Gazzetta n. 128 del 3 giugno 2004 (vai al sommario)
CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO
PROVVEDIMENTO 29 aprile 2004
Accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sul documento, recante: «Linee guida per le unita' spinali unipolari».

LA CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI E LE
PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E DI BOLZANO

Nella seduta odierna del 29 aprile 2004:
premesso che:
il documento si propone di fornire indirizzi per l'organizzazione di un adeguato percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo delle persone affette da lesioni midollari;
che l'obiettivo consiste nel definire criteri per:
l'appropriato percorso assistenziale del mieloleso nelle unita' spinali;
i contenuti della formazione interdisciplinare degli operatori del settore;
il monitoraggio epidemiologico delle mielolesioni;
Vista la proposta di accordo in oggetto, pervenuta il 16 settembre 2003 dalla segreteria della Conferenza dei presidenti delle regioni e province autonome;
Viste le «Linee guida per le attivita' di riabilitazione» di cui all'accordo sancito dalla Conferenza Stato-regioni il 7 maggio 1998 (repertorio atti n. 457), nonche' le «Linee-guida per l'organizzazione di un sistema integrato di assistenza ai pazienti traumatizzati con mielolesioni e/o cerebrolesi», di cui all'accordo sancito dalla Conferenza Stato-regioni del 4 aprile 2002 (repertorio atti n. 1427);
Considerato che il Ministero della salute, con nota del 30 dicembre 2003, ha comunicato le proprie valutazioni, rilevando come il documento assolva a una funzione di razionalizzazione delle strutture per il miglioramento dell'assistenza ai pazienti medullolesi senza tuttavia innovare in alcun modo sui previgenti «Livelli essenziali di assistenza» di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 e successive integrazioni e che lo stesso non e' suscettibile di determinare alcun onere aggiuntivo di spesa, limitandosi ad individuare particolari modalita' erogative di tale tipologia di assistenza specializzata, tra l'altro gia' attuata in diverse regioni, nel rispetto dell'accordo tra Stato e regioni dell'8 agosto 2001, come integrato dalle leggi finanziarie per gli anni 2002 e 2003;
Considerato che, nella riunione tecnica del 26 gennaio 2004 e' stata convenuto il testo definitivo del documento oggetto di accordo, la cui stesura e' stata concordata dai rappresentanti regionali e dal rappresentante del Ministero dell'economia e finanze;
Acquisito l'assenso del Governo e dei presidenti delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, espresso nell'odierna seduta ai sensi degli articoli 2, comma 2, lettera b) e 4, comma 1 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
Sancisce il seguente accordo tra il Ministro della salute e le regioni e province autonome di Trento e Bolzano sul documento di «Linee guida per le unita' spinali unipolari» nel testo di cui all'allegato A, che costituisce parte integrante del presente atto.
Roma, 29 aprile 2004
Il presidente: La Loggia Il segretario: Carpino
 
Allegato A
LINEE GUIDA UNITA' SPINALI UNIPOLARI 1. Premessa.
Il presente documento, fermo restando l'autonomia delle singole regioni e province autonome per cio' che attiene i modelli organizzativi piu' consoni alle realta' territoriali, vuole fornire indirizzi per l'organizzazione di un adeguato percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo delle persone affette da lesioni midollari.
Nella sua stesura sono stati considerati sia le «Linee guida per le attivita' di riabilitazione» di cui all'accordo sancito dalla Conferenza Stato-regioni il 7 maggio 1998 (repertorio atti n. 457), sia le «Linee-guida per l'organizzazione di un sistema integrato di assistenza ai pazienti traumatizzati con mielolesioni e/o cerebrolesi» di cui all'accordo sancito dalla Conferenza Stato-regioni il 4 aprile 2002 (repertorio atti n. 1427), sia il documento conclusivo della commissione di studio sulle unita' spinali unipolari istituita presso il dipartimento della programmazione sanitaria del Ministero della sanita' con decreto del Ministro della sanita' del 3 giugno 1999, della quale si sono condivisi gli obiettivi, che consistevano nel definire criteri per:
l'appropriato percorso assistenziale del mieloleso nelle unita' spinali;
i contenuti della formazione interdisciplinare degli operatori del settore;
il monitoraggio epidemiologico delle mielolesioni.
Va rilevato come il documento assolva a una funzione di razionalizzazione delle strutture per il miglioramento dell'assistenza ai pazienti medullolesi senza tuttavia innovare in alcun modo sui previgenti «Livelli essenziali di assistenza» di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 e successive integrazioni.
Con ogni evidenza quindi questo documento di linee guida non e' suscettibile di determinare alcun onere aggiuntivo di spesa, limitandosi ad individuare particolari modalita' erogative di tale tipologia di assistenza specializzata, tra l'altro gia' attuata in diverse regioni del nostro Paese, nel rispetto dell'accordo tra Stato e regioni dell'8 agosto 2001, come integrato dalle leggi finanziarie per gli anni 2002 e 2003. 2. Introduzione.
Le lesioni midollari rappresentano una delle piu' complesse e invalidanti patologie. Il moderno approccio a tale patologia prevede che le strutture coinvolte nel trattamento del medulloleso debbano garantire la piu' qualificata e moderna assistenza, compresi anche lo studio di nuove metodologie di trattamento e la prevenzione di ogni complicanza immediata, che puo' instaurarsi all'atto dell'evento lesivo o successivamente, quando la lesione puo' considerarsi definitivamente stabilizzata.
L'epidemiologia delle lesioni midollari pone numericamente al primo posto le lesioni traumatiche da incidente stradale, lavorativo o da sport, seguite da quelle non traumatiche. Le lesioni traumatiche vertebro-midollari rientrano spesso nel complesso quadro del politrauma con il coinvolgimento di piu' organi e distretti costituendo un tipico esempio della necessita' di un intervento multidisciplinare tipico dei modelli assistenziali che si realizzano in strutture a valenza dipartimentale. Per il mieloleso politraumatizzato si deve garantire il trattamento immediato, completo e definitivo secondo il principio dell'unita' di tempo, di luogo e di azione.
