Gazzetta n. 117 del 22 maggio 2003 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 29 aprile 2003
Scioglimento del consiglio comunale di Misilmeri e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che il consiglio comunale di Misilmeri (Palermo), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 24 maggio 1998, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Misilmeri;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svolgimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Misilmeri, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 18 aprile 2003, alla quale e' stato debitamente invitato il presidente della Regione siciliana;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Misilmeri (Palermo) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Misilmeri (Palermo) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Roberto Scigliano, prefetto;
rag. Sebastiano Rigoli, dirigente di ragioneria;
ing. Giuseppe Buffa, provveditorato regionale opere pubbliche.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 29 aprile 2003
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 13 maggio 2003 Ministeri istituzionali, registro n. 4 Interno, foglio n. 271
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Misilmeri (Palermo), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 24 maggio 1998, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Complesse indagini investigative condotte dai competenti organi hanno rilevato la presenza nel territorio del comune di una radicata organizzazione mafiosa intesa a controllare, attraverso inprenditori locali, gli appalti pubblici e le attivita' economiche dell'intera area.
In considerazione di quanto sopra ed al fine di accertare la sussistenza di pericoli di infiltrazioni e di condizionamenti di tipo mafioso tali da inficiare la regolare gestione dell'ente, il prefetto di Palermo ha disposto, con provvedimento in data 27 febbraio 2003, l'accesso presso il comune di Misilmeri, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gia' in precedenza l'ente era stato destinatario del provvedimento di scioglimento, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 9 giugno 1992, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221.
Le risultanze dell'attivita' di accesso, nell'avvalorare l'esistenza di infiltrazioni e condizionamenti della criminalita' organizzata nell'attivita' amministrativa, hanno particolarmente evidenziato come la cosca locale abbia posto in essere forti azioni di penetrazione, funzionali al perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, con grave pregiudizio per l'istituzione locale.
L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risulta favorita da una fitta ed intricata rete di parentela, affinita', amicizie e frequentazioni che lega una parte consistente degli amministratori comunali, cosi' come numerosi dipendenti, con esponenti della criminalita' organizzata o con soggetti sospettati di gravitare in ambiti mafiosi. Alcuni amministratori hanno fra l'altro gia' rivestito cariche politiche nella disciolta compagine amministrativa del 1992 ed altri hanno rapporti di parentela con ex amministratori della medesima gestione.
Come ampiamente esposto nella relazione conclusiva dell'accesso e parimenti posto in rilievo nel rapporto del prefetto di Palermo, cui si rinvia integralmente, il livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale organizzazione criminale e' emerso principalmente nel settore dei lavori pubblici.
La commissione ha infatti evidenziato un ricorso sistematico all'affidamento di lavori tramite cottimo fiduciario e trattativa privata, che ha di fatto consentito all'amministrazione di limitare il numero delle imprese da invitare alle gare e di restringere, in violazione dei principi di trasparenza, correttezza e concorrenza, la partecipazione ad imprese con sede nel territorio comunale o facenti capo ad un medesimo centro di interessi di natura mafiosa. Tali affidamenti risultano inficiati ab origine dalle irregolarita' connese alla tenuta di un albo delle imprese fiduciarie. Molte di queste vi sono infatti iscritte pur essendo carenti della prescritta certificazione antimafia o i loro beni sottoposti alla misura del sequestro ai sensi della normativa antimafia. E' stato inoltre rilevato che molte delle imprese inserite in elenco sono di fatto riconducibili a soggetti mafiosi o fanno capo a gruppi familiari collegati, per interessi o legami di parentela o di affinita', ad alcuni imprenditori, tratti in arresto per associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata alla turbativa d'asta. L'affidamento di lavori, anche piu' volte nel corso dell'attuale gestione amministrativa, a tali imprese e l'accertata compilazione delle offerte da parte della stessa mano fanno infatti desumere che l'aggiudicazione delle gare sia stata pilotata attraverso la presentazione concordata delle offerte.
E' stata inoltre rilevata l'insussistenza dei presupposti di urgenza e di somma urgenza che hanno motivato in piu' occasioni il ricorso all'affidamento di lavori tramite cottimo fiduciario e affidamento diretto. Fra le ditte destinatarie dei predetti affidamenti, che presentano nelle relative procedure, profili di irregolarita' e di illegittimita', figurano, a conferma di una consolidata gestione clientelare degli appalti, imprese di soggetti contigui alla criminalita' organizzata e, in taluni casi, ditte connesse a dirigenti o amministratori.
Un ulteriore segnale della soggezione dell'apparato politico e gestionale a scelte rispondenti ad interessi estranei a quelli dell'ente e' dato dalla vicenda del rilascio della concessione edilizia in favore di una societa' fra i cui soci figurano tra soggetti con stretti legami con la criminalita' organizzata. Tra questi il padre di un ex sindaco del comune condannato in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all'acquisizione degli appalti. Gli accertamenti hanno rilevato che il provvedimento amministrativo e' stato adottato, con procedure anomalamente celeri, in un tempo considerevolmente piu' breve rispetto a quello impiegato per analoghe pratiche. A seguito dell'insediamento della commissione d'accesso, la societa' rinunciava alla concessione edilizia e si scioglieva.
Sintomatico del radicato intento della criminalita' organizzata di condizionare l'attivita' amministrativa attraverso azioni intimidatorie e' l'incendio doloso, verificatosi durante l'accertamento ispettivo, dell'autovettura di un dirigente comunale che aveva collaborato con la commissione incaricata dell'accesso.
Emblematico della permeabilita' dell'amministrazione ad interessi dal tutto estranei a quelli della collettivita' locale e dell'assenza di qualsivoglia attivita' di controllo e verifica da parte dei competenti uffici comunali, e' l'attribuzione reiterata, tramite gara o affidamento temporaneo, della gestione dell'impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani alla stessa ditta risultata poi priva della relativa autorizzazione alla gestione della discarica, fatti per i quali sta procedendo l'autorita' giudiziaria. Irregolarita' sono state inoltre eccepite dai competenti organi investigativi in ordine alle procedure di aggiudicazione del servizio di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani.
L'attivita' ispettiva ha altresi' evidenziato come il mancato rispetto delle regole e dei criteri generali che presiedono il procedimento contrattuale della pubblica amministrazione abbia comportato un notevole esborso di denaro pubblico.
La penetrazione dell'attivita' criminosa nell'ente, emersa dalle risultanze dell'attivita' di accesso, ha favorito il consolidamento di un sistema di connivenze e collusioni che, di fatto, priva la collettivita' locale delle fondamentali garanzie democratiche.
La situazione riscontra nel comune di Misilmeri, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni, utilizzate per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad esser garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione di assoggettamento necessita che da parte dello Stato sia posto in essere un intervento mirato al ripristino della legalita' mediante il recupero della struttura pubblica al servizio dei suoi fini istituzionali.
Il prefetto di Palermo, pertanto, con relazione del 28 marzo 2003, che qui si intende integralmente richiamata, valutata la situazione riscontrata sia in ordine al contesto ambientale nel quale si e' diffuso il fenomeno criminale, sia in relazione allo stato di influenza della prevalente compagine malavitosa, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Misilmeri (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 17 aprile 2003
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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