Gazzetta n. 227 del 27 settembre 2002 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 settembre 2002
Scioglimento del consiglio comunale di Portici e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che il consiglio comunale di Portici (Napoli), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 16 aprile 2000, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Portici;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Portici, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 settembre 2002;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Portici (Napoli) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Portici (Napoli) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Benedetto Fusco - prefetto a riposo;
dott. Gioacchino Ferrer - vice prefetto aggiunto;
dott. Sergio Di Martino - vice prefetto aggiunto.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 10 settembre 2002
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 16 settembre 2002 Ministeri istituzionali - Interno, registro n. 11, foglio n. 39
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Portici (Napoli), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 16 aprile 2000, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Invero, a seguito di rilevate interferenze nella vita amministrativa dell'ente da parte della criminalita' organizzata, il cui territorio e' stato teatro di ripetuti ed inquietanti eventi delittuosi a causa delle lotte fra clan camorristici, il prefetto di Napoli, in data 16 gennaio 2002, ha disposto l'accesso ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito nella legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni, per gli accertamenti di rito. Il relativo incarico e' stato prorogato con successivi provvedimenti prefettizi del 13 marzo e del 10 maggio 2002, con scadenza finale al 18 giugno 2002.
Muovendo gli accertamenti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Napoli il 20 novembre 1998 a carico di alcuni esponenti mafiosi, la relazione commissariale conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, evidenzia in termini preoccupanti l'emergere di ipotesi di infiltrazioni e condizionamenti da parte della criminalita' organizzata sull'apparato burocratico e sugli organi elettivi in carica nell'ente, ininterrottamente dal 9 giugno 1996 ad oggi, ad eccezione di un brevissimo periodo, durante il quale l'ente e' stato gestito da un commissario prefettizio, per effetto delle dimissioni presentate dalla maggioranza dei consiglieri comunali.
Le risultanze degli accertamenti svolti dal collegio ispettivo al fine di verificare, anche alla luce di quanto delineato nel citato provvedimento cautelare, la regolarita' dell'attivita' amministrativa dell'ente durante la successiva gestione del riconfermato sindaco, contraddistinta anche dalla rielezione nella carica dalla prevalenza dei consiglieri, hanno infatti avvalorato il sospetto dell'esistenza del condizionamento camorristico nell'azione amministrativa.
In particolare, le predette indagini giudiziarie hanno messo in luce collegamenti risalenti alla passata consiliatura tra alcuni amministratori ed il clan criminale dominante che, attraverso imprese proprie o comunque ad esso contigue, si era aggiudicato la maggior parte dei lavori pubblici, garantendo l'appoggio del candidato sindaco alle precedenti elezioni.
L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risulta favorita da una fitta ed intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni che lega alcuni amministratori e dipendenti comunali a personaggi gravitanti nella sfera della criminalita' organizzata.
Dagli accertamenti condotti nei confronti degli amministratori e' risultato, altresi', che numerosi di essi sono gravati da pregiudizi penali, alcuni dei quali per reati contro la pubblica amministrazione.
Anche l'apparato burocratico costituisce tramite per l'ingerenza dei clan malavitosi negli affari dell'ente e per la strumentalizzazione delle scelte amministrative, tenuto conto dell'alta percentuale di dipendenti che annoverano gravi precedenti per contrabbando, ricettazione, gioco d'azzardo, traffico, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti, attivita' illegali notoriamente gestite dalla camorra. Inoltre, un dipendente e' risultato strettamente imparentato con affiliati ai clan dominanti ed un altro fiancheggiatore delle organizzazioni criminali, piu' volte segnalato in compagnia di noti pregiudicati.
Significativa e' l'inerzia o la tardivita' dell'ente nell'adozione dei provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni dipendenti condannati.
Emerge, in proposito, che solo con significativo ritardo e' stato avviato il procedimento disciplinare a carico di un dipendente, parente di un elemento di spicco della criminalita', rimasto in servizio, nonostante fosse stato condannato con sentenza passata in giudicato ed interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. Il procedimento disciplinare si e' poi estinto per decorrenza dei termini perentori ed il dipendente, a distanza di tempo e dopo inequivocabili tortuosita' procedimentali, e' stato destituito soltanto per la ineludibilita' della interdizione perpetua.
Nel contesto dei rapporti collusivi intercorrenti tra l'amministrazione comunale ed i clan malavitosi locali, rileva la vicenda relativa all'acquisizione, da parte del comune, nella precedente consiliatura, di un'area di cui era proprietaria una societa' i cui soci risultano essere parenti di un affiliato ad un'associazione camorristica locale, che avrebbe intrattenuto rapporti indiretti, tramite altri soggetti coinvolti in indagini di Polizia, con il sindaco. Rilevano, al riguardo, la circostanza che il sindaco era stato tenuto al corrente dalla prefettura dei rapporti di stretta parentela intercorrenti tra gli amministratori della ditta ed il predetto camorrista, nonche' l'impegno finanziario particolarmente oneroso, derivatone a carico dell'amministrazione locale.
Altra questione sintomatica, ai fini del supposto condizionamento della criminalita' organizzata nella gestione amministrativa dell'ente, e' quella relativa all'appalto del servizio di nettezza urbana. Detto servizio era stato affidato ad una associazione temporanea di imprese nel corso della precedente consiliatura; successivamente il comune aveva rescisso il contratto a seguito di segnalazione dalla prefettura di possibili condizionamenti criminosi a carico di una delle societa' partecipanti, riconducibili alla presenza, nell'organigramma aziendale, di un elemento, rivestente la carica di direttore, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, ritenuto affiliato ad un capo clan.