Pertanto, anche l'Unita' spinale unipolare (U.S.U.), nella misura in cui il traumatizzato vertebro-midollare risulta essere statisticamente con incidenza sempre crescente un plurilesionato, dovrebbe condividere un'organizzazione di tipo dipartimentale.
La competenza assistenziale degli operatori che lavorano in una U.S.U., deve necessariamente ampliarsi; le conoscenze tecniche, la cultura specifica, che comprendono tutto l'arco del divenire patologico della lesione midollare, devono costituire il bagaglio professionale dell'intera equipe che condivide l'operativita' nell'unita' spinale.
Nella dimensione dipartimentale dell'U.S.U. gli operatori non possono ignorare le conseguenze che per la persona comporta, nel tempo, la perdita delle funzioni autonome, della motilita' volontaria e della sensibilita'.
Il problema e' da affrontare, quindi, sotto molteplici aspetti:
1. elaborazione di strumenti idonei quali:
a) un corretto metodo di rilevazione epidemiologica;
b) protocolli adeguati di formazione per gli operatori delle U.S.U.;
c) percorsi diagnostico terapeutici sempre aggiornati;
2. completamento, nel tempo piu' breve possibile, della rete di U.S.U. su tutto il territorio nazionale al fine di garantire a tutte le persone medullolese il migliore percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo;
3. coordinamento tra la rete delle U.S.U. e strutture riabilitative gia' censite come idonee per organizzazione, tradizione culturale e capacita' operativa al trattamento riabilitativo del medulloleso.
E' da rilevare come in alcune consolidate esperienze di unita' spinale cosiddetta integrata o multipolare, pur non esistendo una unipolarita' in senso fisico e spaziale, esista, di fatto, attraverso lo stretto collegamento funzionale fra la struttura ospedaliera che copre la fase dell'emergenza e quella che copre la fase acuta e post-acuta, una analoga continuita' del percorso assistenziale: la comunicazione tempestiva, la consulenza precoce dei riabilitatori, l'accesso programmato di altri specialisti coinvolti rendono, in effetti, agevole il trasferimento ed il follow-up del mieloleso fin dalla fase acuta e realizzano il modello dipartimentale di tipo funzionale.
La preferenza va comunque accordata alle unita' spinali unipolari e deriva dalla necessita' di garantire alle persone mielolese il massimo della tutela e della prevenzione dei danni terziari, che piu' facilmente si verificano nei pazienti che afferiscono in strutture non in grado di garantire una adeguata contemporaneita' e progressione del processo clinico-assistenziale.
Tale modalita' di assistenza e cura, che fa riferimento alle «Linee guida per le attivita' di riabilitazione», di cui all'accordo sancito dalla Conferenza Stato-regioni il 7 maggio 1998 (repertorio atti n. 457), garantisce tra l'altro una maggiore economicita' nella complessiva cura della patologia conseguente alle lesioni midollari.
Al momento attuale, vista la scarsa dotazione, a livello nazionale, di unita' spinali unipolari, occorre comunque utilizzare al meglio le realta' gia' operanti che garantiscono, una gestione coordinata e integrata di tutti i bisogni assistenziali del paziente dall'evento traumatico-patologico fino al piu' alto grado di recupero e mantenimento funzionale. 3. Aspetti epidemiologici.
In Italia l'incidenza di lesioni midollari post-traumatiche viene stimata in studi a valenza regionale, su 18-20 nuovi casi per milione di abitanti per anno. Nel 2000 una rilevazione dei dati sanitari, epidemiologici e gestionali ha confermato una sostanziale carenza di dati sistematici in Italia sulla mielolesione.
Le cause piu' frequenti delle lesioni midollari in Italia, come in altri Paesi, sono legate a fattori traumatici. In particolare, gli incidenti stradali e quelli sportivi costituiscono circa il 60% di tutte le lesioni midollari con proporzione quasi identica di paraplegia e di tetraplegia. Altre cause frequenti di lesione midollare sono gli infortuni sul lavoro e gli episodi di violenza contro la persona. L'eta' dei traumatizzati dimostra due picchi di frequenza a 20 e 59 anni, il rapporto maschi - femmine risulta essere di 4:1.
Per quanto riguarda le lesioni di origine traumatica dell'infanzia e dell'eta' evolutiva, i dati epidemiologici riportano che circa il 2% sia rappresentato da soggetti in eta' pediatrica, prevalentemente di sesso maschile, a localizzazione preferenziale cervicale e come conseguenza di incidenti stradali.
Nel 2000 il Gruppo italiano per lo studio epidemiologico sulle mielolesioni (GISEM) ha realizzato un primo studio multicentrico sulle mielolesioni in Italia.
Dei 55 centri individuati (localizzati prevalentemente al Centro-Nord), 37 hanno fornito dati utili per l'elaborazione statistica. Di questi 7 presentavano le caratteristiche tipiche delle «Unita' spinali», 25 erano assimilabili a «Centri di riabilitazione con posti letto per mielolesi» (impossibilita' di ricovero precoce del paziente mieloleso e di gestione della fase acuta nell'immediato post-trauma), 5, definiti «Servizi», presentavano caratteristiche di offerta di assistenza ai mielolesi esclusivamente in fase acuta, in reparti di neurochirurgia, ortopedia, rianimazione e medicina d'urgenza.
Nel corso dei due anni di durata dello studio sono stati registrati, nei 37 centri partecipanti, un totale di 1.930 pazienti di cui 1.073 (il 55,6%) risultavano primi ricoveri; di questi il 66,6% era rappresentato da mielolesioni traumatiche e il 33,4% da mielolesioni non traumatiche.
