Gazzetta n. 171 del 25 luglio 2005 (vai al sommario)
DECRETO LEGISLATIVO 30 maggio 2005, n. 142
Attuazione della direttiva 2002/87/CE relativa alla vigilanza supplementare sugli enti creditizi, sulle imprese di assicurazione e sulle imprese di investimento appartenenti ad un conglomerato finanziario, nonche' all'istituto della consultazione preliminare in tema di assicurazioni.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione;
Vista la legge 31 ottobre 2003, n. 306, ed in particolare l'articolo 1 e l'allegato B;
Vista la direttiva n. 2002/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, relativa alla vigilanza supplementare sugli enti creditizi, sulle imprese di assicurazione e sulle imprese di investimento appartenenti ad un conglomerato finanziario e che modifica le direttive 73/239/CEE, 79/267/CEE, 92/49/CEE, 92/96/CEE, 93/6/CEE e 93/22/CEE del Consiglio e le direttive 98/78/CE e 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione dell'11 marzo 2005;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera del deputati e del Senato della Repubblica;
Vista la deliberazione del Consiglio del Ministri, adottata nella riunione del 27 maggio 2005;
Sulla proposta del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle attivita' produttive, con il Ministro della giustizia e con il Ministro degli affari esteri;

E m a n a

il seguente decreto legislativo:

Art. 1.
Definizioni

1. Ai fini del presente decreto si intende per:
a) testo unico bancario, di seguito denominato TUB: il decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni;
b) testo unico della finanza, di seguito denominato TUF: il decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni;
c) banca: l'impresa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), del TUB;
d) istituto di moneta elettronica, di seguito denominato IMEL: l'impresa di cui all'articolo 1, comma 2, lettera h-bis), del TUB;
e) impresa di assicurazione: l'impresa autorizzata all'esercizio dell'attivita' assicurativa ai sensi dei decreti legislativi 17 marzo 1995, n. 174 e n. 175;
f) imprese di investimento: le imprese di cui all'articolo 1, comma 1, lettera h), del TUF;
g) impresa regolamentata: una banca, un IMEL, un'impresa di assicurazione o un'impresa di investimento, autorizzati in Italia o in un altro Paese dell'Unione europea;
h) societa' di gestione patrimoniale: le societa' di gestione di cui all'articolo 1, comma 1, lettere o) e o-bis), del TUF;
i) impresa di riassicurazione: un'impresa, come definita dall'articolo 1, lettera e), del decreto legislativo n. 239 del 17 aprile 2001;
l) norme settoriali: il TUB, il TUF, le norme sulle assicurazioni e le relative disposizioni attuative;
m) settore finanziario: il settore composto di una o piu' delle seguenti imprese:
1) una banca, un IMEL, un intermediario finanziario di cui agli articoli 106 o 107 del TUB o un'impresa di servizi bancari ausiliari di cui all'articolo 1, paragrafo 23, della direttiva 200/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 marzo 2000 (settore bancario);
2) un'impresa di assicurazione, un'impresa di riassicurazione o una societa' di partecipazione assicurativa (settore assicurativo);
3) un'impresa di investimento o un ente finanziario ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 5, della direttiva 200/12/CE (settore servizi di investimento);
4) una societa' di partecipazione finanziaria mista;
n) conglomerato finanziario: un gruppo di imprese che soddisfi le condizioni di cui all'articolo 3;
o) settore finanziario di maggiori dimensioni: il settore finanziario all'interno di un conglomerato finanziario con il valore medio di cui all'articolo 3, comma 3, piu' elevato; ai fini di tale valutazione, il settore bancario e quello dei servizi di investimento sono considerati congiuntamente;
p) settore finanziario di minori dimensioni: il settore finanziario all'interno di un conglomerato finanziario con il valore medio di cui all'articolo 3, comma 3, meno elevato; ai fini di tale valutazione, il settore bancario e quello dei servizi di investimento sono considerati congiuntamente;
q) impresa madre: l'impresa che controlla un'altra impresa ai sensi dell'articolo 26 del decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127, e ogni impresa che eserciti un'influenza dominante su un'altra impresa ai sensi dell'articolo 23, comma 2, del TUB e dell'articolo 10, comma 2, della legge 9 gennaio 1991, n. 20;
r) impresa figlia: un'impresa soggetta al controllo di un'altra impresa ai sensi dell'articolo 26 del decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127, nonche' ogni impresa su cui un'impresa madre eserciti un'influenza dominante ai sensi dell'articolo 23, comma 2, del TUB e dell'articolo 10, comma 2, della legge 9 gennaio 1991, n. 20; tutte le imprese figlie di imprese figlie sono parimenti considerate imprese figlie dell'impresa madre che e' a capo di tali imprese;
s) partecipazione: i diritti, rappresentati o meno da titoli, nel capitale di altre imprese, i quali, realizzando una situazione di legame durevole con esse, sono destinati a sviluppare l'attivita' del partecipante. Si ha comunque partecipazione quando un soggetto e', direttamente o tramite un legame di controllo, titolare di almeno il 20 per cento dei diritti di voto o del capitale di un'impresa;
t) gruppo: un insieme di imprese composto dalla impresa madre, dalle imprese figlie e dalle societa' in cui l'impresa madre o le imprese figlie detengono una partecipazione, nonche' dalle imprese soggette a direzione unitaria in virtu' di accordi o clausole statutarie e da quelle in cui gli organi di amministrazione, direzione e controllo sono costituiti in maggioranza dalle stesse persone;
u) stretti legami: i legami tra due o piu' persone fisiche o giuridiche consistenti in:
1) una partecipazione, ossia il fatto di detenere direttamente, o tramite un legame di controllo, il 20 per cento o piu' dei diritti di voto o del capitale di un'impresa;
2) un legame di controllo come definito dall'articolo 26 del decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127;
3) una situazione nella quale due o piu' persone fisiche o giuridiche siano legate in modo duraturo a una stessa persona da un legame di controllo;
v) societa' di partecipazione finanziaria mista: un'impresa madre, diversa da un'impresa regolamentata, che insieme con le sue imprese figlie, di cui almeno una sia un'impresa regolamentata con sede principale nell'Unione europea, e con altre imprese costituisca un conglomerato finanziario;
z) autorita' competenti: le autorita' nazionali dei Paesi dell'Unione europea preposte, in forza di legge o regolamento, all'esercizio della vigilanza sulle banche, sugli IMEL, sulle imprese di assicurazione, sulle imprese di investimento, sia a livello di singola impresa che di gruppo;
aa) autorita' competenti rilevanti:
1) le autorita' competenti dei Paesi dell'Unione europea preposte all'esercizio della vigilanza settoriale a livello di gruppo su qualsiasi impresa regolamentata appartenente ad un conglomerato finanziario;
2) il coordinatore se diverso dalle autorita' di cui al numero 1;
3) le altre autorita' competenti interessate, se ritenuto necessario dalle autorita' di cui ai numeri 1 e 2; queste ultime tengono conto, in particolare, della quota di mercato delle imprese regolamentate del conglomerato in altri Stati comunitari, specie se essa supera il 5 per cento, e dell'importanza all'interno del conglomerato di qualsiasi impresa regolamentata che abbia sede in un altro Stato membro;
bb) autorita' di vigilanza italiane: le autorita' di vigilanza italiane competenti sui settori bancario, assicurativo e dei servizi di investimento;
cc) operazioni intragruppo: tutte le operazioni in cui l'adempimento di un'obbligazione, contrattuale o di altra natura, dietro pagamento o a titolo gratuito, a favore delle imprese regolamentate appartenenti ad un conglomerato finanziario dipende, direttamente o indirettamente, da altre imprese dello stesso gruppo o da qualsiasi persona fisica o giuridica legata alle imprese appartenenti a quel gruppo da stretti legami;
dd) concentrazione dei rischi: tutte le esposizioni con un rischio di perdita potenziale per le imprese appartenenti a uno stesso conglomerato finanziario, di portata tale da compromettere la solvibilita' o la posizione finanziaria generale delle imprese regolamentate appartenenti al conglomerato; tali esposizioni possono essere dovute a rischio di credito/controparte, rischio di investimento, rischio assicurativo, rischio di mercato, altri rischi oppure ad una combinazione o interazione dei rischi precedenti;
ee) requisiti di adeguatezza patrimoniale complessivi: l'ammontare minimo dei fondi propri di un'impresa regolamentata a fronte dei rischi complessivi della propria attivita', calcolato per le singole imprese in base alle rispettive norme settoriali;
ff) vigilanza supplementare a livello di conglomerato: la vigilanza ulteriore, rispetto a quella prevista da ogni ordinamento nazionale di settore, che si effettua considerando unitariamente il conglomerato finanziario, ai fini stabiliti all'articolo 2, comma 1.



Avvertenza:

Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art. 10, commi 2 e 3 del testo unico delle
disposizioni sulla promulgazione delle leggi,
sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica
e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo
fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge
modificate o alle quali e' operato il rinvio. Restano
invariati il valore e l'efficacia degli atti legislativi
qui trascritti.
Per le direttive CEE vengono forniti gli, estremi di
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale delle Comunita'
europee (GUCE).

Note alle premesse:

- L'art. 76 della Costituzione stabilisce che
l'esercizio della funzione legislativa non puo' essere
delegato al Governo se non con determinazione di principi e
criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per
oggetti definiti.
- L'art. 87 della Costituzione conferisce, tra l'altro,
al Presidente della Repubblica il potere di promulgare le
leggi e di emanare i decreti aventi valore di legge ed i
regolamenti.
- Si riporta il testo dell'art. 1 e l'allegato B, della
legge 31 ottobre 2003, n. 306, recante: "Disposizioni per
l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza
dell'Italia alle Comunita' europee. Legge comunitaria
2003":
"Art. 1 (Delega al Governo per l'attuazione di
direttive comunitarie). - 1. Il Governo e' delegato ad
adottare, entro il termine di diciotto mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge, i decreti
legislativi recanti le norme occorrenti per dare attuazione
alle direttive comprese negli elenchi di cui agli allegati
A e B.
2. I decreti legislativi sono adottati, nel rispetto
dell'art. 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, su
proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o del
Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro con
competenza istituzionale prevalente per la materia, di
concerto con i Ministri degli affari esteri, della
giustizia, dell'economia e delle finanze e con gli altri
Ministri interessati in relazione all'oggetto della
direttiva.
3. Gli schemi dei decreti legislativi recanti
attuazione delle direttive comprese nell'elenco di cui
all'allegato B, nonche', qualora sia previsto il ricorso a
sanzioni penali, quelli relativi all'attuazione delle
direttive elencate nell'allegato A, sono trasmessi, dopo
l'acquisizione degli altri pareri previsti dalla legge,
alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica
perche' su di essi sia espresso, entro quaranta giorni
dalla data di trasmissione, il parere dei competenti organi
parlamentari. Decorso tale termine i decreti sono emanati
anche in mancanza del parere. Qualora il termine previsto
per il parere dei competenti organi parlamentari scada nei
trenta giorni che precedono la scadenza dei termini
previsti ai commi 1 o 4 o successivamente, questi ultimi
sono prorogati di novanta giorni.
4. Entro un anno dalla data di entrata in vigore di
ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel
rispetto dei principi e criteri direttivi fissati dalla
presente legge, il Governo puo' emanare, con la procedura
indicata nei commi 2 e 3, disposizioni integrative e
correttive dei decreti legislativi emanati ai sensi del
comma 1.
5. In relazione a quanto disposto dall'art. 117, quinto
comma, della Costituzione, i decreti legislativi
eventualmente adottati nelle materie di competenza
legislativa delle regioni e delle province autonome di
Trento e di Bolzano entrano in vigore, per le regioni e le
province autonome nelle quali non sia ancora in vigore la
propria normativa di attuazione, alla data di scadenza del
termine stabilito per l'attuazione della normativa
comunitaria e perdono comunque efficacia a decorrere dalla
data di entrata in vigore della normativa di attuazione
adottata da ciascuna regione e provincia autonoma nel
rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario
e dei principi fondamentali stabiliti dalla legislazione
dello Stato.

Allegato B
(art. 1, commi 1 e 3)

