Gazzetta n. 147 del 27 giugno 2011 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 giugno 2011
Scioglimento del consiglio comunale di Corigliano Calabro e nomina di una commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Corigliano Calabro (Cosenza), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata;
Considerato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'amministrazione comunale di Corigliano Calabro;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Corigliano Calabro, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 9 giugno 2011;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Corigliano Calabro (Cosenza) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2

La gestione del comune di Corigliano Calabro (Cosenza) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Rosalba Scialla - viceprefetto;
dott.ssa Eufemia Tarsia - viceprefetto aggiunto;
dott. Emilio Saverio Buda - dirigente area 1.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 9 giugno 2011

NAPOLITANO

Berlusconi, Presidente del Consiglio dei
Ministri

Maroni, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 16 giugno 2011 Ministeri istituzionali - Interno, registro n. 14, foglio n. 136
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Corigliano Calabro (Cosenza), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Con ordinanza del 17 luglio 2010 il Giudice delle indagini preliminari di Catanzaro ha disposto la custodia cautelare per 67 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il suddetto provvedimento ha avuto quali destinatari anche due fratelli del sindaco di Corigliano Calabro, sottoposti al regime detentivo speciale di cui all'art. 4-bis dell'ordinamento penitenziario, mentre lo stesso primo cittadino e' risultato iscritto nel registro degli indagati nel medesimo contesto investigativo per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
In relazione a tali vicende ed al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nei confronti degli amministratori dell'ente, il Prefetto di Cosenza, con decreto del 23 settembre 2010, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.
All'esito degli accertamenti effettuati, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Cosenza, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore Capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e del Procuratore della Repubblica di Rossano, ha redatto l'allegata relazione in data 18 marzo 2010, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale.
Il lavoro svolto dalla commissione d'indagine, che si e' avvalsa anche della documentazione trasmessa dalla D.D.A. di Catanzaro e di quella fornita dal Gruppo investigazione criminalita' organizzata della Guardia di Finanza, ha preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
La relazione redatta dalla suddetta commissione ha messo in rilievo come, nel corso della campagna elettorale del 2009, il sindaco abbia intrattenuto rapporti con soggetti vicini se non organici agli ambienti della malavita organizzata che hanno posto in essere una sistematica attivita' di sostegno e di appoggio a favore dei futuro sindaco, soprattutto nelle zone ove la locale cosca ha, da sempre, un radicato controllo del territorio.
Elementi sintomatici di un condizionamento dell'amministrazione da parte della criminalita' organizzata sono stati rinvenuti nei particolari legami tra uno dei componenti della giunta comunale ed i fratelli del primo cittadino interessati dalla menzionata ordinanza di custodia cautelare. Viene inoltre rilevato che parte dei componenti dell'attuale compagine politica sono gravati da precedenti penali, pregiudizi rilevati peraltro anche nei confronti di funzionari e dipendenti dell'ente locale, alcuni dei quali ritenuti organici o contigui alla malavita organizzata.
L'attivita' di accesso ha riscontrato, all'interno dell'ente, un contesto generale di diffusa illegalita', elemento che costituisce una delle condizioni tipiche per il determinarsi del condizionamento mafioso, essendo evidente che di fronte ad un sistema rigoroso e rispettoso delle norme, l'infiltrazione mafiosa si manifesta con il ricorso a sistemi coercitivi, mentre la penetrazione risulta piu' agevole in condizioni di disordine organizzativo, di sviamento dell'attivita' di gestione, di mancanza di rispetto generalizzata delle procedure amministrative, consentendo tali circostanze che l'illegalita' faccia da schermo all'infiltrazione delle cosche locali.
Nella relazione prefettizia viene posta in rilievo un'illegittima ed anomala commistione nella gestione degli affidamenti di lavori pubblici, rappresentata da un'indebita ingerenza degli organi politici sull'operato degli organi amministrativi, in contrasto con il principio di separazione dei poteri di indirizzo e programmazione propri degli organi politici da quelli gestionali imputabili all'apparato dirigente.