Indetta una nuova gara, l'amministrazione ha aggiudicato nuovamente l'appalto alla stessa societa' gia' oggetto di informativa antimafia. L'accertamento ispettivo, conseguentemente disposto ai sensi dell'art. 14 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, ha posto in evidenza l'anomalia dell'aggiudicazione ad un'impresa, mera trasformazione di quella il cui contratto era stato rescisso.
Anche in altri appalti di servizi e di forniture pubbliche la commissione di accesso ha rilevato la commistione tra l'ente e la criminalita' organizzata sia in relazione all'affidamento a ditte i cui titolari e dipendenti risultano avere a loro carico gravi pregiudizi penali o di Polizia o gravitare intorno alle cosche locali, sia con riferimento alla irregolarita' delle relative procedure di affidamento.
Altra anomalia emerge dagli atti relativi all'affidamento del servizio sperimentale di trasporto urbano, sociale e scolastico, gestione aree di sosta e servizio rimozione con carro attrezzi. Il servizio e' stato affidato, mediante gara di pubblico incanto, ad una ditta che per l'espletamento dello stesso ha provveduto ad assumere quarantaquattro dipendenti, alcuni dei quali gravati da pregiudizi penali o con rapporti di parentela o di frequentazione con affiliati/esponenti del clan dominante. Alcuni di questi sono stati tra l'altro incaricati, con appositi provvedimenti sindacali, di svolgere le delicate funzioni di ausiliario del traffico, senza che venisse accertato il possesso del requisito della buona condotta. E' stato, inoltre, fatto presente che, nonostante nel contratto fosse stato espressamente escluso il tacito rinnovo della concessione del servizio, l'amministrazione lo ha prorogato per ben due volte.
In ordine all'appalto del servizio di pulizia delle strutture scolastiche e comunali e delle aree pubbliche, e' stato preliminarmente rilevato come esso sia risultato ininterrottamente affidato dal 1999 alla stessa ditta. L'attuale amministrazione ha provveduto a deliberare l'indizione di una gara pubblica per pervenire ad un nuovo affidamento; nel frattempo, pero', ha prorogato l'affidamento per sei mesi alla stessa associazione di imprese, di cui e' capogruppo una societa' a carico della quale, dagli elementi acquisiti, e' emerso che l'amministratore unico e' nipote di persona di grande rilievo criminale, condannata, con sentenza irrevocabile, per associazione a delinquere di stampo mafioso, con rapporti di frequentazione, insieme al fratello, di persone fortemente contigue alla criminalita' organizzata.
Anche il servizio di refezione scolastica e' risultato ininterrottamente affidato alla stessa ditta. La commissione di accesso, dopo aver preso atto che nelle verifiche eseguite da personale dei servizi ispettivi di finanza del Ministero del tesoro, erano state rilevate incongruenze e ritardi nelle procedure di affidamento del servizio, ha ulteriormente accertato che l'amministrazione comunale ha consentito nel tempo modifiche significative delle condizioni economiche del contratto a vantaggio della predetta ditta, con il consistente incremento, ad esempio, del prezzo unitario dei pasti. E' stata messa in evidenza la connessa circostanza del ferimento, a colpi di arma da fuoco, del dirigente comunale che ha gestito la procedura di gara per l'affidamento del servizio, conclusasi con l'aggiudicazione alla medesima ditta. Con riguardo alla procedura di indizione di nuova gara per gli anni 2001-2004, e' stata messa in evidenza l'esclusione di quasi tutte le ditte partecipanti e l'ulteriore riconferma della ditta in questione nell'affidamento. Cio', nonostante che il titolare della societa' risultasse tra l'altro incorso in numerosissime condanne per violazione delle norme sulla disciplina igienica della produzione e vendita delle sostanze alimentari e che due dipendenti risultassero avere rapporti di affinita' con esponenti mafiosi.
Giova, altresi', evidenziare che nessuna concreta iniziativa e' stata assunta dalla civica amministrazione per acquisire, con la dovuta urgenza, al patrimonio comunale un immobile confiscato, ai sensi della normativa antimafia, da lungo tempo ad un esponente di spicco di un clan locale ed ancora occupato dai figli del destinatario del provvedimento giudiziario oblatorio.
Con riferimento al fenomeno dell'abusivismo edilizio la commissione ha verificato una sterile attivita' di contrasto da parte dell'ente, inidonea quindi al concreto raggiungimento dei fini di tutela del territorio. Infatti, non e' stata quasi mai riscontrata la conclusione del rigoroso iter procedurale, bensi' un'azione inefficace ed un comportamento omissivo, che, lungi dal prevenire o contrastare l'abusivismo, ha contribuito a rafforzare nei trasgressori la certezza dell'inutilita' dei provvedimenti formali di ripristino. Hanno beneficiato di tali ritardi, in particolare, i capi criminali che si sono resi responsabili di abusi edilizi negli immobili di loro disponibilita'.
La penetrazione dell'attivita' criminosa nell'ente ha favorito il consolidamento di un sistema di connivenze e collusioni che, di fatto, priva la comunita' delle fondamentali garanzie democratiche e pone in pericolo lo stato generale della sicurezza civile.
Il clima di grave condizionamento e di evidente degrado in cui versa il consiglio comunale di Portici, la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione di assoggettamento esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni, si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di Portici.
A tal fine, il prefetto di Napoli, con relazione del 5 luglio 2002, che qui si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Portici, ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Portici (Napoli), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 5 settembre 2002
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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