GISEM - Cause dell'evento traumatico per eta' e per sesso

----> vedere tabella a pag. 23 della G.U. <----

L'intervallo tra l'evento lesivo e il momento del ricovero in un centro dedicato e' risultato essere di 28 giorni (mediana) per i mielolesi di origine traumatica: di questi solo il 17,6% e' stato ricoverato entro la prima settimana dall'evento presso uno dei centri partecipanti allo studio, provenendo principalmente dai reparti di neurochirurgia (48,3%), ortopedia (13,8%), rianimazione (11,8%) e pronto soccorso (9,1%). Lo stesso studio ha dimostrato una correlazione tra l'incidenza delle complicanze terziarie (lesioni cutanee da decubito, ecc.) e l'intervallo tra l'evento lesivo e l'accesso presso un centro specializzato.
Le unita' spinali attive in Italia sono distribuite in modo disomogeneo sul territorio nazionale: Veneto (ospedale di Vicenza); Lombardia (ospedale Morelli di Sondalo a Sondrio e ospedale Niguarda di Milano); Umbria (ospedale Silvestrini di Perugia); Lazio (ospedale Alesini di Roma); Toscana (ospedale Careggi di Firenze); Sardegna (ospedale Marino di Cagliari); Liguria (ospedale di Santa Corona di Pietraligure); Piemonte (e' in corso di imminente apertura all'ospedale C.T.O. di Torino).
Tale situazione non consente l'intervento tempestivo «entro le prime ore dall'insulto» premessa indispensabile per un ottimale approccio alla persona mielolesa.
La puntuale conoscenza dei dati epidemiologici relativi alla mielolesione e' necessaria per garantire la programmazione adeguata delle unita' spinali. A tal fine e' auspicabile che a livello regionale sia attivata una rilevazione sistematica dei dati utilizzando una metodologia condivisa tra le regioni. L'omogeneita' della raccolta dei dati e' garanzia di una maggiore significativita' delle informazioni ottenute.
Si ritiene utile poter disporre almeno di dati, rilevati periodicamente, che possano fornire informazioni circa:
la prevalenza;
l'incidenza;
i dati socio-demografici;
la causa della mielolesione;
i principale dati clinici relativi ai trattamenti ed esiti;
la soddisfazione della domanda (casi trattati-posti letto disponibili, liste di attesa per la riabilitazione). 4. Formazione.
Attualmente, nella formazione del laureato in medicina e chirurgia e in quella degli operatori della sanita' in genere e nei corsi di specializzazione, la cultura sulle problematiche relative alla presa in carico globale delle persone con lesione midollare e' molto carente.
E' opportuno che tutte le figure professionali coinvolte nel percorso curativo-assistenziale della persona medullolesa abbiano un'adeguata preparazione teorico-pratica.
Considerata la multidisciplinarieta' dell'approccio alla cura alla persona medullolesa si dovra' prevedere una formazione, coerente con le modalita' previste dal programma ECM, che preveda momenti ed elementi comuni per le figure professionali coinvolte nel processo.
I contenuti della formazione dovranno consentire agli operatori un continuo miglioramento della gestione uniforme e integrata dei bisogni complessivi del medulloleso.
Nell'allegato 1 sono riportati alcuni argomenti utilizzabili per un'adeguata formazione del personale. 5. Percorso curativo-assistenziale.
Il percorso curativo-assistenziale inizia con la fase dell'emergenza e si protrae sino al recupero socio-familiare. Esso prevede inizialmente il periodo che va dall'emergenza alla dimissione che deve essere espletato all'interno dell'Unita' spinale unipolare ovvero all'interno della struttura ospedaliera sede della stessa. E' finalizzato al recupero della massima autonomia e indipendenza della persona medullolesa, compatibilmente con il livello di lesione midollare e con le sue condizioni generali, valutato attraverso l'utilizzo di scale di outcome funzionali. L'ulteriore fase di reinserimento socio-familiare, gia' avviata durante la prima ospedalizzazione presso l'USU, vede il coinvolgimento attivo, coordinato e armonizzato, sia dell'USU che dei distretti socio-sanitari e delle strutture riabilitative territoriali di competenza, attraverso contatti continui e la condivisione degli interventi che si riterranno necessari definiti in appositi protocolli.
Anche le lesioni midollari in eta' evolutiva si avvalgono dei percorsi assistenziali e riabilitativi tipici dell'USU con alcune specificita' legate al fatto che la noxa patogena ed il danno che ne consegue possono compromettere l'andamento stesso dello sviluppo motorio, cognitivo ed affettivo-relazionale interferendo con l'acquisizione delle tappe fondamentali che caratterizzano la maturita' globale del bambino. A) Fase dell'emergenza.
Per «fase dell'emergenza» si intende la fase relativa al periodo immediatamente successivo all'evento lesivo, di norma entro le prime dodici ore dopo il trauma.
Finalita' dell'intervento:
garantire la sopravvivenza delle persone traumatizzate, assicurando la migliore omeostasi possibile, al fine di limitare i danni conseguenti alle condizioni di criticita' che caratterizzano questa fase;
tutelare la colonna vertebrale che, nel politraumatizzato, deve essere considerata sempre come potenzialmente lesa;
trattare il danno vertebro-midollare in maniera da evitare il peggioramento neurologico e/o da creare le migliori condizioni per un recupero neurologico.
Sul luogo del trauma e' necessario assicurare il soccorso con mezzi e ausili idonei eseguito da personale opportunamente addestrato, coordinato e guidato dal servizio 118. Il triage sul campo e l'assegnazione del paziente alla struttura piu' appropriata ricadono sotto la responsabilita' e la competenza dei servizi di emergenza territoriale, coordinati dalla centrale operativa. Le regioni e le province autonome definiranno specifici protocolli di intervento e le sedi di afferenza di tali pazienti anche attraverso accordi interregionali, in considerazione delle peculiari condizioni geografiche e di bacino di utenza.