1996/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla
prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento.
1999/22/CE del Consiglio, del 29 marzo 1999, relativa
alla custodia degli animali selvatici nei giardini
zoologici.
1999/63/CE del Consiglio, del 21 giugno 1999, relativa
all'accordo sull'organizzazione dell'orario di lavoro della
gente di mare concluso dall'Associazione armatori della
Comunita' europea (ECSA) e dalla Federazione dei sindacati
dei trasportatori dell'Unione europea (FST).
2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione
comunitaria in materia di acque.
2000/76/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
4 dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti.
2000/79/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000,
relativa all'attuazione dell'accordo europeo
sull'organizzazione dell'orario di lavoro del personale di
volo nell'aviazione civile concluso da Association of
European Airlines (AEA), European Transport
Workers'Federation (ETF), European Cockpit Association
(ECA), European Regions Airline Association (ERA) e
International Air Carrier Association (IACA).
2001/16/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
19 marzo 2001, relativa all'interoperabilita' del sistema
ferroviario transeuropeo convenzionale.
2001/86/CE del Consiglio, dell'8 ottobre 2001, che
completa lo Statuto della Societa' europea per quanto
riguarda il coinvolgimento dei lavoratori.
2002/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
26 marzo 2002, che istituisce norme e procedure per
l'introduzione di restrizioni operative ai fini del
contenimento del rumore negli aeroporti della Comunita'.
2002/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
25 giugno 2002, sulle prescrizioni minime di sicurezza e di
salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi
derivanti dagli agenti fisici (vibrazioni) (sedicesima
direttiva particolare ai sensi dell'art. 16, paragrafo 1,
della direttiva 89/391/CEE).
2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
25 giugno 2002, relativa alla determinazione e alla
gestione del rumore ambientale.
2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali
e alla tutela della vita privata nel settore delle
comunicazioni elettroniche (direttiva relativa alla vita
privata e alle comunicazioni elettroniche).
2002/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 settembre 2002, concernente la commercializzazione a
distanza di servizi finanziari ai consumatori e che
modifica la direttiva 90/619/CEE del Consiglio e le
direttive 97 luglio CE e 98/27/CE.
2002/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 settembre 2002, che modifica la direttiva 76/207/CEE del
Consiglio relativa all'attuazione del principio della
parita' di trattamento tra gli uomini e le donne per quanto
riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e alla
promozione professionali e le condizioni di lavoro.
2002/74/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 settembre 2002, che modifica la direttiva 80/987/CEE del
Consiglio concernente il ravvicinamento delle legislazioni
degli Stati membri relative alla tutela dei lavoratori
subordinati in caso di insolvenza del datore di lavoro.
2002/84/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
5 novembre 2002, che modifica le direttive in materia di
sicurezza marittima e di prevenzione dell'inquinamento
provocato dalle navi.
2002/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
16 dicembre 2002, relativa alla vigilanza supplementare
sugli enti creditizi, sulle imprese di assicurazione e
sulle imprese di investimento appartenenti ad un
conglomerato finanziario e che modifica le direttive
73/239/CEE, 79/267/CEE, 92/49/CEE, 92/96/CEE, 93/6/CEE e
93/22/CEE del Consiglio e le direttive 98/78/CE e
2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.
2002/89/CE del Consiglio, del 28 novembre 2002, che
modifica la direttiva 2000/29/CE concernente le misure di
protezione contro l'introduzione nella Comunita' di
organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e
contro la loro diffusione nella Comunita'.
2002/90/CE del Consiglio, del 28 novembre 2002, volta a
definire il favoreggiamento dell'ingresso, del transito e
del soggiorno illegali.
2002/92/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
9 dicembre 2002, sulla intermediazione assicurativa.
2002/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
27 gennaio 2003, sulla restrizione dell'uso di determinate
sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed
elettroniche.
2002/96/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
27 gennaio 2003, sui rifiuti di apparecchiature elettriche
ed elettroniche (RAEE).
2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
28 gennaio 2003, sull'accesso del pubblico all'informazione
ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del
Consiglio, del 7 giugno 1990.
2003/6/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
28 gennaio 2003, relativa all'abuso di informazioni
privilegiate e alla manipolazione del mercato (abusi di
mercato).
2003/17/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
3 marzo 2003, che modifica la direttiva 98/70/CE relativa
alla qualita' della benzina e del combustibile diesel.
2003/24/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
14 aprile 2003, che modifica la direttiva 98/18/CE del
Consiglio, del 17 marzo 1998, relativa alle disposizioni e
norme di sicurezza per le navi da passeggeri.
2003/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
14 aprile 2003, concernente requisiti specifici di
stabilita' per le navi ro/ro da passeggeri.
2003/33/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
26 maggio 2003, sul ravvicinamento delle disposizioni
legislative, regolamentari e amministrative degli Stati
membri in materia di pubblicita' e di sponsorizzazione a
favore dei prodotti del tabacco.
2003/43/CE del Consiglio, del 26 maggio 2003, recante
modifica della direttiva 88/407/CEE che stabilisce le
esigenze di polizia sanitaria applicabili agli scambi
intracomunitari e alle importazioni di sperma di animali
della specie bovina.
2003/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
16 giugno 2003, che modifica la direttiva 94/25/CE sul
ravvicinamento delle disposizioni legislative,
regolamentari e amministrative degli Stati membri
riguardanti le imbarcazioni da diporto.
2003/50/CE del Consiglio, dell'11 giugno 2003, che
modifica la direttiva 91/68/CEE per quanto riguarda il
rafforzamento dei controlli sui movimenti di ovini e
caprini.
La direttiva 2002/87/CE e' pubblicata in GUCE n. L 35
del-l'11 febbraio 2003.
La direttiva 73/239/CEE e' pubblicata in GUCE n. L 228
del 16 agosto 1973.
La direttiva 79/267/CEE e' pubblicata in GUCE n. L 63
del 13 marzo 1979.
La direttiva 92/49/CEE e' pubblicata in GUCE n. L 228
del-l'11 agosto 1992.
La direttiva 92/96/CEE e' pubblicata in GUCE n. L 360
del 9 dicembre 1992.
La direttiva 93/6/CEE e' pubblicata in GUCE n. L 141
del-l'11 giugno 1993.
La direttiva 93/22/CEE e' pubblicata in GUCE n. L 141
del-l'11 giugno 1993.
La direttiva 98/78/CE e' pubblicata in GUCE n. L 330
del 5 dicembre 1998.
La direttiva 2000/12/CE e' pubblicata in GUCE n. L 126
del 26 maggio 2000".

Note all'art. 1:
- Si riporta il testo degli articoli 1, comma 1,
lettera b), comma 2, lettera h-bis, 106, 107 e 23, comma 2,
del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, recante:
"Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia":
"Art. 1 (Definizioni). - 1. Nel presente decreto
legislativo l'espressione:
a) (omissis);
b) "banca" indica l'impresa autorizzata all'esercizio
dell'attivita' bancaria;
(omissis).
2. Nel presente decreto legislativo si intendono per:
(omissis);
h-bis) "istituti di moneta elettronica": le imprese,
diverse dalle banche, che emettono moneta elettronica;
(Omissis)".
"Art. 106 (Elenco generale). - 1. L'esercizio nei
confronti del pubblico delle attivita' di assunzione di
partecipazioni, di concessione di finanziamenti sotto
qualsiasi forma, di prestazione di servizi di pagamento e
di intermediazione in cambi e' riservato a intermediari
finanziari iscritti in un apposito elenco tenuto dall'UIC.
2. Gli intermediari finanziari indicati nel comma 1
possono svolgere esclusivamente attivita' finanziarie,
fatte salve le riserve di attivita' previste dalla legge.
3. L'iscrizione nell'elenco e' subordinata al ricorrere
delle seguenti condizioni:
a) forma di societa' per azioni, di societa' in
accomandita per azioni, di societa' a responsabilita'
limitata o di societa' cooperativa;
b) oggetto sociale conforme al disposto del comma 2;
c) capitale sociale versato non inferiore a cinque
volte il capitale minimo previsto per la costituzione delle
societa' per azioni;
d) possesso, da parte dei titolari di partecipazioni
e degli esponenti aziendali, dei requisiti previsti dagli
articoli 108 e 109;
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti
la Banca d'Italia e l'UIC:
a) specifica il contenuto delle attivita' indicate
nel comma 1, nonche' in quali circostanze ricorra
l'esercizio nei confronti del pubblico. Il credito al
consumo si considera comunque esercitato nei confronti del
pubblico anche quando sia limitato all'ambito dei soci;
b) per gli intermediari finanziari che svolgono
determinati tipi di attivita', puo', in deroga a quanto
previsto dal comma 3, vincolare la scelta della forma
giuridica, consentire l'assunzione di altre forme
giuridiche e stabilire diversi requisiti patrimoniali.
5. L'UIC indica le modalita' di iscrizione nell'elenco
e da' comunicazione delle iscrizioni alla Banca d'Italia e
alla CONSOB.
6. Al fine di verificare il rispetto dei requisiti per
l'iscrizione nell'elenco, l'UIC puo' chiedere agli
intermediari finanziari dati, notizie, atti e documenti e,
se necessario, puo' effettuare verifiche presso la sede
degli intermediari stessi, anche con la collaborazione di
altre autorita'.
7. I soggetti che svolgono funzioni di amminsitrazione,
direzione e controllo presso gli intermediari finanziari
comunicano all'UIC, con le modalita' dallo stesso
stabilite, le cariche analoghe ricoperte presso altre
societa' ed enti di qualsiasi natura.
"Art. 107 (Elenco speciale). - 1. Il Ministro
dell'economia e delle finanze, sentite la Banca d'Italia e
la CONSOB, determina criteri oggettivi, riferibili
all'attivita' svolta, alla dimensione e al rapporto tra
indebitamento e patrimonio, in base ai quali sono
individuati gli intermediari finanziari che si devono
iscrivere in un elenco speciale tenuto dalla Banca
d'Italia.
2. La Banca d'Italia, in conformita' delle
deliberazioni del CICR, detta agli intermediari iscritti
nell'elenco speciale disposizioni aventi ad oggetto
l'adeguatezza patrimoniale e il contenimento del rischio
nelle sue diverse configurazioni nonche' l'organizzazione
amministrativa e contabile e i controlli interni. La Banca
d'Italia puo' adottare, ove la situazione lo richieda,
provvedimenti specifici nei confronti di singoli
intermediari per le materie in precedenza indicate. Con
riferimento a determinati tipi di attivita' la Banca
d'Italia puo' inoltre dettare disposizioni volte ad
assicurarne il regolare esercizio.
3. Gli intermediari inviano alla Banca d'Italia, con le
modalita' e nei termini da essa stabiliti, segnalazioni
periodiche, nonche' ogni altro dato e documento richiesto.
4. La Banca d'Italia puo' effettuare ispezioni con
facolta' di richiedere l'esibizione di documenti e gli atti
ritenuti necessari.
4-bis. La Banca d'Italia puo' imporre agli intermediari
il divieto di intraprendere nuove operazioni per violazione
di norme di legge o di disposizioni emanate ai sensi del
presente decreto.
5. Gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco
speciale restano iscritti anche nell'elenco generale; a
essi non si applicano i commi 6 e 7 dell'art. 106.
6. Gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco
speciale, quando siano stati autorizzati all'esercizio dei
servizi di investimento ovvero abbiano acquisito fondi con
obbligo di rimborso per un ammontare superiore al
patrimonio, sono assoggettati alle disposizioni previste
nel titolo IV, capo I, sezioni I e III, nonche' all'art.
97-bis in quanto compatibile; in luogo degli articoli 86,
commi 6 e 7, e 87, comma 1, si applica l'art. 57, commi 4 e
5; del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
7. Agli intermediari iscritti nell'elenco previsto dal
comma 1 che esercitano l'attivita' di concessione di
finanziamenti sotto qualsiasi forma si applicano le
disposizioni dell'art. 47".
"Art. 23 (Nozione di controllo). - 1. (Omissis).
2. Il controllo si considera esistente nella forma
dell'influenza dominante, salvo prova contraria, allorche'
ricorra una delle seguenti situazioni:
(Omissis)".
- Si riporta il testo dell'art. 1, comma 1, lettere h),
o) e o-bis), del decreto legislativo 24 febbraio n. 1998,
n. 58, recante: "Testo unico delle disposizioni in materia
di intermediazione finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e
21 della legge 6 febbraio 1996, n. 52.".
"Art. 1 (Definizioni). - 1. Nel presente decreto
legislativo si intendono per:
(omissis);
h) "imprese di investimento": le SIM e le imprese di
investimento comunitarie ed extracomunitarie;
(omissis);
o) "societa' di gestione dei risparmio" (SGR): la
societa' per azioni con sede legale e Direzione generale in
Italia autorizzata a prestare il servizio di gestione
collettiva del risparmio;
o-bis) "societa' di gestione armonizzata": la
societa' con sede legale e Direzione generale in uno Stato
membro diverso dall'Italia, autorizzata ai sensi della
direttiva in materia di organismi di investimento
collettivo, a prestare il servizio di gestione collettiva
dei risparmio;
(Omissis)".
- Il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174, reca:
"Attuazione della diretta 92/96/CEE in materia di
assicurazione diretta sulla vita".
- Il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 175, reca:
"Attuazione della diretta 92/49/CEE in materia di
assicurazione diretta diversa dall'assicurazione sulla
vita".
- Si riporta il testo dell'art. 1, lettera e) del
decreto legislativo n. 239 del 17 aprile 2001 recante:
"Attuazione della direttiva 98/78/CE relativa alla
vigilanza supplementare sulle imprese di assicurazione
appartenente ad un gruppo assicurativo".
"Art. 1 (Definizioni). - 1. Agli effetti del presente
decreto si intende per:
(omissis);
e) impresa di riassicurazione: un'impresa, diversa da
una impresa di assicurazione o da una impresa di
assicurazione avente sede legale in uno Stato terzo, la cui
attivita' principale consiste nell'accettare rischi ceduti
da un'impresa di assicurazione, da una impresa di
assicurazione avente sede legale in uno Stato terzo, o da
altre imprese di riassicurazione;
(Omissis)".
- Per la direttiva 2001/12/CE vedi note alle premesse.
L'art. 1, paragrafo 23 e paragrafo 5, cosi' recita:
"Art. 1. - Ai sensi della presente direttiva si intende
per:
(omissis);
5) "ente finanziario": un'impresa diversa da un ente
creditizio la cui attivita' principale consiste
nell'assunzione di partecipazioni o nell'esercizio di una o
piu' delle attivita' di cui ai punti da 2 a 12 dell'elenco
di cui all'allegato I;
(omissis);
23) "impresa di servizi bancari ausiliari":
un'impresa la cui attivita' principale consiste
nell'amministrazione di immobili, nella gestione di servizi
informatici, o in qualsivoglia altra attivita' affine di
natura ausiliaria rispetto all'attivita' principale di uno
o piu' enti creditizi;
(Omissis)".
- Si riporta il testo dell'art. 26, del decreto
legislativo 9 aprile 1991, n. 127, recante: "Attuazione
delle direttive n. 78/660/CEE e 83/349/CEE in materia
societaria, relative ai conti annuali e consolidati, ai
sensi dell'art. 1 comma 1, della legge 26 marzo 1990, n.
69". Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 17 aprile 1991, n.
90, supplemento ordinario.
"Art. 26 (Imprese controllate). - 1. Agli effetti
dell'art. 25 sono considerate imprese controllate quelle
indicate nei numeri 1) e 2) del primo comma dell'art. 2359
del codice civile.
2. Agli stessi effetti sono in ogni caso considerate
controllate:
a) le imprese su cui un'altra ha il diritto, in
virtu' di un contratto o di una clausola statutaria, di
esercitare un'influenza dominante, quando la legge
applicabile consenta tali contratti o clausole;
b) le imprese in cui un'altra, in base ad accordi con
altre voci, controlla da sola la maggioranza dei diritti di
voto.
3. Ai fini dell'applicazione dei comma precedente si
considerano anche i diritti spettanti a societa'
controllate, a societa' fiduciarie e a persone interposte;
non si considerano quelli spettanti per conto di terzi.".
- L'art. 23, comma 2, del TUB, cosi' recita:
"Art. 23 (Nozione di controllo). - 1. (Omissis).
2. Il controllo si considera esistente nella forma
dell'influenza dominante, salvo prova contraria allorche
ricorra una delle seguenti situazioni:
1) esistenza di un soggetto che, sulla base di
accordi, ha il diritto di nominare o revocare la
maggioranza degli amministratori o del consiglio di
sorveglianza ovvero dispone da solo della maggioranza dei
voti ai fini delle deliberazioni relative alle materie di
cui agli articoli 2364 e 2364-bis del codice civile;
2) possesso di partecipazioni idonee a consentire la
nomina o la revoca della maggioranza dei membri del
consiglio di amministrazione o del consiglio di
sorveglianza;
3) sussistenza di rapporti, anche tra soci, di
carattere finanziario ed organizzativo idonei a conseguire
uno dei seguenti effetti:
a) la trasmissione degli utili o delle perdite;
b) il coordinamento della gestione dell'impresa con
quella di altre imprese ai fini dei perseguimento di uno
scopo comune;
c) l'attribuzione di poteri maggiori rispetto a
quelli derivanti dalle partecipazioni possedute;
d) l'attribuzione, a soggetti diversi da quelli
legittimati in base alla titolarita' delle partecipazioni,
di poteri nella scelta degli amministratori o dei
componenti del consiglio di sorveglianza o dei dirigenti
delle imprese;
4) assoggettamento a direzione comune, in base alla
composizione degli organi amministrativi o per altri
concordanti elementi".
- Si riporta il testo dell'articolo 10, comma 2, della
legge 9 gennaio 1991, n. 20, recante: "Integrazioni e
modifiche alla legge 12 agosto 1982, n. 576 e norme sul
controllo delle partecipazioni di imprese o enti
assicurativi e in imprese o enti assicurativi.".
"Art. 10 (Autorizzazioni all'assunzione di
partecipazioni di controllo e di partecipazioni qualificate
nel capitale di imprese di assicurazione). - 1. (Omissis)".
2. Ai fini della presente legge una societa' si
considera controllata nei casi previsti dall'art. 2359 del
codice civile. Sono in ogni caso considerate controllate le
societa' in cui un altro soggetto, in base ad accordi con
altri soci, controlla da solo la maggioranza dei diritti di
voto, ovvero ha il diritto di nominare o revocare la
maggioranza degli amministratori. Costituisce sindacato di
voto qualsiasi accordo tra i soci che regola l'esercizio
del voto. Ogni accordo che regola l'esercizio del voto deve
essere, entro quarantotto ore dalla data di stipulazione,
comunicato all'ISVAP.
(Omissis)".



