Gazzetta n. 38 del 15 febbraio 2006 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 gennaio 2006
Scioglimento del consiglio comunale di Boscoreale e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Boscoreale (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2002, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione del comune di Boscoreale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Boscoreale, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 24 gennaio 2006;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Boscoreale (Napoli) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Boscoreale (Napoli) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Vittorio Saladino, prefetto;
dott. Francesco Antonio Cappetta, viceprefetto;
dott. Francesco Greco, direttore amministrativo contabile.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 26 gennaio 2006
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 6 febbraio 2006 Ministeri istituzionali - Interno, registro n. 1, foglio n. 255
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il comune di Boscoreale (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2002, presenta forme di ingerenze da parte della criminalita' organizzata che compromettono l'imparzialita' della gestione e pregiudicano il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi.
Invero, sulla base degli elementi informativi raccolti dalle forze dell'ordine nel corso dell'attivita' di monitoraggio posta in essere nel territorio in ordine a presunti fenomeni di condizionamento degli organi elettivi da parte della criminalita' organizzata, il prefetto di Napoli ha disposto, il 10 giugno 2004, l'accesso presso il suddetto ente, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gia' in precedenza il consiglio comunale di quell'ente era stato destinatario di provvedimento di scioglimento, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 15 dicembre 1998, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221.
Al riguardo appare evidentemente finalizzata ad evitare i rischi dello scioglimento la radicale modifica, in concomitanza dell'insediamento della commissione di accesso, della composizione della giunta e la revoca degli incarichi a due dirigenti considerati responsabili della violazione del protocollo di legalita'.
Le risultanze della attivita' di accesso confluite nella relazione redatta dalla commissione all'uopo incaricata, cui si rinvia integralmente, hanno evidenziato la sussistenza di obiettivi fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio.
L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risultano favorite da una generale acquiescenza degli organi elettivi e dell'apparato burocratico, il cui operato e' comunque riconducibile agli organi di governo in virtu' dello stretto rapporto fiduciario che e' sotteso al conferimento degli incarichi, nei confronti di istanze provenienti dagli ambienti della criminalita' organizzata locale. Per alcuni amministratori sono state accertate contiguita' con esponenti della camorra.
Inoltre fino al 2004 facevano parte del consiglio e della giunta due amministratori, gia' presenti nella disciolta compagine politica, i cui rapporti con esponenti delle locali organizzazioni criminali avevano contribuito a motivare la misura dissolutoria. Per uno in particolare di essi sarebbe stata, anche successivamente al predetto scioglimento, accertata la frequentazione di ambienti della criminalita' organizzata.
Lungi dal conformare la propria azione ai canoni fondamentali della legalita' ripristinata dalla commissione straordinaria nominata a seguito del precedente scioglimento, il governo locale ha ricominciato a perseguire interessi estranei a quelli della comunita' amministrata, favorendo anche soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
In particolare nel settore edilizio, che gia' in occasione del precedente scioglimento era stato ritenuto contesto ampiamente permeabile alle illecite interferenze della criminalita' organizzata, e' stato rilevato un significativo incremento di opere abusive ricollegabile alla inerzia dell'ente nell'intraprendere azione di contrasto. La commissione d'accesso ha ritenuto che tale inerzia in un settore strategico per il governo del territorio, non solo e' contraria alla cura degli interessi pubblici, ma costituisce un elemento indiziante della sensibilita' degli organi di governo e, per essi, degli organi gestionali, verso gli interessi della malavita. Rappresenta difatti un dato fattuale che la stragrande maggioranza degli abusi edilizi siano stati rilevati dalle forze dell'ordine e che in diverse occasioni queste abbiano provveduto a sequestrare aree e fabbricati di cospicue dimensioni nella disponibilita' di congiunti di elementi di spicco della criminalita' organizzata.
E' stato, infatti, accertato al riguardo che, in piu' occasioni, l'amministrazione non ha provveduto ai conseguenti adempimenti di demolizione o di acquisizione al patrimonio comunale di manufatti abusivi nella titolarita' di stretti congiunti di esponenti apicali di clan camorristici che si sono peraltro resi responsabili della violazione dei sigilli ai medesimi apposti, e che a tale inerzia si e' invece significativamente contrapposto il rilascio, per una struttura nella disponibilita' di soggetti con emblematiche contiguita', in tempi straordinariamente brevi e in difformita' allo strumento urbanistico, della concessione edilizia e della autorizzazione a condurvi un esercizio pubblico, previa revoca dell'ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi precedentemente emessa, e irrogazione di una mera sanzione amministrativa. Parimenti e' emerso che l'amministrazione ha illegittimamente concesso il permesso di costruire in sanatoria in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico ad un soggetto imparentato a persone destinatarie in passato di provvedimenti restrittivi per il delitto di cui all'art. 416-bis c.p., le cui attivita' erano state prese in considerazione in occasione del precedente provvedimento di scioglimento. L'attivita' ispettiva ha peraltro rilevato il frequente utilizzo, da parte degli stessi amministratori, per lo svolgimento di convegni e manifestazioni pubbliche, di strutture non conformi alla normativa edilizia o gestite in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative.