Dopo le prime cure sul luogo dell'incidente e l'obbligatoria immobilizzazione della colonna vertebrale con mezzi di contenzione, deve essere garantito il raggiungimento nel piu' breve tempo possibile del presidio ospedaliero piu' idoneo e appropriato. Nella scelta del presidio ospedaliero deve essere accuratamente valutato il rapporto rischio beneficio derivante dal trasporto e andranno privilegiati i presidi ospedalieri dotati di Unita' spinale unipolare o, in mancanza di questa, di DEA di secondo livello che abbia possibilita' diagnostiche e terapeutiche idonee ovvero del DEA piu' idoneo ed appropriato dotato di centro traumi. Va evitato il trasporto del paziente in presidi ospedalieri che non possono fornire interventi diagnostici e curativi idonei e appropriati alla complessita' della patologia in oggetto.
I percorsi saranno codificati a livello regionale e concordati con l'unita' spinale di riferimento, in collaborazione con le aziende sanitarie locali e le aziende ospedaliere competenti per territorio. L'equipe dell'unita' spinale unipolare, precocemente contattata, viene messa al corrente delle condizioni cliniche del paziente traumatizzato dal personale del primo soccorso o dall'ospedale che accoglie, se necessario, il paziente subito dopo il trauma.
Quando il paziente giunge al DEA, sede dell'Unita' spinale unipolare, il medico in servizio di quest'ultima, preventivamente allertato, partecipa al processo di diagnosi clinica e strumentale, alla terapia medica finalizzata al mantenimento della migliore omeostasi, al trattamento farmacologico rivolto alla limitazione del danno midollare secondario e alla scelta del trattamento chirurgico o conservativo della lesione vertebrale.
Le azioni di cui sopra non sono da intendersi in sequenza temporale, ma possono essere effettuate anche contemporaneamente, laddove possibile.
Tutto il personale coinvolto durante il processo diagnostico-terapeutico nella fase di emergenza, in particolare durante gli accertamenti diagnostici, deve essere adeguatamente formato. B) Fase acuta.
Per «fase acuta» si deve intendere il periodo, immediatamente successivo alla fase di emergenza, che dura fino alla stabilizzazione delle condizioni generali (alcune settimane dopo il trauma, salvo complicazioni intercorrenti). Tutta l'equipe dell'USU e' coinvolta nel processo terapeutico. In questa fase deve essere perseguita, oltre alla cura sintomatologica, la specifica finalita' terapeutica volta alla prevenzione e cura delle complicanze.
Nell'allegato 2 sono elencati gli aspetti da considerare ed alcuni provvedimenti da adottare nella persona mielolesa in fase acuta sia nelle Unita' spinali unipolari che in tutte le sedi dove vengono accolte le persone medullolese.
Tale equipe, nel pieno rispetto della centralita' della persona medullolesa, tenuto conto delle condizioni cliniche, di quelle socio-familiari e della prognosi del recupero, stendera' il progetto individuale, condiviso e partecipato dal paziente e dai familiari e/o congiunti, e definira' i singoli programmi per il raggiungimento degli obiettivi.
In caso di soggetti mielolesi in eta' pediatrica va sottolineata l'importanza degli interventi sia dello psicologo dell'eta' evolutiva che del neuropsichiatria infantile coordinati nell'ambito del lavoro in equipe.
Il progetto ed i programmi verranno periodicamente sottoposti a verifica dei risultati ed eventualmente modificati dalla stessa equipe che seguira', nell'ottica della unipolarita', il paziente durante tutto il percorso curativo-assistenziale, interfacciandosi, quando necessario, con gli altri specialisti dell'Unita' spinala unipolare o ad accesso programmato. C) Fase di stabilizzazione.
Per «fase di stabilizzazione» si intende la fase in cui le condizioni generali (funzioni vitali) si sono stabilizzate e l'eventuale instabilita' delle lesioni vertebrali e' stata tutelata con mezzi chirurgici o conservativi. La durata media di questa fase e' di 4-6 mesi per i paraplegici e di 8-12 mesi ed oltre per i tetraplegici. Per i pazienti con lesione incompleta i tempi possono subire delle consistenti variazioni.
In questa fase e' necessario prevedere programmi coordinati di: C.1 Rieducazione della funzione respiratoria.
Oltre a tutti gli aspetti enunciati in fase acuta, e' necessario garantire lo svezzamento dalla ventilazione controllata oltre al supporto ventilatorio temporaneo. Nel caso di lesione cervicale alta si deve garantire un supporto ventilatorio meccanico. In questi pazienti particolare attenzione deve essere posta alla gestione delle problematiche legate ai disturbi della comunicazione e dell'alimentazione. C.2 Rieducazione della funzione neuromotoria.
E' necessario garantire la prevenzione dei danni terziari e la rieducazione posturale da seduto, in stazione eretta con e senza ausili. Devono essere previste attivita' di controllo motorio con l'utilizzo di tecniche specifiche volte al recupero di una nuova coordinazione sovra lesionale; il rinforzo della muscolatura residua; l'addestramento al cammino con o senza ausili/ortesi; l'esercizio terapeutico in acqua (idroterapia), ove possibile; l'elettrostimolazione funzionale e Bio-Feedback EMG.
Nel caso di lesione midollare incompleta le attivita' di rieducazione avranno come obiettivo principale il raggiungimento del miglior livello di recupero sottolesionale mediante utilizzo di tecniche di facilitazione del controllo motorio.
Nel caso di soggetti in eta' pediatrica la rieducazione motoria andra' inserita nel contesto dello sviluppo psicomotorio relativamente all'eta' stessa del bambino ed alle abilita' residue. C.3 Rieducazione della funzione intestinale.
