) prevedere che le condizioni di incandidabilita' alla
carica di deputato e di senatore siano applicate altresi'
all'assunzione delle cariche di governo;
g) operare una completa ricognizione della normativa
vigente in materia di incandidabilita' alle elezioni
provinciali, comunali e circoscrizionali e di divieto di
ricoprire le cariche di presidente della provincia,
sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale,
presidente e componente del consiglio circoscrizionale,
presidente e componente del consiglio di amministrazione
dei consorzi, presidente e componente dei consigli e delle
giunte delle unioni di comuni, consigliere di
amministrazione e presidente delle aziende speciali e delle
istituzioni di cui all'articolo 114 del testo unico di cui
al citato decreto legislativo n. 267 del 2000, presidente e
componente degli organi delle comunita' montane,
determinata da sentenze definitive di condanna;
h) valutare per le cariche di cui alla lettera g), in
coerenza con le scelte operate in attuazione delle lettere
a) e i), l'introduzione di ulteriori ipotesi di
incandidabilita' determinate da sentenze definitive di
condanna per delitti di grave allarme sociale;
i) individuare, fatta salva la competenza legislativa
regionale sul sistema di elezione e i casi di
ineleggibilita' e di incompatibilita' del presidente e
degli altri componenti della giunta regionale nonche' dei
consiglieri regionali, le ipotesi di incandidabilita' alle
elezioni regionali e di divieto di ricoprire cariche negli
organi politici di vertice delle regioni, conseguenti a
sentenze definitive di condanna;
l) prevedere l'abrogazione espressa della normativa
incompatibile con le disposizioni del decreto legislativo
di cui al comma 63;
m) disciplinare le ipotesi di sospensione e decadenza
di diritto dalle cariche di cui al comma 63 in caso di
sentenza definitiva di condanna per delitti non colposi
successiva alla candidatura o all'affidamento della carica.
65. Lo schema del decreto legislativo di cui al comma
63, corredato di relazione tecnica, ai sensi dell'articolo
17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e'
trasmesso alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri
da parte delle Commissioni parlamentari competenti per
materia e per i profili finanziari, che sono resi entro
sessanta giorni dalla data di trasmissione dello schema di
decreto. Decorso il termine di cui al periodo precedente
senza che le Commissioni abbiano espresso i pareri di
rispettiva competenza, il decreto legislativo puo' essere
comunque adottato.».
- Il decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo
1957, n. 361, recante "Approvazione del testo unico delle
leggi recanti norme per la elezione della Camera dei
Deputati", e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3 giugno
1957, n. 139, S.O.
- Il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo
1967, n. 223, recante "Approvazione del testo unico delle
leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la
tenuta e la revisione delle liste elettorali", e'
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 aprile 1967, n. 106.
- Il decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533,
recante "Testo unico delle leggi recanti norme per
l'elezione del Senato della Repubblica", e' pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1993, n. 302, S.O.
- La legge 27 dicembre 2001, n. 459, recante "Norme per
l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani
residenti all'estero", e' pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale 5 gennaio 2002, n. 4.
- La legge 24 gennaio 1979, n. 18, recante "Elezione
dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia", e'
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 30 gennaio 1979, n. 29.
- Si riporta il testo dell'art. 1 della legge della
legge 20 luglio 2004, n. 215, recante "Norme in materia di
risoluzione dei conflitti di interessi", pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale 18 agosto 2004, n. 193:
«Art. 1. (Ambito soggettivo di applicazione). 1. I
titolari di cariche di governo, nell'esercizio delle loro
funzioni, si dedicano esclusivamente alla cura degli
interessi pubblici e si astengono dal porre in essere atti
e dal partecipare a deliberazioni collegiali in situazione
di conflitto d'interessi.
2. Agli effetti della presente legge per titolare di
cariche di governo si intende il Presidente del Consiglio
dei Ministri, i Ministri, i Vice Ministri, i sottosegretari
di Stato e i commissari straordinari del Governo di cui
all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400.
3. Le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano adottano disposizioni idonee ad assicurare il
rispetto del principio di cui al comma 1.».
- L'art. 15 della legge 19 marzo 1990, n. 55, recante
"Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di
tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di
pericolosita' sociale", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
23 marzo 1990, n. 69, e' stato abrogato dall'art. 274,
comma 1, lett. p) del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267, salvo per quanto riguarda gli amministratori e i
componenti degli organi comunque denominati delle aziende
sanitarie locali e ospedaliere, e i consiglieri regionali.
- Si riporta il testo degli articoli 58 e 59 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante "Testo
unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali"
articoli 58 e 59 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267, e successive modificazioni, recante "Testo unico delle
leggi sull'ordinamento degli enti locali", pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 28 settembre 2000, n. 227, S.O:
«Art. 58. (Cause ostative alla candidatura). 1. Non
possono essere candidati alle elezioni provinciali,
comunali e circoscrizionali e non possono comunque
ricoprire le cariche di presidente della provincia,
sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale,
presidente e componente del consiglio circoscrizionale,
presidente e componente del consiglio di amministrazione
dei consorzi, presidente e componente dei consigli e delle
giunte delle unioni di comuni, consigliere di
amministrazione e presidente delle aziende speciali e delle
istituzioni di cui all'articolo 114, presidente e
componente degli organi delle comunita' montane:
a) coloro che hanno riportato condanna definitiva per
il delitto previsto dall'articolo 416-bis del codice penale
o per il delitto di associazione finalizzata al traffico
illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope di cui
all'articolo 74 del testo unico approvato con D.P.R. 9
ottobre 1990, n. 309, o per un delitto di cui all'articolo
73 del citato testo unico, concernente la produzione o il
traffico di dette sostanze, o per un delitto concernente la
fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, la vendita o
cessione, nonche', nei casi in cui sia inflitta la pena
della reclusione non inferiore ad un anno, il porto, il
trasporto e la detenzione di armi, munizioni o materie
esplodenti, o per il delitto di favoreggiamento personale o
reale commesso in relazione a taluno dei predetti reati;
b) coloro che hanno riportato condanna definitiva per i
delitti previsti dagli articoli 314, primo comma
(peculato), 316 (peculato mediante profitto dell'errore
altrui), 316-bis (malversazione a danno dello Stato), 317
(concussione), 318 (corruzione per l'esercizio della
funzione), 319 (corruzione per un atto contrario ai doveri
d'ufficio), 319-ter (corruzione in atti giudiziari),
319-quater, primo comma (induzione indebita a dare o
promettere utilita'), 320 (corruzione di persona incaricata
di un pubblico servizio) del codice penale;
c) coloro che sono stati condannati con sentenza
definitiva alla pena della reclusione complessivamente
superiore a sei mesi per uno o piu' delitti commessi con
abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad
una pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da
quelli indicati nella lettera b);
d) coloro che sono stati condannati con sentenza
definitiva ad una pena non inferiore a due anni di
reclusione per delitto non colposo;
e) coloro nei cui confronti il tribunale ha applicato,
con provvedimento definitivo, una misura di prevenzione, in
quanto indiziati di appartenere ad una delle associazioni
di cui all'articolo 1 della legge 31 maggio 1965, n. 575,
come sostituito dall'articolo 13 della legge 13 settembre
1982, n. 646.
2. Per tutti gli effetti disciplinati dal presente
articolo e dall'articolo 59 la sentenza prevista
dall'articolo 444 del codice di procedura penale e'
equiparata a condanna.
3. Le disposizioni previste dal comma 1 si applicano a
qualsiasi altro incarico con riferimento al quale
l'elezione o la nomina e' di competenza:
a) del consiglio provinciale, comunale o
circoscrizionale;
b) la Giunta provinciale o del presidente, della Giunta
comunale o del sindaco, di assessori provinciali o
comunali.
4. L'eventuale elezione o nomina di coloro che si
trovano nelle condizioni di cui al comma 1 e' nulla.
L'organo che ha provveduto alla nomina o alla convalida
dell'elezione e' tenuto a revocare il relativo
provvedimento non appena venuto a conoscenza dell'esistenza
delle condizioni stesse.
5. Le disposizioni previste dai commi precedenti non si
applicano nei confronti di chi e' stato condannato con
sentenza passata in giudicato o di chi e' stato sottoposto
a misura di prevenzione con provvedimento definitivo, se e'
concessa la riabilitazione ai sensi dell'articolo 178 del
codice penale o dell'articolo 15 della legge 3 agosto 1988,
n. 327.
Art. 59. (Sospensione e decadenza di diritto). 1. Sono
sospesi di diritto dalle cariche indicate al comma 1
dell'articolo 58:
a) coloro che hanno riportato una condanna non
definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 58,
comma 1, lettera a), o per uno dei delitti previsti dagli
articoli 314, primo comma, 316, 316-bis, 317, 318, 319,
319-ter, 319-quater e 320 del codice penale;
b) coloro che, con sentenza di primo grado, confermata
in appello per la stessa imputazione, hanno riportato, dopo
l'elezione o la nomina, una condanna ad una pena non
inferiore a due anni di reclusione per un delitto non
colposo;
c) coloro nei cui confronti l'autorita' giudiziaria ha
applicato, con provvedimento non definitivo, una misura di
prevenzione in quanto indiziati di appartenere ad una delle
associazioni di cui all'articolo 1 della legge 31 maggio
1965, n. 575, come sostituito dall'articolo 13 della legge
13 settembre 1982, n. 646. La sospensione di diritto
consegue, altresi', quando e' disposta l'applicazione di
una delle misure coercitive di cui agli articoli 284, 285 e
286 del codice di procedura penale nonche' di cui
all'articolo 283, comma 1, del codice di procedura penale,
quando il divieto di dimora riguarda la sede dove si svolge
il mandato elettorale.
2. Nel periodo di sospensione i soggetti sospesi, ove
non sia possibile la sostituzione ovvero fino a quando non
sia convalidata la supplenza, non sono computati al fine
della verifica del numero legale, ne' per la determinazione
di qualsivoglia quorum o maggioranza qualificata.
3. La sospensione cessa di diritto di produrre effetti
decorsi diciotto mesi. Nel caso in cui l'appello proposto
dall'interessato avverso la sentenza di condanna sia
rigettato anche con sentenza non definitiva, decorre un
ulteriore periodo di sospensione che cessa di produrre
effetti trascorso il termine di dodici mesi dalla sentenza
di rigetto.
4. A cura della cancelleria del tribunale o della
segreteria del pubblico ministero i provvedimenti
giudiziari che comportano la sospensione sono comunicati al
prefetto, il quale, accertata la sussistenza di una causa
di sospensione, provvede a notificare il relativo
provvedimento agli organi che hanno convalidato l'elezione
o deliberato la nomina.
5. La sospensione cessa nel caso in cui nei confronti
dell'interessato venga meno l'efficacia della misura
coercitiva di cui al comma 1, ovvero venga emessa sentenza,
anche se non passata in giudicato, di non luogo a
procedere, di proscioglimento o di assoluzione o
provvedimento di revoca della misura di prevenzione o
sentenza di annullamento ancorche' con rinvio. In tal caso
la sentenza o il provvedimento di revoca devono essere
pubblicati nell'albo pretorio e comunicati alla prima
adunanza dell'organo che ha proceduto all'elezione, alla
convalida dell'elezione o alla nomina.
6. Chi ricopre una delle cariche indicate al comma 1
dell'articolo 58 decade da essa di diritto dalla data del
passaggio in giudicato della sentenza di condanna o dalla
data in cui diviene definitivo il provvedimento che applica
la misura di prevenzione.
7. Quando, in relazione a fatti o attivita' comunque
riguardanti gli enti di cui all'articolo 58, l'autorita'
giudiziaria ha emesso provvedimenti che comportano la
sospensione o la decadenza dei pubblici ufficiali degli
enti medesimi e vi e' la necessita' di verificare che non
ricorrano pericoli di infiltrazione di tipo mafioso nei
servizi degli stessi enti, il prefetto puo' accedere presso
gli enti interessati per acquisire dati e documenti ed
accertare notizie concernenti i servizi stessi.
8. Copie dei provvedimenti di cui al comma 7 sono
trasmesse al Ministro dell'interno, ai sensi dell'articolo
2 comma 2-quater del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre
1991, n. 410 e successive modifiche ed integrazioni.».