 
Art. 2.
Finalita' e destinatari della vigilanza supplementare

1. La vigilanza supplementare sulle imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario ha per scopo la salvaguardia della stabilita' del conglomerato nel suo complesso e delle imprese, regolamentate e non, che ne fanno parte, nonche' la prevenzione degli effetti destabilizzanti sul sistema finanziario derivanti dalle difficolta' finanziarie delle imprese appartenenti a un conglomerato finanziario.
2. Sono sottoposte a vigilanza supplementare, a livello di conglomerato, le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario, tra le quali rientrano anche le imprese regolamentate:
a) a capo di un conglomerato finanziario;
b) la cui impresa madre e' una societa' di partecipazione finanziaria mista con sede principale nell'Unione europea;
c) che sono legate ad un'altra impresa del settore finanziario da una relazione, diversa dal controllo, che comporti l'assoggettamento a direzione unitaria in virtu' di accordi o per effetto della quale gli organi di amministrazione, direzione e controllo sono costituiti in maggioranza dalle stesse persone.
3. I conglomerati finanziari che risultano essere sottogruppi di un altro conglomerato finanziario sono sottoposti a vigilanza supplementare nell'ambito di quest'ultimo.
4. Nel caso di soggetti che detengono partecipazioni o esercitano un'influenza notevole senza detenere partecipazioni o altri legami finanziari in una o piu' imprese regolamentate che non costituiscono un conglomerato finanziario, le autorita' competenti rilevanti, di comune accordo, determinano se e in che misura debba essere esercitata la vigilanza supplementare su tali imprese regolamentate, come se costituissero un conglomerato finanziario. Per l'esercizio di tale vigilanza occorre che siano soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 3, comma 1, lettere d) ed e).
5. Salvo quanto disposto dall'articolo 11, l'esercizio della vigilanza supplementare a livello di conglomerato finanziario non implica l'esercizio della vigilanza individuale su societa' di partecipazione finanziaria mista, su imprese regolamentate di un Paese terzo appartenenti a un conglomerato finanziario o su imprese non regolamentate appartenenti ad un conglomerato finanziario.
6. Le societa' di gestione patrimoniale inserite in un gruppo individuato come un conglomerato finanziario, ai sensi dell'articolo 3, rientrano nell'ambito di applicazione della vigilanza supplementare ai sensi del presente decreto.
7. Restano ferme le rispettive norme settoriali previste per le societa' di gestione patrimoniale ai fini dell'applicazione della vigilanza individuale, della vigilanza consolidata, ove le societa' di gestione patrimoniale siano incluse in un gruppo bancario o in un gruppo di societa' di investimento mobiliare, e della vigilanza supplementare a livello di gruppo assicurativo, ove le societa' di gestione patrimoniale siano incluse in un gruppo di imprese di assicurazione.
8. Ai fini della vigilanza supplementare di cui al presente decreto, le societa' di gestione patrimoniale rientrano nel settore finanziario relativo al gruppo (bancario, assicurativo, di servizi di investimento) a cui appartengono. Nel caso in cui le societa' di gestione patrimoniale non appartengano a nessun gruppo ma appartengano a un conglomerato finanziario, le medesime rientrano nel settore finanziario di maggiori dimensioni del conglomerato.
 
Art. 3.
Nozione di conglomerato finanziario

1. Costituisce un conglomerato finanziario, ai fini del presente decreto, qualsiasi gruppo, o sottogruppo di un gruppo, che soddisfi le seguenti condizioni:
a) a capo del gruppo vi sia un'impresa regolamentata o almeno una delle imprese figlie del gruppo sia un'impresa regolamentata;
b) qualora a capo del gruppo vi sia un'impresa regolamentata, questa sia un'impresa madre di un'altra impresa del settore finanziario, ovvero un'impresa che detiene una partecipazione in altra impresa del settore finanziario, ovvero un'impresa legata a un'impresa del settore finanziario da una relazione che comporti l'assoggettamento a direzione unitaria in virtu' di accordi o clausole statutarie o in cui gli organi di amministrazione, direzione e controllo sono costituiti in maggioranza dalle stesse persone;
c) qualora a capo del gruppo non vi sia un'impresa regolamentata, le attivita' del gruppo si svolgano principalmente nel settore finanziario;
d) almeno una delle imprese del gruppo operi nel settore assicurativo e almeno una operi nel settore bancario o nel settore dei servizi di investimento;
e) le attivita' consolidate o aggregate delle imprese del gruppo che operano nel settore assicurativo e le attivita' consolidate o aggregate delle imprese che operano nel settore bancario e nel settore dei servizi finanziari siano entrambe significative.
2. Le attivita' di un gruppo di imprese sono considerate principalmente di carattere finanziario, ai sensi del comma 1, lettera c), se il rapporto tra il totale dello stato patrimoniale delle imprese, regolamentate o meno, operanti nel settore finanziario e appartenenti al gruppo e il totale dello stato patrimoniale del gruppo nel suo complesso e' superiore al 40 per cento.
3. Si considerano significative, ai sensi del comma 1, lettera e), le attivita' svolte nei diversi settori finanziari se, per ciascun settore finanziario (bancario, assicurativo, servizi di investimento), il valore medio del rapporto tra il totale dello stato patrimoniale di quel settore finanziario e il totale dello stato patrimoniale delle imprese del settore finanziario appartenenti al gruppo e del rapporto tra i requisiti di solvibilita' del medesimo settore finanziario, calcolati in conformita' delle pertinenti norme settoriali, e il totale dei requisiti di solvibilita' delle predette imprese del settore finanziario appartenenti al gruppo e' superiore al 10 per cento.
4. Si considerano comunque significative le attivita' svolte nei diversi settori finanziari nel caso in cui il totale dello Stato patrimoniale del settore finanziario di minori dimensioni del gruppo sia superiore a 6 miliardi di euro. Ai fini del calcolo del valore medio e della valutazione delle dimensioni del settore finanziario, il settore bancario e quello dei servizi di investimento sono considerati congiuntamente.
5. Il calcolo di cui al presente articolo relativo allo stato patrimoniale e' effettuato sulla base del totale dello stato patrimoniale aggregato delle imprese appartenenti al gruppo, in conformita' dei loro conti annuali. Ai fini di tale calcolo, le imprese in cui e' detenuta una partecipazione sono prese in considerazione per l'importo del loro stato patrimoniale totale corrispondente alla quota aggregata proporzionale detenuta dal gruppo. Tuttavia, qualora siano disponibili conti consolidati, questi sono utilizzati in luogo di quelli aggregati.
6. Nel caso in cui i rapporti indicati ai commi 2 e 3 scendano al di sotto rispettivamente del 40 per cento o del 10 per cento per i conglomerati che sono gia' oggetto della vigilanza supplementare, si applicano per i tre anni successivi coefficienti ridotti rispettivamente pari al 35 per cento e all'8 per cento. Analogamente, se il totale dello stato patrimoniale del settore finanziario di minori dimensioni del gruppo scende al di sotto di 6 miliardi di euro per i conglomerati gia' soggetti a vigilanza supplementare, si applica per i tre anni successivi una soglia inferiore, pari a 5 miliardi di euro. Tuttavia, il coordinatore, con l'accordo delle altre autorita' competenti rilevanti, puo' decidere di non applicare i coefficienti o l'importo ridotti di cui sopra.
 
Art. 4.
Individuazione del conglomerato finanziario

1. Le autorita' competenti, che hanno autorizzato le imprese regolamentate appartenenti ad un gruppo, stabiliscono se il gruppo costituisce un conglomerato finanziario ai sensi dell'articolo 3. A tale fine le autorita' competenti collaborano strettamente tra loro e, in particolare, se un'autorita' competente ritiene che un'impresa regolamentata da essa autorizzata appartenga a un gruppo che potrebbe costituire un conglomerato finanziario, non ancora individuato, comunica tale circostanza alle altre autorita' competenti interessate.
2. Le autorita' competenti rilevanti possono, sulla base di un accordo di coordinamento:
a) non includere il gruppo nell'ambito di applicazione del presente decreto o non applicare gli articoli 8, 9 o 10, se viene raggiunta la soglia di cui all'articolo 3, comma 4, ma non quella di cui all'articolo 3, comma 3, qualora ritengano che tale inclusione o l'applicazione dei predetti articoli non sia necessaria oppure la ritengano inopportuna o fuorviante rispetto agli obiettivi della vigilanza supplementare tenendo conto, ad esempio, del fatto che:
1) la dimensione relativa del settore finanziario di minori dimensioni, misurata in base alla media di cui all'articolo 3, comma 3, o in base al totale dello stato patrimoniale o ai requisiti di adeguatezza patrimoniale, non supera il 5 per cento;
2) in uno Stato dell'Unione europea, la quota di mercato di tale settore, misurata in base al totale dello stato patrimoniale nel settore bancario o nel settore dei servizi finanziari e in base ai premi lordi iscritti nel settore assicurativo, non supera il 5 per cento. La decisione e' notificata alle altre autorita' competenti interessate;
b) escludere un'impresa dal calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare ai sensi dell'articolo 7, comma 4;
c) verificare, prima di individuare un conglomerato finanziario, il rispetto per 3 anni consecutivi delle soglie previste dall'articolo 3, commi 2 e 3;
d) verificare l'esistenza di un conglomerato finanziario, anche nel caso in cui le soglie di cui all'articolo 3, commi 2 e 3, non siano rispettate per 3 anni consecutivi, qualora la struttura del gruppo subisca modifiche significative.
3. Qualora sia stato individuato un conglomerato finanziario, le decisioni di cui alle lettere da b) a d) del comma 2 sono adottate sulla base di una proposta del coordinatore di tale conglomerato finanziario.
4. Ai fini dell'applicazione dell'art. 3, commi 2 e 3, le autorita' competenti rilevanti possono, in casi eccezionali e sulla base di un accordo di coordinamento, sostituire il criterio basato sul totale dello stato patrimoniale con il parametro della struttura dei redditi o con quello delle attivita' fuori bilancio o con entrambi o anche aggiungere uno o entrambi tali parametri qualora ritengano che essi abbiano particolare rilevanza ai fini della vigilanza supplementare.
 