Essa presuppone un programma gestionale che mira oltre che al raggiungimento del piu' alto grado di autonomia compatibile con il livello lesionale e le condizioni del paziente, anche alla conservazione delle migliori condizioni del tratto gastrointestinale. Esami strumentali, oltre che indagini cliniche funzionali, devono essere utilizzati allo scopo di valutare la funzionalita' intestinale, al fine di garantire uno svuotamento regolare dell'alvo. C.4 Rieducazione della funzione vescico-sfinterica.
Prevede un programma gestionale che mira oltre che al raggiungimento del piu' elevato grado di autonomia compatibile con il livello lesionale e la situazione clinica, anche alla conservazione delle migliori condizioni delle vie urinarie. La riabilitazione vescicale, secondo gli standard universalmente riconosciuti, deve poter iniziare precocemente, non appena vengono sospese le infusioni parenterali di liquidi. La diagnostica neuro-urologica deve avvalersi di esami strumentali oltre al normale diario della diuresi e, sul piano terapeutico, devono essere adottati quei presidi farmacologici e chirurgici necessari per il mantenimento di una adeguata funzionalita' vescico-sfinterica. E' necessaria la conoscenza e l'individuazione di ausili personalizzati per migliorare la qualita' di vita delle persone medullolese. C.5 Terapia chirurgica delle complicanze del rachide e del midollo spinale.
Tutta la chirurgia per la cura dell'instabilita' vertebrale a qualsiasi livello (cervicale, toracico, lombare). C.6 Trattamento del dolore.
L'approccio deve essere multidisciplinare e deve coinvolgere la figura dello psicologo, specie per il dolore cronico neuropatico. E' necessario eseguire una corretta analisi e classificazione dei vari tipi di dolore che affliggono le persone medullolese. Devono essere possibili le applicazioni di cure fisiche, mediche e fisioterapiche per il dolore sopralesionale, la somministrazione parenterale e intratecale di farmaci analgesici, terapie mediche, chirurgiche e fisiche per il dolore neuropatico. C.7 Trattamento della spasticita'.
Tale trattamento dovra' essere effettuato da una equipe pluridisciplinare in grado di garantire un inquadramento sia organico che psicologico del paziente, l'utilizzazione di test neurofisiologici, l'applicazione di scale di valutazione, l'utilizzazione di proposte terapeutiche farmacologiche convenzionali o specifiche (vedi infusione intratecale di farmaci), oltre che terapie fisiche e riabilitative, sino alle tecniche di neuromodulazione o chirurgiche (quando necessario). C.8 Aspetti legati alla sessualita' ed alla riproduzione.
In questa fase e' auspicabile un approccio dell'intero team che fornisca un adeguato counselling sessuologico che consenta di fornire informazioni necessarie al ripristino dell'attivita' sessuale. Nella fase successiva (almeno 6-10 mesi dalla lesione) l'andrologo o il ginecologo indichera' l'iter terapeutico personalizzato per quanto concerne il problema della riproduzione. C.9 Aspetti legati all'area psicologica e sociale.
In questa fase e' auspicabile un servizio psico-attitudinale con la valutazione delle risorse individuali e familiari, psicologiche, sociali ed ambientali per l'informazione e riconoscimento dei diritti. Viene fornito un sostegno psicologico individuale e di gruppo e un sostegno alla vita affettiva e alla sessualita'. Il reinserimento sociale viene facilitato tramite programmi per la gestione del tempo libero.
La famiglia, soprattutto quando il soggetto coinvolto e' in eta' evolutiva, va supportata nel ruolo che si trova a rivestire. Pertanto, e' necessario un continuo sostegno di tutta l'equipe che vede il coinvolgimento di piu' figure professionali, tra cui il neuropsichiatra infantile e lo psicologo dell'eta' evolutiva. C.10 Terapia occupazionale.
E' finalizzata all'acquisizione di autonomia nelle attivita' di vita quotidiana (igiene, alimentazione, abbigliamento, trasferimenti, attivita' domestiche) con simulazione in ambienti dedicati; alla identificazione, scelta personalizzata e prescrizione di ausili; all'addestramento all'uso della carrozzina e scelta funzionale della stessa (tale attivita' richiede la disponibilita' in prova di diversi modelli di carrozzine da quelle standard a quelle personalizzate). Sono previste attivita' basilari, quali la scrittura manuale e l'uso del pc, attivita' professionali e domestiche e attivita' di tempo libero. E' finalizzata all'addestramento all'uso di sistemi di controllo ambientale e all'eventuale uso dell'autovettura con comandi modificati, attivita' di carico e scarico della carrozzina, scelta di eventuali ausili. Andra' previsto un supporto per il reinserimento facilitato e l'abbattimento delle barriere architettoniche a domicilio del paziente, presso il luogo di lavoro e/o di studio, di concerto con le strutture del territorio di appartenenza. Nel caso di reinserimento scolastico e lavorativo fornisce un sostegno scolastico tramite la collaborazione con il provveditore agli studi e un sostegno socio-attitudinale per l'inserimento nelle scelte formative e professionali. Deve essere prevista una collaborazione nella scelta e personalizzazione degli ausili; un archivio per gli ausili e le ortesi; un'officina per la personalizzazione e la manutenzione delle carrozzina l'assetto posturale in carrozzina.
Per l'ambito pediatrico va sottolineato che gli ausili andranno sottoposti a continua verifica in quanto suscettibili di frequenti cambiamenti a seguito della modificazione fisica e funzionale fino alla stabilita' della crescita stato-ponderale. C.11 Attivita' sportiva per mielolesi.
L'attivita' sportiva andra' organizzata dagli operatori dell'USU ed espletata anche all'esterno dell'USU in collaborazione con strutture presenti sul territorio. C.12 Reinserimento sociale e familiare.