Note all'art. 1:
- Si riporta il testo degli articoli 51, commi 3-bis e
3-quater e 278 del codice di procedura penale:
«3-bis. Quando si tratta dei procedimenti per i
delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli 416,
sesto comma, 416, realizzato allo scopo di commettere
delitti previsti dagli articoli 473 e 474, 600, 601, 602,
416-bis e 630 del codice penale, per i delitti commessi
avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo
416-bis ovvero al fine di agevolare l'attivita' delle
associazioni previste dallo stesso articolo, nonche' per i
delitti previsti dall'articolo 74 del testo unico approvato
con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990,
n. 309, dall'articolo 291-quater del testo unico approvato
con decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio
1973, n. 43, e dall'articolo 260 del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, le funzioni indicate nel comma 1
lettera a) sono attribuite all'ufficio del pubblico
ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto
nel cui ambito ha sede il giudice competente.»
«3-quater. Quando si tratta di procedimenti per i
delitti consumati o tentati con finalita' di terrorismo le
funzioni indicate nel comma 1, lettera a), sono attribuite
all'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del
capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice
competente.»
"Art. 278. (Determinazione della pena agli effetti
dell'applicazione delle misure). 1. Agli effetti
dell'applicazione delle misure, si ha riguardo alla pena
stabilita dalla legge per ciascun reato consumato o
tentato. Non si tiene conto della continuazione, della
recidiva e delle circostanze del reato, fatta eccezione
della circostanza aggravante prevista al numero 5)
dell'articolo 61 del codice penale e della circostanza
attenuante prevista dall'articolo 62 n. 4 del codice penale
nonche' delle circostanze per le quali la legge stabilisce
una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato e
di quelle ad effetto speciale."

 
Art. 2
Accertamento dell'incandidabilita' in occasione delle elezioni della
Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

1. L'accertamento della condizione di incandidabilita' alle elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica comporta la cancellazione dalla lista dei candidati.
2. L'accertamento dell'incandidabilita' e' svolto, in occasione della presentazione delle liste dei candidati ed entro il termine per la loro ammissione, dall'ufficio centrale circoscrizionale, per la Camera, dall'ufficio elettorale regionale, per il Senato, e dall'ufficio centrale per la circoscrizione estero, sulla base delle dichiarazioni sostitutive attestanti l'insussistenza della condizione di incandidabilita' di cui all'articolo 1, rese da ciascun candidato ai sensi dell'articolo 46 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Gli stessi uffici accertano d'ufficio la condizione di incandidabilita' anche sulla base di atti o documenti di cui vengano comunque in possesso comprovanti la condizione di limitazione del diritto di elettorato passivo di cui all'articolo 1.
3. Per i ricorsi avverso le decisioni di cui al comma 2 trova applicazione l'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.
4. Qualora la condizione di incandidabilita' sopravvenga o sia accertata successivamente alle operazioni di cui al comma 2 e prima della proclamazione degli eletti, l'ufficio centrale circoscrizionale, per la Camera, l'ufficio elettorale regionale, per il Senato, e l'ufficio centrale per la circoscrizione Estero procedono alla dichiarazione di mancata proclamazione nei confronti del soggetto incandidabile.
Note all'art. 2:
- Si riporta il testo dell'art. 46 del decreto del
Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445,
recante "Testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di documentazione amministrativa",
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 20 febbraio 2001, n.
42, S.O:
«Art. 46. (Dichiarazioni sostitutive di certificazioni)
- 1. Sono comprovati con dichiarazioni, anche contestuali
all'istanza, sottoscritte dall'interessato e prodotte in
sostituzione delle normali certificazioni i seguenti stati,
qualita' personali e fatti:
a) data e il luogo di nascita;
b) residenza;
c) cittadinanza;
d) godimento dei diritti civili e politici;
e) stato di celibe, coniugato, vedovo o stato libero;
f) stato di famiglia;
g) esistenza in vita;
h) nascita del figlio, decesso del coniuge,
dell'ascendente o discendente;
i) iscrizione in albi, in elenchi tenuti da pubbliche
amministrazioni;
l) appartenenza a ordini professionali;
m) titolo di studio, esami sostenuti;
n) qualifica professionale posseduta, titolo di
specializzazione, di abilitazione, di formazione, di
aggiornamento e di qualificazione tecnica;
o) situazione reddituale o economica anche ai fini
della concessione dei benefici di qualsiasi tipo previsti
da leggi speciali;
p) assolvimento di specifici obblighi contributivi con
l'indicazione dell'ammontare corrisposto;
q) possesso e numero del codice fiscale, della partita
IVA e di qualsiasi dato presente nell'archivio
dell'anagrafe tributaria;
r) stato di disoccupazione;
s) qualita' di pensionato e categoria di pensione;
t) qualita' di studente;
u) qualita' di legale rappresentante di persone fisiche
o giuridiche, di tutore, di curatore e simili;
v) iscrizione presso associazioni o formazioni sociali
di qualsiasi tipo;
z) tutte le situazioni relative all'adempimento degli
obblighi militari, ivi comprese quelle attestate nel foglio
matricolare dello stato di servizio;
aa) di non aver riportato condanne penali e di non
essere destinatario di provvedimenti che riguardano
l'applicazione di misure di sicurezza e di misure di
prevenzione, di decisioni civili e di provvedimenti
amministrativi iscritti nel casellario giudiziale ai sensi
della vigente normativa;
bb) di non essere a conoscenza di essere sottoposto a
procedimenti penali;
bb-bis) di non essere l'ente destinatario di
provvedimenti giudiziari che applicano le sanzioni
amministrative di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001,
n. 231;
cc) qualita' di vivenza a carico;
dd) tutti i dati a diretta conoscenza dell'interessato
contenuti nei registri dello stato civile;
ee) di non trovarsi in stato di liquidazione o di
fallimento e di non aver presentato domanda di
concordato.».
- Si riporta il testo dell'art. 23 del decreto del
Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, recante
e successive modificazioni, recante "Approvazione del testo
unico delle leggi recanti norme per la elezione della
Camera dei Deputati", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3
giugno 1957, n. 139, S.O:
«Art. 23. (L. 16 maggio 1956, n. 493, art. 12). - Le
decisioni dell'Ufficio centrale circoscrizionale, di cui
all'articolo precedente, sono comunicate, nella stessa
giornata, ai delegati di lista.
Contro le decisioni di eliminazione di liste o di
candidati, i delegati di lista possono, entro 48 ore dalla
comunicazione, ricorrere all'Ufficio centrale nazionale.
Il ricorso deve essere depositato entro detto termine,
a pena di decadenza, nella Cancelleria dell'Ufficio
centrale circoscrizionale.
Il predetto Ufficio, nella stessa giornata, trasmette,
a mezzo di corriere speciale, all'Ufficio centrale
nazionale, il ricorso con le proprie deduzioni.
Ove il numero dei ricorsi presentati lo renda
necessario, il Primo presidente della Corte di Cassazione,
a richiesta del Presidente dell'Ufficio centrale nazionale,
aggrega all'Ufficio stesso, per le operazioni di cui al
presente articolo, altri consiglieri.
L'Ufficio centrale nazionale decide nei due giorni
successivi.
Le decisioni dell'Ufficio centrale nazionale sono
comunicate nelle 24 ore ai ricorrenti ed agli Uffici
centrali circoscrizionali.».

 
Art. 3

Incandidabilita' sopravvenuta nel corso del mandato elettivo
parlamentare

1. Qualora una causa di incandidabilita' di cui all'articolo 1 sopravvenga o comunque sia accertata nel corso del mandato elettivo, la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione. A tal fine le sentenze definitive di condanna di cui all'articolo 1, emesse nei confronti di deputati o senatori in carica, sono immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il giudice indicato nell'articolo 665 del codice di procedura penale, alla Camera di rispettiva appartenenza.
2. Se l'accertamento della causa di incandidabilita' interviene nella fase di convalida degli eletti, la Camera interessata, anche nelle more della conclusione di tale fase, procede immediatamente alla deliberazione sulla mancata convalida.
3. Nel caso in cui rimanga vacante un seggio, la Camera interessata, in sede di convalida del subentrante, verifica per quest'ultimo l'assenza delle condizioni soggettive di incandidabilita' di cui all'articolo 1.
Note all'art. 3:
- L'art. 66 della Costituzione prevede che ciascuna
Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti
e delle cause sopraggiunte di ineleggibilita' e di
incompatibilita'.
- Si riporta il testo dell'articolo 665 del codice di
procedura penale:
«Art. 665. (Giudice competente). 1. Salvo diversa
disposizione di legge, competente a conoscere
dell'esecuzione di un provvedimento e' il giudice che lo ha
deliberato.
2. Quando e' stato proposto appello, se il
provvedimento e' stato confermato o riformato soltanto in
relazione alla pena, alle misure di sicurezza o alle
disposizioni civili, e' competente il giudice di primo
grado; altrimenti e' competente il giudice di appello.
3. Quando vi e' stato ricorso per cassazione e questo
e' stato dichiarato inammissibile o rigettato ovvero quando
la corte ha annullato senza rinvio il provvedimento
impugnato, e' competente il giudice di primo grado, se il
ricorso fu proposto contro provvedimento inappellabile
ovvero a norma dell'articolo 569, e il giudice indicato nel
comma 2 negli altri casi. Quando e' stato pronunciato
l'annullamento con rinvio, e' competente il giudice di
rinvio.
4. Se l'esecuzione concerne piu' provvedimenti emessi
da giudici diversi, e' competente il giudice che ha emesso
il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.
Tuttavia, se i provvedimenti sono stati emessi da giudici
ordinari o giudici speciali, e' competente in ogni caso il
giudice ordinario.
4-bis. Se l'esecuzione concerne piu' provvedimenti
emessi dal tribunale in composizione monocratica e
collegiale, l'esecuzione e' attribuita in ogni caso al
collegio.».

 
Art. 4

Incandidabilita' alla carica di membro del Parlamento europeo
spettante all'Italia

1. Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di membro del Parlamento europeo spettante all'Italia coloro che si trovano nelle condizioni di incandidabilita' stabilite dall'articolo 1.
 
Art. 5
Accertamento ed operativita' dell'incandidabilita' in occasione delle
elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia.