Art. 5.
Nomina e compiti del coordinatore

1. Tra le autorita' competenti, comprese quelle del Paese dove ha la sede principale la societa' di partecipazione finanziaria mista, e' individuata l'autorita' di vigilanza responsabile per il coordinamento e l'esercizio della vigilanza supplementare, di seguito denominata coordinatore.
2. La presenza di un coordinatore con compiti specifici in materia di vigilanza supplementare lascia impregiudicati i compiti e le responsabilita' attribuite alle autorita' competenti ai sensi delle norme settoriali.
3. L'individuazione e' effettuata sulla base dei seguenti criteri:
a) qualora a capo di un conglomerato finanziario vi sia un'impresa regolamentata, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente che ha autorizzato la predetta impresa regolamentata all'esercizio dell'attivita';
b) qualora a capo di un conglomerato finanziario non vi sia un'impresa regolamentata, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente individuata sulla base dei seguenti criteri:
1) nel caso in cui l'impresa madre di un'impresa regolamentata sia una societa' di partecipazione finanziaria mista, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente che ha autorizzato la predetta impresa regolamentata ai sensi delle pertinenti norme settoriali;
2) nel caso in cui piu' imprese regolamentate con sede principale nell'Unione europea abbiano come impresa madre la stessa societa' di partecipazione finanziaria mista e una di queste imprese abbia ricevuto l'autorizzazione nello Stato membro in cui ha la sede principale la societa' di partecipazione finanziaria mista, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente preposta alla vigilanza dell'impresa regolamentata autorizzata in tale Stato membro;
3) nel caso in cui nello Stato membro in cui la societa' di partecipazione finanziaria mista ha la sua sede principale siano state autorizzate piu' imprese regolamentate operanti in diversi settori finanziari, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente preposta alla vigilanza sull'impresa regolamentata operante nel settore finanziario di maggiori dimensioni;
4) nel caso in cui a capo del conglomerato finanziario vi siano piu' societa' di partecipazione finanziaria mista con la sede principale in diversi Paesi dell'Unione europea in ciascuno dei quali sia presente un'impresa regolamentata, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente preposta alla vigilanza dell'impresa regolamentata che presenti il totale dello stato patrimoniale piu' elevato, nel caso in cui tali imprese operino nello stesso settore finanziario, ovvero dall'autorita' competente preposta alla vigilanza sull'impresa regolamentata operante nel settore finanziario di maggiori dimensioni;
5) nel caso in cui piu' imprese regolamentate con sede principale nell'Unione europea abbiano come impresa madre la stessa societa' di partecipazione finanziaria mista e nessuna di queste imprese abbia ricevuto l'autorizzazione nello Stato membro in cui ha la sede principale la societa' di partecipazione finanziaria mista, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente che ha concesso l'autorizzazione all'impresa regolamentata che presenta il totale dello stato patrimoniale piu' elevato nel settore finanziario di maggiori dimensioni;
6) nel caso in cui conglomerato finanziario sia un gruppo che non fa capo a un'impresa madre o in qualsiasi altro caso, il compito di coordinatore e' esercitato dall'autorita' competente che ha concesso l'autorizzazione all'impresa regolamentata che presenta il totale dello stato patrimoniale piu' elevato nel settore finanziario di maggiori dimensioni.
4. Il coordinatore, individuato in conformita' del comma 3, comunica all'impresa madre al vertice di un gruppo o, in assenza di questa, all'impresa regolamentata con il piu' elevato totale dello stato patrimoniale nel settore finanziario di maggiori dimensioni di un gruppo che il gruppo e' stato individuato come conglomerato finanziario ai sensi dell'articolo 4, nonche' la designazione del coordinatore. Il coordinatore informa altresi' le autorita' competenti che hanno autorizzato le imprese regolamentate appartenenti al gruppo e le autorita' competenti dello Stato membro nel quale la societa' di partecipazione finanziaria mista ha la sua sede principale, nonche' la Commissione europea.
5. In casi particolari, le autorita' competenti rilevanti possono, mediante accordi di coordinamento e sentito il conglomerato finanziario, stabilire di non applicare i criteri di cui al comma 3 qualora cio' risulti opportuno in considerazione della struttura del conglomerato e dell'importanza relativa delle sue attivita' in altri Paesi e nominare quale coordinatore un'autorita' competente diversa.
6. I compiti di vigilanza supplementare del coordinatore includono:
a) il coordinamento della raccolta e della diffusione di informazioni pertinenti o essenziali tra le autorita' competenti, sia nel quadro del normale esercizio delle proprie funzioni sia nelle situazioni di emergenza, ivi compresa la diffusione di informazioni importanti ai fini dell'esercizio della vigilanza da parte di un'autorita' competente ai sensi delle norme settoriali;
b) la valutazione complessiva sotto il profilo della vigilanza e la valutazione della situazione finanziaria di un conglomerato finanziario;
c) la valutazione dell'osservanza delle disposizioni in materia di adeguatezza patrimoniale, di concentrazione dei rischi e di operazioni intragruppo di cui agli articoli 7, 8 e 9;
d) la valutazione complessiva delle operazioni intragruppo e della concentrazione dei rischi, tenendo sotto controllo, in particolare, i possibili rischi di contagio all'interno del conglomerato finanziario, i rischi di conflitto di interessi, i rischi di arbitraggio fra norme settoriali ed il livello o volume dei rischi;
e) la valutazione della struttura, dell'organizzazione e del sistema di controllo interno del conglomerato finanziario, di cui all'articolo 10;
f) la pianificazione e il coordinamento delle attivita' di vigilanza, in collaborazione con le autorita' competenti rilevanti, sia nel quadro del normale esercizio delle proprie funzioni sia in situazioni di emergenza.
7. Il coordinatore, le altre autorita' competenti rilevanti e, ove necessario, le altre autorita' competenti interessate concludono accordi di coordinamento al fine di agevolare la vigilanza supplementare. L'accordo di coordinamento puo' conferire al coordinatore ulteriori compiti e puo' specificare le procedure per il processo decisionale fra le autorita' competenti rilevanti e per la collaborazione con le altre autorita' competenti.
8. Il coordinatore puo' chiedere alle autorita' competenti del Paese dell'Unione europea nel quale ha la sede principale un'impresa madre, le quali non esercitino esse stesse la vigilanza supplementare, di sollecitare dall'impresa madre tutte le informazioni pertinenti per l'esercizio dei suoi compiti di coordinamento e di trasmettergliele.
9. Al fine di evitare la duplicazione delle segnalazioni alle varie autorita' coinvolte nella vigilanza, se il coordinatore necessita di informazioni gia' fornite a un'altra autorita' competente conformemente alle norme settoriali, si rivolge all'autorita' in possesso di tali informazioni.
 
Art. 6.
Cooperazione e scambio di informazioni tra le autorita' competenti

1. Ai fini della vigilanza supplementare, il coordinatore e le autorita' competenti preposte all'esercizio della vigilanza sulle imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario cooperano strettamente tra loro fornendo a richiesta tutte le informazioni pertinenti e comunicando di propria iniziativa tutte le informazioni essenziali.
2. Le autorita' di vigilanza italiane competenti scambiano informazioni con le altre autorita' di vigilanza competenti e non possono opporre a queste ultime il segreto d'ufficio.
3. La cooperazione prevede almeno la raccolta e lo scambio di informazioni in merito ai seguenti elementi:
a) l'accertamento della struttura del gruppo e l'individuazione di tutte le principali imprese appartenenti al conglomerato finanziario, nonche' delle autorita' competenti delle imprese regolamentate del gruppo;
b) le strategie del conglomerato finanziario;
c) la situazione finanziaria del conglomerato finanziario, in particolare per quanto attiene all'adeguatezza patrimoniale, alle operazioni intragruppo, alla concentrazione dei rischi e alla redditivita';
d) i principali azionisti e coloro che svolgono funzioni di direzione e amministrazione del conglomerato finanziario;
e) l'organizzazione, i sistemi di gestione del rischio e di controllo interno a livello del conglomerato finanziario;
f) le procedure per la raccolta di informazioni presso le imprese appartenenti al conglomerato finanziario e la verifica di tali informazioni;
g) i problemi incontrati dalle imprese regolamentate o da altre imprese del conglomerato finanziario, suscettibili di arrecare un serio pregiudizio alle imprese regolamentate;
h) le sanzioni di rilevante entita' e i provvedimenti straordinari adottati dalle autorita' competenti in conformita' delle norme settoriali o del presente decreto.
4. Prima di adottare una decisione rilevante ai fini dell'esercizio dei compiti di vigilanza di altre autorita' competenti e fatte salve le rispettive responsabilita' definite dalle norme settoriali, le autorita' competenti interessate si consultano in merito:
a) ai mutamenti nell'azionariato e nella struttura organizzativa e gestionale delle imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario, che necessitano dell'approvazione ovvero dell'autorizzazione delle autorita' competenti;
b) alle sanzioni di rilevante entita' e ai provvedimenti straordinari adottati dalle autorita' competenti.
5. Un'autorita' competente puo' decidere di non procedere alla consultazione di cui al comma 4 in situazioni di urgenza o qualora cio' possa compromettere l'efficacia delle decisioni. In tali casi, l'autorita' competente informa prontamente le altre autorita' competenti.
6. Qualora le informazioni di cui al comma 3 del presente articolo siano gia' state fornite a un'autorita' competente ai sensi delle norme settoriali, le altre autorita' competenti preposte all'esercizio della vigilanza supplementare possono richiedere direttamente le informazioni all'autorita' gia' in possesso delle stesse.
7. La raccolta o il possesso di informazioni concernenti imprese appartenenti a un conglomerato finanziario, diverse dalle imprese regolamentate, non implica in alcun modo che le autorita' competenti siano tenute ad esercitare compiti di vigilanza individuale su tali imprese.
8. Nell'osservanza delle norme settoriali, le autorita' competenti possono scambiare informazioni riguardanti le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario anche con le banche centrali, il sistema europeo di banche centrali e la Banca centrale europea, nella misura in cui cio' sia necessario per l'assolvimento dei rispettivi compiti.
9. Le imprese e le persone fisiche e giuridiche, regolamentate o meno, cui si applica la vigilanza supplementare possono scambiarsi informazioni pertinenti ai fini della vigilanza supplementare.
10. Le autorita' competenti preposte all'esercizio della vigilanza supplementare possono accedere a tutte le informazioni pertinenti per l'esercizio di tale vigilanza; la richiesta di informazioni puo' essere effettuata direttamente dalle singole autorita' competenti ai soggetti vigilati dalla medesima autorita' oppure indirettamente, per il tramite dell'autorita' di vigilanza di settore, per le imprese regolamentate non vigilate dall'autorita' richiedente. Nei confronti delle societa' di partecipazione finanziaria mista la richiesta di informazioni e' inoltrata per il tramite dell'autorita' di vigilanza preposta alla verifica dei requisiti di cui all'articolo 11.
11. Ai fini della vigilanza supplementare, le imprese regolamentate italiane forniscono, per il tramite delle competenti autorita' di vigilanza italiane, informazioni alle autorita' di vigilanza di altri Paesi dell'Unione europea.
 
Art. 7.
Requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare

1. Le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario assicurano, mediante un'appropriata politica di adeguatezza patrimoniale a livello di conglomerato finanziario, che il totale dei mezzi propri disponibili a livello di conglomerato finanziario sia in ogni momento almeno equivalente ai requisiti di adeguatezza patrimoniale stabiliti sulla base di uno dei metodi di calcolo indicati nell'allegato. Il coordinatore, previa consultazione con le altre autorita' competenti rilevanti e con il conglomerato finanziario stesso, individua il metodo di calcolo da applicare.
2. Il coordinatore valuta i requisiti di adeguatezza patrimoniale del conglomerato finanziario e verifica che il calcolo dei requisiti di cui al comma 1, sia effettuato almeno una volta l'anno dalle imprese regolamentate o dalla societa' di partecipazione finanziaria mista. Ai fini del calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale sono incluse nell'ambito della vigilanza supplementare tutte le imprese appartenenti al settore finanziario.
3. Il risultato del calcolo e i dati necessari per quest'ultimo sono trasmessi al coordinatore dall'impresa regolamentata o dalla societa' di partecipazione finanziaria mista a capo del conglomerato finanziario oppure da un'impresa regolamentata appartenente al conglomerato finanziario individuata dal coordinatore, previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti e del conglomerato finanziario.
4. Il coordinatore puo' decidere, previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti e salve le situazioni di urgenza, di escludere una determinata impresa dal calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare nei seguenti casi:
a) qualora l'impresa abbia sede in un Paese non appartenente all'Unione europea nel quale esistano ostacoli giuridici alla trasmissione delle informazioni necessarie; non sono considerati ostacoli le norme settoriali in materia di obbligo per le autorita' competenti di negare l'autorizzazione qualora sia impedito loro l'effettivo esercizio dei compiti di vigilanza;
b) qualora l'impresa sia di interesse trascurabile ai fini dell'obiettivo della vigilanza supplementare sulle imprese regolamentate appartenenti ad un conglomerato finanziario; le imprese di interesse trascurabile devono comunque essere incluse se, considerate nel loro insieme, presentano un interesse non trascurabile;
c) qualora l'inclusione di un'impresa sia inopportuna o fuorviante in relazione agli obiettivi della vigilanza supplementare.
5. Il coordinatore e le autorita' di vigilanza rilevanti stabiliscono, mediante specifici accordi di coordinamento, i limiti quantitativi e le caratteristiche qualitative dell'impresa ai fini della esclusione dal calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare.
6. Nel caso in cui il coordinatore decida l'esclusione di un'impresa regolamentata italiana dal calcolo dell'adeguatezza patrimoniale, ai sensi del comma 4, lettera b), le autorita' di vigilanza italiane possono chiedere all'impresa a capo del conglomerato finanziario di fornire informazioni per agevolare l'esercizio della vigilanza sull'impresa regolamentata.
 
Art. 8.
Concentrazione dei rischi

1. Le imprese regolamentate o le societa' di partecipazione finanziaria mista riferiscono, a intervalli regolari e almeno con cadenza annuale, al coordinatore in merito ad ogni significativa concentrazione dei rischi a livello del conglomerato finanziario. La soglia di significativita' e' definita dal coordinatore, previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti e del conglomerato stesso, ponendo a base i fondi propri obbligatori o le riserve tecniche.
2. Il coordinatore, previa consultazione delle altre autorita' competenti, individua il tipo di rischi che le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario sono tenute a segnalare, tenendo conto della specifica struttura di gruppo e di gestione del rischio del conglomerato finanziario.
3. Le informazioni necessarie sono trasmesse al coordinatore dall'impresa regolamentata o dalla societa' di partecipazione finanziaria mista che e' a capo del conglomerato finanziario oppure da un'impresa regolamentata appartenente al conglomerato finanziario individuata dal coordinatore previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti e del conglomerato finanziario.
4. Le autorita' di vigilanza competenti rilevanti, mediante specifici accordi di coordinamento, possono disporre limiti quantitativi che permettano di conseguire gli obiettivi di vigilanza supplementare, riguardo a qualsiasi concentrazione dei rischi a livello di conglomerato finanziario.
5. Qualora a capo di un conglomerato finanziario vi sia una societa' di partecipazione finanziaria mista, le norme settoriali in materia di concentrazione dei rischi del settore finanziario di maggiori dimensioni si applicano a tale settore finanziario nel suo complesso, ivi compresa la societa' di partecipazione finanziaria mista.
6. Le concentrazioni dei rischi sono sottoposte alla valutazione complessiva sotto il profilo della vigilanza supplementare da parte del coordinatore.
7. Ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 21, comma 6, della direttiva 2002/87/CE, le autorita' di vigilanza italiane rendono noti al Ministero dell'economia e delle finanze i principi applicati in materia di vigilanza supplementare sulla concentrazione dei rischi.



Note all'art. 8:
- Per la direttiva 2002/87/CE vedi note alle premesse.
- L'art. 21, comma 6, cosi' recita:
«6. Gli Stati membri tengono informato il comitato sui
principi che applicano in merito alla vigilanza sulle
operazioni intragruppo e la concentrazione dei rischi.».