La miglior risposta alla crisi esistenziale dei pazienti in USU e' la possibilita' per loro di vivere fin da subito una vita di relazioni sociali in continuita' con quella che precedeva la lesione midollare. A tale scopo sara' necessario prevedere nell'USU spazi adeguati per favorire la socializzazione.
Nell'ambito del progetto complessivo d'intervento si dovranno definire alcuni programmi:
programma scuola per il proseguimento degli studi per i giovani ricoverati presso l'USU in collegamento con le scuole del territorio e di supporto psico-pedagogico alle scuole di riferimento;
programma di sostegno volto alla promozione e alla definizione di percorsi di formazione professionale ed al sostegno e istruzione della famiglia di soggetti mielolesi in eta' pediatrica.
Per tutto quanto sopra, l'equipe dell'USU dovra' prendere precocemente contatti, gia' durante il periodo di degenza, con il distretto di appartenenza del paziente per assicurare:
informazione e coinvolgimento del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta, con particolare riferimento allo stato di salute del paziente, dei suoi bisogni e dei controlli da eseguirsi nel tempo;
avvio delle pratiche riguardanti l'invalidita' e la fornitura degli ausili;
un operativo rapporto con il servizio di assistenza domiciliare integrata;
coinvolgimento del personale scolastico per un adeguato inserimento o reinserimento;
raccordo con il datore di lavoro e/o l'ufficio del personale del luogo di lavoro del paziente;
ricerca di organizzazioni nel territorio di residenza del paziente (sociali, associative, cooperative), in grado di garantire una buona rete sociale e di evitare l'isolamento;
contatti con i servizi sanitari o socio-sanitari utili nel singolo caso. D) Rientri o fase post-dimissione.
Le USU devono garantire un'attivita' ambulatoriale per la prevenzione e la cura delle innumerevoli complicanze che possono sopravvenire dopo la dimissione. I controlli dovranno essere regolari e saranno orientati a valutare le condizioni generali dello stato di salute oltre che dello stato neurologico e funzionale della persona mielolesa.
In particolare per i giovani mielolesi dopo la dimissione dall'USU andranno verificate e garantite le modalita' di continuita' assistenziale con i servizi delle strutture territoriali delle aziende sanitarie di appartenenza per il reinserimento familiare e sociale e per assicurare la migliore qualita' di vita per una disabilita' non emendabile.
E' necessario prevedere ricoveri ordinari e diurni, successivi alla dimissione per effettuare l'erogazione di prestazioni non erogabili in regimi diversi e finalizzate a:
terapia conservativa e chirurgica delle lesioni cutanee da pressione;
riabilitazione funzionale dell'arto superiore del tetraplegico;
studio e trattamento delle POAN (paraosteoartropatie neurologiche);
diagnostica e terapia neurourologica (vedi fase di stabilizzazione);
chirurgia vertebrale e midollare;
chirurgia ortopedica e traumatoloica;
riabilitazione respiratoria;
trattamento del dolore;
trattamento della spasticita'.
E' opportuno prevedere forme di accoglienza alberghiera idonea per facilitare l'accesso alle persone mielolese che hanno necessita' di controlli ambulatoriali.
E' necessario prevedere che l'USU abbia la possibilita' di seguire la gravidanza ed il parto delle donne para e tetraplegiche e, quindi, operare in stretta collaborazione con un reparto di ostetricia-ginecologia, secondo definiti protocolli curativi ed assistenziali.
Inoltre, l'USU dovra' assicurare la globale rivalutazione dei pazienti che accedono per la prima volta alla struttura in regime ambulatoriale ed essere sempre disponibile per ulteriori ricoveri per le diverse necessita' che dovessero intervenire nel corso della vita.
All'interno dell'organizzazione delle USU, dovra' essere individuato uno spazio da destinare al rapporto con le associazioni rappresentative degli utenti (persone con lesione midollare stabilizzata); ed in particolare dovra' essere individuato un ambito nel quale inserire le attivita' di «consulenza alla pari» svolte da persone con lesione midollare gia stabilizzata, utile a fornire alle persone li' ricoverate, informazioni, indicazioni ed orientamenti.
Possono inoltre essere concordate forme di collaborazione con le associazioni delle persone con lesione al midollo spinale, al fine di erogare e/o gestire azioni utili al miglior reinserimento possibile delle persone con lesione midollare che escono dall'USU, anche avviando rapporti con i servizi sociali-associativi esistenti sui diversi territori di residenza. 6. Verifica e controllo della qualita'.
L'attivita' delle Unita' spinali unipolari al fine di disciplinare l'appropriatezza delle prestazioni, la pianificazione ed il controllo della spesa, il grado di gradimento dell'utente e di migliorare l'offerta dei servizi, deve conformarsi a criteri di qualita' misurabili attraverso appositi indicatori, che consentano l'adesione a standard stabiliti.
 
Allegato 1
ARGOMENTI ESEMPLIFICATIVI PER LA FORMAZIONE
DELLE FIGURE PROFESSIONALI Elementi comuni:
elementi di neurofisiologia e fisiopatologia spinale (sia traumatica che non traumatica), sia del bambino che dell'adulto;
quadri clinici fondamentali che caratterizzano la lesione spinale, modalita' di valutazione del livello lesionale e del grado di completezza dello stesso;
elementi di cura ed assistenza delle piu' frequenti patologie che accompagnano la lesione midollare a carico del sistema respiratorio, cardiocircolatorio, genitourinario, neurovegetativo, osteomuscolare e dell'apparato tegumentario;
test diagnostici fondamentali e loro significativita' in tema di predittivita' del recupero;
principali scale di valutazione per misurare il recupero del paziente (scale di autonomia);
conoscenze di base sui principali ausili per il raggiungimento dell'autonomia e della indipendenza nella mobilita', nelle attivita' della vita quotidiana (AVQ), nella gestione sfinterica e loro modalita' prescrittive;
metodologia del lavoro multiprofessionale nel rispetto della centralita' della persona con mielolesione;
conoscenze di base in merito agli aspetti piu' rilevanti in ambito assicurativo, legislativo, agli interventi di tipo sociale con riferimento anche all'ambito regionale;
conoscenza delle problematiche legate alle barriere architettoniche; principi di etica medica in relazione alle patologie trattate. Elementi differenziati.
