Gazzetta n. 253 del 30 ottobre 2001 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 8 ottobre 2001
Scioglimento del consiglio comunale di Marcedusa e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che il consiglio comunale di Marcedusa (Catanzaro), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 13 maggio 2001, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Marcedusa;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Marcedusa, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 5 ottobre 2001;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Marcedusa (Catanzaro) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Marcedusa (Catanzaro) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Leonardo Guerrieri - viceprefetto aggiunto;
rag. Maria Delfino - direttore amministrativo contabile;
dott. Vincenzo Albanese - commissario capo della polizia di Stato.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 8 ottobre 2001
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Scajola, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 12 ottobre 2001 Ministeri istituzionali, registro n. 12 Interno, foglio n. 251
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Marcedusa (Catanzaro), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 13 maggio 2001, presenta forme di collegamento e di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Invero, a seguito di rilevate interferenze nella vita amministrativa dell'ente da parte della criminalita' organizzata, il prefetto di Catanzaro ha disposto l'accesso presso la suddetta amministrazione, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso avvalorano la sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata. Il comune, infatti, e' collocato in un contesto ambientale profondamente permeato dalla radicata presenza di gruppi criminali che recenti indagini hanno appurato influenzare da tempo la gestione dell'ente attraverso persone di propria fiducia all'interno della compagine amministrativa.
Anche nelle fasi precedenti le ultime consultazioni elettorali sono stati intensificati i servizi di prevenzione al fine di evitare condizionamenti del voto. Emblematica, in proposito, e' la circostanza che l'amministrazione allora in carica non ha esitato a concedere, anche nel periodo prossimo alle elezioni, secondo una prassi consolidata nel tempo, in assenza di apposita regolamentazione e senza il preventivo accertamento della situazione di indigenza e di bisogno, sussidi e contributi sociali a soggetti direttamente o indirettamente collegati ad organizzazioni mafiose.
La gestione dell'ente, anche in forza del nesso di continuita' derivante dalla riconferma di vari componenti della precedente compagine amministrativa caratterizzata da palese immobilismo che nuoce agli interessi della comunita' locale.
Ben sei amministratori sono stati riconfermati, tra cui l'ex sindaco, che e' stato nominato assessore della nuova giunta, ed il vice sindaco, che continua a ricoprire il medesimo incarico.
Una fitta rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni e' il tramite che lega taluni amministratori ad esponenti vicini all'organizzazione criminale locale i quali riescono ad ingerirsi negli affari dell'ente, strumentalizzandone le scelte per il perseguimento dei propri interessi.
Particolare rilievo assume la figura del vice sindaco, che ha rivestito ininterrottamente incarichi di governo presso il comune fin dal 1988 e nei cui confronti sono state condotte indagini giudiziarie per gravi reati. Coniugato con la sorella di due pregiudicati attualmente in regime detentivo speciale, esponenti di spicco di una grossa e potente organizzazione criminale, operante in altre regioni italiane con collegamenti con la locale consorteria, risulta, altresi', avere frequentazioni e contatti personali con esponenti di varie famiglie mafiose. Recenti attivita' investigative hanno altresi' fatto emergere il ruolo di vero e proprio "gestore" dell'ente che l'amministratore avrebbe assunto fin dalla fine degli anni '80. Forte del predetto rapporto di parentela, avrebbe, in particolare, favorito l'inserimento della criminalita' organizzata nella gestione degli appalti pubblici per l'aggiudicazione del taglio dei boschi nei comuni della zona, condizionando l'accesso alle gare da parte di diverse imprese. Analogo atteggiamento di favoritismo sarebbe stato tenuto dall'amministratore nei confronti di un noto esponente della cosca locale, anche nell'attuale compagine.
Alcuni componenti della giunta sono attualmente al centro di indagini giudiziarie per presunti collegamenti con noti pregiudicati della zona, elementi della organizzazione mafiosa locale.