Le modalita' di conferimento degli incarichi sono spesso risultate connotate da irregolarita', come rivelato in particolare dall'esame di un fascicolo relativo al programma denominato «coordinamento delle attivita' del centro storico», tale iniziativa sarebbe stata finalizzata alla realizzazione di attivita' progettuali nonche' alla costituzione di una specifica struttura di assistenza tecnica composta da professionisti esterni specializzati in vari settori. La commissione d'indagine ha evidenziato che l'intera procedura e' risultata caratterizzata da molteplici illegittimita' e mancanza dei requisiti di trasparenza. In particolare e' stata messa in rilievo la mancanza di qualsiasi riferimento alla tipologia e/o alle caratteristiche di cio' che si intendeva progettare; non sono stati rinvenuti i curricula dei professionisti incaricati e manca qualsiasi dato concernente la misura dei compensi come invece richiesto dalla normativa di settore. Lo stesso sindaco ha nominato direttamente ed illegittimamente i componenti della suddetta struttura, uno dei quali connotato da legami con la stessa famiglia del sindaco e sorella di un soggetto coinvolto nella menzionata operazione giudiziaria. In questo quadro assume indubbia significativita' indiziaria la circostanza che la nomina dei suddetti professionisti e' stata revocata lo stesso giorno in cui il Prefetto di Cosenza ha disposto l'accesso al comune.
Elementi sintomatici dell'incapacita' dell'amministrazione locale di far fronte alle ingerenze della criminalita' organizzata sono stati posti in rilievo nel settore degli appalti pubblici ove alcune ditte legate alla locale criminalita', in primo luogo quelle riconducibili ai fratelli del Sindaco, sottoposte a sequestro nell'ambito della suddetta indagine giudiziaria, hanno ottenuto l'affidamento di subappalti con modalita' e procedure illegittime.
Nel rapporto stilato dalla Guardia di Finanza in relazione all'appalto concernente «lavori di miglioramento e messa in sicurezza della viabilita' della frazione scalo» viene fatto riferimento ai contatti intercorsi, tra l'assessore ai lavori pubblici ed uno dei suddetti fratelli del sindaco, nell'area del cantiere per pianificare lo svolgimento dei lavori, in data antecedente il perfezionamento del contratto di subappalto. Un elemento sintomatico della mancanza di liberta' gestionale dell'imprenditore aggiudicatario dei lavori e' inoltre rappresentato dal contenuto di una conversazione captata nel corso delle indagini nella quale lo stesso imprenditore aggiudicatario chiedeva ad uno dei fratelli del sindaco di indicargli i nominativi delle imprese cui affidare l'esecuzione dei lavori e la fornitura dei materiali. Lo stesso imprenditore si adeguava alle indicazioni ricevute formalizzando i contratti di subappalto e fornitura secondo le istruzioni allo stesso impartite.
Indicativa del penetrante condizionamento dell'amministrazione comunale posto in essere da parte della criminalita' organizzata e' la circostanza che le aziende riconducibili ai fratelli del sindaco hanno effettivamente iniziato a lavorare molto tempo prima della stipula del contratto di subappalto e prima ancora che l'impresa aggiudicataria sottoscrivesse il proprio contratto, in evidente violazione di quanto disposto dal codice dei contratti.
Diffuse e sistematiche irregolarita' sono state accertate anche nell'ambito dei lavori disposti con ordinanze contingibili ed urgenti e quelle di somma urgenza.
Viene messo in rilievo, dettagliatamente, come l'amministrazione comunale, in occasione delle emergenze climatiche dell'autunno-inverno 2010, abbia emesso una serie di ordinanze di somma urgenza che, ad eccezione di una, sono tutte state adottate direttamente dal sindaco, in violazione della normativa vigente e, spesso, senza che ne ricorressero i relativi presupposti. Le stesse peraltro non sono state successivamente regolarizzate nei termini richiesti dalla vigente normativa.
Emblematica a tal riguardo risulta essere la circostanza che la regione ha ritenuto di non accordare al comune i richiesti rimborsi a causa delle irregolarita' riscontrate nella documentazione relativa alle suddette ordinanze.
La relazione prefettizia ha evidenziato che l'amministratore unico della societa' alla quale sono stati affidati, in tale periodo, la maggior parte dei lavori di somma urgenza, per importi largamente piu' rilevanti rispetto a quelli affidati ad altre ditte, e' strettamente legato, anche per rapporti di lavoro, ai piu' volte menzionati fratelli del primo cittadino.
Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza hanno messo in evidenza che le societa' riconducibili ai fratelli del primo cittadino pur non essendo formalmente affidatarie, intervennero comunque nell'esecuzione di lavori grazie al sistema dei noli a caldo pattuiti sulla base di semplici accordi verbali tra le due societa'. Anche in questo caso parte degli interventi oggetto del sub affidamento vennero effettuati prima ancora che il sindaco firmasse l'ordinanza di affidamento dei lavori.
L'organo ispettivo ha inoltre proceduto all'esame di alcune licenze e autorizzazioni commerciali. E' stato preso in esame in particolare il carteggio relativo ad un'autorizzazione amministrativa per somministrazione al pubblico di alimenti e bevande rilasciata alla convivente di un noto esponente della locale criminalita' organizzata che si era fortemente impegnato a favore del futuro sindaco nella campagna elettorale all'esito della quale la stessa risulto' eletta. E' stato accertato al riguardo che l'attuale sindaco gia' prima della sua elezione intercedette presso i competenti uffici comunali per il rilascio della menzionata licenza.
Gravi irregolarita' ha evidenziato anche l'esame degli atti relativi ad un'autorizzazione amministrativa rilasciata ad un soggetto destinatario della suddetta ordinanza di custodia cautelare in carcere, gia' sottoposto alla sorveglianza speciale di p.s. ed a cui carico risultano condanne penali per reati di particolare allarme sociale. Nel fascicolo d'ufficio e' stato rinvenuto il certificato del casellario giudiziale in cui e' riportata la suddetta condanna.
Benche' fosse pertanto evidente la sussistenza di una causa ostativa al rilascio della licenza gli uffici comunali rilasciarono ugualmente la richiesta autorizzazione.
Nella relazione della commissione d'indagine viene segnalato, come elemento caratterizzante l'intera struttura comunale, il mancato ricorso, nella quasi totalita' dei casi, alle cautele antimafia.
Infatti sia nel settore del commercio sia in quello dei lavori pubblici, anche allorquando sono stati trattati carteggi che interessavano soggetti coinvolti in indagini antimafia, questi ultimi hanno visto accogliere le proprie istanze senza che l'amministrazione abbia mai richiesto, nemmeno a campione, la relativa comunicazione antimafia.
Ulteriori criticita' sono emerse dall'esame degli atti relativi alla gestione del mercato ittico. Una delle prime delibere adottate dalla giunta, anche in questo caso operando un'illegittima invasione delle competenze assegnate all'apparato burocratico, attiene alla voltura della concessione di un box per lo svolgimento di attivita' commerciale, disposta senza alcuna attivita' istruttoria e comparazione di interessi, avvenuta solamente sei giorni dopo la richiesta, a favore di una ditta riconducibile ad uno dei sostenitori del sindaco durante la campagna elettorale, nipote del capo storico della locale cosca.
Il quadro di compromissione che emerge dalla relazione del Prefetto di Cosenza e tanto piu' allarmante se si considera il breve arco temporale in cui ha operato l'attuale amministrazione.
La relazione della commissione d'indagine ha fatto emergere come l'apparato burocratico e quello politico, ed in particolare il primo cittadino, abbiano in alcuni casi tollerato ed in altri casi consentito la presenza e l'intromissione, nella vita dell'ente, di ditte o soggetti legati alla locale criminalita' organizzata che tendono ad estendere i propri ambiti di attivita' infiltrandosi in particolare nelle attivita' imprenditoriali e negli appalti pubblici. Sin dal momento dell'insediamento gli organi politici sono apparsi consapevoli del regime di illegalita' e di sviamento dell'attivita' amministrativa ma, quantomeno, incapace di rimuoverlo; l'attivita' svolta dalla compagine eletta e' apparsa anzi, per molti versi, funzionale al mantenimento di determinati assetti di inefficienza ed illegalita' dell'apparato amministrativo che hanno favorito gli interessi diretti o indiretti della locale consorteria.
L'insieme dei suesposti elementi denotano con palese evidenza forme di condizionamento del procedimento di formazione della volonta' degli organi, essendo questo inciso dai collegamenti che hanno compromesso il buon andamento e l'imparzialita' dell'amministrazione comunale, determinando deviazioni nella conduzione di settori cruciali dell'ente, come quello degli appalti pubblici.
Ritengo pertanto che, sulla base di tali elementi, ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Corigliano Calabro (Cosenza) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con l'affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria, per rimuovere gli effetti delle predette anomalie, anche in virtu' degli speciali poteri di cui all'art. 145 del medesimo decreto legislativo.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 8 giugno 2011

Il Ministro dell'interno: Maroni
Parte di provvedimento in formato grafico

 
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