 
Art. 9.
Operazioni intragruppo

1. Le imprese regolamentate o le societa' di partecipazione finanziaria mista riferiscono, a intervalli regolari e almeno con cadenza annuale, al coordinatore in merito alle operazioni intragruppo significative delle imprese regolamentate effettuate all'interno del conglomerato finanziario. La soglia di significativita' e' definita dal coordinatore, previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti e del conglomerato stesso, ponendo a base i fondi propri obbligatori o le riserve tecniche.
2. Fino all'individuazione, da parte del coordinatore, della soglia di significativita' delle operazioni intragruppo, si presumono significative le operazioni superiori al 5 per cento dell'importo totale dei requisiti di adeguatezza patrimoniale a livello di conglomerato.
3. Il coordinatore, previa consultazione delle altre autorita' competenti, individua il tipo di operazioni che le imprese regolamentate appartenenti ad un conglomerato finanziario sono tenute a segnalare, tenendo conto della specifica struttura di gruppo e di gestione del rischio del conglomerato.
4. Le informazioni necessarie sono trasmesse al coordinatore dall'impresa regolamentata o dalla societa' di partecipazione finanziaria mista che e' a capo del conglomerato finanziario oppure da un'impresa regolamentata appartenente al conglomerato finanziario individuata dal coordinatore previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti e del conglomerato finanziario.
5. Al fine di conseguire gli obiettivi di vigilanza supplementare, le autorita' di vigilanza competenti rilevanti, mediante specifici accordi di coordinamento, possono fissare limiti quantitativi o requisiti qualitativi riguardo alle operazioni intragruppo di imprese regolamentate appartenenti ad un conglomerato finanziario.
6. Qualora a capo di un conglomerato finanziario vi sia una societa' di partecipazione finanziaria mista, le norme settoriali in materia di operazioni intragruppo del settore finanziario di maggiori dimensioni si applicano a tale settore comprensivo della societa' di partecipazione finanziaria mista.
7. Le operazioni intragruppo sono sottoposte alla valutazione complessiva sotto il profilo della vigilanza supplementare da parte del coordinatore.
8. Ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 21, comma 6, della direttiva 2002/87/CE le autorita' di vigilanza italiane rendono noti al Ministero dell'economia e delle finanze i principi applicati in materia di vigilanza supplementare sulle operazioni intragruppo.



Note all'art. 9:
- Per la direttiva 2002/87/CE e l'art. 21, comma 6,
vedi note all'art. 5.



 
Art. 10.
Controlli interni

1. Le imprese regolamentate pongono in essere nell'ambito del conglomerato finanziario e nel rispetto dei principi contenuti nei commi 2 e 3, adeguati meccanismi di controllo interno e procedure di gestione del rischio, comprese idonee procedure amministrative e contabili.
2. Le procedure di gestione del rischio includono:
a) governo societario e gestione sani, con l'approvazione e la revisione periodica delle strategie e delle politiche da parte dei soggetti ai quali sono attribuite le funzioni di amministrazione e di direzione a livello del conglomerato finanziario per quanto concerne tutti i rischi assunti;
b) opportune politiche di adeguatezza patrimoniale, al fine di anticipare l'impatto della strategia aziendale sul profilo del rischio e sui requisiti patrimoniali conformemente alle disposizioni dell'articolo 7 e dell'allegato al presente decreto;
c) procedure atte ad assicurare che i sistemi di monitoraggio dei rischi siano correttamente integrati nell'organizzazione aziendale e che siano prese tutte le misure necessarie a garantire la coerenza dei sistemi posti in essere in tutte le imprese incluse nel campo di applicazione della vigilanza supplementare, al fine di consentire la quantificazione, il monitoraggio e il controllo dei rischi a livello del conglomerato finanziario.
3. I meccanismi di controllo interno includono:
a) meccanismi adeguati per quanto concerne l'adeguatezza patrimoniale al fine di individuare e quantificare tutti i rischi materiali incorsi e stabilire un collegamento corretto tra mezzi propri e rischi;
b) valide procedure di segnalazione e contabili, atte a consentire l'accertamento, la quantificazione, il monitoraggio ed il controllo delle operazioni intragruppo e della concentrazione dei rischi.
4. Coerentemente con le pertinenti norme settoriali, in ogni impresa soggetta alla vigilanza supplementare sono istituiti adeguati meccanismi di controllo interno, definiti dalle autorita' di vigilanza competenti mediante specifici accordi di coordinamento, per l'elaborazione dei dati e delle informazioni utili all'esercizio della vigilanza supplementare.
5. Il coordinatore valuta, sotto il profilo della vigilanza supplementare, le procedure e i meccanismi di cui al presente articolo per il conglomerato finanziario nel suo complesso.
 
Art. 11. Requisiti di onorabilita' e professionalita' degli esponenti
aziendali delle societa' di partecipazione finanziaria mista

1. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti il Ministero delle attivita' produttive e le autorita' di vigilanza italiane, determina con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, i requisiti di onorabilita' e professionalita' dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso le societa' di partecipazione finanziaria mista.
2. Il difetto dei requisiti determina la decadenza dall'ufficio. Essa e' dichiarata dall'organo amministrativo entro trenta giorni dalla nomina o dalla conoscenza del difetto sopravvenuto. In caso di inerzia, la decadenza e' pronunciata dall'autorita' di vigilanza italiana che:
a) svolge il ruolo di coordinatore per l'esercizio della vigilanza supplementare di un conglomerato finanziario;
b) e' competente sul settore finanziario di maggiori dimensioni di un conglomerato finanziario costituito anche da imprese regolamentate italiane, nel caso in cui il coordinatore non sia un'autorita' di vigilanza italiana;
c) e' competente sul settore finanziario di maggiori dimensioni di un conglomerato finanziario al quale non partecipano imprese regolamentate italiane con a capo una societa' di partecipazione finanziaria mista con sede principale in Italia.
3. Il regolamento previsto dal comma 1 stabilisce le cause che comportano la sospensione temporanea dalla carica e la sua durata. La sospensione e' dichiarata con le modalita' indicate nel comma 2.



Nota all'art. 11:
- Si riporta il testo dell'art. 17, comma 3, della
legge 23 agosto 1988, n. 400, recante: «Disciplina
dell'attivita' di Governo e ordinamento della Presidenza
del Consiglio dei Ministri».
«3. Con decreto ministeriale possono essere adottati
regolamenti nelle materie di competenza del Ministro o di
autorita' sottordinate al Ministro, quando la legge
espressamente conferisca tale potere. Tali regolamenti, per
materie di competenza di piu' Ministri, possono essere
adottati con decreti interministeriali, ferma restando la
necessita' di apposita autorizzazione da parte della legge.
I regolamenti ministeriali ed interministeriali non possono
dettare norme contrarie a quelle dei regolamenti emanati
dal Governo. Essi debbono essere comunicati al Presidente
dei Consiglio dei Ministri prima della loro emanazione».



 
Art. 12.
Ispezioni

1. Ai fini della vigilanza supplementare, le autorita' di vigilanza italiane che intendono verificare le informazioni riguardanti un'impresa, regolamentata o meno, appartenente ad un conglomerato finanziario e situata in un altro Paese dell'Unione europea possono chiedere alle autorita' competenti del Paese di effettuare ispezioni presso tale impresa. L'autorita' di vigilanza italiana richiedente puo' prendere parte all'ispezione, qualora non la effettui direttamente.
2. L'autorita' di vigilanza italiana che riceve una richiesta di verifica da parte di autorita' competenti di altri Paesi dell'Unione europea che intendono verificare le informazioni riguardanti un'impresa italiana, regolamentata o meno, appartenente ad un conglomerato finanziario, puo' procedere direttamente all'ispezione oppure puo' autorizzare l'autorita' richiedente a procedere essa stessa all'ispezione. L'autorita' richiedente puo' prendere parte all'ispezione nel caso in cui l'autorita' di vigilanza italiana la effettui direttamente.
3. Per le societa' di partecipazione finanziaria mista, la richiesta di verifica di cui al comma 2 e' inoltrata all'autorita' di vigilanza italiana competente, individuata ai sensi dell'articolo 11, comma 2. L'autorita' di vigilanza italiana che riceve la richiesta puo' procedere all'ispezione direttamente oppure puo' autorizzare l'autorita' richiedente o una societa' di revisione a procedere all'ispezione. L'autorita' richiedente puo' prendere parte all'ispezione nel caso in cui non la effettui direttamente.
4. Al comma 3, dell'articolo 68, del TUB, in fine, e' aggiunto il seguente periodo: «l'autorita' competente richiedente, qualora non compia direttamente la verifica, puo', se lo desidera, prendervi parte».



Note all'art. 12:
- Il testo dell'art. 68 del TUB, cosi' come modificato
dal decreto qui pubblicato, cosi' recita:
«Art. 68 (Vigilanza ispettiva). - 1. A fini di
vigilanza su base consolidata, la Banca d'Italia puo'
effettuare ispezioni presso i soggetti indicati nell'art.
65 e richiedere l'esibizione di documenti e gli atti che
ritenga necessari. Le ispezioni nei confronti di societa'
diverse da quelle bancarie, finanziarie e strumentali hanno
il fine esclusivo di verificare l'esattezza dei dati e
delle informazioni forniti per il consolidamento.
2. La Banca d'Italia puo' richiedere alle autorita'
competenti di uno Stato comunitario di effettuare
accertamenti presso i soggetti indicati nel comma 1,
stabiliti nel territorio di detto Stato, ovvero concordare
altre modalita' delle verifiche.
3. La Banca d'Italia, su richiesta delle autorita'
competenti di altri Stati comunitari o extracomunitari,
puo' effettuare ispezioni presso le societa' con sede
legale in Italia ricomprese nella vigilanza su base
consolidata di competenza delle autorita' richiedenti. La
Banca d'Italia puo' consentire che Ia verifica sia
effettuata dalle autorita' che hanno fatto la richiesta
ovvero da un revisore o da un esperto. L'autorita'
competente richiedente, qualora non compia direttamente la
verifica, puo', se lo desidera, prendervi parte.».



 
Art. 13.
Poteri supplementari e misure di esecuzione

1. In caso di mancata osservanza dei requisiti di vigilanza supplementare di cui agli articoli da 7 a 10 da parte delle imprese regolamentate appartenenti ad un conglomerato finanziario o qualora tali requisiti siano rispettati ma la solvibilita' sia comunque compromessa oppure qualora le operazioni intragruppo o la concentrazione dei rischi compromettano la posizione finanziaria delle imprese regolamentate, le autorita' competenti, anche su richiesta del coordinatore, possono adottare:
a) i provvedimenti previsti dal Titolo IV, Sezioni I, II e III del TUB;
b) i provvedimenti di cui alla Parte II, Titolo IV del TUF;
c) i provvedimenti previsti dalla normativa in materia di assicurazioni private, incluse le disposizioni di cui alla legge 12 agosto 1982, n. 576.
2. Il comma 1 si applica anche alle societa' di partecipazione finanziaria mista aventi sede in Italia e i provvedimenti applicabili sono quelli di competenza dell'autorita' di vigilanza individuata ai sensi dell'articolo 11, comma 2.
3. Nei casi di cui al comma 1, nei confronti delle societa' di partecipazione finanziaria mista aventi sede in un altro Paese dell'Unione europea, appartenenti ad un conglomerato finanziario, l'autorita' di vigilanza italiana che svolge funzioni di coordinatore puo' chiedere all'autorita' di vigilanza estera competente i provvedimenti necessari a rimediare alla situazione nel piu' breve tempo possibile.
4. Per le specifiche finalita' di questo articolo, il coordinatore e le altre autorita' competenti interessate concludono specifici accordi di coordinamento. Per la definizione dei provvedimenti nei confronti delle societa' di partecipazione finanziaria mista, gli accordi di coordinamento sono conclusi con l'autorita' di vigilanza competente sulla verifica dei requisiti di onorabilita' e di professionalita'.



Note all'art. 13:
- Per il TIF, vedi note all'art. 1. La Parte II, Titolo
IV, reca: "Provvedimenti ingiuntivi e crisi".
- La legge 12 agosto 1982, n. 576, reca: "Riforma sulla
vigilanza sulle assicurazioni".



 
Art. 14. Sanzioni nei confronti delle societa' di partecipazione finanziaria
mista

1. Nei confronti dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione o controllo nelle societa' di partecipazione finanziaria mista aventi sede in Italia e' applicabile la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 10.000 a euro 103.000 per l'inosservanza delle norme di cui agli articoli 7, 8, 9, 10 e 11 o delle relative disposizioni generali o particolari impartite dalle autorita' competenti.
2. Per le violazioni previste nel presente articolo, l'autorita' competente individuata ai sensi dell'articolo 11, comma 2, applica la procedura di accertamento delle violazioni e di applicazione delle sanzioni prevista dall'articolo 195 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.



Note all'art. 14:
- Per il decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58,
vedi note all'art. 1. L'art. 195, cosi' recita:
«Art. 195 (Procedura sanzionatoria). - 1. Salvo quanto
previsto dall'art. 196, le sanzioni amministrative previste
nel presente titolo sono applicate dalla Banca d'Italia o
dalla CONSOB, secondo le rispettive competenze, con
provvedimento motivato, previa contestazione degli addebiti
agli interessati e valutate le deduzioni dagli stessi
presentate nei successivi trenta giorni.
2. Il procedimento sanzionatorio e' retto dai principi
del contraddittorio, della conoscenza degli atti
istruttori, della verbalizzazione nonche' della distinzione
tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie.
3. Il provvedimento di applicazione delle sanzioni e'
pubblicato per estratto nel Bollettino della Banca d'Italia
o della CONSOB. La Banca d'Italia o la CONSOB, tenuto conto
della natura della violazione e degli interessi coinvolti,
possono stabilire modalita' ulteriori per dare pubblicita'
al provvedimento, ponendo le relative spese a carico
dell'autore della violazione.
4. Avverso il provvedimento di applicazione delle
sanzioni previste dal presente titolo e' ammessa
opposizione alla Corte d'appello del luogo in cui ha sede
la societa' o l'ente cui appartiene l'autore della
violazione ovvero, nei casi in cui tale criterio non sia
applicabile, del luogo in cui la violazione e' stata
commessa. L'opposizione deve essere notificata
all'Autorita' che ha adottato il provvedimento entro trenta
giorni dalla sua comunicazione e deve essere depositata
presso la cancelleria della Corte d'appello entro trenta
giorni dalla notifica.
5. L'opposizione non sospende l'esecuzione del
provvedimento. La Corte d'appello, se ricorrono gravi
motivi, puo' disporre la sospensione con decreto motivato.
6. La Corte d'appello, su istanza delle parti, puo'
fissare termini per la presentazione di memorie e
documenti, nonche' consentire l'audizione anche personale
delle parti.
7. La Corte d'appello decide sull'opposizione in camera
di consiglio, sentito il pubblico ministero, con decreto
motivato.
8. Copia del decreto e' trasmessa a cura della
cancelleria della Corte d'appello all'Autorita' che ha
adottato il provvedimento ai fini delle pubblicazione, per
estratto, nel Bollettino di quest'ultima.
9. Le societa' e gli enti ai quali appartengono gli
autori delle violazioni rispondono, in solido con questi,
del pagamento della sanzione e delle spese di pubblicita'
previste dal secondo periodo del comma 3 e sono tenuti ad
esercitare il diritto di regresso verso i responsabili.».



