Gazzetta n. 223 del 25 settembre 2001 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 11 settembre 2001
Scioglimento del consiglio comunale di Cinisi e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che il consiglio comunale di Cinisi (Palermo), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 30 novembre 1997, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Cinisi;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Cinisi, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 31 agosto 2001;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Cinisi (Palermo) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Cinisi (Palermo) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Francesco Tortorici - viceprefetto;
dott. Paolo Lo Manto - vicequestore aggiunto;
dott.ssa Susanna Conte - direttore amministrativo contabile.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 11 settembre 2001
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Scajola, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 14 settembre 2001 Ministeri istituzionali, registro n. 12 Interno, foglio n. 66
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Cinisi (Palermo), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 30 novembre 1997, presenta forme di collegamento e di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
A seguito di rilevate illecite interferenze nella vita amministrativa dell'ente e della sua collocazione in un contesto ambientale profondamente permeato dalla presenza della criminalita' organizzata, il prefetto di Palermo ha disposto l'accesso presso il predetto comune, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Elementi sintomatici delle suddette interferenze sono emersi a seguito di accertamenti eseguiti dai competenti organi investigativi, che hanno condotto all'arresto di sei persone per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, tra le quali un consigliere comunale appartenente alla lista di maggioranza.
Il ruolo di tale consigliere comunale emerge soprattutto nella realizzazione di un ipermercato nel territorio del comune di Cinisi, operazione dalla quale la locale cosca, secondo le suddette indagini, trarrebbe illeciti profitti sia da una tangente del dieci per cento sull'importo dell'investimento (pari a circa 35 miliardi), che dalla partecipazione delle imprese vicine all'organizzazione criminale alla esecuzione dei relativi lavori e sia dal valore aggiunto dei terreni sui quali dovrebbe sorgere il menzionato centro commerciale.
Gia' dalle indagini svolte risultava chiaro che tale consigliere costituiva l'anello di congiunzione tra il gruppo di societa' interessate all'investimento, l'ambiente mafioso del territorio di Cinisi e la sfera politico-amministrativa locale.
Prendendo in esame tre successive delibere, adottate rispettivamente nel 1997, 1998 e 2000, e' emerso che il progetto per la realizzazione dell'ipermercato era stato gia' approvato dall'amministrazione al tempo in carica, ma la relativa delibera era stata poi revocata nel 1998 dall'attuale maggioranza dell'organo assembleare, con un provvedimento espressamente motivato con l'opposizione alla apertura di ipermercati, soprattutto se non espressione dell'imprenditoria locale.
Il livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale organizzazione criminale e' emerso chiaramente dall'analisi del terzo provvedimento consiliare, con il quale e' stata riapprovata una variante al piano di fabbricazione identica a quella revocata nel 1998, per consentire la realizzazione dell'ipermercato.
Dall'esame delle delibere citate si evince infatti che l'azione del suddetto consigliere e di un imprenditore locale a lui legato - indicato quale referente della mafia per la realizzazione dell'ipermercato ed arrestato unitamente all'amministratore locale con l'ordinanza di custodia cautelare citata - si e' rivelata determinante nel cambiamento delle scelte del consiglio comunale.
Un ulteriore sintomo della soggezione dell'apparato politico e gestionale a scelte rispondenti ad interessi estranei a quelli dell'ente e' dato dalla vicenda relativa alla concessione edilizia per la costruzione di alcuni alloggi di edilizia economica e popolare da parte di una cooperativa, concessione immotivatamente revocata con ordinanza sindacale in data 29 gennaio 2001, peraltro annullata dal T.A.R. della Sicilia.
Al riguardo, va rilevato che, nell'ambito di una mirata verifica ispettiva amministrativa disposta dall'assessorato regionale agli enti locali in merito a tale vicenda, era gia' stato evidenziato nell'apposita relazione, ancor prima dell'annullamento dell'ordinanza da parte del giudice amministrativo, come il provvedimento di revoca non risultasse posto in essere in difesa del pubblico interesse o dell'interesse dell'amministrazione, ma adottato strumentalmente per favorire i proprietari delle aree interessate al programma costruttivo.
Ed in effetti, come risulta da un esposto del presidente della citata cooperativa i cui rilievi sono stati puntualmente verificati dalla commissione, i veri motivi che hanno determinato l'ostruzionismo da parte dell'amministrazione comunale sono da ricercare nella presenza, tra i proprietari dei terreni da espropriare, di parenti di un noto ed influente esponente mafioso latitante.
Altro settore in cui emerge segnatamente l'utilizzo dell'amministrazione comunale per personali tornaconti affaristici e' quello degli appalti pubblici, ove la commissione ha evidenziato una gestione amministrativa che non appare improntata ai principi di trasparenza, concorrenza ed economicita' a causa, in particolare, dell'eccessivo ricorso al cottimo fiduciario ed alla trattativa privata, anche in ipotesi non consentite dalla relativa normativa.
In particolare, il ricorso al cottimo consentiva di fatto di limitare il numero delle imprese da invitare alle gare, circostanza questa particolarmente preoccupante essendosi acclarato, peraltro, un collegamento tra otto imprese iscritte all'albo delle ditte di fiducia ed esponenti della criminalita' organizzata operanti nel territorio.
Di fatto l'affidamento dei cottimi sembra avesse lo scopo di una spartizione dei lavori tra imprese preventivamente individuate, tanto piu' per la mancanza delle prescritte forme di pubblicita' dei relativi bandi di gara.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa l'amministrazione comunale di Cinisi, la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, finalizzato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica ed a garanzia dei valori costituzionali che risultano in larga misura compromessi dal diffuso sistema di illegalita'.
Per le suesposte considerazioni, si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di Cinisi.
A tal fine il prefetto di Palermo, con relazione del 2 agosto 2001, che qui si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Cinisi, ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Cinisi (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 30 agosto 2001
Il Ministro dell'interno: Scajola
 
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