1. L'accertamento della condizione di incandidabilita' alle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia comporta la cancellazione dalla lista dei candidati.
2. L'accertamento dell'incandidabilita' e' svolto, in occasione della presentazione delle liste dei candidati ed entro il termine per la loro ammissione, dall'ufficio elettorale circoscrizionale, sulla base delle dichiarazioni sostitutive attestanti l'insussistenza della condizione di incandidabilita' di cui all'articolo 1, rese da ciascun candidato ai sensi dell'articolo 46 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Lo stesso ufficio accerta la condizione soggettiva di incandidabilita' sulla base di atti o documenti di cui venga comunque in possesso comprovanti la condizione di limitazione del diritto di elettorato passivo di cui all'articolo 1.
3. Per i ricorsi avverso le decisioni di cui al comma 2 trova applicazione l'articolo 129 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
4. Qualora la condizione di incandidabilita' sopravvenga o sia accertata successivamente alle operazioni di cui al comma 2, l'ufficio elettorale circoscrizionale o l'ufficio elettorale nazionale procedono alla dichiarazione di mancata proclamazione dei candidati per i quali e' stata accertata l' incandidabilita'.
5. Qualora la condizione di incandidabilita' sopravvenga o sia accertata in epoca successiva alla data di proclamazione, la condizione stessa viene rilevata dall'ufficio elettorale nazionale, ai fini della relativa deliberazione di decadenza dalla carica. Di tale deliberazione, il Presidente dell'ufficio elettorale nazionale da' immediata comunicazione alla segreteria del Parlamento europeo.
6. Le sentenze definitive di condanna di cui all'articolo 1, emesse nei confronti di membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, sono immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il giudice indicato nell'articolo 665 del codice di procedura penale, all'ufficio elettorale nazionale, ai fini della dichiarazione di decadenza.
Note all'art. 5:
- Per il testo dell'art. 46 del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, si veda la nota
all'art. 2.
- Si riporta il testo dell'articolo 129 del decreto
legislativo 2 luglio 2010, n. 104, recante "Attuazione
dell'articolo 44 della legge 18 giugno 2009, n. 69, recante
delega al governo per il riordino del processo
amministrativo", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 7
luglio 2010, n. 156, S.O:
«Art. 129 Giudizio avverso gli atti di esclusione dal
procedimento preparatorio per le elezioni comunali,
provinciali e regionali). 1. I provvedimenti immediatamente
lesivi del diritto del ricorrente a partecipare al
procedimento elettorale preparatorio per le elezioni
comunali, provinciali e regionali e per il rinnovo dei
membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia sono
impugnabili innanzi al tribunale amministrativo regionale
competente nel termine di tre giorni dalla pubblicazione,
anche mediante affissione, ovvero dalla comunicazione, se
prevista, degli atti impugnati.
2. Gli atti diversi da quelli di cui al comma 1 sono
impugnati alla conclusione del procedimento unitamente
all'atto di proclamazione degli eletti.
3. Il ricorso di cui al comma 1, nel termine ivi
previsto, deve essere, a pena di decadenza:
a) notificato, direttamente dal ricorrente o dal suo
difensore, esclusivamente mediante consegna diretta, posta
elettronica certificata o fax, all'ufficio che ha emanato
l'atto impugnato, alla Prefettura e, ove possibile, agli
eventuali controinteressati; in ogni caso, l'ufficio che ha
emanato l'atto impugnato rende pubblico il ricorso mediante
affissione di una sua copia integrale in appositi spazi
all'uopo destinati sempre accessibili al pubblico e tale
pubblicazione ha valore di notifica per pubblici proclami
per tutti i controinteressati; la notificazione si ha per
avvenuta il giorno stesso della predetta affissione;
b) depositato presso la segreteria del tribunale adito,
che provvede a pubblicarlo sul sito internet della
giustizia amministrativa e ad affiggerlo in appositi spazi
accessibili al pubblico.
4. Le parti indicano, rispettivamente nel ricorso o
negli atti di costituzione, l'indirizzo di posta
elettronica certificata o il numero di fax da valere per
ogni eventuale comunicazione e notificazione.
5. L'udienza di discussione si celebra, senza
possibilita' di rinvio anche in presenza di ricorso
incidentale, nel termine di tre giorni dal deposito del
ricorso, senza avvisi. Alla notifica del ricorso
incidentale si provvede con le forme previste per il
ricorso principale.
6. Il giudizio e' deciso all'esito dell'udienza con
sentenza in forma semplificata, da pubblicarsi nello stesso
giorno. La relativa motivazione puo' consistere anche in un
mero richiamo delle argomentazioni contenute negli scritti
delle parti che il giudice ha inteso accogliere e fare
proprie.
7. La sentenza non appellata e' comunicata senza
indugio dalla segreteria del tribunale all'ufficio che ha
emanato l'atto impugnato.
8. Il ricorso di appello, nel termine di due giorni
dalla pubblicazione della sentenza, deve essere, a pena di
decadenza:
a) notificato, direttamente dal ricorrente o dal suo
difensore, esclusivamente mediante consegna diretta, posta
elettronica certificata o fax, all'ufficio che ha emanato
l'atto impugnato, alla Prefettura e, ove possibile, agli
eventuali controinteressati; in ogni caso, l'ufficio che ha
emanato l'atto impugnato rende pubblico il ricorso mediante
affissione di una sua copia integrale in appositi spazi
all'uopo destinati sempre accessibili al pubblico e tale
pubblicazione ha valore di notifica per pubblici proclami
per tutti i controinteressati; la notificazione si ha per
avvenuta il giorno stesso della predetta affissione; per le
parti costituite nel giudizio di primo grado la
trasmissione si effettua presso l'indirizzo di posta
elettronica certificata o il numero di fax indicato negli
atti difensivi ai sensi del comma 4;
b) depositato in copia presso il tribunale
amministrativo regionale che ha emesso la sentenza di primo
grado, il quale provvede ad affiggerlo in appositi spazi
accessibili al pubblico;
c) depositato presso la segreteria del Consiglio di
Stato, che provvede a pubblicarlo nel sito internet della
giustizia amministrativa e ad affiggerlo in appositi spazi
accessibili al pubblico.
9. Nel giudizio di appello si applicano le disposizioni
del presente articolo.
10. Nei giudizi di cui al comma 1 non si applicano le
disposizioni di cui agli articoli 52, comma 5, e 54, commi
1 e 2.».
- Per il testo dell'art. 665 del codice di procedura
penale, si veda la nota all'art. 3.

 
Art. 6

Divieto di assunzione e svolgimento di incarichi di Governo nazionale

1. Non possono ricoprire incarichi di governo, come individuati dall'articolo 1, comma 2, della legge 20 luglio 2004, n. 215, coloro che si trovano nelle condizioni di incandidabilita' previste dall'articolo 1 per le cariche di deputato e senatore.
2. Coloro che assumono incarichi di governo hanno l'obbligo di dichiarare di non trovarsi in alcuna delle condizioni di incandidabilita' previste dall'articolo 1.
3. La dichiarazione di cui al comma 2 e' rimessa dall'interessato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri prima di assumere le funzioni di Presidente del Consiglio dei Ministri o di Ministro. La dichiarazione e' resa al Presidente del Consiglio dei Ministri dai Vice Ministri, dai Sottosegretari di Stato e dai commissari straordinari del Governo di cui all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400.
4. Ai fini del presente articolo le sentenze definitive di condanna di cui all'articolo 1, sono immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il giudice indicato nell'articolo 665 del codice di procedura penale, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e determinano la decadenza di diritto dall'incarico ricoperto, dichiarata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero, ove la decadenza riguardi quest'ultimo, del Ministro dell'interno.
5. Restano ferme per i titolari di cariche di governo le cause di incompatibilita' previste da altre disposizioni di legge.
Note all'art. 6:
- Per il testo dell'art. 1 della legge 20 luglio 2004,
n. 215, si veda la nota alle premesse.
- Si riporta il testo dell'art. 11 della legge 23
agosto 1988, n. 400, recante "Disciplina dell'attivita' di
Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 12 settembre
1988, n. 214, S.O:
«Art. 11. (Commissari straordinari del Governo). 1. Al
fine di realizzare specifici obiettivi determinati in
relazione a programmi o indirizzi deliberati dal Parlamento
o dal Consiglio dei ministri o per particolari e temporanee
esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni
statali, puo' procedersi alla nomina di commissari
straordinari del Governo, ferme restando le attribuzioni
dei Ministeri, fissate per legge.
2. La nomina e' disposta con decreto del Presidente
della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio
dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei
ministri. Con il medesimo decreto sono determinati i
compiti del commissario e le dotazioni di mezzi e di
personale. L'incarico e' conferito per il tempo indicato
nel decreto di nomina, salvo proroga o revoca. Del
conferimento dell'incarico e' data immediata comunicazione
al Parlamento e notizia nella Gazzetta Ufficiale.
3. Sull'attivita' del commissario straordinario
riferisce al Parlamento il Presidente del Consiglio dei
ministri o un ministro da lui delegato.».
- Per il testo dell'art. 665 del codice di procedura
penale, si veda la nota all'art. 3.