 
Art. 15.
Vigilanza supplementare equivalente

1. Le imprese regolamentate che non rientrano nel campo di applicazione della vigilanza supplementare di cui all'articolo 2, comma 2, e la cui impresa madre sia un'impresa regolamentata o una societa' di partecipazione finanziaria mista con sede principale in un Paese non appartenente all'Unione europea sono sottoposte a vigilanza supplementare secondo i limiti e le modalita' indicate nel presente articolo.
2. L'autorita' di vigilanza italiana, che rivestirebbe il ruolo di coordinatore qualora venissero applicate le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 3, verifica se le imprese regolamentate, di cui al comma 1, siano sottoposte a vigilanza da parte di un'autorita' competente di un Paese non appartenente all'Unione europea, equivalente alla vigilanza supplementare prevista dalle disposizioni del presente decreto. La verifica e' effettuata di iniziativa oppure su richiesta dell'impresa madre o di qualsiasi impresa regolamentata autorizzata nell'Unione europea.
3. L'autorita' di vigilanza italiana, di cui al comma 2, consulta le altre autorita' competenti rilevanti e, prima di procedere alla verifica, consulta il comitato per i conglomerati finanziari di cui all'articolo 21, paragrafo 5, della direttiva 2002/87/CE e tiene conto delle eventuali indicazioni fornite da tale comitato.
4. Qualora dalla verifica risulti l'assenza di una vigilanza supplementare equivalente, le autorita' di vigilanza italiane applicano alle imprese regolamentate, di cui al comma 1, le disposizioni in materia di vigilanza supplementare previste dal presente decreto oppure i metodi alternativi di vigilanza supplementare di cui al comma 5, che consentano di conseguire gli obiettivi di vigilanza supplementare di cui all'articolo 2.
5. I metodi alternativi di vigilanza supplementare sono concordati dall'autorita' di vigilanza italiana, di cui al comma 2, con le altre autorita' competenti rilevanti e comunicati alle autorita' competenti interessate e alla Commissione europea. In particolare, l'autorita' di vigilanza italiana di cui al comma 2 puo' disporre la costituzione di una societa' di partecipazione finanziaria mista con sede principale in un Paese dell'Unione europea e applicare la vigilanza supplementare di cui al presente decreto alle imprese regolamentate appartenenti al conglomerato finanziario facenti capo a tale societa' di partecipazione.
6. Le autorita' di vigilanza italiane possono negoziare accordi con uno o piu' Paesi terzi in merito alle modalita' di esercizio della vigilanza supplementare sulle imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario. Il risultato di tali negoziati sono comunicati alla Commissione europea.



Note all'art. 15:
- Per la direttiva 2002/87/CE, vedi note alle premesse.
L'art. 21, paragrafo 5, cosi' recita:
«5. II comitato puo' fornire indicazioni generali per
stabilire se i regimi di vigilanza supplementare delle
autorita' competenti dei Paesi terzi siano in grado di
raggiungere gli obiettivi della vigilanza supplementare
definiti nella presente direttiva riguardo alle imprese
regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario a
capo del quale vi sia un'impresa avente la sede principale
al di fuori della' Comunita'. Il comitato riesamina
regolarmente tali indicazioni e tiene conto di qualsiasi
modifica della vigilanza supplementare effettuata dalle
autorita' competenti in questione.».



 
Art. 16.
Modifiche al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174

1. All'articolo 7 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174, dopo il comma 4 sono aggiunti i seguenti:
«4-bis. L'ISVAP consulta in via preliminare le autorita' competenti degli altri Stati membri in merito al rilascio dell'autorizzazione a qualsiasi impresa di assicurazione che si trovi in una delle seguenti condizioni:
a) sia controllata da un'impresa di assicurazione autorizzata in un altro Stato membro;
b) sia controllata da un'impresa che controlla un'altra impresa di assicurazione autorizzata in un altro Stato membro;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o giuridica, che controlla un'impresa di assicurazione autorizzata in un altro Stato membro.
4-ter. L'ISVAP, altresi', consulta in via preliminare le autorita' competenti degli altri Stati membri preposte alla vigilanza degli enti creditizi e delle imprese di investimento in merito al rilascio dell'autorizzazione ad un'impresa di assicurazione che si trovi in una delle seguenti situazioni:
a) sia controllata da una banca o da un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione europea;
b) sia controllata da un'impresa che controlla una banca o un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione europea;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o giuridica, che controlla una banca o un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione europea.
4-quater. L'ISVAP scambia reciprocamente e fornisce alle altre autorita' competenti rilevanti ai sensi della direttiva 2002/87/CE le informazioni utili a valutare l'idoneita' degli azionisti e la reputazione e l'esperienza dei soggetti ai quali sono attribuite le funzioni di amministrazione e di direzione partecipanti alla gestione di un'altra impresa dello stesso gruppo, anche ai fini delle verifiche delle condizioni di accesso e di esercizio dell'attivita'.».
2. All'articolo 33 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174, dopo il comma 3 e' inserito il seguente:
«3-bis. Agli effetti del presente articolo, l'ISVAP stabilisce con proprio provvedimento le modalita' con cui le imprese di assicurazione possono applicare al calcolo del margine di solvibilita', in quanto compatibili, i metodi 1, 2 o 3 dell'allegato al decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 142, di recepimento della direttiva 2002/87/CE.».



Note all'art. 16:
- Per il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174,
vedi note all'art. 1. Il testo degli articoli 7 e 33, cosi'
come modificati dal decreto qui pubblicato e' il seguente:
«Art. 7 (Autorizzazione). - 1. Le imprese aventi la
sede legale nel territorio della Repubblica che intendono
esercitare le attivita' indicate nel punto a) della tabella
di cui all'allegato I debbono essere autorizzate
dall'istituto per la vigilanza sulle imprese di
assicurazione private e di interesse collettivo (ISVAP) con
provvedimento da pubblicarsi nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
2. L'autorizzazione e' valida per il territorio della
Repubblica, nonche' per quello degli altri Stati membri o
di Stati terzi, fermo l'obbligo per l'impresa di
conformarsi alle disposizioni dei capo IV dei presente
titolo.
3. L'autorizzazione e' soggetta alla tassa di
concessione governativa prevista dall'art. 66 della tariffa
annessa al decreto del Presidente della Repubblica
26 ottobre 1972, n. 641, e successive modificazioni.
4. L'impresa non puo' iniziare l'attivita' assicurativa
prima della pubblicazione del provvedimento di
autorizzazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
4-bis. L'ISVAP consulta in via preliminare le autorita'
competenti degli altri Stati membri in merito al rilascio
dell'autorizzazione a qualsiasi impresa di assicurazione
che si trovi in una delle seguenti condizioni:
a) sia controllata da un'impresa di assicurazione
autorizzata in un altro Stato membro;
b) sia controllata da un'impresa che controlla
un'altra impresa di assicurazione autorizzata in un altro
Stato membro;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o
giuridica, che controlla un'impresa di assicurazione
autorizzata in un altro Stato membro.
4-ter. L'ISVAP, altresi', consulta in via preliminare
le autorita' competenti degli altri Stati membri preposte
alla vigilanza degli enti creditizi e delle imprese di
investimento in merito al rilascio dell'autorizzazione ad
un'impresa di assicurazione che si trovi in una delle
seguenti. situazioni:
a) sia controllata da una banca o da un'impresa di
investimento autorizzata nell'Unione europea;
b) sia controllata da un'impresa che controlla una
banca o un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione
europea;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o
giuridica, che controlla una banca o un'impresa di
investimento autorizzata nell'Unione europea.
4-quater. L'ISVAP scambia reciprocamente e fornisce
alle altre autorita' competenti rilevanti ai sensi della
direttiva 2002/87/CE le informazioni utili a valutare
l'idoneita' degli azionisti e la reputazione e l'esperienza
dei soggetti ai quali sono attribuite le funzioni di
amministrazione e di direzione partecipanti alla gestione
di un'altra impresa dello stesso gruppo, anche ai fini
delle verifiche delle condizioni di accesso e di esercizio
dell'attivita'.».
«Art. 33 (Margine di solvibilita). - 1. Le imprese
debbono disporre costantemente di un margine di
solvibilita' sufficiente per l'intera attivita' da esse
esercitata nel territorio della Repubblica ed all'estero,
determinato secondo le disposizioni dell'art. 35.
2. Il margine di solvibilita' disponibile e'
rappresentato dal patrimonio netto dell'impresa, libero da
qualsiasi impegno prevedibile, e comprende:
a) il capitale sociale versato o, se si tratta di
societa' di mutua assicurazione, il fondo di garanzia
versato;
b) le riserve legali e le riserve statutarie e
facoltative, non destinate a copertura di specifici impegni
o a rettifica di voci dell'attivo;
c) gli utili dell'esercizio e degli esercizi
precedenti portati a nuovo, al netto dei dividendi da
pagare;
d) le perdite dell'esercizio e degli esercizi
precedenti portate a nuovo.
3. Agli effetti del presente articolo, il patrimonio
netto dell'impresa e' diminuito dell'importo degli attivi
immateriali iscritti nella macroclasse B, punti 3, 4 e 5
dello stato patrimoniale di cui all'allegato 1 della nota
integrativa prevista dal decreto legislativo 26 maggio
1997, n. 173, dell'importo relativo ad ogni altro eventuale
elemento immateriale, del quaranta per cento delle
provvigioni di acquisizione da ammortizzare e delle altre
spese di acquisizione di cui ai punti 1 e 2 della medesima
macroclasse B ed infine dell'importo iscritto in bilancio
per le azioni o quote proprie e di societa' controllanti.
3-bis. Agli effetti del presente articolo l'ISVAP
stabilisce con proprio provvedimento le modalita' con cui
le imprese di assicurazione possono applicare al calcolo
del margine di solvibilita', in quanto compatibili, i
metodi 1, 2, o 3 dell'allegato al decreto legislativo
30 maggio 2005, n. 142, di recepimento della direttiva
2002/87/CE.
4. Possono inoltre essere compresi nel margine di
solvibilita' disponibile:
a) le azioni preferenziali cumulative e i prestiti
subordinati sino a concorrenza del cinquanta per cento del
margine di solvibilita' disponibile o, se inferiore, del
margine di solvibilita' richiesto, di cui il venticinque
per cento al massimo comprendente prestiti subordinati a
scadenza fissa o azioni preferenziali cumulative a durata
determinata. Per essere computati tra gli elementi
costitutivi del margine di solvibilita' disponibile i
prestiti subordinati devono soddisfare le condizioni
stabilite all'art. 34, commi 1 e 2. Le azioni preferenziali
cumulative possono essere computate soltanto qualora
esistano accordi vincolanti in base ai quali, in caso di
liquidazione volontaria o coatta dell'impresa, abbiano un
grado inferiore rispetto ai crediti di tutti gli altri
creditori e vengano rimborsati solo previo pagamento di
tutti gli altri debiti in essere alla data della
liquidazione;
b) i titoli a durata indeterminata e gli altri
strumenti finanziari, comprese le azioni preferenziali
cumulative diverse da quelle menzionate alla lettera a),
sino a concorrenza del cinquanta per cento del margine di
solvibilita' disponibile o, se inferiore, del margine di
solvibilita' richiesto. Tale limite e' da assumere per il
totale di detti titoli, strumenti, azioni preferenziali
cumulative e prestiti subordinati di cui alla lettera a)
del presente comma. Per essere computati tra gli elementi
costitutivi del margine di solvibilita' disponibile i
titoli a durata indeterminata e gli altri strumenti
finanziari, comprese le azioni preferenziali cumulative,
devono soddisfare le condizioni stabilite all'art. 34,
comma 8.
5. Fermo restando quanto previsto dall'art. 12, su
richiesta motivata dell'impresa, accompagnata da idonea
documentazione, l'ISVAP puo' autorizzare a comprendere nel
margine di solvibilita' disponibile, per periodi
singolarmente non superiori a dodici mesi, i seguenti
ulteriori elementi:
a) sino al 31 dicembre 2009, un importo pari al
cinquanta per cento degli utili futuri dell'impresa, ma non
superiore al venticinque per cento del piu' basso fra il
margine di solvibilita' disponibile e il margine di
solvibilita' richiesto. L'importo degli utili futuri, al
netto della parte rilevata che origini dalle plusvalenze
nette di cui alla lettera c), si ottiene moltiplicando
l'utile annuo stimato per il fattore che rappresenta la
durata residua media dei contratti. Tale fattore puo'
essere al massimo pari a sei. L'utile annuo stimato non
puo' superare la media aritmetica degli utili realizzati
nel corso degli ultimi cinque esercizi nelle attivita' dei
rami I, II, III e IV di cui al punto a) ed in quelle di cui
al punto b) della tabella di cui all'allegato I. L'impresa
dovra' presentare una relazione, redatta dall'attuario
incaricato di cui all'art. 20-bis, che convalidi la
plausibilita' della realizzazione di detti utili nel futuro
ed un piano che illustri come in seguito potranno essere
rispettati i limiti, anche in relazione al venir meno della
possibilita' di utilizzo degli utili futuri alla scadenza
del periodo transitorio;
b) dalla differenza tra l'importo della riserva
matematica determinata in base ai premi puri risultante dal
bilancio diminuita dell'importo della stessa riserva
relativa ai rischi ceduti e l'importo della corrispondente
riserva matematica determinata in base ai premi puri
maggiorati della rata di ammortamento della spesa di
acquisto contenuta nei premi di tariffa; questa differenza
non puo' tuttavia superare il tre virgola cinque per cento
della somma delle differenze fra i capitali «vita» e le
riserve matematiche per tutti i contratti per i quali non
sia cessato il pagamento dei premi; essa e' ridotta
dell'eventuale importo iscritto nell'attivo per provvigioni
di acquisizione da ammortizzare. L'impresa dovra'
presentare una relazione, redatta dall'attuario incaricato
di cui all'art. 20-bis, attestante i criteri e le modalita'
di calcolo dell'importo che si intende utilizzare;
c) le plusvalenze latenti, al netto delle
minusvalenze e degli impegni prevedibili nei confronti
degli assicurati, risultanti dalla valutazione di tutti gli
investimenti dell'impresa, purche' tali plusvalenze non
abbiano carattere eccezionale, sino a concorrenza del dieci
per cento del margine di solvibilita' disponibile o, se
inferiore, del margine di solvibilita' richiesto;
d) la meta' dell'aliquota non versata del capitale
sociale o del fondo di garanzia sottoscritti, sempre che ne
sia stato versato almeno il cinquanta per cento, sino a
concorrenza del cinquanta per cento del margine di
solvibilita' disponibile o, se inferiore, del margine di
solvibilita' richiesto.».