Medici:
conoscenza dell'organizzazione dell'emergenza intra ed extraospedaliera nel territorio di riferimento;
modalita' di presa in carico della persona traumatizzata immediatamente dopo l'evento lesivo;
gestione delle eventuali patologie associate;
indicazioni al trattamento della lesione vertebrale e sue implicazioni nell'espletamento del programma riabilitativo;
modalita' di presa in carico globale della persona mielolesa;
modalita' di prevenzione e trattamento delle eventuali complicanze: cutanee, respiratorie, cardiocircolatorie, urologiche, muscolo-scheletriche, neurologiche, gastro-intestinali e metaboliche;
modalita' di definizione del progetto riabilitativo globale e del programma di trattamento;
modalita' di gestione delle problematiche neuro-urologiche, sessuali e procreative, del trattamento della spasticita' e del dolore, delle problematiche psicologiche relative alla persona con la sua disabilita', ai rapporti con la famiglia e con gli altri operatori;
conoscenza della chirurgia funzionale nel tetraplegico: indicazioni, gestione riabilitativa;
conoscenza di ortesi ed ausili: criteri di scelta, indicazioni, modalita' prescrittive; di certificazioni e relazioni cliniche ai fini assicurativi e medico-legali;
aggiornamento sui progressi della ricerca di base e della ricerca clinica.
Infermieri:
conoscenza delle modalita' per l'identificazione del modello assistenziale piu' appropriato e sue modalita' di applicazione nei diversi momenti del percorso clinico della persona mielolesa;
conoscenza delle modalita' di prevenzione e cura del danno terziaro:
problematiche respiratorie;
alterazioni cardiocircolatorie;
alterazioni metaboliche;
deformita' muscolo-scheletriche;
ulcere da pressione;
trombosi venose profonde;
gestione della disfunzione vescico-sfinterica e intestinale;
elementi di conoscenza sui programmi utili alla riprogettazione della sfera sessuale e procreativa;
il posizionamento della persona para e tetraplegica: criteri di scelta ed applicazione;
applicazione di protocolli di prevenzione e trattamento delle lesioni cutanee da pressione;
modalita' di informazione ed educazione sanitaria, rivolti al paziente ed alla famiglia;
approccio psicologico e sue implicazioni;
conoscenze di base sugli ausili per l'incontinenza, per la mobilita', per la prevenzione delle lesioni cutanee da pressione.
Fisioterapisti:
conoscenza e attuazione di programmi specifici di rieducazione funzionale;
criteri di rieducazione respiratoria con particolare riferimento al paziente in ventilazione meccanica/assistita, allo svezzamento dal respiratore, alla terapia di mantenimento;
criteri di posizionamento;
addestramento al cammino;
ortesi-ausili: caratteristiche, addestramento all'uso;
esercizio terapeutico in acqua;
tecniche di addestramento all'uso della carrozzina manuale ed elettrica;
introduzione alle principali attivita' sportive per mielolesi.
Terapisti occupazionali:
valutazione del paziente in funzione di obiettivi funzionali specifici;
protocolli per il posizionamento con particolare riferimento al soggetto tetraplegico;
protocolli per l'autonomia nelle AVQ (igiene, alimentazione, abbigliamento, trasferimenti, attivita' domestiche) con informazione e coinvolgimento della famiglia;
tecniche di costruzione di ortesi per la mano e di ausili per le diverse AVQ;
individuazione e metodologie di addestramento all'uso degli ausili tecnici definizione di un piano ausili personalizzato;
criteri per l'assetto corretto della carrozzina;
conoscenza degli elementi per l'avvio alle attivita' professionali e del tempo libero, alla scelta ed addestramento ai sistemi di controllo ambientale, all'uso dell'autovettura ed attivita' ad essa connesse, all'organizzazione ed addestramento all'attivita' sportiva per mielolesi;
conoscenza dei criteri di base per la realizzazione dell'accessibilita' normative riguardanti l'eliminazione delle barriere architettoniche nell'ambiente di vita e di lavoro.
Psicologi:
elementi di psicologia di comunita' con particolare riferimento alla comunita' «reparto», di psicologia dell'emergenza di conduzione gruppi di discussione;
modalita' di presa in carico diagnostico-terapeutica;
elementi di psicosessualita';
tecniche per promuovere il lavoro multidisciplinare; tecniche per favorire nell'equipe una conoscenza delle modalita' comunicative atte a rinforzare il percorso terapeutico/riabilitativo; tecniche psicometriche per la formulazione di questionari.
Altre figure professionali:
per le altre figure professionali coinvolte (ad esempio assistenti sociali, OSSB ecc.) e' prevista una formazione di base riconducibile al modulo comune ed una formazione specifica riconducibile alle singole professionalita'.
 
Allegato 2
ASPETTI DA CONSIDERARE NELLA PERSONA MIELOLESA IN FASE ACUTA Aspetti psicologici.
Inquadramento psicologico della persona medullolesa.
Interventi nella fase delle informazioni ai familiari e pazienti, sostegno psicologico.
Coinvolgimento da parte dello psicologo di tutta l'equipe interessata al caso che dovra' avere un approccio il piu' corretto possibile al fine di ridurre gli effetti deleteri del trauma dal punto di vista psicologico e sostenere il paziente e i suoi familiari nell'affrontare il difficile percorso riabilitativo. Aspetti sociali.
Mediazione culturale per gli utenti non italiani, individuazione delle condizioni lavorative, scolastiche, familiari e assicurative in modo da impostare la piu' adeguata assistenza sociale per la persona medullolesa e la sua famiglia. Aspetti respiratori.