 
Art. 7
Incandidabilita' alle elezioni regionali

1. Non possono essere candidati alle elezioni regionali, e non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della giunta regionale, assessore e consigliere regionale, amministratore e componente degli organi comunque denominati delle unita' sanitarie locali:
a) coloro che hanno riportato condanna definitiva per il delitto previsto dall'articolo 416-bis del codice penale o per il delitto di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope di cui all'articolo 74 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, o per un delitto di cui all'articolo 73 del citato testo unico, concernente la produzione o il traffico di dette sostanze, o per un delitto concernente la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, la vendita o cessione, nonche', nei casi in cui sia inflitta la pena della reclusione non inferiore ad un anno, il porto, il trasporto e la detenzione di armi, munizioni o materie esplodenti, o per il delitto di favoreggiamento personale o reale commesso in relazione a taluno dei predetti reati;
b) coloro che hanno riportato condanne definitive per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale, diversi da quelli indicati alla lettera a);
c) coloro che hanno riportato condanna definitiva per i delitti, consumati o tentati, previsti dagli articoli 314, 316, 316-bis,316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis, 323, 325, 326, 331, secondo comma, 334, 346-bis del codice penale;
d) coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o piu' delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da quelli indicati alla lettera c);
e) coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per delitto non colposo;
f) coloro nei cui confronti il tribunale ha applicato, con provvedimento definitivo, una misura di prevenzione, in quanto indiziati di appartenere ad una delle associazioni di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a) e b), del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
2. Le disposizioni previste dal comma 1 si applicano a qualsiasi altro incarico con riferimento al quale l'elezione o la nomina e' di competenza del consiglio regionale, della giunta regionale, dei rispettivi presidenti e degli assessori regionali.
3. L'eventuale elezione o nomina di coloro che si trovano nelle condizioni di cui al comma 1 e' nulla. L'organo che ha deliberato la nomina o la convalida dell'elezione e' tenuto a revocarla non appena venuto a conoscenza dell'esistenza delle condizioni stesse.
Note all'art. 7:
- Si riporta il testo dell'articolo 416-bis del codice
penale:
«Art. 416-bis. (Associazione di tipo mafioso). Chiunque
fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre
o piu' persone, e' punito con la reclusione da tre a sei
anni. Coloro che promuovono, dirigono o organizzano
l'associazione sono puniti, per cio' solo, con la
reclusione da quattro a nove anni. L'associazione e' di
tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono
della forza di intimidazione del vincolo associativo e
della condizione di assoggettamento e di omerta' che ne
deriva per commettere delitti, per acquisire in modo
diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di
attivita' economiche, di concessioni, di autorizzazioni,
appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o
vantaggi ingiusti per se' o per altri. Se l'associazione e'
armata si applica la pena della reclusione da quattro a
dieci anni nei casi previsti dal primo comma e da cinque a
quindici anni nei casi previsti dal secondo comma.
L'associazione si considera armata quando i partecipanti
hanno la disponibilita', per il conseguimento della
finalita' dell'associazione, di armi o materie esplodenti,
anche se occultate o tenute in luogo di deposito. Se le
attivita' economiche di cui gli associati intendono
assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto
o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di
delitti, le pene stabilite nei commi precedenti sono
aumentate da un terzo alla meta'. Nei confronti del
condannato e' sempre obbligatoria la confisca delle cose
che servirono o furono destinate a commettere il reato e
delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto
o che ne costituiscono l'impiego. Decadono inoltre di
diritto le licenze di polizia, di commercio, di
commissionario astatore presso i mercati annonari
all'ingrosso, le concessioni di acque pubbliche e i diritti
ad esse inerenti nonche' le iscrizioni agli albi di
appaltatori di opere o di forniture pubbliche di cui il
condannato fosse titolare. Le disposizioni del presente
articolo si applicano anche alla camorra e alle altre
associazioni, comunque localmente denominate, che valendosi
della forza intimidatrice del vincolo associativo
perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni
di tipo mafioso.».
- Si riportano i testi degli articoli 73 e 74 del testo
unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica
9 ottobre 1990, n. 309, recante "Testo unico delle leggi in
materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze
psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi
stati di tossicodipendenza", pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 31 ottobre 1990, n. 255, S.O:
«Art. 73. (Legge 26 giugno 1990, n. 162, art. 14, comma
1 - Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze
stupefacenti o psicotrope). 1. Chiunque, senza
l'autorizzazione di cui all'articolo 17, coltiva, produce,
fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita,
cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri,
invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque
scopo sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla
tabella I prevista dall'articolo 14, e' punito con la
reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro
26.000 a euro 260.000.
1-bis. Con le medesime pene di cui al comma 1 e' punito
chiunque, senza l'autorizzazione di cui all'articolo 17,
importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o
comunque illecitamente detiene:
a) sostanze stupefacenti o psicotrope che per
quantita', in particolare se superiore ai limiti massimi
indicati con decreto del Ministro della salute emanato di
concerto con il Ministro della giustizia sentita la
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
nazionale per le politiche antidroga, ovvero per modalita'
di presentazione, avuto riguardo al peso lordo complessivo
o al confezionamento frazionato, ovvero per altre
circostanze dell'azione, appaiono destinate ad un uso non
esclusivamente personale;
b) medicinali contenenti sostanze stupefacenti o
psicotrope elencate nella tabella II, sezione A, che
eccedono il quantitativo prescritto. In questa ultima
ipotesi, le pene suddette sono diminuite da un terzo alla
meta'.
2. Chiunque, essendo munito dell'autorizzazione di cui
all'articolo 17, illecitamente cede, mette o procura che
altri metta in commercio le sostanze o le preparazioni
indicate nelle tabelle I e II di cui all'articolo 14, e'
punito con la reclusione da sei a ventidue anni e con la
multa da euro 26.000 a euro 300.000.
2-bis. Abrogato
3. Le stesse pene si applicano a chiunque coltiva,
produce o fabbrica sostanze stupefacenti o psicotrope
diverse da quelle stabilite nel decreto di autorizzazione.
4. Quando le condotte di cui al comma 1 riguardano i
medicinali ricompresi nella tabella II, sezioni A, B, C e
D, limitatamente a quelli indicati nel numero 3-bis) della
lettera e) del comma 1 dell' articolo 14 e non ricorrono le
condizioni di cui all'articolo 17, si applicano le pene ivi
stabilite, diminuite da un terzo alla meta'.
5. Quando, per i mezzi, per la modalita' o le
circostanze dell'azione ovvero per la qualita' e quantita'
delle sostanze, i fatti previsti dal presente articolo sono
di lieve entita', si applicano le pene della reclusione da
uno a sei anni e della multa da euro 3.000 a euro 26.000.
5-bis. Nell'ipotesi di cui al comma 5, limitatamente ai
reati di cui al presente articolo commessi da persona
tossicodipendente o da assuntore di sostanze stupefacenti o
psicotrope, il giudice, con la sentenza di condanna o di
applicazione della pena su richiesta delle parti a norma
dell'articolo 444 del codice di procedura penale, su
richiesta dell'imputato e sentito il pubblico ministero,
qualora non debba concedersi il beneficio della sospensione
condizionale della pena, puo' applicare, anziche' le pene
detentive e pecuniarie, quella del lavoro di pubblica
utilita' di cui all'articolo 54 del decreto legislativo 28
agosto 2000, n. 274, secondo le modalita' ivi previste. Con
la sentenza il giudice incarica l'Ufficio locale di
esecuzione penale esterna di verificare l'effettivo
svolgimento del lavoro di pubblica utilita'. L'Ufficio
riferisce periodicamente al giudice. In deroga a quanto
disposto dall'articolo 54 del decreto legislativo 28 agosto
2000, n. 274, il lavoro di pubblica utilita' ha una durata
corrispondente a quella della sanzione detentiva irrogata.
Esso puo' essere disposto anche nelle strutture private
autorizzate ai sensi dell'articolo 116, previo consenso
delle stesse. In caso di violazione degli obblighi connessi
allo svolgimento del lavoro di pubblica utilita', in deroga
a quanto previsto dall'articolo 54 del decreto legislativo
28 agosto 2000, n. 274, su richiesta del pubblico ministero
o d'ufficio, il giudice che procede, o quello
dell'esecuzione, con le formalita' di cui all'articolo 666
del codice di procedura penale, tenuto conto dell'entita'
dei motivi e delle circostanze della violazione, dispone la
revoca della pena con conseguente ripristino di quella
sostituita. Avverso tale provvedimento di revoca e' ammesso
ricorso per cassazione, che non ha effetto sospensivo. Il
lavoro di pubblica utilita' puo' sostituire la pena per non
piu' di due volte.
6. Se il fatto e' commesso da tre o piu' persone in
concorso tra loro, la pena e' aumentata.
7. Le pene previste dai commi da 1 a 6 sono diminuite
dalla meta' a due terzi per chi si adopera per evitare che
l'attivita' delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori,
anche aiutando concretamente l'autorita' di polizia o
l'autorita' giudiziaria nella sottrazione di risorse
rilevanti per la commissione dei delitti.
«Art. 74 (Legge 26 giugno 1990, n. 162, articoli 14,
comma 1, e 38, comma 2 - Associazione finalizzata al
traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope).
1. Quando tre o piu' persone si associano allo scopo di
commettere piu' delitti tra quelli previsti dall'articolo
70, commi 4, 6 e 10, escluse le operazioni relative alle
sostanze di cui alla categoria III dell'allegato I al
regolamento (CE) n. 273/2004 e dell'allegato al regolamento
n. 111/2005, ovvero dall'articolo 73, chi promuove,
costituisce, dirige, organizza o finanzia l'associazione e'
punito per cio' solo con la reclusione non inferiore a
venti anni.
2. Chi partecipa all'associazione e' punito con la
reclusione non inferiore a dieci anni.
3. La pena e' aumentata se il numero degli associati e'
di dieci o piu' o se tra i partecipanti vi sono persone
dedite all'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope.
4. Se l'associazione e' armata la pena, nei casi
indicati dai commi 1 e 3, non puo' essere inferiore a
ventiquattro anni di reclusione e, nel caso previsto dal
comma 2, a dodici anni di reclusione. L'associazione si
considera armata quando i partecipanti hanno la
disponibilita' di armi o materie esplodenti, anche se
occultate o tenute in luogo di deposito.
5. La pena e' aumentata se ricorre la circostanza di
cui alla lettera e) del comma 1 dell'articolo 80.
6. Se l'associazione e' costituita per commettere i
fatti descritti dal comma 5 dell'articolo 73, si applicano
il primo e il secondo comma dell'articolo 416 del codice
penale.
7. Le pene previste dai commi da 1 a 6 sono diminuite
dalla meta' a due terzi per chi si sia efficacemente
adoperato per assicurare le prove del reato o per sottrarre
all'associazione risorse decisive per la commissione dei
delitti.
8. Quando in leggi e decreti e' richiamato il reato
previsto dall'articolo 75 della legge 22 dicembre 1975, n.
685, abrogato dall'articolo 38, comma 1, della legge 26
giugno 1990, n. 162, il richiamo si intende riferito al
presente articolo.».
- Per il testo dell'art. 51, commi 3-bis e 3-quater del
codice di procedura penale, si veda la nota all'art. 1.
- Si riportano i testi degli articoli 314, 316,
316-bis, 316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 319-quater, 320,
321, 322, 322-bis, 323, 325, 326, 331, 334, 346-bis del
codice penale;
"Art. 314. (Peculato). Il pubblico ufficiale o
l'incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per
ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque
la disponibilita' di danaro o di altra cosa mobile altrui,
se ne appropria, e' punito con la reclusione da quattro a
dieci anni. Si applica la pena della reclusione da sei mesi
a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di
fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l'uso
momentaneo, e' stata immediatamente restituita."
"Art. 316. (Peculato mediante profitto dell'errore
altrui). Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un
pubblico servizio, il quale, nell'esercizio delle funzioni
o del servizio, giovandosi dell'errore altrui, riceve o
ritiene indebitamente, per se' o per un terzo, denaro od
altra utilita', e' punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni."
"Art. 316-bis. (Malversazione a danno dello Stato).
Chiunque, estraneo alla pubblica amministrazione, avendo
ottenuto dallo Stato o da altro ente pubblico o dalle
Comunita' europee contributi, sovvenzioni o finanziamenti
destinati a favorire iniziative dirette alla realizzazione
di opere od allo svolgimento di attivita' di pubblico
interesse, non li destina alle predette finalia', e' punito
con la reclusione da sei mesi a quattro anni."
"Art. 316-ter (Indebita percezione di erogazioni a
danno dello Stato). Salvo che il fatto costituisca il reato
previsto dall'articolo 640-bis, chiunque mediante
l'utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di
documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero mediante
l'omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente,
per se' o per altri, contributi, finanziamenti, mutui
agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque
denominate, concessi o erogati dallo Stato, da altri enti
pubblici o dalle Comunita' europee e' punito con la
reclusione da sei mesi a tre anni. Quando la somma
indebitamente percepita e' pari o inferiore a 3999,96 euro
si applica soltanto la sanzione amministrativa del
pagamento di una somma di denaro da 5.164 euro a 25.822
euro. Tale sanzione non puo' comunque superare il triplo
del beneficio conseguito."
"Art. 317. (Concussione). Il pubblico ufficiale che,
abusando della sua qualita' o dei suoi poteri, costringe
taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un
terzo, denaro o altra utilita' e' punito con la reclusione
da sei a dodici anni."
"Art. 318. (Corruzione per l'esercizio della funzione).
Il pubblico ufficiale che, per l'esercizio delle sue
funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per se' o
per un terzo, denaro o altra utilita' o ne accetta la
promessa e' punito con la reclusione da uno a cinque anni."
"Art. 319. (Corruzione per un atto contrario ai doveri
d'ufficio). Il pubblico ufficiale che, per omettere o
ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo
ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto
contrario ai doveri di ufficio, riceve, per se' o per un
terzo, denaro od altra utilita', o ne accetta la promessa,
e' punito con la reclusione da quattro a otto anni."
"Art. 319-ter (Corruzione in atti giudiziari). Se i
fatti indicati negli articoli 318 e 319 sono commessi per
favorire o danneggiare una parte in un processo civile,
penale o amministrativo, si applica la pena della
reclusione da tre a otto anni. Se dal fatto deriva
l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore
a cinque anni, la pena e' della reclusione da quattro a
dodici anni; se deriva l'ingiusta condanna alla reclusione
superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena e' della
reclusione da sei a venti anni (1). (1) Articolo aggiunto
dalla legge 26 aprile 1990, n. 86."
"Art. 319-quater (Induzione indebita a dare o
promettere utilita'). 1. Salvo che il fatto costituisca
piu' grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di
pubblico servizio che, abusando della sua qualita' o dei
suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere
indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilita'
e' punito con la reclusione da tre a otto anni.
2. Nei casi previsti dal primo comma, chi da' o
promette denaro o altra utilita' e' punito con la
reclusione fino a tre anni."
"Art. 320. (Corruzione di persona incaricata di un
pubblico servizio). Le disposizioni degli articoli 318 e
319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico
servizio.
In ogni caso, le pene sono ridotte in misura non
superiore a un terzo."
"Art. 321. (Pene per il corruttore). Le pene stabilite
nel primo comma dell'articolo 318, nell'articolo 319,
nell'articolo 319-bis, nell'art. 319-ter, e nell'articolo
320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e
319, si applicano anche a chi da' o promette al pubblico
ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio il
denaro od altra utilita'."
"Art. 322. (Istigazione alla corruzione). Chiunque
offre o promette denaro od altra utilita' non dovuti ad un
pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico
servizio, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi
poteri, soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia
accettata, alla pena stabilita nel primo comma
dell'articolo 318, ridotta di un terzo.
Se l'offerta o la promessa e' fatta per indurre un
pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio
ad omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a
fare un atto contrario ai suoi doveri, il colpevole
soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia
accettata, alla pena stabilita nell'articolo 319, ridotta
di un terzo.
La pena di cui al primo comma si applica al pubblico
ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che
sollecita una promessa o dazione di denaro o altra utilita'
per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri.
La pena di cui al secondo comma si applica al pubblico
ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che
sollecita una promessa o dazione di denaro od altra
utilita' da parte di un privato per le finalita' indicate
dall'articolo 319."
"Art. 322-bis. (Peculato, concussione, induzione
indebita dare o promettere utilita', corruzione e
istigazione alla corruzione di membri degli organi delle
Comunita' europee e di funzionari delle Comunita' europee e
di Stati esteri). Le disposizioni degli articoli 314, 316,
da 317 a 320 e 322, terzo e quarto comma, si applicano
anche:
1) ai membri della Commissione delle Comunita' europee,
del Parlamento europeo, della Corte di Giustizia e della
Corte dei conti delle Comunita' europee;
2) ai funzionari e agli agenti assunti per contratto a
norma dello statuto dei funzionari delle Comunita' europee
o del regime applicabile agli agenti delle Comunita'
europee;
3) alle persone comandate dagli Stati membri o da
qualsiasi ente pubblico o privato presso le Comunita'
europee, che esercitino funzioni corrispondenti a quelle
dei funzionari o agenti delle Comunita' europee;
4) ai membri e agli addetti a enti costituiti sulla
base dei Trattati che istituiscono le Comunita' europee;
5) a coloro che, nell'ambito di altri Stati membri
dell'Unione europea, svolgono funzioni o attivita'
corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli
incaricati di un pubblico servizio.
Le disposizioni degli articoli 319-quater, secondo
comma, 321 e 322, primo e secondo comma, si applicano anche
se il denaro o altra utilita' e' dato, offerto o promesso:
1) alle persone indicate nel primo comma del presente
articolo;
2) a persone che esercitano funzioni o attivita'
corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli
incaricati di un pubblico servizio nell'ambito di altri
Stati esteri o organizzazioni pubbliche internazionali,
qualora il fatto sia commesso per procurare a se' o ad
altri un indebito vantaggio in operazioni economiche
internazionali ovvero al fine di ottenere o di mantenere
un'attivita' economica finanziaria.
Le persone indicate nel primo comma sono assimilate ai
pubblici ufficiali, qualora esercitino funzioni
corrispondenti, e agli incaricati di un pubblico servizio
negli altri casi."
"Art. 323. (Abuso di ufficio). Salvo che il fatto non
costituisca un piu' grave reato, il pubblico ufficiale o
l'incaricato di pubblico sevizio che, nello svolgimento
delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di
legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in
presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto
o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a
se' o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero
arreca ad altri un danno ingiusto e' punito con la
reclusione da uno a quattro anni.
La pena e' aumentata nei casi in cui il vantaggio o il
danno hanno un carattere di rilevante gravita'."
"Art. 325. (Utilizzazione d'invenzioni o scoperte
conosciute per ragione d'ufficio). Il pubblico ufficiale o
l'incaricato di un pubblico servizio, che impiega, a
proprio o altrui profitto, invenzioni o scoperte
scientifiche, o nuove applicazioni industriali, che egli
conosca per ragione dell'ufficio o servizio, e che debbano
rimanere segrete, e' punito con la reclusione da uno a
cinque anni e con la multa non inferiore a euro 516."
"Art. 326. (Rivelazione ed utilizzazione di segreti di
ufficio). Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di
un pubblico servizio, che, violando i doveri inerenti alle
funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua
qualita', rivela notizie d'ufficio, le quali debbano
rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la
conoscenza, e' punito con la reclusione da sei mesi a tre
anni.
Se l'agevolazione e' soltanto colposa, si applica la
reclusione fino a un anno.
Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un
pubblico servizio, che, per procurare a se' o ad altri un
indebito profitto patrimoniale, si avvale illegittimamente
di notizie d'ufficio, le quali debbano rimanere segrete, e'
punito con la reclusione da due a cinque anni. Se il fatto
e' commesso al fine di procurare a se' o ad altri un
ingiusto profitto non patrimoniale o di cagionare ad altri
un danno ingiusto, si applica la pena della reclusione fino
a due anni."
"Art. 331. (Interruzione di un servizio pubblico o di
pubblica necessita'). Chi, esercitando imprese di servizi
pubblici o di pubblica necessita', interrompe il servizio,
ovvero sospende il lavoro nei suoi stabilimenti, uffici o
aziende, in modo da turbare la regolarita' del servizio, e'
punito con la reclusione da sei mesi a un anno e con la
multa non inferiore a euro 516.
I capi, promotori od organizzatori sono puniti con la
reclusione da tre a sette anni e con la multa non inferiore
a euro 3.098.
Si applica la disposizione dell'ultimo capoverso
dell'articolo precedente."
"Art. 334. (Sottrazione o danneggiamento di cose
sottoposte a sequestro disposto nel corso di un
procedimento penale o dall'autorita' amministrativa).
Chiunque sottrae, sopprime, distrugge, disperde o deteriora
una cosa sottoposta a sequestro disposto nel corso di un
procedimento penale o dall'autorita' amministrativa e
affidata alla sua custodia, al solo scopo di favorire il
proprietario di essa, e' punito con la reclusione da sei
mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 516.
Si applicano la reclusione da tre mesi a due anni e la
multa da euro 30 a euro 309 se la sottrazione, la
soppressione, la distruzione, la dispersione o il
deterioramento sono commessi dal proprietario della cosa
affidata alla sua custodia.
La pena e' della reclusione da un mese ad un anno e
della multa fino a euro 309, se il fatto e' commesso dal
proprietario della cosa medesima non affidata alla sua
custodia."
"Art. 346-bis (Traffico di influenze illecite). 1.
Chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli
articoli 319 e 319-ter, sfruttando relazioni esistenti con
un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico
servizio, indebitamente fa dare o promettere, a se' o ad
altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo
della propria mediazione illecita verso il pubblico
ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio ovvero per
remunerarlo, in relazione al compimento di un atto
contrario ai doveri di ufficio o all'omissione o al ritardo
di un atto del suo ufficio, e' punito con la reclusione da
uno a tre anni.
2. La stessa pena si applica a chi indebitamente da' o
promette denaro o altro vantaggio patrimoniale.
3. La pena e' aumentata se il soggetto che
indebitamente fa dare o promettere, a se' o ad altri,
denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica
di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico
servizio.
4. Le pene sono altresi' aumentate se i fatti sono
commessi in relazione all'esercizio di attivita'
giudiziarie.
5. Se i fatti sono di particolare tenuita', la pena e'
diminuita."
- Si riporta il testo all'articolo 4 del decreto
legislativo 6 settembre 2011, n. 159, recante "Codice delle
leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonche'
nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia,
a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n.
136" , pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 settembre
2011, n. 226, S.O.:
«Art. 4. ( Soggetti destinatari). 1. I provvedimenti
previsti dal presente capo si applicano:
a) agli indiziati di appartenere alle associazioni di
cui all'articolo 416-bis c.p.;
b) ai soggetti indiziati di uno dei reati previsti
dall'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura
penale ovvero del delitto di cui all'articolo 12-quinquies,
comma 1, del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306,
convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992,
n. 356;
c) ai soggetti di cui all'articolo 1;
d) a coloro che, operanti in gruppi o isolatamente,
pongano in essere atti preparatori, obiettivamente
rilevanti, diretti a sovvertire l'ordinamento dello Stato,
con la commissione di uno dei reati previsti dal capo I,
titolo VI, del libro II del codice penale o dagli articoli
284, 285, 286, 306, 438, 439, 605 e 630 dello stesso codice
nonche' alla commissione dei reati con finalita' di
terrorismo anche internazionale;
e) a coloro che abbiano fatto parte di associazioni
politiche disciolte ai sensi della legge 20 giugno 1952, n.
645, e nei confronti dei quali debba ritenersi, per il
comportamento successivo, che continuino a svolgere una
attivita' analoga a quella precedente;
f) a coloro che compiano atti preparatori,
obiettivamente rilevanti, diretti alla ricostituzione del
partito fascista ai sensi dell'articolo 1 della legge n.
645 del 1952, in particolare con l'esaltazione o la pratica
della violenza;
g) fuori dei casi indicati nelle lettere d), e) ed f),
siano stati condannati per uno dei delitti previsti nella
legge 2 ottobre 1967, n. 895, e negli articoli 8 e seguenti
della legge 14 ottobre 1974, n. 497, e successive
modificazioni, quando debba ritenersi, per il loro
comportamento successivo, che siano proclivi a commettere
un reato della stessa specie col fine indicato alla lettera
d);
h) agli istigatori, ai mandanti e ai finanziatori dei
reati indicati nelle lettere precedenti. E' finanziatore
colui il quale fornisce somme di denaro o altri beni,
conoscendo lo scopo cui sono destinati;
i) alle persone indiziate di avere agevolato gruppi o
persone che hanno preso parte attiva, in piu' occasioni,
alle manifestazioni di violenza di cui all'articolo 6 della
legge 13 dicembre 1989, n. 401.».