La marcata ingerenza dell'attivita' criminale nella cosa pubblica trova riscontro e conferma nell'inerzia che caratterizza l'azione amministrativa della compagine in carica, da cui non promana alcun segnale di concreta attenzione verso le esigenze primarie della collettivita'. Anzi il clientelismo, i favoritismi e il disordine amministrativo che hanno caratterizzato la passata gestione e che proseguono nell'attuale grazie alla continuita' politica, assicurata dalla riconferma di numerosi amministratori della vecchia compagine amministrativa, hanno ingenerato perdita di prestigio e di credibilita' delle istituzioni e, quindi, diffuso e acuto malcontento nella popolazione.
Sono state infatti accertate rilevanti irregolarita' procedurali derivanti dalla prassi, consolidata nel tempo, della mancata sottoscrizione, pubblicazione e registrazione delle delibere della giunta comunale e delle determinazioni dei responsabili dei servizi, che hanno di fatto sottratto l'operato degli amministratori al controllo e al giudizio degli amministrati e dell'opposizione politica, nonche' un pronunciato accentramento della gestione amministrativa nella mani della giunta che non ha esitato ad avocare a se', con apposita delibera, la funzione e la responsabilita' degli uffici e dei servizi ed il potere di adottare atti di natura tecnico-gestionale.
Per la riscossione dei tributi relativi all'acqua, all'imposta comunale sugli immobili ed ai rifiuti solidi urbani non sono mai stati adottati provvedimenti volti a garantire l'effettiva esazione degli introiti previsti, ne' sono stati effettuati a tal fine accertamenti e controlli sul territorio, tant'e' che il comune puo' fare affidamento solo sui trasferimenti erariali. La limitata disponibilita' finanziaria dell'ente se ha reso impossibile un reale proficuo incremento qualitativo dei servizi comunali nell'interesse della collettivita', non ha pero' impedito il perpetuarsi della prassi, consolidata nella passata gestione, di elargire sussidi di indigenza senza il preventivo accertamento delle condizioni di bisogno, in favore di soggetti collegati con la cosca mafiosa locale o con gli stessi amministratori. Anche in questo caso emerge, pertanto, una palese divergenza delle procedure dal modello legale, rivelatrice della deviazione dei provvedimenti dal loro fine istituzionale.
Per la fornitura di beni e servizi al comune si e' inoltre rilevato un costante ricorso alla procedura di scelta delle ditte a trattativa privata sulla base di un rapporto fiduciario non meglio tipizzato e mai formalizzato in un albo dei fornitori di fiducia. Analogamente, risulta essersi proceduto per gli incarichi di progettazione dei lavori pubblici affidati a tecnici scelti dagli amministratori senza l'ausilio di parametri certi e predeterminati. Le irregolarita' procedurali e l'assenza di controlli e accertamenti in ordine alla capacita' tecnica ed organizzativa delle imprese aggiudicatarie di appalti pubblici, alcune delle quali presentano collegamenti anche indiretti con le organizzazioni criminali della zona, fanno ritenere che l'amministrazione agisca per perseguire interessi estranei a quelli istituzionali. Anche nel settore degli appalti pubblici appaiono, quindi, sistematicamente disattese le regole peculiari specificamente previste dall'ordinamento per la repressione e la prevenzione di fenomeni patologici di assoluta gravita', destinati a suscitare allarme sociale e pregiudizio nel corretto svolgimento dell'attivita' amministrativa.
Il clima di grave condizionamento e di evidente degrado in cui versa il consiglio comunale di Marcedusa (Catanzaro), la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte della locale organizzazione criminale, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione di assoggettamento esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di Marcedusa.
A tal fine il prefetto di Catanzaro, con relazioni del 7 agosto 2000 e del 15 settembre 2001, che qui si intendono integralmente richiamate, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Marcedusa ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Marcedusa (Catanzaro), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 2 ottobre 2001
Il Ministro dell'interno: Scajola
 
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