 
Art. 17.
Modifiche al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 175

1. All'articolo 9 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 175, dopo il comma 4 sono aggiunti i seguenti commi:
«4-bis. L'ISVAP consulta in via preliminare le autorita' competenti degli altri Stati membri in merito al rilascio dell'autorizzazione nei casi in cui l'impresa di assicurazione si trovi in una delle seguenti situazioni:
a) sia controllata da un'impresa di assicurazione autorizzata in un altro Stato membro;
b) sia controllata da un'impresa che controlla un'altra impresa di assicurazione autorizzata in un altro Stato membro;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o giuridica, che controlla un'impresa di assicurazione autorizzata in un altro Stato membro.
4-ter. L'ISVAP, altresi', consulta in via preliminare le autorita' competenti degli altri Stati membri preposte alla vigilanza degli enti creditizi e delle imprese di investimento in merito al rilascio dell'autorizzazione ad un'impresa di assicurazione che si trovi in una delle seguenti situazioni:
a) sia controllata da una banca o da un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione europea;
b) sia controllata da un'impresa che controlla una banca o un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione europea;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o giuridica, che controlla una banca o un'impresa di investimento autorizzata nell'Unione europea.
4-quater. L'ISVAP scambia reciprocamente e fornisce alle altre autorita' competenti rilevanti ai sensi della direttiva 2002/87/CE le informazioni utili a valutare l'idoneita' degli azionisti e la reputazione e l'esperienza dei soggetti ai quali sono attribuite le funzioni di amministrazione e di direzione partecipanti alla gestione di un'altra impresa dello stesso gruppo, anche ai fini delle verifiche delle condizioni di accesso e di esercizio dell'attivita'.».
2. All'articolo 33, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. l75, dopo il comma 3 e' inserito il seguente:
«3-bis. Agli effetti dei presente articolo, l'ISVAP stabilisce con proprio provvedimento le modalita' con cui le imprese di assicurazione possono applicare al calcolo del margine di solvibilita', in quanto compatibili, i metodi 1, 2 o 3 dell'allegato al decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 142, di recepimento della direttiva 2002/87/CE.».



Note all'art. 17:
- Per il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 175,
vedi note all'art. 1. Il testo degli articoli 9 e 33, cosi'
come modificati dal decreto qui pubblicato e' il seguente:
«Art. 9 (Autorizzazione). - 1. Le imprese aventi la
sede legale nel territorio della Repubblica che intendono
esercitare le assicurazioni indicate nel punto a) della
tabella allegata debbono essere autorizzate dall'Istituto
per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse
collettivo (ISVAP) con provvedimento da pubblicarsi nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
2. L'autorizzazione e' valida per il territorio della
Repubblica, nonche' per quello degli altri Stati membri o
di Stati terzi, fermo l'obbligo dell'impresa di conformarsi
alle disposizioni del capo V del presente titolo.
3. L'autorizzazione e' soggetta alla tassa di
concessione governativa prevista dal n. 80 della tariffa
annessa al decreto del Presidente della Repubblica
26 ottobre 1972, n. 641, e successive modificazioni.
4. L'impresa non puo' iniziare l'attivita' assicurativa
prima della pubblicazione del provvedimento di
autorizzazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
4-bis. L'ISVAP consulta in via preliminare le autorita'
competenti degli altri Stati membri in merito al rilascio
dell'autorizzazione nei casi in cui l'impresa di
assicurazione si trovi in una delle seguenti condizioni:
a) sia controllata da un'impresa di assicurazione
autorizzata in un altro Stato membro;
b) sia controllata da un'impresa che controlla
un'altra impresa di assicurazione autorizzata in un altro
Stato membro;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o
giuridica, che controlla un'impresa di assicurazione
autorizzata in un altro Stato membro.
4-ter. L'ISVAP, altresi', consulta in via preliminare
le autorita' competenti degli altri Stati membri preposte
alla vigilanza degli enti creditizi e delle imprese di
investimento in merito al rilascio dell'autorizzazione ad
un'impresa di assicurazione che si trovi in una delle
seguenti. situazioni:
a) sia controllata da una banca o da un'impresa di
investimento autorizzata nell'Unione europea;
b) sia controllata da un'impresa che controlla una
banca o un'impresa di investimento. autorizzata nell'Unione
europea;
c) sia controllata dalla stessa persona, fisica o
giuridica, che controlla una banca o un'impresa di
investimento autorizzata nell'Unione europea.
4-quater. L'ISVAP scambia reciprocamente e fornisce
alle altre autorita' competenti rilevanti ai sensi della
direttiva 2002/87/CE le informazioni utili a valutare
l'idoneita' degli azionisti e la reputazione e l'esperienza
dei soggetti ai quali sono attribuite le funzioni di
amministrazione e di direzione partecipanti alla gestione
di un'altra impresa dello stesso gruppo, anche ai fini
delle verifiche delle condizioni di accesso e di esercizio
dell'attivita'.».
«Art. 33 (Margine di solvibilita). - 1. Le imprese
debbono disporre costantemente di un margine di
solvibilita' sufficiente per l'intera attivita' da esse
esercitata nel territorio della Repubblica ed all'estero,
determinato secondo le disosizioni dell'art. 35.
2. Il margine di solvibilita' disponibile e'
rappresentato dal patrimonio netto dell'impresa, libero da
qualsiasi impegno prevedibile, e comprende:
a) il capitale sociale versato o, se si tratta di
societa' di mutua assicurazione, il fondo di garanzia
versato;
b) le riserve legali e le riserve statutarie e
facoltative, non destinate a copertura di specifici impegni
o a rettifica di voci dell'attivo;
c) gli utili dell'esercizio e degli esercizi
precedenti portati a nuovo, al netto dei dividendi da
pagare;
d) le perdite dell'esercizio e degli esercizi
precedenti portate a nuovo.
3. Agli effetti dei presente art., il patrimonio netto
dell'impresa e' diminuito dell'importo degli attivi
immateriali iscritti nella macroclasse B, punti 3, 4 e 5
dello stato patrimoniale di cui all'allegato 1 della nota
integrativa prevista dal decreto legislativo 26 maggio
1997, n. 173, dell'importo relativo ad ogni altro eventuale
elemento immateriale, del quaranta per cento delle
provvigioni di acquisizione da ammortizzare e delle altre
spese di acquisizione di cui ai punti 1 e 2 della medesima
macroclasse B ed infine dell'importo iscritto in bilancio
per le azioni o quote proprie e di societa' controllanti.
3-bis. Agli effetti del presente articolo l'ISVAP
stabilisce con proprio provvedimento le modalita' con cui
le imprese di assicurazione possono applicare al calcolo
del margine di solvibilita', in quanto compatibili, i
metodi 1, 2, o 3 dell'allegato al decreto legislativo
30 maggio 2005, n. 000, di recepimento della direttiva
2002/87/CE.
4. Possono inoltre essere compresi nel margine di
solvibilita' disponibile:
a) le azioni preferenziali cumulative e i prestiti
subordinati sino a concorrenza dei cinquanta per cento del
margine di solvibilita' disponibile o, se inferiore, del
margine di solvibilita' richiesto, di cui il venticinque
per cento al massimo comprendente prestiti subordinati a
scadenza fissa o azioni preferenziali cumulative a durata
determinata. Per essere computati tra gli elementi
costitutivi del margine di solvibilita' disponibile i
prestiti subordinati devono soddisfare le condizioni
stabilite all'art. 34, commi 1 e 2. Le azioni preferenziali
cumulative possono essere computate soltanto qualora
esistano accordi vincolanti in base ai quali, in caso di
liquidazione volontaria o coatta dell'impresa, abbiano un
grado inferiore rispetto ai crediti di tutti gli altri
creditori e vengano rimborsati solo previo pagamento di
tutti gli altri debiti in essere alla data della
liquidazione;
b) i titoli a durata indeterminata e gli altri
strumenti finanziari, comprese le azioni preferenziali
cumulative diverse da quelle menzionate alla lettera a),
sino a concorrenza del cinquanta per cento del margine di
solvibilita' disponibile o, se inferiore, del margine di
solvibilita' richiesto. Tale limite e' da assumere per il
totale di detti titoli, strumenti, azioni preferenziali
cumulative e prestiti subordinati di cui alla lettera a)
del presente comma. Per essere computati tra gli elementi
costitutivi del margine di solvibilita' disponibile i
titoli a durata indeterminata e gli altri strumenti
finanziari, comprese le azioni prefereriziali cumulative,
devono soddisfare le condizioni stabilite all'art. 34,
comma 8.
5. Fermo restando quanto previsto dall'art. 12, su
richiesta motivata dell'impresa, accompagnata da idonea
documentazione, l'ISVAP puo' autorizzare a comprendere nel
margine di solvibilita' disponibile, per periodi
singolarmente non superiori a dodici mesi, i seguenti
ulteriori elementi:
a) la meta' dell'aliquota non versata del capitale
sociale o del fondo di garanzia sottoscritti, sempre che
sia stato versato almeno il cinquanta per cento di questo
capitale sociale o fondo sottoscritti sino a concorrenza
del cinquanta per cento del margine di solvibilita'
disponibile o, se inferiore, del margine di solvibilita'
richiesto;
b) le plusvalenze latenti, al netto delle
minusvalenze, risultanti dalla valutazione di tutti gli
investimenti dell'impresa, purche' tali plusvalenze non
abbiano carattere eccezionale, sino a concorrenza del venti
per cento del margine di solvibilita' disponibile o, se
inferiore, del margine di solvibilita' richiesto.



 
Art. 18.
Modifiche alla legge 9 gennaio 1991, n. 20

1. Dopo l'articolo 10 della legge 9 gennaio 1991, n. 20, e' inserito il seguente:
«Art. 10-bis (Consultazione con le altre autorita' di vigilanza). - &1;1. L'ISVAP, nei casi di autorizzazione di cui all'articolo 10, consulta preliminarmente le autorita' competenti degli altri Stati membri allorche' l'acquisizione o sottoscrizione di azioni o quote sia effettuata da un acquirente che, in virtu' dell'acquisizione, diventa un'impresa madre, come definita dalla direttiva 2002/87/CE, dell'impresa acquisita o ne acquista comunque il controllo e che, nel contempo, sia:
a) un'impresa di assicurazione, una banca o un'impresa di investimento autorizzata in un altro Stato membro;
b) un'impresa madre, come definita dalla direttiva 2002/87/CE, delle imprese di cui alla lettera a);
c) una persona fisica o giuridica che controlla una delle imprese di cui alla lettera a).».



Note all'art. 18:
- Per la legge 9 gennaio 1991, n. 20, vedi note
all'art. 1.



 
Art. 19.
Modifiche al decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239

1. Le lettere i), l), m) e n) dell'articolo 1 del decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239, sono sostituite dalle seguenti:
«i) impresa partecipante: un'impresa che detiene direttamente, anche per il tramite di societa' fiduciaria o interposta persona, o indirettamente, tramite societa' controllata, una partecipazione ai sensi della lettera h), ovvero un'impresa legata ad un'altra impresa da una relazione ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 83/349/CEE;
l) impresa partecipata: un'impresa in cui e' detenuta direttamente, anche per il tramite di societa' fiduciaria o interposta persona, o indirettamente, tramite societa' controllata, una partecipazione ai sensi della lettera h), ovvero un'impresa legata ad un'altra impresa da una relazione ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 83/349/CEE;
m) impresa di partecipazione assicurativa: un'impresa controllante il cui unico o principale oggetto consiste nell'assunzione di partecipazioni di controllo, nonche' nella gestione e valorizzazione di tali partecipazioni, se le imprese controllate sono esclusivamente o principalmente imprese di assicurazione, imprese di assicurazione aventi sede legale in uno Stato terzo, imprese di riassicurazione, sempre che almeno una di esse sia un'impresa di assicurazione avente sede legale nel territorio della Repubblica e che non sia una societa' di partecipazione finanziaria mista ai sensi della direttiva 2002/87/CE;
n) impresa di partecipazione assicurativa mista: un'impresa controllante diversa da un'impresa di assicurazione, da un'impresa di assicurazione avente sede legale in uno Stato terzo, da un'impresa di riassicurazione o da un'impresa di partecipazione assicurativa o una societa' di partecipazione finanziaria mista ai sensi della direttiva 2002/87/CE, sempre che almeno una delle sue imprese controllate sia un'impresa di assicurazione avente sede legale nel territorio della Repubblica;».
2. All'articolo 8 del decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239, dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:
«2-bis. Le imprese di assicurazione instaurano adeguati meccanismi di gestione del rischio e di controllo interno, ivi comprese idonee procedure contabili e di segnalazione, per consentire l'accertamento, la quantificazione, il monitoraggio e il controllo delle operazioni di cui ai commi 1 e 2.
2-ter. L'ISVAP verifica l'idoneita' delle procedure e con provvedimento dispone prescrizioni generali in merito.».
3. All'articolo 11 del decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239, dopo il comma 4 e' aggiunto, in fine, il seguente:
«4-bis. Nel determinare criteri e modalita' tecniche per il calcolo della situazione di solvibilita' corretta, l'ISVAP tiene conto anche delle partecipazioni detenute in enti creditizi, imprese di investimento, enti finanziari e societa' di gestioni patrimoniale con riferimento alle disposizioni stabilite ai sensi dell'articolo 33, comma 3-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174, e dell'articolo 33, comma 3-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 175.».
4. All'articolo 18 del decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239, dopo il comma 3 e' inserito il seguente:
«3-bis. Qualora tra alcune delle imprese di un gruppo assicurativo non esistano legami patrimoniali, l'ISVAP stabilisce la quota proporzionale di cui dovra' tener conto.».
5. All'articolo 37 del decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239, alla fine del comma 1 e' aggiunto il seguente periodo: «Ove l'autorita' richiedente non proceda direttamente alla verifica, puo' prendervi parte.».