 
Art. 8

Sospensione e decadenza di diritto per incandidabilita' alle cariche
regionali

1. Sono sospesi di diritto dalle cariche indicate all'articolo 7, comma 1:
a) coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 7, comma 1, lettera a), b), e c);
b) coloro che, con sentenza di primo grado, confermata in appello per la stessa imputazione, hanno riportato una condanna ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo, dopo l'elezione o la nomina;
c) coloro nei cui confronti l'autorita' giudiziaria ha applicato, con provvedimento non definitivo, una misura di prevenzione in quanto indiziati di appartenere ad una delle associazioni di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a) e b), del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
2. La sospensione di diritto consegue, altresi', quando e' disposta l'applicazione di una delle misure coercitive di cui agli articoli 284, 285 e 286 del codice di procedura penale nonche' di cui all'articolo 283, comma 1, del codice di procedura penale, quando il divieto di dimora riguarda la sede dove si svolge il mandato elettorale.
3. Nel periodo di sospensione i soggetti sospesi, fatte salve le diverse specifiche discipline regionali, non sono computati al fine della verifica del numero legale, ne' per la determinazione di qualsivoglia quorum o maggioranza qualificata. La sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi. La cessazione non opera, tuttavia, se entro il termine di cui al precedente periodo l'impugnazione in punto di responsabilita' e' rigettata anche con sentenza non definitiva. In quest'ultima ipotesi la sospensione cessa di produrre effetti decorso il termine di dodici mesi dalla sentenza di rigetto.
4. A cura della cancelleria del tribunale o della segreteria del pubblico ministero i provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione ai sensi del comma 1 sono comunicati al prefetto del capoluogo della Regione che ne da' immediata comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri il quale, sentiti il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell'interno, adotta il provvedimento che accerta la sospensione. Tale provvedimento e' notificato, a cura del prefetto del capoluogo della Regione, al competente consiglio regionale per l'adozione dei conseguenti adempimenti di legge. Per la regione siciliana e la regione Valle d'Aosta le competenze di cui al presente articolo sono esercitate, rispettivamente, dal commissario dello Stato e dal presidente della commissione di coordinamento; per le province autonome di Trento e di Bolzano sono esercitate dai rispettivi commissari del Governo. Per la durata della sospensione al consigliere regionale spetta un assegno pari all'indennita' di carica ridotta di una percentuale fissata con legge regionale.
5. La sospensione cessa nel caso in cui nei confronti dell'interessato venga meno l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1, ovvero venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento o di assoluzione o provvedimento di revoca della misura di prevenzione o sentenza di annullamento ancorche' con rinvio. In tal caso la sentenza o il provvedimento di revoca devono essere pubblicati nell'albo pretorio e comunicati alla prima adunanza dell'organo che ha proceduto all'elezione, alla convalida dell'elezione o alla nomina.
6. Chi ricopre una delle cariche indicate all'articolo 7, comma 1, decade da essa di diritto dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna o dalla data in cui diviene definitivo il provvedimento che applica la misura di prevenzione.
Note all'art. 8:
- Per il testo dell'articolo 4 del decreto legislativo
6 settembre 2011, n. 159, si veda la nota all'art. 7.
- Si riporta il testo degli articoli 283, 284, 285 e
286 del codice di procedura penale:
"Art. 283. (Divieto e obbligo di dimora). 1. Con il
provvedimento che dispone il divieto di dimora, il giudice
prescrive all'imputato di non dimorare in un determinato
luogo e di non accedervi senza l'autorizzazione del giudice
che procede.
2. Con il provvedimento che dispone l'obbligo di
dimora, il giudice prescrive all'imputato di non
allontanarsi, senza l'autorizzazione del giudice che
procede, dal territorio del comune di dimora abituale
ovvero, al fine di assicurare un piu' efficace controllo o
quando il comune di dimora abituale non e' sede di ufficio
di polizia, dal territorio di una frazione del predetto
comune o dal territorio di un comune viciniore ovvero di
una frazione di quest'ultimo. Se per la personalita' del
soggetto o per le condizioni ambientali la permanenza in
tali luoghi non garantisce adeguatamente le esigenze
cautelari previste dall'articolo 274, l'obbligo di dimora
puo' essere disposto nel territorio di un altro comune o
frazione di esso, preferibilmente nella provincia e
comunque nell'ambito della regione ove e' ubicato il comune
di abituale dimora.
3. Quando dispone l'obbligo di dimora, il giudice
indica l'autorita' di polizia alla quale l'imputato deve
presentarsi senza ritardo e dichiarare il luogo ove
fissera' la propria abitazione. Il giudice puo' prescrivere
all'imputato di dichiarare all'autorita' di polizia gli
orari e i luoghi in cui sara' quotidianamente reperibile
per i necessari controlli, con obbligo di comunicare
preventivamente alla stessa autorita' le eventuali
variazioni dei luoghi e degli orari predetti.
4. Il giudice puo', anche con separato provvedimento,
prescrivere all'imputato di non allontanarsi
dall'abitazione in alcune ore del giorno, senza pregiudizio
per le normali esigenze di lavoro.
5. Nel determinare i limiti territoriali delle
prescrizioni, il giudice considera, per quanto e'
possibile, le esigenze di alloggio, di lavoro e di
assistenza dell'imputato. Quando si tratta di persona
tossicodipendente o alcooldipendente che abbia in corso un
programma terapeutico di recupero nell'ambito di una
struttura autorizzata, il giudice stabilisce i controlli
necessari per accertare che il programma di recupero
prosegua.
6. Dei provvedimenti del giudice e' data in ogni caso
immediata comunicazione all'autorita' di polizia
competente, che ne vigila l'osservanza e fa rapporto al
pubblico ministero di ogni infrazione."
"Art. 284. (Arresti domiciliari). 1. Con il
provvedimento che dispone gli arresti domiciliari, il
giudice prescrive all'imputato di non allontanarsi dalla
propria abitazione o da altro luogo di privata dimora
ovvero da un luogo pubblico di cura o di assistenza.
2. Quando e' necessario, il giudice impone limiti o
divieti alla facolta' dell'imputato di comunicare con
persone diverse da quelle che con lui coabitano o che lo
assistono.
3. Se l'imputato non puo' altrimenti provvedere alle
sue indispensabili esigenze di vita ovvero versa in
situazione di assoluta indigenza, il giudice puo'
autorizzarlo ad assentarsi nel corso della giornata dal
luogo di arresto per il tempo strettamente necessario per
provvedere alle suddette esigenze ovvero per esercitare una
attivita' lavorativa.
4. Il pubblico ministero o la polizia giudiziaria,
anche di propria iniziativa, possono controllare in ogni
momento l'osservanza delle prescrizioni imposte
all'imputato.
5. L'imputato agli arresti domiciliari si considera in
stato di custodia cautelare.
5-bis. Non possono essere, comunque, concessi gli
arresti domiciliari a chi sia stato condannato per il reato
di evasione nei cinque anni precedenti al fatto per il
quale si procede. A tale fine il giudice assume nelle forme
piu' rapide le relative notizie."
"Art. 285. (Custodia cautelare in carcere). 1. Con il
provvedimento che dispone la custodia cautelare, il giudice
ordina agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria
che l'imputato sia catturato e immediatamente condotto in
un istituto di custodia per rimanervi a disposizione
dell'autorita' giudiziaria.
2. Prima del trasferimento nell'istituto la persona
sottoposta a custodia cautelare non puo' subire limitazione
della liberta', se non per il tempo e con le modalita'
strettamente necessarie alla sua traduzione.
3. Per determinare la pena da eseguire, la custodia
cautelare subita si computa a norma dell'articolo 657,
anche quando si tratti di custodia cautelare subita
all'estero in conseguenza di una domanda di estradizione
ovvero nel caso di rinnovamento del giudizio a norma
dell'articolo 11 del codice penale."
"Art. 286. (Custodia cautelare in luogo di cura). 1. Se
la persona da sottoporre a custodia cautelare si trova in
stato di infermita' di mente che ne esclude o ne diminuisce
grandemente la capacita' di intendere o di volere, il
giudice, in luogo della custodia in carcere, puo' disporre
il ricovero provvisorio in idonea struttura del servizio
psichiatrico ospedaliero, adottando i provvedimenti
necessari per prevenire il pericolo di fuga. Il ricovero
non puo' essere mantenuto quando risulta che l'imputato non
e' piu' infermo di mente.
2. Si applicano le disposizioni dell'articolo 285 commi
2 e 3."

