Gazzetta n. 266 del 2005-11-15
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 25 ottobre 2005
Scioglimento del consiglio comunale di Vicari, a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Vicari (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2002, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione del comune di Vicari;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Vicari, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 21 ottobre 2005, alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della regione Siciliana;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Vicari (Palermo) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
Art. 2.
La gestione del comune di Vicari (Palermo) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dottor Mario Di Vito - dirigente superiore Polizia di Stato in quiescenza;
dottor Enzo Floridia - viceprefetto aggiunto;
dottoressa Maria Guglielmino - direttore amministrativo contabile.
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 25 ottobre 2005
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 31 ottobre 2005 Ministeri istituzionali - Interno, registro n. 12, foglio n. 280
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il comune di Vicari (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2002, presenta forme di ingerenze da parte della criminalita' organizzata che compromettono l'imparzialita' della gestione e pregiudicano il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi.
Invero, a seguito di indagini giudiziarie sfociate in un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di numerosi esponenti del sodalizio criminale operante nel territorio di Vicari dal quale sono emersi la portata e la valenza del programma criminoso attuato dalla cosca locale per acquisire in modo diretto o indiretto il controllo nel territorio delle attivita' economiche e degli appalti, il prefetto di Palermo ha disposto, il 10 gennaio 2005, l'accesso presso il suddetto ente, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli accertamenti svolti tanto dai competenti organi investigativi quanto dalla commissione d'accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio, e pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
Le indagini giudiziarie hanno rilevato un forte interesse della criminalita' locale al «governo» dell'ente, concretizzatosi, peraltro, in interferenze nella fase elettorale e in pressioni volte a conseguire il collocamento, in strategiche cariche di governo, di amministratori compiacenti. E' infatti emerso un complesso intreccio di rapporti tra soggetti, la cui appartenenza alla criminalita' organizzata e' stata gia' in passato accertata giudizialmente, imprenditori ed alcuni amministratori, attraverso i quali verosimilmente controllare e pilotare gli appalti dell'amministrazione comunale. La contiguita' di alcuni amministratori con il sodalizio criminoso emerge significativamente dalle dimissioni presentate da due di essi subito dopo l'emissione del richiamato provvedimento cautelare con l'evidente intento di evitare una piu' ampia compromissione della compagine governativa nell'inchiesta.
Anche con riferimento ad altri amministratori e a taluni dipendenti e' stata ricostruita una fitta rete di parentele, affinita', rapporti e frequentazioni con personaggi inseriti o vicini alla criminalita' organizzata, che offre il quadro di una realta' pervasa da condizionamenti.
Come ampiamente esposto nella relazione commissariale, i settori in cui emerge segnatamente l'utilizzo della pubblica amministrazione per personali tornaconti affaristici sono quelli relativi ad appalti di opere pubbliche e di pubblici servizi, le cui procedure sono state caratterizzate da profili di illegittimita' che denotano il condizionamento e l'ingerenza della criminalita' organizzata nelle scelte dell'ente locale.
In tali settori, nei quali notoriamente si annidano gli interessi illeciti ed i tentativi di infiltrazione della criminalita' organizzata, le gravi anomalie ed irregolarita' riscontrate lasciano ragionevolmente ipotizzare che le stesse rappresentino la parte «emersa» di un disegno organico finalizzato al precostituito obiettivo di dirottare le pubbliche risorse finanziarie verso imprese selezionate, in massima parte locali, contigue ad esponenti mafiosi ovvero in rapporti di' cointeressenza con amministratori comunali.
E' risultato, infatti, che l'amministrazione comunale, in ripetute occasioni, ha affidato alle predette ditte l'espletamento di lavori con la procedura di somma urgenza, in alcuni casi anche in mancanza dei requisiti previsti dalla normativa.
Nell'esaminare i lavori assegnati con il sistema del cottimo fiduciario, la commissione ha evidenziato numerose irregolarita', sia nella presentazione della documentazione prevista per legge, sia relativamente alla data di spedizione di talune offerte e all'entita' dei ribassi, che appaiono evidentemente concordati, cosi' da far ritenere verosimile la loro riconducibilita' ad un unico centro d'interessi. In occasione del rinvio delle operazioni di una gara, inoltre, non risulta l'adozione delle misure necessarie a garantire la segretezza delle offerte ed una adeguata conservazione dei documenti.