E' stata inoltre rilevata l'assenza di qualsivoglia attivita' di controllo e verifica da parte dei competenti uffici comunali in ordine al rilascio di licenze e autorizzazioni amministrative.
Risultano peraltro aver beneficiato del benevolo atteggiamento dell'amministrazione anche esercizi commerciali riconducibili a soggetti contigui alla criminalita' organizzata. La commissione ha accertato infatti che, sebbene le forze dell'ordine avessero rilevato, nella conduzione di alcuni esercizi nella disponibilita' di soggetti contigui alla criminalita' organizzata, infrazioni tali da comportare l'adozione di ordinanze di chiusura, l'amministrazione ha, in un caso, rilasciato ugualmente la certificazione in sanatoria necessaria per la conduzione dell'attivita' commerciale e, in un altro, ha procrastinato la notifica del provvedimento di rigore al titolare dell'esercizio, consentendo, nelle more della notificazione, la prosecuzione dell'attivita' e il rilascio delle autorizzazioni prescritte.
Nel settore degli appalti e' emerso che, in violazione delle specifiche prescrizioni contenute nel protocollo di legalita' sottoscritto dal sindaco, l'amministrazione comunale ha piu' volte omesso di acquisire, preventivamente all'apertura delle offerte, le informazioni antimafia sul conto delle ditte partecipanti a gara di appalto. Cio' ha peraltro comportato l'affidamento di alcuni lavori ad una ditta i cui titolari hanno rapporti di parentela con soggetti contigui alla criminalita' organizzata. Solo a seguito di specifico richiamo da parte della prefettura, sono state sospese le gare in corso, annullate quelle espletate in difformita' al protocollo e revocati gli incarichi dirigenziali ai responsabili delle procedure viziate. L'attivita' ispettiva ha inoltre evidenziato che ad una ditta, il cui titolare ha legami di parentela con un elemento ritenuto vicino al clan camorristico egemone, sono stati aggiudicati alcuni lavori con procedure connotate da violazioni delle prescrizioni di segretezza per la partecipazione delle imprese alla gara e da indizi di turbativa d'asta.
La commissione ritiene sintomatica dell'acquiescenza degli amministratori ai condizionamenti della criminalita' organizzata e della propensione dell'ente a deviare dai canoni di legalita' nella gestione della cosa pubblica, l'erogazione di contributi in favore di associazioni socio-culturali delle quali le forze dell'ordine hanno accertato legami con esponenti della criminalita' organizzata. E 'infatti emerso che, non sussistendo agli atti documentazione giustificativa per tali contribuzioni, dette procedure sono prive dei presupposti di legittimita'. In particolare, dalle verifiche effettuate e' emerso come l'assetto istituzionale di una delle associazioni beneficiarie offra uno spaccato emblematico di un intricato sistema di rapporti che vede protagonisti rappresentanti politici locali ed esponenti della criminalita' organizzata o personaggi a questi ultimi legati da parentele e frequentazioni. Indicativa al riguardo e' la utilizzazione della sede dell'associazione per la campagna elettorale di alcuni amministratori. Comprova il particolare favore di cui gode la predetta associazione da parte dell'amministrazione comunale la circostanza che alle forze dell'ordine, che avevano verificato, nel corso di una manifestazione organizzata dalla predetta associazione, la mancanza dell'autorizzazione sanitaria per la somministrazione di cibi e bevande, sia stata esibita, il giorno successivo, la licenza richiesta rilasciata quello stesso giorno con la espressa indicazione della decorrenza retroattiva dell'autorizzazione.
Gli elementi emersi dalle procedure di accesso, riscontrati unitariamente, appaiono determinanti in ordine all'accertamento della vicinanza tra l'amministrazione e la criminalita' organizzata e concorrono a configurare un concreto pericolo di sviamento dell'attivita' comunale dal perseguimento degli interessi dell'intera collettivita'.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Boscoreale, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia nella legge e nelle istituzioni dei cittadini che esprimono il loro dissenso in numerosi esposti.
Pertanto, il prefetto di Napoli, con relazione del 14 dicembre 2005, che si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, su conforme avviso del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra l'ente locale e la criminalita' organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Boscoreale (Napoli), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 23 gennaio 2006
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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