 
Art. 9

Cancellazione dalle liste per incandidabilita' alle elezioni
regionali

1. In occasione della presentazione delle liste dei candidati per le elezioni del presidente della regione e dei consiglieri regionali, oltre alla documentazione prevista dall'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, e dall'articolo 1, commi 3 e 8, della legge 23 febbraio 1995, n. 43, o prevista dalle relative disposizioni delle leggi elettorali regionali, ciascun candidato rende, unitamente alla dichiarazione di accettazione della candidatura, una dichiarazione sostitutiva, ai sensi dell'articolo 46 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e successive modificazioni, attestante l'insussistenza delle cause di incandidabilita' di cui all'articolo 7.
2. Gli uffici preposti all'esame delle liste dei candidati, entro il termine previsto per la loro ammissione, cancellano dalle liste stesse i nomi dei candidati per i quali manca la dichiarazione sostitutiva di cui al comma 1 e dei candidati per i quali venga comunque accertata, dagli atti o documenti in possesso dell'ufficio, la sussistenza di alcuna delle predette condizioni di incandidabilita'.
3. Per i ricorsi avverso le decisioni di cui al comma 2 trova applicazione l'articolo 129 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
4. Qualora la condizione di incandidabilita' sopravvenga o sia accertata successivamente alle operazioni di cui al comma 2, la condizione stessa viene rilevata, ai fini della mancata proclamazione, dagli uffici preposti alla proclamazione degli eletti.
Note all'art. 9:
- Si riporta il testo dell'art. 9 della legge 17
febbraio 1968, n. 108, recante "Norme per la elezione dei
Consigli regionali delle Regioni a statuto normale"
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 6 marzo 1968, n. 61:
«Art. 9. (Liste di candidati). Le liste dei candidati
per ogni collegio devono essere presentate alla cancelleria
del tribunale di cui al primo comma dell'articolo
precedente dalle ore 8 del trentesimo giorno alle ore 12
del ventinovesimo giorno antecedenti quelli della
votazione; a tale scopo, per il periodo suddetto, la
cancelleria del tribunale rimane aperta quotidianamente,
compresi i giorni festivi, dalle ore 8 alle ore 20.
Le liste devono essere presentate:
a) da almeno 750 e da non piu' di 1.100 elettori
iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nelle
circoscrizioni fino a 100.000 abitanti;
b) da almeno 1.000 e da non piu' di 1.500 elettori
iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nelle
circoscrizioni con piu' di 100.000 abitanti e fino a
500.000 abitanti;
c) da almeno 1.750 e da non piu' di 2.500 elettori
inscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nelle
circoscrizioni con piu' di 500.000 abitanti e fino a
1.000.000 di abitanti;
d) da almeno 2.000 e da non piu' di 3.000 elettori
iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nelle
circoscrizioni con piu' di 1.000.000 di abitanti.
La firma degli elettori deve avvenire su apposito
modulo recante il contrassegno di lista, il nome e cognome,
il luogo e la data di nascita dei candidati, nonche' il
nome, cognome, luogo e data di nascita del sottoscrittore e
deve essere autenticata da uno dei soggetti di cui all'art.
14 della L. 21 marzo 1990, n. 53; deve essere indicato il
comune nelle cui liste l'elettore dichiara di essere
iscritto.
Nessun elettore puo' sottoscrivere piu' di una lista di
candidati.
Ciascuna lista deve comprendere un numero di candidati
non superiore al numero di consiglieri da eleggere nel
collegio e non inferiore ad un terzo arrotondato alla
unita' superiore.
Di tutti i candidati deve essere indicato cognome,
nome, luogo e data di nascita, e la relativa elencazione
deve recare una numerazione progressiva secondo l'ordine di
presentazione.
E' consentito presentare la propria candidatura in un
massimo di tre circoscrizioni purche' sotto lo stesso
simbolo. L'Ufficio centrale circoscrizionale, entro 12 ore
dalla scadenza del termine stabilito per la presentazione
delle liste dei candidati, invia le liste stesse
all'ufficio centrale regionale il quale, nelle 12 ore
successive, sentiti i rappresentanti di lista, cancella le
candidature eccedenti il limite di cui sopra e le rinvia,
cosi' modificate, agli uffici centrali circoscrizionali.
Con la lista dei candidati si deve presentare inoltre:
1) i certificati, anche collettivi, dei sindaci dei
singoli comuni ai quali appartengono i sottoscrittori della
dichiarazione di presentazione della lista, che ne
attestino l'iscrizione nelle liste elettorali di un comune
della circoscrizione. I sindaci devono, nel termine
improrogabile di ventiquattro ore dalla richiesta,
rilasciare tali certificati;
2) la dichiarazione di accettazione della candidatura
di ogni candidato. La candidatura deve essere accettata con
dichiarazione firmata ed autenticata da un sindaco o da un
notaio, da un pretore o da un giudice conciliatore. Per i
cittadini residenti all'estero, l'autenticazione della
firma deve essere richiesta da un ufficio diplomatico o
consolare. La dichiarazione di accettazione della
candidatura deve contenere l'esplicita dichiarazione del
candidato di non essere in alcuna delle condizioni previste
dal comma 1 dell'articolo 15 della L. 19 marzo 1990, n. 55;
3) il certificato di iscrizione nelle liste elettorali
di un qualsiasi comune della Repubblica di ciascun
candidato;
4) un modello di contrassegno, anche figurato, in
triplice esemplare. Non e' ammessa la presentazione di
contrassegni identici o confondibili con quelli presentati
in precedenza o con quelli notoriamente usati da altri
partiti o gruppi politici. Non e' ammessa inoltre la
presentazione, da parte di chi non ha titolo, di
contrassegni riproducenti simboli o elementi
caratterizzanti di simboli che, per essere usati
tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento, possono
trarre in errore l'elettore. Non e' neppure ammessa la
presentazione di contrassegni riproducenti immagini o
soggetti religiosi.
La dichiarazione di presentazione della lista dei
candidati deve contenere l'indicazione di due delegati
autorizzati a designare, personalmente o per mezzo di
persone da essi autorizzate con dichiarazione autenticata
dal notaio, i rappresentanti della lista presso ogni seggio
e presso l'ufficio centrale circoscrizionale.».
- Si riporta il testo dell'art. 1 della legge 23
febbraio 1995, n. 43, recante "Nuove norme per la elezione
dei consigli delle regioni a statuto ordinario", pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 24 febbraio 1995, n. 46:
«Art. 1. 1. I consigli delle regioni a statuto
ordinario sono eletti a suffragio universale con voto
diretto personale, eguale, libero e segreto.
2. Quattro quinti dei consiglieri assegnati a ciascuna
regione sono eletti sulla base di liste provinciali
concorrenti, secondo le disposizioni contenute nella legge
17 febbraio 1968, n. 108 , e successive modificazioni.
3. Un quinto dei consiglieri assegnati a ciascuna
regione e' eletto con sistema maggioritario, sulla base di
liste regionali concorrenti, nei modi previsti dagli
articoli seguenti. La dichiarazione di presentazione di
ciascuna lista regionale e' effettuata presso la
cancelleria della corte d'appello del capoluogo della
regione nei termini di cui all'articolo 9 della legge 17
febbraio 1968, n. 108 , e successive modificazioni. La
presentazione della lista regionale deve, a pena di
nullita', essere accompagnata dalla dichiarazione di
collegamento con almeno un gruppo di liste provinciali
presentate in non meno della meta' delle province della
regione, con arrotondamento all'unita' superiore. Tale
dichiarazione e' efficace solo se convergente con analoga
dichiarazione resa dai delegati alla presentazione delle
liste provinciali interessate. La presentazione della lista
regionale deve essere sottoscritta da un numero di elettori
pari a quello stabilito dall'articolo 9, comma 6, primo
periodo, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n 533 .
In caso di scioglimento del consiglio regionale che ne
anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni e in sede
di prima applicazione della presente legge, il numero
minimo delle sottoscrizioni previsto, per le liste
regionali, dal precedente periodo e, per le liste
provinciali, dall'articolo 9, secondo comma, della legge 17
febbraio 1968, n. 108 , e successive modificazioni, e'
ridotto alla meta'.
4. Ai fini di cui al comma 3, in ogni regione ove si
svolgono elezioni regionali, nei venti giorni precedenti il
termine di presentazione delle liste, tutti i comuni devono
assicurare agli elettori di qualunque comune la
possibilita' di sottoscrivere celermente le liste dei
candidati, per non meno di dieci ore al giorno dal lunedi'
al venerdi', otto ore il sabato e la domenica svolgendo
tale funzione anche in proprieta' comunali diverse dalla
residenza municipale. Le ore di apertura sono ridotte della
meta' nei comuni con meno di tremila abitanti. Gli orari
sono resi noti al pubblico mediante loro esposizione
chiaramente visibile anche nelle ore di chiusura degli
uffici. Gli organi di informazione di proprieta' pubblica
sono tenuti ad informare i cittadini della possibilita' di
cui sopra.
5. Ogni lista regionale comprende un numero di
candidate e candidati non inferiore alla meta' dei
candidati da eleggere ai sensi del comma 3.
6. In ogni lista regionale e provinciale nessuno dei
due sessi puo' essere rappresentato in misura superiore ai
due terzi dei candidati; in caso di quoziente frazionario
si procede all'arrotondamento all'unita' piu' vicina.
7. Abrogato.
8. La presentazione delle liste provinciali dei
candidati di cui all'articolo 9 della legge 17 febbraio
1968, n. 108 , e successive modificazioni, deve, a pena di
nullita', essere accompagnata dalla dichiarazione di
collegamento con una delle liste regionali di cui al comma
5; tale dichiarazione e' efficace solo se convergente con
analoga dichiarazione resa dai delegati alla presentazione
della lista regionale predetta. Le liste provinciali e la
lista regionale collegate sono contrassegnate dal medesimo
simbolo.
9. Piu' liste provinciali possono collegarsi alla
medesima lista regionale. In tal caso, la lista regionale
e' contrassegnata da un simbolo unico, ovvero dai simboli
di tutte le liste ad essa collegate.
10. Abrogato.
11. Alle liste regionali e ai relativi candidati si
applicano le disposizioni degli articoli 9, 10 e 11 della
legge 17 febbraio 1968, n. 108 , e successive
modificazioni, intendendosi sostituito l'ufficio centrale
regionale all'ufficio centrale circoscrizionale.
12. In deroga a quanto previsto dall'articolo 9, primo
comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 , e successive
modificazioni, in sede di prima applicazione della presente
legge le liste dei candidati devono essere presentate dalle
ore 8 del ventiseiesimo giorno alle ore 12 del
venticinquesimo giorno antecedente quello della
votazione.».
- Si riporta il testo dell'art. 7 del decreto del
Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445,
recante "Testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di documentazione amministrativa",
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 20 febbraio 2001, n.
42, S.O.:
«Art. 7 (Redazione e stesura di atti pubblici). 1. I
decreti, gli atti ricevuti dai notai, tutti gli altri atti
pubblici, e le certificazioni sono redatti, anche
promiscuamente, con qualunque mezzo idoneo, atto a
garantirne la conservazione nel tempo.
2. Il testo degli atti pubblici comunque redatti non
deve contenere lacune, aggiunte, abbreviazioni, correzioni,
alterazioni o abrasioni. Sono ammesse abbreviazioni,
acronimi, ed espressioni in lingua straniera, di uso
comune. Qualora risulti necessario apportare variazioni al
testo, si provvede in modo che la precedente stesura resti
leggibile.».
- Per il testo dell'art. 129 del decreto legislativo 2
luglio 2010, n. 104, si veda la nota all'art. 5.