Numerose le anomalie riscontrate anche nell'ambito dei lavori aggiudicati con l'asta pubblica: in cinque casi sui sei esaminati risulta pervenuta una sola offerta con una percentuale di ribasso irrisoria. A titolo esemplificativo viene menzionato l'appalto per la fornitura di materiali, trasporti e noli per la realizzazione di una piazzola per la raccolta differenziata dei rifiuti, nel quale le irregolarita' riscontrate attengono sia alla pubblicazione del bando che all'apposizione dell'orario di ricezione sulla busta dell'offerta. Anche in questo caso, il titolare della sola ditta che ha presentato l'offerta e che e' risultata aggiudicataria, e' indagato per il delitto di cui all'art. 416-bis c.p. per aver fornito appoggio all'associazione mafiosa locale, oltre ad essere parente di un amministratore.
L'organo ispettivo ha peraltro evidenziato diverse incongruenze nella stipula della convenzione con la societa' prescelta dall'amministrazione comunale per la realizzazione di un impianto eolico; in particolare, le indagini hanno posto in luce un interessamento della cosca locale mafiosa alla determinazione dei corrispettivi che la societa' prescelta dall'amministrazione comunale avrebbe dovuto corrispondere ai privati titolari delle aree oggetto dell'intervento. La commissione evidenzia che tra i titolari di dette aree risultano tra l'altro il sindaco, diversi consiglieri comunali e loro parenti, nonche' familiari di soggetti maflosi.
Forniscono uno spaccato dei condizionamenti esterni ai quali e' risultata soggetta la gestione dell'ente l'incarico di operatore turistico conferito ad un soggetto non abilitato all'attivita' ma legato da vincoli di parentela con persona vicina alla cosca locale, nonche' l'assunzione, nell'anno 2004, della figlia del capomafia, in qualita' di volontaria nel servizio civile, addetta alla biblioteca comunale.
Modalita' di gestione che lasciano presumere il perseguimento, da parte dell'amministrazione comunale, di finalita' diverse dal pubblico interesse, attengono altresi' al rilascio di licenze di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. L'aumento del numero di licenze di categoria B, disposto con determina sindacale sulla base di una asserita crescita di quello specifico settore commerciale, che, in realta', non trova alcun riscontro nella situazione economica e sociale locale, hanno indotto la commissione di accesso a ritenere l'intento di avvantaggiare un soggetto vicino alla famiglia del capomafia, cui la predetta licenza e' stata rilasciata con significativa celerita', addirittura qualche giorno prima che la competente commissione provinciale esprimesse il proprio assenso all'aumento del numero delle licenze.
Nel settore edilizio, inoltre, l'attivita' di accesso ha rilevato come alcune determinazioni assunte dall'amministrazione comunale in sede di variante al piano regolatore generale per il centro storico, abbiano comportato la valorizzazione di alcune aree, a vantaggio di un soggetto vicino al capomafia locale, ivi proprietario di immobili.
Inoltre, nell'esaminare l'attivita' amministrativa connessa al rilascio di alcune concessioni edilizie, peraltro in netto incremento nel corso della consiliatura, l'organo ispettivo ha evidenziato atteggiamenti di favore, nei confronti di un componente della giunta, nel rilascio di titoli concessori e la nomina in seno alla commissione edilizia comunale di un libero professionista legato da vincoli di parentela ad un amministratore, che svolge attivita' professionale anche in favore di soggetti vicini alla criminalita' organizzata, a loro volta destinatari di provvedimenti autorizzativi.
Appare infine sintomatica del favoritismo operato nei confronti di appartenenti all'associazione mafiosa, la concessione di un contributo economico, seppure di modesto valore, ad uno dei soggetti destinatari della predetta ordinanza di custodia cautelare in carcere, gia' condannato in passato per aver commesso numerosissimi reati in quanto affiliato al sodalizio mafioso, nonostante lo stesso fosse proprietario di alcuni immobili e titolare di pensione.
Il complesso degli elementi emersi dagli accertamenti giudiziari e dalle procedure di accesso mostra che la capacita' di penetrazione dell'organizzazione criminosa ha favorito il consolidarsi di un sistema di connivenze e di interferenze esterne al quadro degli interessi pubblici locali che, di fatto, priva quella comunita' delle fondamentali garanzie democratiche e rende precarie le condizioni di funzionalita' dell'ente.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Vicari, la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte della locale organizzazione criminale, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia nella legge e nelle istituzioni dei cittadini.
Pertanto, il prefetto di Palermo, con relazione del 25 giugno 2005, che si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra l'ente locale e la criminalita' organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Vicari (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 16 settembre 2005
Il Ministro dell'interno: Pisanu