Note all'art. 19:
- Per il decreto legislativo 17 aprile 2001, n. 239,
vedi note all'art. 1. Il testo degli articoli 8, 11 e 37,
cosi' come modificati dal decreto qui pubbblicato e' il
seguente:
«Art. 8 (Operazioni all'interno di un gruppo). - 1.
Sono soggette alla vigilanza dell'ISVAP:
a) le operazioni tra l'impresa di assicurazione di
cui all'art. 2 e le imprese, di cui all'art. 3, comma 1;
b) le operazioni tra l'impresa di assicurazione di
cui all'art. 2 ed una persona fisica che controlla o
detiene una partecipazione nell'impresa di assicurazione
stessa o in un impresa di cui all'art. 3, comma 1.
2. Le operazioni soggette a vigilanza riguardano, tra
l'altro:
a) i finanziamenti;
b) le garanzie, gli impegni e le altre operazioni
iscritte nei conti d'ordine;
c) gli elementi ammessi a costituire il margine di
solvibilita' di cui agli articoli 33 del decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 175, e 33 del decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 175;
d) gli investimenti;
e) le operazioni di riassicurazione;
f) gli accordi di ripartizione dei costi.
2-bis. Le imprese di assicurazione instaurano adeguati
meccanismi di gestione del rischio e di controllo interno,
ivi comprese idonee procedure contabili e di segnalazione
per consentire l'accertamento, la quantificazione, il
monitoraggio e il controllo delle operazioni di cui ai
commi 1 e 2.
2-ter. L'ISVAP verifica l'idoneita' delle procedure e
con provvedimento dispone prescrizioni generali in merito.
3. L'ISVAP esercita la vigilanza sulle operazioni di
cui ai commi 1 e 2 al fine di accertare che tali operazioni
non producano effetti negativi per la solvibilita' di
un'impresa di assicurazione di cui all'art. 2 o possano
arrecare pregiudizio per gli interessi degli assicurati.».
«Art. 11 (Calcolo della situazione di solvibilita'
corretta). - 1. Le imprese di assicurazione di cui all'art.
2, comma 1, lettera a), calcolano la situazione di
solvibilita' corretta secondo le disposizioni del presente
titolo.
2. Ai fini del calcolo della situazione di solvibilita'
corretta, fatta salva l'applicazione dell'art. 23, non si
tiene conto delle imprese controllate al sensi dell'art.
2359, primo comma, n. 3), del codice civile.
3. Le imprese di assicurazione di cui all'art. 2, comma
1, lettera a), trasmettono all'ISVAP, unitamente al
bilancio d'esercizio, un prospetto dimostrativo della
situazione di solvibilita' corretta alla data di chiusura
dell'esercizio al quale il bilancio si riferisce, redatto
in conformita' a un modello approvato dall'ISVAP con
proprio provvedimento.
4. Con il provvedimento di cui al comma 3, l'ISVAP, nel
rispetto dei criteri previsti dalle disposizioni del
presente titolo, stabilisce le modalita' tecniche per il
calcolo della situazione di solvibilita' corretta,
garantendo la permanenza della sostanziale equivalenza tra
i metodi di calcolo di cui agli articoli 14, 15 e 16.
4-bis. Nel determinare criteri e modalita' tecniche per
il calcolo della situazione di solvibilita' corretta,
l'ISVAP tiene conto anche delle partecipazioni detenute in
enti creditizi, imprese di investimento, enti finanziari e
societa' di gestioni patrimoniale con riferimento alle
disposizioni stabilite ai sensi dell'art. 33, comma 3-bis,
del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174, e dell'art.
33, comma 3-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.
175.».
«Art. 18 (Criterio di proporzionalita). - 1. Il calcolo
della situazione di solvibilita' corretta e' effettuato
sulla base della quota proporzionale detenuta nelle imprese
controllate e partecipate.
2. Per quota proporzionale si intende la quota di
capitale sottoscritta, detenuta direttamente o
indirettamente, dall'impresa di assicurazione di cui si
calcola la solvibilita' corretta nel caso di applicazione
dei metodi di cui agli articoli 15 e 16, ovvero la
percentuale di partecipazione utilizzata ai fini della
redazione del bilancio consolidato nel caso di applicazione
dei metodo di cui all'art. 14.
3. Quando il calcolo della situazione di solvibilita'
corretta include un'impresa su cui l'impresa di
assicurazione di cui si calcola la solvibilita' corretta ha
il diritto, in virtu' di un contratto o una clausola
statutaria, di esercitare un'influenza dominante, il
calcolo e' effettuato considerando totalmente i valori
relativi all'impresa controllata.
3-bis. Qualora tra alcune delle imprese di un gruppo
assicurativo non esistano legami patrimoniali, l'ISVAP
stabilisce la quota proporzionale di cui dovra' tener
conto.
4. Nel caso di deficienza degli elementi costitutivi
del margine di solvibi1ita' dell'impresa controllata, tale
deficienza e' imputata per intero all'impresa
controllante.».
«Art. 37 (Richieste di verifiche ispettive da parte di
autorita' di altri Stati membri). - 1. Quando un'autorita'
competente di un altro Stato membro chiede all'ISVAP di
procedere a verifiche ispettive presso imprese con sede
legale nel territorio della Repubblica ricomprese nell'area
della vigilanza supplementare di competenza dell'autorita'
richiedente, l'ISVAP vi procede direttamente ovvero puo'
consentire che la verifica sia effettuata dalle autorita'
che hanno fatto la richiesta ovvero da una societa' di
revisione iscritta all'albo di cui all'art. 161 del decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, o da un revisore
contabile iscritto nel registro di cui al decreto
legislativo 27 gennaio 1992, n. 88. Ove l'autorita'
richiedente non procedera' direttamente alla verifica, puo'
prendervi parte.
2. La verifica puo' riguardare le seguenti imprese:
a) imprese di assicurazione controllate o partecipate
da un'impresa di assicurazione avente sede legale in un
altro Stato membro;
b) imprese controllate o imprese controllanti di
un'impresa di assicurazione avente sede legale in un altro
Stato membro;
c) imprese controllate da un'impresa controllante
l'impresa di assicurazione avente sede legale in un altro
Stato membro.
3. Gli accertamenti ispettivi nei confronti di imprese
diverse da quelle di assicurazione e riassicurazione sono
limitati alla verifica dell'esattezza dei dati e delle
informazioni utili per l'esercizio della vigilanza
supplementare.».



 
Art. 20.
Attuazione

1. Le disposizioni del presente decreto si applicano per la prima volta con riferimento al bilancio di esercizio relativo all'anno 2005.
2. Ai fini della prima individuazione dei conglomerati finanziari, rilevano i dati di bilancio relativi all'esercizio 2004. Le autorita' di vigilanza italiane comunicano alle imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario individuato ai sensi dell'articolo 4 l'applicazione della normativa sulla vigilanza supplementare di cui al presente decreto.
 
Art. 21.
Entrata in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi' 30 maggio 2005
CIAMPI

Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
La Malfa, Ministro per le politiche
comunitarie
Siniscalco, Ministro del-l'economia e
delle finanze
Scajola, Ministro per le attivita'
produttive
Castelli, Ministro della giustizia
Fini, Ministro degli affari esteri Visto, il Guardasigilli: Castelli
 
Allegato
(previsto dall'art. 10, comma 2, lettera b))

1. Metodi di calcolo

A) Metodo del «consolidamento contabile».
Il calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare per le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario e' effettuato sulla base dei conti consolidati.
I requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare sono calcolati come differenza tra:
i) i fondi propri del conglomerato finanziario calcolati sulla base della posizione consolidata del gruppo; gli elementi ammessi sono quelli stabiliti dalle rispettive norme settoriali;
e,
ii) la somma dei requisiti di solvibilita' per ogni settore finanziario rappresentato nel gruppo; i requisiti di solvibilita' per ogni settore finanziario sono calcolati conformemente alle rispettive norme settoriali.
Per le imprese non regolamentate operanti nel settore finanziario che non sono incluse nei predetti calcoli dei requisiti di solvibilita' settoriali, si calcola un requisito di solvibilita' teorico.
La differenza non puo' essere negativa. B) Metodo della «deduzione e aggregazione».
Il calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare per le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario e' effettuato sulla base dei conti di ciascuna impresa del gruppo.
I requisiti dell'adeguatezza patrimoniale supplementare sono calcolati come la differenza tra:
i) la somma dei fondi propri di ciascuna impresa, regolamentata o meno, operante nel settore finanziario, appartenente al conglomerato finanziario; gli elementi ammessi sono quelli stabiliti dalle rispettive norme settoriali;
e,
ii) la somma
dei requisiti di solvibilita' di ciascuna impresa regolamentata e non regolamentata, operante nel settore finanziario, appartenente al gruppo; i requisiti di solvibilita' sono calcolati in conformita' delle rispettive norme settoriali, e
del valore contabile delle partecipazioni in altre imprese del gruppo.
Nel calcolo si tiene conto della quota proporzionale detenuta dall'impresa madre o da un'impresa che detiene una partecipazione in un'altra impresa del gruppo. Per «quota proporzionale» si intende la quota del capitale sottoscritto, detenuta direttamente o indirettamente da tale impresa.
Per le imprese non regolamentate operanti nel settore finanziario si calcola un requisito di solvibilita' teorico. Si tiene conto dei fondi propri e dei requisiti di solvibilita' ai fini del calcolo della loro quota proporzionale di cui al precedente capoverso, conformemente a quanto previsto al paragrafo 2 del presente allegato.
La differenza non puo' essere negativa. C) Metodo della «deduzione del valore contabile della partecipazione del requisito di solvibilita».
Il calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale supplementare per le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario e' effettuato sulla base dei conti di ciascuna impresa del gruppo.
I requisiti dell'adeguatezza patrimoniale supplementare sono calcolati come differenza tra:
i) i fondi propri dell'impresa madre o dell'impresa a capo del conglomerato finanziario; gli elementi ammessi sono quelli stabiliti dalle rispettive norme settoriali;
e,
ii) la somma
d) del requisito di solvibilita' dell'impresa madre o della capogruppo di cui al punto i), e;
e) del valore piu' alto tra il valore contabile della partecipazione della predetta in altre imprese del gruppo e il requisito di solvibilita' di tali imprese; si tiene conto dei requisiti di solvibilita' di queste ultime ai fini del calcolo della loro quota proporzionale di cui al successivo capoverso, e conformemente a quanto previsto al paragrafo 2 del presente allegato;
f) nel calcolo si tiene conto della quota proporzionale detenuta dall'impresa madre o da un'impresa che detiene una partecipazione in un'altra impresa dei gruppo. Per «quota proporzionale» si intende la quota del capitale sottoscritto detenuta direttamente o indirettamente da tale impresa.
Per le imprese non regolamentate si calcola un requisito di solvibilita' teorico.
Per valutare gli elementi ammessi al calcolo dei requisiti dell'adeguatezza patrimoniale supplementare, le partecipazioni sono valutate secondo il metodo dell'equivalenza conformemente alla facolta' prevista all'articolo 59, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 78/660/CEE.
La differenza non puo' essere negativa. D) Combinazione di metodi.
Le autorita' competenti possono consentire una combinazione dei metodi A), B) e C) o una combinazione di due dei predetti metodi.
2. Principi tecnici

A) Forma e portata del calcolo dei requisiti dell'adeguatezza patrimoniale supplementare.
Indipendentemente dal metodo applicato, se l'impresa e' un'impresa figlia e presenta un deficit rispetto al requisito di adeguatezza patrimoniale supplementare, oppure un deficit di solvibilita' teorico nel caso si tratti di un'impresa non regolamentata operante nel settore finanziario, il deficit di solvibilita' dell'impresa figlia va considerato per intero.
Se in quest'ultimo caso, secondo il coordinatore, la responsabilita' dell'impresa madre che detiene una quota del capitale e' limitata rigorosamente e inequivocabilmente a tale quota di capitale, il coordinatore puo' consentire che il deficit di solvibilita' dell'impresa figlia sia considerato su base proporzionale.
In assenza di legami patrimoniali tra le imprese di un conglomerato finanziario, il coordinatore, previa consultazione delle altre autorita' competenti rilevanti, stabilisce la quota proporzionale da prendere in considerazione, tenendo conto delle passivita' che derivano dai legami esistenti. B) Altri principi tecnici.
Indipendentemente dal metodo usato per il calcolo dei requisiti dell'adeguatezza patrimoniale supplementare per le imprese regolamentate appartenenti a un conglomerato finanziario, il coordinatore, e ove necessario, le altre autorita' competenti interessate, provvedono all'applicazione dei seguenti principi:
i) deve essere eliminato il computo multiplo degli elementi ammessi per il calcolo dei fondi propri a livello di conglomerato (multiple gearing) nonche' ogni altra costituzione indebita di fondi propri grazie ad operazioni interne al gruppo. Al fine di assicurare l'eliminazione del computo multiplo e della costituzione di fondi propri grazie ad operazioni interne al gruppo, le autorita' competenti applicano per analogia i principi fissati in materia dalle relative norme settoriali;
ii) i requisiti di solvibilita' per ognuno dei diversi settori finanziari di un conglomerato finanziario sono coperti da elementi dei fondi propri conformemente alle corrispondenti norme settoriali; in caso di deficit di fondi propri a livello di conglomerato finanziario, solo gli elementi dei fondi propri ammessi ai sensi di ciascuna norma settoriale («capitale intersettoriale») possono essere presi in considerazione ai fini della verifica dell'osservanza dei requisiti di solvibilita'.
Se le norme settoriali prescrivono limiti all'ammissibilita' di determinati fondi propri classificabili come capitale intersettoriale, tali limiti si applicano, in quanto compatibili, al calcolo dei fondi propri a livello di conglomerato finanziario.
Nel calcolo dei fondi propri a livello di conglomerato finanziario, le autorita' competenti tengono altresi' conto dell'efficacia della trasferibilita' e disponibilita' di fondi propri tra le varie imprese del gruppo, alla luce degli obiettivi delle norme sull'adeguatezza patrimoniale.
Quando, nel caso di un'impresa non regolamentata operante nel settore finanziario, viene calcolato un requisito di solvibilita' teorico, conformemente al paragrafo 1 del presente allegato, si intende per requisito di solvibilita' teorico il requisito patrimoniale che delle pertinenti norme settoriali qualora si trattasse di un'impresa regolamentata operante nel settore finanziario interessato; nel caso delle societa' di gestione patrimoniale, per requisito di solvibilita' si intende il requisito patrimoniale di cui all'articolo 5-bis, paragrafo 1, lettera a), della direttiva 85/611/CEE; il requisito di solvibilita' teorico di una societa' di partecipazione finanziaria mista e' calcolato in base alle norme settoriali del settore finanziario di maggiori dimensioni nel conglomerato finanziario.
 
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