 
Art. 10

Incandidabilita' alle elezioni provinciali, comunali e
circoscrizionali

1. Non possono essere candidati alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali e non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della provincia, sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, presidente e componente del consiglio circoscrizionale, presidente e componente del consiglio di amministrazione dei consorzi, presidente e componente dei consigli e delle giunte delle unioni di comuni, consigliere di amministrazione e presidente delle aziende speciali e delle istituzioni di cui all'articolo 114 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, presidente e componente degli organi delle comunita' montane:
a) coloro che hanno riportato condanna definitiva per il delitto previsto dall'articolo 416-bis del codice penale o per il delitto di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope di cui all'articolo 74 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, o per un delitto di cui all'articolo 73 del citato testo unico concernente la produzione o il traffico di dette sostanze, o per un delitto concernente la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, la vendita o cessione, nonche', nei casi in cui sia inflitta la pena della reclusione non inferiore ad un anno, il porto, il trasporto e la detenzione di armi, munizioni o materie esplodenti, o per il delitto di favoreggiamento personale o reale commesso in relazione a taluno dei predetti reati;
b) coloro che hanno riportato condanne definitive per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale, diversi da quelli indicati alla lettera a);
c) coloro che hanno riportato condanna definitiva per i delitti previsti dagli articoli 314, 316, 316-bis, 316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis, 323, 325, 326, 331, secondo comma, 334, 346-bis del codice penale;
d) coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o piu' delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da quelli indicati nella lettera c);
e) coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per delitto non colposo;
f) coloro nei cui confronti il tribunale ha applicato, con provvedimento definitivo, una misura di prevenzione, in quanto indiziati di appartenere ad una delle associazioni di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a) e b), del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
2. Le disposizioni previste dal comma 1 si applicano a qualsiasi altro incarico con riferimento al quale l'elezione o la nomina e' di competenza:
a) del consiglio provinciale, comunale o circoscrizionale;
b) della giunta provinciale o del presidente, della giunta comunale o del sindaco, di assessori provinciali o comunali.
3. L'eventuale elezione o nomina di coloro che si trovano nelle condizioni di cui al comma 1 e' nulla. L'organo che ha provveduto alla nomina o alla convalida dell'elezione e' tenuto a revocare il relativo provvedimento non appena venuto a conoscenza dell'esistenza delle condizioni stesse.
4. Le sentenze definitive di condanna ed i provvedimenti di cui al comma 1, emesse nei confronti di presidenti di provincia, sindaci, presidenti di circoscrizione o consiglieri provinciali, comunali o circoscrizionali in carica, sono immediatamente comunicate, dal pubblico ministero presso il giudice indicato nell'articolo 665 del codice di procedura penale, all'organo consiliare di rispettiva appartenenza, ai fini della dichiarazione di decadenza, ed al prefetto territorialmente competente.
Note all'art. 10:
- Si riporta il testo dell'art. 114 del decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante "Testo unico
delle leggi sull'ordinamento degli enti locali", pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 28 settembre 2000, n. 227, S.O.:
«Art. 114 (Aziende speciali ed istituzioni). 1.
L'azienda speciale e' ente strumentale dell'ente locale
dotato di personalita' giuridica, di autonomia
imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal
consiglio comunale o provinciale.
2. L'istituzione e' organismo strumentale dell'ente
locale per l'esercizio di servizi sociali, dotato di
autonomia gestionale.
3. Organi dell'azienda e dell'istituzione sono il
consiglio di amministrazione, il presidente e il direttore,
al quale compete la responsabilita' gestionale. Le
modalita' di nomina e revoca degli amministratori sono
stabilite dallo statuto dell'ente locale.
4. L'azienda e l'istituzione informano la loro
attivita' a criteri di efficacia, efficienza ed
economicita' ed hanno l'obbligo del pareggio di bilancio da
perseguire attraverso l'equilibrio dei costi e dei ricavi,
compresi i trasferimenti.
5. Nell'ambito della legge, l'ordinamento ed il
funzionamento delle aziende speciali sono disciplinati dal
proprio statuto e dai regolamenti; quelli delle istituzioni
sono disciplinati dallo statuto e dai regolamenti dell'ente
locale da cui dipendono.
5-bis. A decorrere dall'anno 2013, le aziende speciali
e le istituzioni sono assoggettate al patto di stabilita'
interno secondo le modalita' definite con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i
Ministri dell'interno e per gli affari regionali, il
turismo e lo sport, sentita la Conferenza Stato-Citta' ed
autonomie locali, da emanare entro il 30 ottobre 2012. A
tal fine, le aziende speciali e le istituzioni si iscrivono
e depositano i propri bilanci al registro delle imprese o
nel repertorio delle notizie economico-amministrative della
camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura
del proprio territorio entro il 31 maggio di ciascun anno.
L'Unioncamere trasmette al Ministero dell'economia e delle
finanze, entro il 30 giugno, l'elenco delle predette
aziende speciali e istituzioni ed i relativi dati di
bilancio. Alle aziende speciali ed alle istituzioni si
applicano le disposizioni del codice di cui al decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonche' le disposizioni
che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieto o
limitazioni alle assunzioni di personale; contenimento
degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura
retributiva o indennitaria e per consulenza anche degli
amministratori; obblighi e limiti alla partecipazione
societaria degli enti locali. Gli enti locali vigilano
sull'osservanza del presente comma da parte dei soggetti
indicati ai periodi precedenti. Sono escluse
dall'applicazione delle disposizioni del presente comma
aziende speciali e istituzioni che gestiscono servizi
socio-assistenziali ed educativi, culturali e farmacie.
6. L'ente locale conferisce il capitale di dotazione;
determina le finalita' e gli indirizzi; approva gli atti
fondamentali; esercita la vigilanza; verifica i risultati
della gestione; provvede alla copertura degli eventuali
costi sociali.
7. Il collegio dei revisori dei conti dell'ente locale
esercita le sue funzioni anche nei confronti delle
istituzioni. Lo statuto dell'azienda speciale prevede un
apposito organo di revisione, nonche' forme autonome di
verifica della gestione.
8. Ai fini di cui al comma 6 sono fondamentali i
seguenti atti da sottoporre all'approvazione del consiglio
comunale:
a) il piano-programma, comprendente un contratto di
servizio che disciplini i rapporti tra ente locale ed
azienda speciale;
b) i bilanci economici di previsione pluriennale ed
annuale;
c) il conto consuntivo;
d) il bilancio di esercizio.».
- Per il testo dell'art. 416-bis del codice penale, si
veda la nota all'art. 7.
- Per il testo degli articoli 73 e 74 del testo unico
approvato con D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 si veda la nota
all'art. 7.
- Per il testo dell'art. 51, commi 3-bis e 3-quater del
codice di procedura penale, si veda la nota all'art. 1.
- Per il testo degli articoli 314, 316, 316-bis,
316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 319-quater, 320, 321, 322,
322-bis, 323, 325, 326, 331, 334, 346-bis del codice
penale, si veda la nota all'art. 7.
- Per il testo dell'articolo 4 del decreto legislativo
6 settembre 2011, n. 159, si veda la nota all'art. 7.
- Per il testo dell'articolo 665 del codice di
procedura penale, si veda la nota all'art. 3.

 
Art. 11

Sospensione e decadenza di diritto degli amministratori locali in
condizione di incandidabilita'

1. Sono sospesi di diritto dalle cariche indicate al comma 1 dell'articolo 10:
a) coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 10, comma 1, lettera a), b) e c);
b) coloro che, con sentenza di primo grado, confermata in appello per la stessa imputazione, hanno riportato, dopo l'elezione o la nomina, una condanna ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo;
c) coloro nei cui confronti l'autorita' giudiziaria ha applicato, con provvedimento non definitivo, una misura di prevenzione in quanto indiziati di appartenere ad una delle associazioni di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a) e b), del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
2. La sospensione di diritto consegue, altresi', quando e' disposta l'applicazione di una delle misure coercitive di cui agli articoli 284, 285 e 286 del codice di procedura penale nonche' di cui all'articolo 283, comma 1, del codice di procedura penale, quando il divieto di dimora riguarda la sede dove si svolge il mandato elettorale.
3. Nel periodo di sospensione i soggetti sospesi, ove non sia possibile la sostituzione ovvero fino a quando non sia convalidata la supplenza, non sono computati al fine della verifica del numero legale, ne' per la determinazione di qualsivoglia quorum o maggioranza qualificata.
4. La sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi. Nel caso in cui l'appello proposto dall'interessato avverso la sentenza di condanna sia rigettato anche con sentenza non definitiva, decorre un ulteriore periodo di sospensione che cessa di produrre effetti trascorso il termine di dodici mesi dalla sentenza di rigetto.
5. A cura della cancelleria del tribunale o della segreteria del pubblico ministero i provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione sono comunicati al prefetto, il quale, accertata la sussistenza di una causa di sospensione, provvede a notificare il relativo provvedimento agli organi che hanno convalidato l'elezione o deliberato la nomina.
6. La sospensione cessa nel caso in cui nei confronti dell'interessato venga meno l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1, ovvero venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento o di assoluzione o provvedimento di revoca della misura di prevenzione o sentenza di annullamento ancorche' con rinvio. In tal caso la sentenza o il provvedimento di revoca devono essere pubblicati nell'albo pretorio e comunicati alla prima adunanza dell'organo che ha proceduto all'elezione, alla convalida dell'elezione o alla nomina.
7. Chi ricopre una delle cariche indicate all'articolo 10, comma 1, decade da essa di diritto dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna o dalla data in cui diviene definitivo il provvedimento che applica la misura di prevenzione.
8. Quando, in relazione a fatti o attivita' comunque riguardanti gli enti di cui all'articolo 10, l'autorita' giudiziaria ha emesso provvedimenti che comportano la sospensione o la decadenza dei pubblici ufficiali degli enti medesimi e vi e' la necessita' di verificare che non ricorrano pericoli di infiltrazione di tipo mafioso nei servizi degli stessi enti, il prefetto puo' accedere presso gli enti interessati per acquisire dati e documenti ed accertare notizie concernenti i servizi stessi.
9. Copie dei provvedimenti di cui al comma 8 sono trasmesse al Ministro dell'interno, ai sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 110, e successive modificazioni.
Note all'art. 11:
- Per il testo dell'articolo 4 del decreto legislativo
6 settembre 2011, n. 159, si veda la nota all'art. 7.
- Per il testo degli articoli 283, 284, 285 e 286 del
codice di procedura penale, si veda la nota all'art. 8.
- Si riporta il testo del comma 2-quater dell'articolo
2 del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito,
con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 110,
recante "Disposizioni urgenti per il coordinamento delle
attivita' informative e investigative nella lotta contro la
criminalita' organizzata", pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 30 dicembre 1991, n. 304:
«2-quater. L'Alto Commissario per il coordinamento
della lotta contro la delinquenza mafiosa svolge le
funzioni previste dalla normativa vigente fino al 31
dicembre 1992. A decorrere dal giorno successivo alla
cessazione di dette funzioni, le competenze sono attribuite
al Ministro dell'interno con facolta' di delega nei
confronti dei prefetti e del Direttore della Direzione
investigativa antimafia di cui all'art. 3, nonche' nei
confronti di altri organi e uffici dell'Amministrazione
della pubblica sicurezza, secondo criteri che tengano conto
delle competenze attribuite dalla normativa vigente ai
medesimi organi, uffici e autorita'. Le competenze previste
dal comma 3 dell'art. 1-ter del D.L. 6 settembre 1982, n.
629 , convertito, con modificazioni, dalla L. 12 ottobre
1982, n. 726, come introdotto dall'art. 2 della L. 15
novembre 1988, n. 486, sono devolute al Capo della
polizia-Direttore generale della pubblica sicurezza.».