Diagnostica: prove di funzionalita' respiratoria, monitoraggio dell'attivita' respiratoria (frequenza respiratoria) e della concentrazione dei gas ematici, monitorizzazione della saturazione periferica di ossigeno (SaO2). Diagnostica per immagini rx, rx scopia e TC, elettromiografia del diaframma, broncoscopia.
Prevenzione delle complicanze: fisioterapia respiratoria da espletarsi sette giorni alla settimana, assistenza manuale all'espettorazione nell'arco delle 24 ore, assistenza ventilatoria meccanica non invasiva.
Terapia: broncoscopia terapeutica, drenaggio di eventuali pneumotorace, emotorace o versamento pleurico; terapia delle infezioni delle vie respiratorie, fisioterapia respiratoria, ventilazione meccanica non invasiva, gestione della fase di svezzamento dalla ventilazione controllata e/o assistita. Aspetti cardiocircolatori.
Diagnostica: monitorizzazione dell'attivita' cardiaca, monitorizzazione della pressione arteriosa e venosa centrale, ecocardiografia, ecocolordoppler dei grossi vasi venosi e arteriosi, scintigrafia di perfusione polmonare.
Prevenzione delle complicanze: mantenimento dei normali valori di ritmo e pressione prevenzione della trombosi venosa profonda con mezzi farmacologici e meccanici (calze elastiche a compressione graduata, compressione pneumatica sequenziale).
Terapia: terapia farmacologica e elettrica delle turbe del ritmo, terapia farmacologica e meccanica (filtro cavale) delle trombosi venose profonde ad alto rischio di embolia polmonare. Aspetti gastrointestinali e nutrizionali.
Diagnostica: monitorizzazione del ristagno gastrico e della motilita' intestinale, analisi delle feci, esami ematochimici, urinari e clinici per valutare lo stato nutrizionale.
Prevenzione delle complicanze: gastroprotezione per la prevenzione dei sanguinamenti gastroduodenali, svuotamento del contenuto gastrico mediante sonda fino a completo ripristino della motilita' intestinale, nutrizione parenterale, enterale o mista, riabilitazione della funzione escretrice.
Terapia: farmacologica e massoterapia per facilitare la peristalsi, lassativi per il mantenimento delle feci morbide, farmacologica per l'incontinenza fecale; reintegro del fabbisogno nutrizionale in caso di malnutrizione, terapia medica e chirurgica del sanguinamento gastroduodenale, supporto nutrizionale artificiale nei disturbi della deglutizione post-tracheostomia o neurogena. Aspetti neurologici e motori.
Diagnostica: monitorizzazione delle condizioni neurologiche (test ASIA, test muscolari), monitorizzazione della spasticita', qualora presente (lesioni incomplete), esami neurofisiologici (PES, PEM, EMG, analisi strumentali della funzionalita' vegetativa, EEG), esami clinici e strumentali della funzionalita' dei nervi cranici. RMN midollare e cerebrale.
Prevenzione delle complicanze: salvaguardia dell'integrita' e dell'immobilita' della colonna vertebrale pur attivando le procedure di prevenzione delle lesioni cutanee da decubito e quelle per la prevenzione delle complicanze respiratorie.
Terapia: stabilizzazione chirurgica della colonna vertebrale in presenza di peggioramento neurologico da instabilita' vertebrale, farmaci miorilassanti per la cura della spasticita'. Aspetti osteomioarticolari.
Diagnostica: monitorizzazione clinica della integrita' di tutte le articolazioni, rx, TC, ecografia, scintigrafia per la diagnosi delle paraosteoartropatie neurogene, esami ematici e urinari per i dismetabolismi del calcio. Valutazione AASS per definizione mano funzionale attiva e passiva.
Prevenzione delle complicanze: mobilizzazione passiva delle articolazioni colpite da paralisi, e facilitazione dell'attivita' volontarie residue, mano funzionale attiva e passiva, prevenzione del piede equino e delle altre retrazioni tendinee, drenaggio linfatico per prevenire deformita' conseguenti a sindrome post-flebitica.
Terapia: farmacologica per i dismetabolismi del calcio, terapia fisica e farmacologica per gli edemi agli arti superiori e inferiori. Posizionamento AASS e ortesi per mano funzionale attiva e passiva. Aspetti urologici.
Diagnostica: ecografia renale e pelvica, monitoraggio quantitativo e qualitativo della diuresi, bilancio idrico, diario minzionale.
Prevenzione delle complicanze: adeguata idratazione, corretto posizionamento del catetere vescicale a permanenza, inizio precoce della riabilitazione vescicale tramite cateterismo intermittente, profilassi delle infezioni urinarie (acidificazione delle urine, disinfettanti urinari, antibiotico-profilassi), profilassi della calcolosi vescicale.
Terapia: medica delle infezioni urinarie, terapia dei sanguinamenti del tratto vescico-uretrale. Aspetti cutanei.
Diagnostica: continua osservazione dello stato della cute (almeno ogni quattro ore).
Prevenzione delle complicanze: cambi di posizione frequenti e adeguati allo stato del trofismo cutaneo, alle condizioni generali e alle eventuali lesioni associate, uso eventuale di speciali presidi antidecubito, uso di letti speciali per il corretto posizionamento.
Terapia: medicazione delle eventuali lesioni da decubito, terapia con letto fluidizzato o con speciale materasso ad aria con caratteristiche antidecubito simili al letto fluidizzato.
Cura delle eventuali lesioni da decubito instauratesi precedentemente al ricovero in US. Aspetti di comunicazione.
Per i pazienti tetraplegici e' indispensabile organizzare l'ambiente che li circonda ai fini di consentire l'autonomia nei movimenti e nella comunicazione (piccoli ausili, sistemi di chiamata e di controllo ambiente).
 
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