Gazzetta n. 253 del 30 ottobre 2001 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 8 ottobre 2001
Scioglimento del consiglio comunale di Caltavuturo e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che il consiglio comunale di Caltavuturo (Palermo), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 30 novembre 1997, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Caltavuturo;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Caltavuturo, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo l8 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Viste le deliberazioni del Consiglio dei Ministri, adottate nelle riunioni del 31 agosto 2001 e del 5 ottobre 2001;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Caltavuturo (Palermo) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Caltavuturo (Palermo) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Salvatore Caccamo - viceprefetto aggiunto;
ing. Mario Mautone - Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
dott.ssa Clara Baffi - direttore amministrativo contabile.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 8 ottobre 2001
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Scajola, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 12 ottobre 2001 Ministeri istituzionali, registro n. 12 Interno, foglio n. 252
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Caltavuturo (Palermo), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 30 novembre 1997, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
A seguito di rilevate illecite interferenze nella vita amministrativa dell'ente e della sua collocazione in un contesto ambientale profondamente permeato dalla presenza della criminalita' organizzata, il prefetto di Palermo ha disposto l'accesso presso il predetto comune, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Considerato che la documentazione inerente una delle gare di appalto esaminate risultava sottoposta a sequestro da parte della locale procura della Repubblica, il prefetto, avvalendosi dei poteri previsti dall'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha ottenuto altresi' l'autorizzazione per la commissione ad accedere ai relativi atti.
Gli accertamenti svolti dalle competenti autorita' investigative e dalla commissione d'accesso hanno confermato l'esistenza di condizionamenti dell'attivita' amministrativa segnatamente nell'ambito degli appalti dei lavori pubblici, sia nelle procedure di gara per l'aggiudicazione di importanti lavori edili e di costruzioni di reti idriche, sia nell'attivita' di vigilanza sulla gestione dei lavori che venivano affidati dalle ditte aggiudicatarie, attraverso irregolari procedure, ad imprese di loro fiducia.
In particolare, la commissione, pur riscontrando la regolarita' formale delle procedure di gara, ha evidenziato un fenomeno anomalo, caratterizzato dall'affidamento dei lavori, mediante noli a freddo da parte delle ditte aggiudicatarie, ad altre imprese che avevano anch'esse partecipato alla medesima gara.
La commissione ha rilevato altresi' la sussistenza di due "cordate" di imprese che verosimilmente, di comune accordo, non hanno presentato offerte di ribasso dal 10 al 19% al fine di poter pilotare la media utile per l'aggiudicazione dell'appalto relativo ai lavori di costruzione ed automazione della rete idrica interna.
Dalle informative degli organi competenti e' emerso altresi' che almeno cinque imprese partecipanti alla suddetta gara sono riconducibili a persone indiziate di appartenere ad organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Il condizionamento dell'amministrazione comunale e la sua permeabilita' da parte di taluni ambienti dell'imprenditoria locale sono confermati anche dai frequenti contatti del sindaco con un noto imprenditore locale che, secondo gli esiti dell'accesso ispettivo, risulterebbe il vero regista di tutta la manovra di pilotaggio dei suddetti appalti e nei cui confronti, unitamente ad altri imprenditori locali partecipanti alla gara, sono stati aperti procedimenti penali.
Il medesimo imprenditore risulta altresi' gravato da misure di prevenzione patrimoniali, tra cui il sequestro di beni mobili ed immobili ritenuti il frutto od il reimpiego della illecita attivita' imprenditoriale svolta nella spartizione degli appalti pubblici, in pregiudizio della concorrenza e dell'economia locale.
Tali rapporti si inseriscono in un radicato sistema economico-criminale riferito al controllo della gestione degli appalti pubblici siciliani, esercitato dai vertici della locale organizzazione mafiosa, in concorso con esponenti di raggruppamenti imprenditoriali anche nazionali, nonche' con rappresentanti delle istituzioni territoriali, tra cui alcuni amministratori del comune di Caltavuturo.
Dall'anomala esecuzione dei lavori nei termini sopra descritti emerge con chiarezza un atteggiamento di inerzia da parte dell'amministrazione comunale, che non ha adottato alcuna iniziativa per impedire che imprese non risultate aggiudicatarie degli appalti potessero comunque, anche in altra veste, eseguire i lavori, dando vita ad un vero e proprio subappalto camuffato, in palese violazione dell'art. 21 della legge 13 settembre 1982, n. 646, che prevede, tra l'altro, la risoluzione del contratto da parte della stazione appaltante.
La convergenza tra gli interessi della criminalita' organizzata e l'amministrazione comunale e' confermata anche dalla circostanza che, nell'ambito dell'esecuzione di ulteriori opere pubbliche, l'ufficio tecnico comunale ha autorizzato la ditta aggiudicataria ad avvalersi di un nolo a freddo a favore di un imprenditore indiziato di appartenere alla mafia e parente di un noto mafioso.
Sono stati, inoltre, acclarati vincoli di parentela ed affinita' di due impiegati comunali con soggetti deferiti all'autorita' giudiziaria per associazione a delinquere di stampo mafioso.
A fronte di tale allarmante situazione appare significativamente grave che il consiglio comunale sia stato incapace di esercitare l'attivita' di controllo e di impulso cui e' deputato per legge, dimostrando di operare in una situazione di soggezione alle ingerenze mafiose.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa l'amministrazione comunale di Caltavuturo, la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari all'interesse della collettivita', hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione di assoggettamento esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Il prefetto di Palermo, anche sulla base del parere favorevole espresso dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con relazione del 2 agosto 2001, che qui si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Caltavuturo ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo l8 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo l8 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Caltavuturo (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 30 agosto 2001
Il Ministro dell'interno: Scajola
 
Gazzetta Ufficiale Serie Generale per iPhone