 
Art. 12

Cancellazione dalle liste per incandidabilita' alle elezioni
provinciali, comunali e circoscrizionali

1. In occasione della presentazione delle liste dei candidati per le elezioni del presidente della provincia, del sindaco, del presidente della circoscrizione e dei consiglieri provinciali, comunali e circoscrizionali, oltre alla documentazione prevista da altre disposizioni normative, ciascun candidato, unitamente alla dichiarazione di accettazione della candidatura, rende una dichiarazione sostitutiva, ai sensi dell'articolo 46 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e successive modificazioni, attestante l'insussistenza delle cause di incandidabilita' di cui all'articolo 10.
2. Gli uffici preposti all'esame delle liste dei candidati, entro il termine previsto per la loro ammissione, cancellano dalle liste stesse i candidati per i quali manca la dichiarazione sostitutiva di cui al comma 1 e dei candidati per i quali venga comunque accertata, dagli atti o documenti in possesso dell'ufficio, la sussistenza di alcuna delle predette condizioni di incandidabilita'.
3. Per i ricorsi avverso le decisioni di cui al comma 2 trova applicazione l'articolo 129 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
4. Qualora la condizione di incandidabilita' sopravvenga o sia accertata successivamente alle operazioni di cui al comma 2, la condizione stessa viene rilevata, ai fini della mancata proclamazione, dall'ufficio preposto alle operazioni di proclamazione degli eletti.
Note all'art. 12:
- Per il testo dell'art. 46 del testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di
documentazione amministrativa, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e
successive modificazioni, si veda la nota all'art. 2.
- Per il testo dell'art. 129 del decreto legislativo 2
luglio 2010, n. 104, si veda la nota all'art. 5.

 
Art. 13
Durata dell'incandidabilita'

1. L'incandidabilita' alla carica di deputato, senatore e membro del Parlamento europeo spettante all'Italia, derivante da sentenza definitiva di condanna per i delitti indicati all'articolo 1, decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza stessa ed ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici comminata dal giudice. In ogni caso l'incandidabilita', anche in assenza della pena accessoria, non e' inferiore a sei anni.
2. Il divieto ad assumere e svolgere incarichi di Governo nazionale, derivante da sentenza di condanna definitiva per i delitti indicati all'articolo 1, opera con la medesima decorrenza e per la stessa durata prevista dal comma 1.
3. Nel caso in cui il delitto che determina l'incandidabilita' o il divieto di assumere incarichi di governo e' stato commesso con abuso dei poteri o in violazione dei doveri connessi al mandato elettivo, di parlamentare nazionale o europeo, o all'incarico di Governo, la durata dell'incandidabilita' o del divieto e' aumentata di un terzo.
 
Art. 14

Incandidabilita' nelle regioni a statuto speciale e province autonome

1. Le disposizioni in materia di incandidabilita' del presente testo unico si applicano nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e Bolzano.
 
Art. 15
Disposizioni comuni

1. L'incandidabilita' di cui al presente testo unico opera anche nel caso in cui la sentenza definitiva disponga l'applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale.
2. L'incandidabilita' disciplinata dal presente testo unico produce i suoi effetti indipendentemente dalla concomitanza con la limitazione del diritto di elettorato attivo e passivo derivante dall'applicazione della pena accessoria dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici o di una delle misure di prevenzione o di sicurezza di cui all'articolo 2, lettera b) e c), del testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223.
3. La sentenza di riabilitazione, ai sensi degli articoli 178 e seguenti del codice penale, e' l'unica causa di estinzione anticipata dell'incandidabilita' e ne comporta la cessazione per il periodo di tempo residuo. La revoca della sentenza di riabilitazione comporta il ripristino dell'incandidabilita' per il periodo di tempo residuo.
4. L'incandidabilita' disciplinata dagli articoli 7, comma 1, lettera f) e 10, comma 1, lettera f), si estingue per effetto del procedimento di riabilitazione previsto dall'articolo 70 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
Note all'art. 15:
- Si riporta il testo dell'art. 444 del codice di
procedura penale:
«Art. 444. (Applicazione della pena su richiesta). 1.
L'imputato e il pubblico ministero possono chiedere al
giudice l'applicazione, nella specie e nella misura
indicata, di una sanzione sostitutiva o di una pena
pecuniaria, diminuita fino a un terzo, ovvero di una pena
detentiva quando questa, tenuto conto delle circostanze e
diminuita fino a un terzo, non supera cinque anni soli o
congiunti a pena pecuniaria.
1-bis. Sono esclusi dall'applicazione del comma 1 i
procedimenti per i delitti di cui all'articolo 51, commi
3-bis e 3-quater, i procedimenti per i delitti di cui agli
articoli 600-bis, primo e terzo comma, 600-quater, primo,
secondo, terzo e quinto comma, 600-quater, secondo comma,
600-quater.1, relativamente alla condotta di produzione o
commercio di materiale pornografico, 600-quinquies, nonche'
609-bis, 609-ter, 609-quater e 609-octies del codice
penale, nonche' quelli contro coloro che siano stati
dichiarati delinquenti abituali, professionali e per
tendenza, o recidivi ai sensi dell'articolo 99, quarto
comma, del codice penale, qualora la pena superi due anni
soli o congiunti a pena pecuniaria.
2. Se vi e' il consenso anche della parte che non ha
formulato la richiesta e non deve essere pronunciata
sentenza di proscioglimento a norma dell'articolo 129, il
giudice, sulla base degli atti, se ritiene corrette la
qualificazione giuridica del fatto, l'applicazione e la
comparazione delle circostanze prospettate dalle parti,
nonche' congrua la pena indicata, ne dispone con sentenza
l'applicazione enunciando nel dispositivo che vi e' stata
la richiesta delle parti. Se vi e' costituzione di parte
civile, il giudice non decide sulla relativa domanda;
l'imputato e' tuttavia condannato al pagamento delle spese
sostenute dalla parte civile, salvo che ricorrano giusti
motivi per la compensazione totale o parziale. Non si
applica la disposizione dell'articolo 75, comma 3.
3. La parte, nel formulare la richiesta, puo'
subordinarne l'efficacia, alla concessione della
sospensione condizionale della pena. In questo caso il
giudice, se ritiene che la sospensione condizionale non
puo' essere concessa, rigetta la richiesta.».
- Si riporta il testo dell'articolo 2, lett. b) e c),
del testo unico delle leggi per la disciplina
dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle
liste elettorali di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, recante "Approvazione del
testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato
attivo e per la tenuta e la revisione delle liste
elettorali", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 aprile
1967, n. 106:
«Art. 2. - 1. Non sono elettori:
a) abrogata;
b) coloro che sono sottoposti, in forza di
provvedimenti definitivi, alle misure di prevenzione di cui
all'articolo 3 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, come
da ultimo modificato dall'articolo 4 della legge 3 agosto
1988, n. 327, finche' durano gli effetti dei provvedimenti
stessi;
c) coloro che sono sottoposti, in forza di
provvedimenti definitivi, a misure di sicurezza detentive o
alla liberta' vigilata o al divieto di soggiorno in uno o
piu' comuni o in una o piu' province, a norma dell'articolo
215 del codice penale, finche' durano gli effetti dei
provvedimenti stessi;
d) i condannati a pena che importa la interdizione
perpetua dai pubblici uffici;
e) coloro che sono sottoposti all'interdizione
temporanea dai pubblici uffici, per tutto il tempo della
sua durata.
2. Le sentenze penali producono la perdita del diritto
elettorale solo quando sono passate in giudicato. La
sospensione condizionale della pena non ha effetto ai fini
della privazione del diritto di elettorato.».
- Gli articoli 178 e seguenti del codice penale recano
la disciplina della riabilitazione.
- Si riporta il testo dell'articolo 70 del decreto
legislativo 6 settembre 2011, n. 159, recante "Codice delle
leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonche'
nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia,
a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n.
136", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 settembre
2011, n. 226, S.O.:
«Art. 70 (Riabilitazione). 1. Dopo tre anni dalla
cessazione della misura di prevenzione personale,
l'interessato puo' chiedere la riabilitazione. La
riabilitazione e' concessa, se il soggetto ha dato prova
costante ed effettiva di buona condotta, dalla corte di
appello nel cui distretto ha sede l'autorita' giudiziaria
che dispone l'applicazione della misura di prevenzione o
dell'ultima misura di prevenzione.
2. La riabilitazione comporta la cessazione di tutti
gli effetti pregiudizievoli riconnessi allo stato di
persona sottoposta a misure di prevenzione nonche' la
cessazione dei divieti previsti dall'articolo 67.
3. Si osservano, in quanto compatibili, le disposizioni
del codice di procedura penale riguardanti la
riabilitazione.
4. Quando e' stata applicata una misura di prevenzione
personale nei confronti dei soggetti di cui all'articolo 4,
comma 1, lettera a) e b), la riabilitazione puo' essere
richiesta dopo cinque anni dalla cessazione della misura di
prevenzione personale.».

 
Art. 16
Disposizioni transitorie e finali

1. Per le incandidabilita' di cui ai Capi I e II, e per quelle di cui ai Capi III e IV non gia' rinvenibili nella disciplina previgente, la disposizione del comma 1 dell'articolo 15 si applica alle sentenze previste dall'articolo 444 del codice di procedura penale pronunciate successivamente alla data di entrata in vigore del presente testo unico.
2. Le disposizioni di cui al presente testo unico, limitatamente a quelle previste per l'accertamento dell'incandidabilita' in fase di ammissione delle candidature, per la mancata proclamazione, per i ricorsi e per il procedimento di dichiarazione in caso di incandidabilita' sopravvenuta, si applicano anche alle incandidabilita', non derivanti da sentenza penale di condanna, disciplinate dagli articoli 143, comma 11, e 248, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Note all'art. 16:
- Per il testo dell'art. 444 del codice di procedura
penale, si veda la nota all'art. 15.
- Si riporta il testo del comma 11 dell'art. 143, del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante "Testo
unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali",
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 settembre 2000, n.
227, S.O.:
«11. Fatta salva ogni altra misura interdittiva ed
accessoria eventualmente prevista, gli amministratori
responsabili delle condotte che hanno dato causa allo
scioglimento di cui al presente articolo non possono essere
candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e
circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui
territorio si trova l'ente interessato dallo scioglimento,
limitatamente al primo turno elettorale successivo allo
scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilita' sia
dichiarata con provvedimento definitivo. Ai fini della
dichiarazione d'incandidabilita' il Ministro dell'interno
invia senza ritardo la proposta di scioglimento di cui al
comma 4 al tribunale competente per territorio, che valuta
la sussistenza degli elementi di cui al comma 1 con
riferimento agli amministratori indicati nella proposta
stessa. Si applicano, in quanto compatibili, le procedure
di cui al libro IV, titolo II, capo VI, del codice di
procedura civile.».
- Si riporta il testo del comma 5 dell'art. 248 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante "Testo
unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali",
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 settembre 2000, n.
227, S.O.:
«5. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 1
della legge 14 gennaio 1994, n. 20, gli amministratori che
la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado,
responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o
gravemente colpose, sia omissive che commissive, al
verificarsi del dissesto finanziario, non possono
ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di
assessore, di revisore dei conti di enti locali e di
rappresentante di enti locali presso altri enti,
istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i
presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del
periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un
periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di
presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale,
nonche' di membro dei consigli comunali, dei consigli
provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del
Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresi'
ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica
di assessore comunale, provinciale o regionale ne' alcuna
carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai
medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le
sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti
irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di
cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione
mensile lorda dovuta al momento di commissione della
violazione.».

 
Art. 17
Abrogazioni

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente testo unico sono abrogati:
a) gli articoli 58 e 59 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali;
b) l'articolo 15 della legge 19 marzo 1990, n. 55, salvo per quanto riguarda la disciplina per il personale dipendente dalle regioni;
c) l'articolo 9, ottavo comma, n. 2), limitatamente al quarto periodo, della legge 17 febbraio 1968, n. 108;
d) l'articolo 28, quarto comma, secondo periodo, e l'articolo 32, settimo comma, n. 2), limitatamente alle parole: «contenente la dichiarazione del candidato di non essere in alcuna delle condizioni previste dal comma 1 dell'articolo 15 della legge 19 marzo 1990, n. 55», del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
2. Dalla data di cui al comma 1, i richiami agli articoli 58 e 59 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ovunque presenti, si intendono riferiti, rispettivamente, agli articoli 10 e 11 del presente testo unico.
 
Art. 18
Entrata in vigore

1. Le disposizioni del presente testo unico entrano in vigore il giorno successivo alla loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi' 31 dicembre 2012

NAPOLITANO
Monti, Presidente del Consiglio dei
Ministri

Cancellieri, Ministro dell'interno

Severino, Ministro della giustizia

Patroni Griffi, Ministro per la
pubblica amministrazione e la
semplificazione
Visto, il Guardasigilli: Severino
 
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